Ieri in difesa su Stockton e domani? Magari proprio in maglia Jazz?
Come spiegare ad un qualsiasi profano, l'atmosfera che si vive in questo scorcio d'estate nella NBA?
La similitudine più scontata è certamente quella con un supermarket.
Prodotti freschi o vecchi marchi vengono proposti con il maggior grado possibile di enfasi a compratori di tutte le provenienze, oppure sono i clienti ad andare a ricercare la marca preferita, anche se già nelle mani di un altro compratore.
Facendo le più sentite scuse agli interessati, ecco che fra i "beni" di maggior richiamo del mercato, in questo 2003 quelli che tirano davvero forte sono i cosiddetti "big men", gli uomini grandi, i lunghi.
Accanto ai nomi di primissimo piano, ce ne sono alcuni che pur non essendo pedine capaci di spostare gli equilibri reali di una conference, sembrano acquistare di giorno in giorno più mercato: per la loro utilità tattica, per le prospettive che li vedono in ascesa, per quello che nel vile frasario del mercato si chiamerebbe rapporto qualità /prezzo.
Due esempi davvero calzanti di questa merce pregiata, si possono riscontrare in Brad Miller e Radoslav "Rasho" Nesterovic.
Due lunghi bianchi, due ragazzi da 7 piedi, due atleti da oltre 245 libbre (rispettivamente 260 e 248 nelle misurazioni ufficiali).
Due giocatori piuttosto simili, dunque?
Non proprio. O almeno non del tutto.
Le nostre due torri bianche, hanno certamente molti punti in comune, fra le quali un passato agonistico nostrano, nella "spaghetti league", ma si tratta di due giocatori con storie e caratteristiche senz'altro differenti.
Partendo da Miller, in rigoroso ordine alfabetico, siamo in presenza di un lungo che non è mai stato scelto in un draft NBA.
La sua carriera agonistica post Purdue e post Italia, è passata per una serie di firme come free agent. Prima due anni a Charlotte, franchigia che dal dopo Mourning non ha mai trovato un lungo in grado di dominare con una certa costanza sotto i tabelloni.
Poi due anni a Chicago, la Chicago povera, quella del post Michael Jordan, una squadra nella quale Miller ha comunque cominciato a far vedere progressi se non proprio notevoli, almeno costanti.
Infine l'approdo ai Pacers nell'affare che vede coinvolto nel ruolo di attore principale Jalen Rose e che rappresenta per Brad la svolta reale della carriera.
Nella capitale dell'Indiana, Miller ha cominciato a portare le proprie cifre ad un livello davvero interessante, quasi 14 punti di media a partita, oltre 8 rimbalzi e anche degli assist (2.6 nell'ultima stagione) a completare la sua definizione di lungo utile.
Quest'anno la consacrazione è arrivata grazie ad un'ottima prima parte di stagione, conseguente peraltro a quella di tutto il gruppo, con la chiamata seppur discussa all'All Star Game e la possibilità di negoziare il proprio contratto da una posizione di forza.
Volendo inquadrare Brad Miller sul campo, molti operatori sembrano parlarne come un lungo dotato di una valida base tecnica, lo testimoniano le cifre che parlano di un 49% dal campo e di un 31% abbondante nel tiro pesante, anche se non proprio ineccepibile nella lotta a rimbalzo pura e semplice.
Dal canto suo, Rasho Nesterovic ha certamente una storia più lineare alle sue spalle. Nessun cambio di franchigia, nessun approdo a diverse squadre. L'ex pupillo di coach Messina è nato e cresciuto nella NBA a Minneapolis, sotto l'ala protettrice di KG, al secolo Kevin Garnett ed è sotto il tetto del Target Center che ha cominciato a farsi amare dal pubblico a stelle e strisce.
Certo, l'inizio per il numero 8 è stato un po' lento.
Scontando un po' di quella diffidenza che fino a 24 mesi fa circondava tutti gli europei, Rasho per tre stagioni abbondanti ha vissuto una specie di tirocinio agonistico.
