il sogno ad occhi aperti di Popovich
Durante la stagione è stato tormentato da voci che volevano il suo posto in quintetto insidiato da concorrenti famosi ed affermati, Parker sul campo ha sempre risposto con un rendimento di grande spessore soprattutto in considerazione della sua carta d'identità .
Dal mese di gennaio, dopo un inizio di 2002/3 complesso è diventato a tutti gli effetti, il secondo marcatore di squadra ed ha sfoderato prestazioni individuali di altissimo livello; i 32 punti segnati in faccia a Nash con canestri al limite dell'incredibile e ancora la sua impressionante continuità durante le nove trasferte consecutive degli Spurs a marzo che hanno valso alla franchigia il record come migliore squadra corsara "all-time".
Le difficoltà per Parker cominciano nei playoffs poi conclusi con l'anello per i texani, nel primo turno il play è stato demolito in ogni aspetto dal gioco da quel demonio cestistico di Marbury, bravo a diventare quando serve uno degli esterni più incontenibili della lega.
Il turno successivo con i Lakers ci si aspettava un riscatto da parte di Tony ed invece le attese sono state tradite ancora una volta, nervoso, inconcludente, a tratti immarcabile, a tratti un danno per se stesso e i suoi compagni, insomma un rebus vivente.
Popovich ha cominciato ad utilizzare con maggiore rigore il suo pugno di ferro ed i risultati sono stati alterni; quello che è peggio però è il francese ha perso fiducia nel suo coach, sentimento prontamente ripagato dal buon "Pop" e si dice da una parte influente dello spogliatoio, una specie di maggioranza silenziosa guidata dal totem Robinson che ha tenuto sotto controllo i malumori per concentrarsi sulla conquista del titolo.
Parker nei turni successivi è stato vera croce e delizia, in certe gare quasi un alieno (citazione blasfema amanti del 23,perdonatemi!), in altre dannoso per i suoi compagni come la scarlattina, forse peggio, soprattutto in finale contro il suo rivale Jason Kidd.
Già , proprio lui sua maestà Jasone, l'incarnazione del playmaker ideale, l'uomo che ha fatto dei Nets una franchigia rispettata e capace di vincere per due anni di fila una bolgia come quella della Eastern conference, con una squadra ben assemblata ma che senza di lui sarebbe forse ben poca cosa.
Mentre scrivo Kidd ha chiesto di allontanare Scott dal "pino" di New Jersey per rimanere, il tutto dopo aver visitato San Antonio dove è stato corteggiato al limite della decenza dal management Spurs che per convincere Joumana (primo quintetto delle "mogli NBA" senza discutere) hanno persino trovato lavoro per lei in un importante network nazionale che avrebbe individuato nella signora la corrispondente ideale per San Antonio, potere dei soldi, anzi di Holt.
Parker è come prevedibile in stato di agitazione, quasi al limite dell'esaurimento nervoso, vittima dell'allegra incoscienza giovanile e di uno staff di cortigiani che lo stanno spingendo a fare pressioni su Buford (GM Spurs) per chiedere un'assurda cessione in caso arrivi il play delle meraviglie.
Il francese è il beniamino dei transalpini, la nuova star, il simbolo del basket nazionale, un'icona vera e propria e naturalmente una vera e propria macchina da soldi sul suolo nazionale.
Partire dalla panchina o perdere il ruolo di seconda stella dopo l'inarrivabile Duncan sarebbe un danno d'immagine considerevole per lui e per il suo agente, così oltre alla componente umana anche il portafoglio e la sua figura ne uscirebbero fortemente condizionate, pure troppo a quanto sembra, pensate poi allo "sciovinismo" francese e siamo a cavallo.
Gli Spurs, perso Jermaine O'Neal vogliono a tutti i costi Kidd, per aumentare il prestigio, il loro mercato televisivo e contrastare i Lakers che hanno già virtualmente firmato i celeberrimi anziani in caccia dell'anello da quando Stern è il gran capo della NBA o quasi;
Malone e Payton, "l'antiKidd" per eccellenza, “buffa” la vita.
San Antonio, ben guidata sul mercato da Buford ha già risposto a Parker intimandogli di tacere e dichiarandolo incedibile a tutti gli effetti, volente o nolente (la seconda che ho detto temo).
Kidd ha dichiarato di poter coesistere con il transalpino, basterebbe solo buona volontà da parte di entrambi, il punto di domanda però sembra un altro per Tony : "Se il salary cap è occupato per 5-6 anni da Jason e Tim, contando anche lo stipendio di Rose e la rifirma di Ginobili, ci saranno i soldi per darmi un contratto adeguato alla mia immagine?"
Il problema è questo signori altro che chiacchiere, se arriva come sembra il play dei Nets, gli Spurs avranno due problemi, domare Parker e tappare la falla in mezzo all'aerea ( Mourning o Rasho?) sinceramente credo sia più facile la seconda questione da risolvere, una brutta gatta da pelare anche perché il playmakerino ha solo 21 anni, Kidd 30, il futuro dovrebbe in ogni caso passare da lui, aspettiamo la decisione del numero 5, poi ne vedremo delle belle, in ogni caso!