Questi esemplari bicipiti serviranno ancora a qualche franchigia NBA?
Il mercato della NBA è in piena fibrillazione.
Nei 10 giorni che ci separano dalla data nella quale si potranno cominciare a firmare i free agents, i telefoni e i modem di mezzo mondo si stanno surriscaldando alla ricerca dell'ultimo scoop o della chiacchiera più sensazionale.
E' così che Jason Kidd in pochi giorni, capita che macini miglia su miglia sul suo aereo privato in campagna dell'adorata moglie per visionare camp, uffici, palestre e centri alla moda nelle città di mezza America e venga visto apparire nemmeno fosse la Madonna di Fatima, in ogni angolo nel quale si trovi un cesto di pallacanestro e una banca ben rifornita.
E' così che due quarantenni (o quasi) ancora piuttosto arzilli, sembrano potersi regalare una nuova chance di competere per un anello che in passato solo la magnificenza di His Airness aveva scippato loro.
E' così che dopo quasi due anni di semi oblio, il nome di un grandissimo uomo prima ancora che atleta torni alla ribalta per riempire i taccuini degli scout della lega alla stregua di un giovincello qualsiasi proveniente da una anonima High School cattolica dell'Ohio.
Il giocatore in questione, è chiaro, è proprio lui: il mago di Zo, il numero 33 dei Miami Heat, Alonzo Mourning da Georgetown.
Un piccolo résumé del passato recente di questo centro vecchio stampo, forse l'ultimo presente nella lega al pari del collega di draft Shaquille O'Neal, non è poi così deleterio.
Detto della sua provenienza cestistica, bisogna ricordare che Alonzo non è che l'ultimo di una lunga tradizione di centri sfornati dall'ateneo grigio blu.
Scelto nel 1992 (secondo assoluto), dagli Charlotte Hornets, il numero 33 ha fatto per tre anni le fortune della franchigia della Carolina.
La sua carriera da rookie e nei due anni successivi vedono apparire sul suo cartellino statistiche che parlano di 21 punti di media, 10 rimbalzi costanti accompagnati da 3 stoppate e una percentuale nei tiri liberi ben superiore al 75 %, dato che lo fa preferire da molti addirittura al rivale storico accasatosi nel frattempo agli Orlando Magic.
Dopo tre anni arriva per Mourning la svolta.
In una trade di grande importanza per la storia della giovane franchigia di Miami, il centro arriva a prestare servizio alle dipendenze di Pat Riley e gli Heat diventano di colpo la seconda forza della lega nella Eastern Conference.
In questo periodo di grande costanza applicativa, di miglioramenti tecnici evidenti ma anche di cocenti delusioni nella casella delle vittorie, le stagioni migliori di Alonzo sono dal punto di vista statistico, il 1996, nel quale sfonda il limite dei 23 punti a partita e di 10.4 rimbalzi di media, il 1999 e il 2000 anni nei quali è eletto miglior difensore della lega, nei quali domina sotto i tabelloni come raramente si era visto fare in anni recenti e si consacra definitivamente come uno dei centri "puri" più apprezzati dell'ultima generazione.
L'immagine più viva e bella del Mourning campione resta per molti quella dell'ultimo All Star Game al quale ha partecipato, tre anni or sono, nella quale in un momento di difficoltà per i suoi, con gli avversari impegnati in finezze stilistiche e passaggi dietro la schiena, il giocatore della Florida aveva risposto alla sua maniera, con un rimbalzo in attacco conquistato d'intensità e una rabbiosa affondata ad una mano.
Purtroppo di momenti così, il capitano di Miami ne ha vissuti pochi nelle ultime stagioni.
Da uomo impeccabile qual'è, Alonzo Mourning ha mal sopportato le sconfitte sanguinose patite dai suoi sul filo di lana contro gli avversari di sempre, i New York Knicks e a nulla è valso il suo impegno nel cercare di limitare il calo fisiologico del gruppo in rosso nero nelle classifiche delle ultime annate.
A complicargli la situazione è arrivata poi una malattia ai reni, inattesa quanto insidiosa.
