Brutta tegola quella caduta sulla testa del tre volte campione NBA
Se non si trattasse di un fatto riguardante un reato piuttosto grave, per usare un eufemismo, ci sarebbe da ridere.
L'ennesima star sotto i riflettori della giustizia, l'ennesimo bravo ragazzo d'America sbugiardato per quello che è in realtà .
Eppure nessuna battuta o licenziosità , in questo caso.
I fatti sono chiari e autentici, in questa estate già poco fortunata per le giovani star della NBA (vedi caduta in motocicletta del Bulls, Jason "Jay" Williams) una tegola arriva a minare l'aurea di integerrimo campione niente meno che del capitano dei Los Angeles Lakers, la 24enne guardia All Star Kobe Bryant.
I fatti sono stati riportati proprio in queste ore dal Denver Post e ripresi con una certa enfasi anche da siti sportivi come quello della ESPN e della ABC, mentre meno credito sembra avere avuto la notizia dal sito ufficiale della NBA e da quello dei Lakers.
Al momento la situazione sembra la seguente.
Kobe Bryant si trovava in questi giorni nella zona di Denver, in Colorado, per sottoporsi ad un intervento in artroscopia presso la Steadman Hawkins Clinic necessario per ripulire il ginocchio del numero 8 in seguito alla serie di traumi patiti nel corso dell'ultima stagione agonistica.
La denuncia contro di lui parla di aggressione a sfondo sessuale e sarebbe partita da un ragazza della quale le autorità non hanno rilasciato i dati personali.
Martedì 1° luglio, la presunta vittima, avrebbe raccontato allo sceriffo Steve Ramsey della contea di Eagle County, per dare una dislocazione territoriale precisa, una località relativamente vicina alla più nota Vail, di avere subito un "assalto sessuale" da parte di Bryant la notte precedente, nel "Luxury resort" dell'Edwards Hotel.
A seguito della denuncia, la polizia locale avrebbe posto in essere i rilevamenti e le indagini di prassi e avrebbe raccolto abbastanza elementi da indurli a spiccare nei confronti dell'atleta un mandato di arresto, senza peraltro che questo fosse controfirmato dal rappresentante della procura distrettuale Mark Hurlbert, in linea con la legge in vigore nello stato del Colorado.
Il giocatore è stato quindi posto sotto custodia da parte dell'autorità venerdì scorso e subito liberato dietro il pagamento di una cauzione dell'ammontare di 25.000 dollari.
Fin qui i fatti così come sono stati presentati dalla stampa americana.
Oltre a questa prima ricostruzione, c'è da dire che Paul Pastoor, general manager della Lodge and Spa at Cordillera, la catena di alberghi proprietaria dell'Edwards Hotel, ha confermato la presenza di Bryant presso l'albergo la notte incriminata, ma non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione in merito alla presunta vittima.
I primi commenti sono invece arrivati dall'avvocato di Denver incaricato della difesa, Pamela Mackey, che ha esternato senza mezzi termini i propri dubbi.
Kobe è innocente ha dichiarato al Los Angeles Times. Potete immaginarlo capace di questo tipo di reati? E' assurdo!
Ed è altrettanto oltraggioso, che l'ufficio dello sceriffo che si suppone abbia condotto un'indagine non certo definitiva, abbia ignorato il procuratore distrettuale e abbia deciso di propria iniziativa di far emettere un mandato di arresto!
All'indomani dell'accaduto, dalla sede operativa dei Lakers la parola è stata lasciata al general manager, Mitch Kupchak.
"Queste accuse sono completamente estranee al carattere del Kobe Bryant che noi conosciamo. Per sette anni è stato uno degli uomini più gentili che si possano frequentare e un meraviglioso elemento della nostra squadra e della nostra comunità .
Nonostante questo, siamo di fronte ad un problema legale e noi dobbiamo d'ora in poi astenerci da qualsiasi commento fino a quando le autorità del Colorado avranno fra le mani il caso"
Dal canto suo, la Nike, lo sponsor con il quale Bryant ha firmato un contratto da 8 milioni di dollari l'anno, ha fatto sapere di non volere rilasciare alcuna dichiarazione aspettando, come da prassi, la conclusione del procedimento.
Il fronte è quindi schierato.
Da una parte le autorità della contea di Eagle County.
Dall'altro Kobe e (almeno fino a ulteriori sviluppi) i Lakers.
Non è la prima volta che una grande star dello sport si ritrova invischiato in un caso di questo tipo.
L'America, è bene ricordarlo, è un paese nel quale l'ascesa degli idoli sportivi è davvero rapida, ma mai quanto può esserlo la caduta.
In casi come questo le domande sono più o meno sempre le stesse: un ragazzo "pulito" come Kobe ha potuto davvero fare una cosa brutale e malata come un'aggressione sessuale?
Chi è la ragazza in questione?
Cosa ci faceva nella stanza del giocatore la notte del fatto?
La polizia ha agito con vera imparzialità trovandosi per le mani un caso inerente un grande campione, per giunta di colore?
Sono purtroppo domande di rito, che tutti i giornali di Los Angeles hanno affiancato ad un ritratto più pubblico di Kobe, disegnato nelle scorse ore come un uomo irreprensibile e un marito devoto.
Un uomo che in più occasioni ha dichiarato di amare la pallacanestro, ma di non poterla neppure mettere a confronto con l'amore che lo lega alla moglie, Vanessa Laine, sposata nell'aprile del 2001 e alla figlia, Natalia Diamante, nata nello scorso gennaio e in onore della quale il numero 8 ha giocato con un bracciale al polso recante proprio il suo nome.
L'attesa adesso è l'unica possibile alternativa, così come è d'obbligo ricordare che per un'accusa come quella che pesa sulle spalle di Bryant, la pena può essere di un anno di prigione e di un altro anno "sulla parola", mentre incalcolabile potrebbe essere il danno d'immagine per la star e "l'industria" Bryant.
Ogni uomo è innocente fino a prova contraria.
Speriamo che in questo caso lo sia per davvero.