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E' finita come era giusto che finisse. Con l'Ovest a farla da padrone, con San Antonio regina di questa conference, e da ieri sera camione del mondo, a sugellare una superiorità netta sui suoi rivali senza tuttavia indossare il temuto cappotto dello scorso anno. Spurs campioni NBA 2003
Molti di noi speravano in gara 7, inutile negarlo, ma credo non si possa rimproverare nulla ai Nets di Byron Scott, a cui va reso onore per aver anche ieri dato battaglia, gettando cuore e sudore sul parquet texano. Kidd e compagni hanno per almeno tre quarti accarezzato l'idea della "bella", ma non sono mai riusciti a volare via e hanno subito l'onta dei padroni di casa non appena questi si sono sbloccati da tre. Un parziale di 19-0 tra terzo e quarto quarto che ha alzato sui pedali i velocisti texani in dirittura d'arrivo.
Durante la premiazione David Stern ha speso due parole per legittimare ancor di più l'annata vincente dei nero-argento. Miglior record di lega, miglior coach dell'anno (Greg Popovich), miglior giocatore della stagione (Tim Duncan, MVP anche delle finali), e titolo finale più che meritato. Tutte valutazioni sulle quali non si può dissentire.
Gli Spurs hanno mostrato una concretezza difensiva unita ad un equilibrio offensivo tale da confermare il premio assegnato al proprio coach. Hanno avuto l'MVP stagionale che nella post season ha tolto ogni ragionevole dubbio a chi quuel premio l'avrebbe visto meglio nel salotto di qualcuno a Minnesota o ad Orlando, dominando i playoff e la serie finale. Hanno battuto 4-2 i Nets, vincendo il titolo mostrando sul campo la propria superiorità i tutti i settori del gioco.
Gara 7 è stata sfiorata, non sul cronometro, ma almeno durante la partita. New Jersey si è presentata nell'inferno texano pronta a dar battaglia su tutti i fronti a cominciare dall'impatto fisico. Scontri senza scuse sotto canestro (duello in post basso tra Duncan e Martin davvero entusiasmante), falli intimidatori (spallata di Jefferson a Bowen), contatti duri su ognmi fronte, e la partita che prende la direzione sperata dai Nets.
San Antonio in gara 6, ha sempre dato l'impressione di subire ma non cadere, di barcollare, ma mai mollare, quasi fosse conscia che probailmente appena la percentuale nel tiro dal perimetro si fosse aggiustata, le sorti dell'incontro si sarebbero ribaltate. E così è stato.Gli Spurs non hanno rifiutato il tiro pesante nonostante non entrasse mai, hanno continuato a prenderlo quando c'era da prenderlo, e sbagliarlo quando "si poteva" (0 canestri nei primi 10 tentativida tre).
I Nets, avanti di 12, hanno forse avuto il demerito di non chiudere una partita che pareva offrirgli in più circostanze l'opportunità di essere chiusa. Quando verso la fine del terzo quarto la rimonta è iniziata, una,due, e poi tre bombe di Stephen Jackson hanno dato inierzia e fuducia agli attuali campioni del mondo.
La partita come la serie stessa, ha avuto mille spunti di interesse e di commento. Dagli scontri individuali, alle critiche sul punteggio "europeo", dalla sfida tra i due amici Duncan e Kidd a quella tra Popovich e Scott, ma ieri sera un tema è stato più nostalgico e sentito di tutti gli altri, l'addio al basket di David Robinson.
Una carriera inimitabile quella dell'Ammiraglio. Un fisico che nasce con lo scalpello su un marmo alto 216 centimetri (7,1) per 113 chilogrammi di soli muscoli. Un signore in campo e fuori, che ha dato molto a questa lega sia sportivamente che umanamente. Sotto il primo profilo Robinson è stato votato MVP della stagione nel '95, miglior difensore della lega nel '92, rookie dell'anno nel '90, miglior rimbalzista dell'NBA nel '91, miglior stoppatore nel '92, miglior marcatore nel '94, nominato nella "miglior squadra NBA" 4 volte ('91, 92, 95, 96), convocato all'AllStarGame 10 volte, inserito tra i 50 migliori giocatori di sempre, nonché unico maschio cestista usa convocato per 3 differenti olimpiadi (Seul '88, Barcellona 92, Atlanta'96).
Una carriera che usando un eufemismo, possiamo definire discreta. L'aggettivo più consono è staordinaria. A tutti questi premi individuali vanno aggiunti i diversi riconoscimenti che l'Ammiraglio ha ricevuto fuori dal campo, uno su tutti quello attribuitogli nel 2001 dall'NBA quale "Sportmanship of the Year" per aver incarnato e mostrato i valori umani che la lega vuole promuovere attraverso lo sport. Correttezza, impegno sociale, dedizione e rispetto per gli avversari, arbitri e compagni. Insomma un uomo senza scheletri nell'armadio, e con due anelli nel cassetto.