Mourning ha affrontato questo calvario con la solita attitudine: ha superato gli iniziali pettegolezzi di un male direttamente collegato all'uso di sostanze dopanti, ha fatto buon viso a cattivo gioco quando gli Heat hanno praticamente deciso di rifondare la squadra senza metterlo nella lista degli elementi utili, ha tentato un primo rientro, peraltro non fortunato prima di prendersi un anno "sabbatico" per preparare con cura la sua vera e per molti insperata, rentrée.
Oggi però la situazione è radicalmente cambiata.
Oggi questo centro le cui misure tutt'ora dicono 208 cm per 118 Kg, è tutto d'un tratto ridiventato un oggetto del desiderio.
Intendiamoci. Mourning non ha patito la fame negli ultimi mesi. Il suo è un contratto principesco, ma grazie alla penuria di centri veri nella lega e al suo status di free agent, oggi oltre che un atleta pagato è ridiventato un atleta richiesto.
Gli scenari per il suo 2003/2004 sono davvero fluidi e molto potrebbe dipendere dalla sua stessa volontà .
Nelle ultime settimane, il capitano degli Heat ha più volte precisato nelle dichiarazioni alla stampa di mettere la sua attuale squadra come la prima nella lista delle preferenze.
Fino a qualche giorno fa, queste dichiarazioni d'amore non sembravano essere corrisposte, ma il clamoroso errore di Carter, riportato con una certa enfasi dai media(il giocatore si è praticamente dimenticato di far valere una opzione da quasi 4 milioni di dollari), ha liberato spazio nel salary cap della franchigia che oggi potrebbe rifirmarlo e giocare così la carta dell'esperienza contro le dirette avversarie sempre più decimate nella lotta sotto le plance.
Se invece la dirigenza della Florida continuasse nell'ignorare il numero 33, ecco che le prospettive di ingaggio da parte di concorrenti non sarebbero poi così utopiche.
La prima squadra che negli scorsi mesi aveva espresso una preferenza per Mourning, erano stati i campioni del mondo degli Spurs.
Un'ipotesi affascinate certo. Sostituire un galantuomo con un altro, magari non più dominante, ma con la sagacia tattica e la classe per sopperire ad eventuali carenze dettate dall'età e dall'inattività . Una scommessa che al momento pare tramontata in favore di linfa fresca e del contrattone di Kidd, ma nel mercato non si sa mai.
Tanto per restare in Texas, l'altra squadra che ad oggi avrebbe bisogno come il pane delle prestazioni di un Alonzo anche al 43% del suo potenziale sono gli sfavillanti Dallas Mavericks della premiata, ma non troppo, ditta Nelson-Cuban.
Dopo gli ultimi mesi conditi da un menù a base di Bradley e La Frentz con Najera a giocare da pivot, la dirigenza di Dallas non potrebbe che gradire una iniezione di difesa e stoppate garantita dal numero 33.
I soldi ci sono e la prospettiva di rinnovare la sfida con il vecchio avversario di istanza a Los Angeles potrebbe far pendere la decisione verso le sirene della grande stella.
Se però di soldi si parla, nessuna squadra ne può spendere di più dei Denver Nuggets.
Tecnicamente c'è qualche dubbio. Cosa se ne potrebbe fare di un altro difensore una compagine che nello scorso anno, Howard a parte, ha brillato solamente per le prestazioni nella propria metà campo e che invece sembra inseguire talenti offesivi da aggiungere al proprio back court?
La soluzione del quiz sta nelle doti di leader che Mourning porterebbe con se, la possibilità di far giocare Hilario da numero 4, la possibilità di coprire adeguatamente le spalle non solo al nuovo arrivato Anthony, ma anche ai possibili altri nuovi acquisti che sembrano essere sulla via del Colorado: gli Arenas, i Maggette, i Miller e gli Odom ringrazierebbero volentieri la dirigenza per la possibilità di ritrovarsi come coperta di Linus le spalle e i bicipiti dell'attuale disoccupato meglio pagato della NBA (Hill a parte).
La vicenda andrà avanti per almeno altre due settimane e non è detto che nel frattempo qualche altra maglia non si inserisca nella corsa al mago di Zo.
Quello che rincuora è la possibilità concreta di riavere in campo un giocatore amatissimo, corretto e allo stesso tempo cattivo quanto serve.
Un giocatore di pallacanestro vero, in sintesi.
Bentornato Alonzo,
alla prossima.