Non ha mai giocato più di 21 minuti di media, ha registrato numeri limitati, ha dato l'impressione di possedere un carattere troppo molle, troppo buono, per il basket che si pratica nella parte interna della Western Conference.
Nella stagione 2001/2002 però, le cose sono cambiate parecchio. Arrivato in un paio di occasioni vicino allo scambio, sembra che l'amicizia con il capitano e leader maximo dello spogliatoio verde blu lo abbia salvato e lui ha saputo rispondere da atleta vero.
Nelle ultime due annate il suo gioco, basato su una tecnica nei movimenti senza palla di grande livello e su due mani morbidissime per la media dei centri NBA, si è arricchito di numeri forti, basati probabilmente su una accresciuta fiducia in se stesso e su una esperienza ormai sufficiente dei meccanismi anche arbitrali del gioco USA.
Fatto sta che quest'anno, quasi in sordina, Nesterovic ha fatto registrare una stagione da 11.2 punti a serata, con 6.5 rimbalzi, 1.5 stoppate a gara e oltre il 50% dal campo senza alcuna incursione, come è tanto di moda oggi, oltre la linea da tre punti (0 su 6 in tutto l'anno).
Se a questo si aggiunge che nella sconfitta contro i Lakers al primo turno di play-off, il suo apporto è stato certamente più positivo di quello di pedine ben più attese (vero Wally?), si capisce come il ruolo di giocatore molto ricercato fra le franchigie di mezza NBA sia pienamente meritato.
Ma quali sono le reali prospettive per Miller e Nesterovic, ad oggi?
Come sempre, nei giorni di contrattazione, le voci sembrano rincorrersi da ogni parte.
Partendo dall'ultima chiacchiera, sembra che per Nesterovic si stiano aprendo due discorsi paralleli e opposti.
Da una parte Minnesota, dopo settimane di tentennamenti, pare si sia convinta ad offrirgli un rinnovo di contratto pluriennale importante. Questa operazione rientrerebbe in un piano di rafforzamento basato sulla permanenza fra i T-wolves di Garnett ed eventualmente la partenza dell'indesiderato Wally World per altri lidi.
Dall'altro lato, le franchigie più interessate alle prestazioni dello Sloveno potrebbero essere le solite note: San Antonio, in alternativa a Mourning; Denver, ma anche in questo caso conterà la scelta "politica" della dirigenza riguardante l'esperienza del lungo inseguito dai Nuggets; Miami, che una volta liberatasi del contratto di Zo, potrebbe rifondare il suo reparto lunghi partendo proprio da Nesterovic e perché no, Indiana, che alla probabile perdita di Miller dovrà far fronte con una sostituzione di peso.
E il già citato Brad?
Anche per lui le offerte non sono poche.
Un 27enne All Star, non può avere enormi difficoltà a trovare un mercato, e così ecco che in queste ore il quartier generale dei Pacers si è trovato a verificare i tanti interessamenti nei confronti del proprio centro.
Miami e gli Spurs si sono fatti vivi come al solito, ma le due offerte primarie sono arrivate al giocatore da Chicago e soprattutto dallo Utah.
Per la franchigia della città del vento, si tratterebbe di un ritorno molto gradito. John Paxson sta lavorando per riportare nell'Illinois dei programmi certi e lungo termine e la mossa Miller potrebbe innestarsi a dovere nello scacchiere immaginato dall'ex guardia campione del mondo.
Ancora più concerto è però l'interessamento dei Jazz.
Nella terra dei mormoni, la tradizione di lunghi bianchi è profonda e Miller è già stato dichiarato assai gradito sia dalla dirigenza, sia da coach Sloan, che con la contemporanea perdita dei suoi assi preferiti dovrà fare gli straordinari per riassemblare una squadra degna almeno di lottare per i play-off.
A questo punto non resta che attendere il 16 luglio e vedere su quale pezzo di carta poseranno la propria firma i due pupattoloni.
L'unica certezza è quella che ci predice una grande quantità di zeri dietro il nome dei nuovi datori di lavoro e forse rinnovate possibilità di lottare per i vertici delle classifiche.
Staremo a vedere.
Alla prossima"