Tornando a Gara 6 vogliamo sottolineare l'ennesima prova difensiva spettacolare orchestrata da Popovich e diretta sul parquet da Tim Duncan. Dopo aver concesso 25 punti ai Nets nel solo primo quarto gli Spurs hanno letteralmente blindato il proprio canestro per i restanti tre quarti (16, 22, 14 i punteggi di NJ nelle 3 frazioni) . A fare i guardiani della zona pitturata c'erano le solite due torri.
In area Spurs non si passa, ciò consente agli esterni un'aggressività maggiore, consci del fatto che se battuti, una sky-line copre le loro spalle. Il risultato è che sotto canestro Spurs non si tira. I Nets non essendo una squadra di tiratori purissimi hanno faticato molto, sbagliando qualche palleggio arresto e tiro di troppo (Martin in particolar modo) e subendo l'intimidazione delle Twin Towers (13 stoppate SA, di cui 8 Duncan).
Gli Spurs hanno poggiato molto sulla difesa a zona e questa spesso ha dato buoni frutti. Una 3-2 di solito con Ginobili in campo, in punta. Una zona molto elastica che ha concesso quache sporadico tiro da fuori al prescelto da Popocivh. Dopo il primo ribaltamento, e sostanzialmente dopo che il pallone passava dal postbasso, la 3-2 tendeva a diventare una 2-3 e spesso veniva concessa la conclusione al post-alto dai 5 metri.
Martin, Williams e Collins hanno sbagliato tiri comodi, Mutombo quando ha ricevuto in quella zona del campo si è limitato a ribaltare e bloccare. Ne è conseguito un dominio sotto i tabelloni per i nero-argento che hanno concluso con un differenziale a rimbalzo di indubbioo valore + 20 (55 rb SA, 35 NJ).
IL MIGLIORE
Questa valutazione, pur essendo la più importante è senz'atro la più scontata. Tim Duncan ha vinto l'MVP della serie finale e anche ieri sera lo è stato. 46 minuti, 9/19 dal campo, 21 punti, 20 rimbalzi, 10 assist e 8 rimbalzi. Una tripla doppia mai sritta in una gara di finale, che attimi poteva diventare una quadrupla doppia. Incredibile.
Oltre al dominio che i tabellini confermano, si aggiunge la presenza difensiva sul suo uomo diretto (tenuto spesso sotto le proprie medie abituali) e negli aiuti in particolare, degni del miglior difensore della lega. Sempre in equilibrio con il corpo, con piedi veloci e braccia verticali che si distendono dentro la retina, "the big Fondamental" ha chiuso ogni spiraglio di luce alle penetrazioni avversarie.
Una intimidazione costante che spesso si concludeva con la cattura del rimbalzo e una apertura didattica. Quando quest'ultima è stata impedita, TD ha mostrato come può correre in palleggio un 2.13. Un gicatore di rara concretezza, con una tecnica che spesso si trasforma in eleganza e con uno spitiro di squadra fuori dal comune. L'MVP della stagioe regolare, dei playoff e della serie finale.
Il PEGGIORE
Kenyon Martin ha "ciccato" le ultime due gare, le più importanti. Dopo essere stato aampiamente tra i miglior fino a gara4, K-Mart ha tradito le aspettative segnando 4 punti in gara 5 e 6 in gara6 con un pesantissimo 3/23 dal campo che pende come un cappio da impiccaggione sul finale dei Nets. K-Mart ha mostrato una reattività eccellente sia a rimbalzo (10rb) che "man to man".
Ha inoltre compiuto degli aiuti di indubbio spessore, essendo accoppiato spesso con Duncan, ma il suo apporto offensivo è stato deficitario al punto da far pesare più le cose negative che quelle positive. Come è stato ricordato in telecronaca nazionale, lo stesso K-Mart aveva avuto parole pesanti per i propri compagni dopo gara4 delle finali dello scorso anno. Oggi si trova a dover fare ammenda, e quel pugno sul petto spesso vissuto come carica agonistica oggi suona più come un "mea culpa".
LA SORPRESA
Anche qui tanti candidati, da Jefferson a Kerr, dallo stesso Robinson (non atteso a questi standard) a Kerry Kittles (molto incisivo nella seconda frazione), fino allo straordinario Jackson (autore delle 3 triple ammazza partita). Ma pochi dubbi. Speedy Claxton è statal'arma in più di Popovich sia in gara6 che nell'arco di tutta la serie.
Ieri sera ha tappato una prestazione di Parker decisamente sottotono, con una prestazione da autentico fuoriclasse. 13 punti in23 minuti, con 5/8 al tiro che hanno significato molto più di quello che le cifre possono raccontarci. Ha castigato ogni raddoppio su Duncan, esibendo una sicurezza nel tiro dai 6 metri che ha spezzato le difese dei Nets. I suoi 13 punti sono davvero pesanti, molti di questi sonoarrivati in zone calde dell'incontro e Popovich è stato costretto (non poi così a malincuore) a lasciare il francese guardare a lungo il suo cambio in capo.
LA DELUSIONE
Sono personalmente rimasto deluso dall'impatto di 3 giocatori. Il già citato Parker, e Bruce Bowen, i quali però escono dalle polemiche e dalla serie finale con un anello al dito che quantomento tampona le critiche e zittisce i contestatori.
Vorrei imvece a malincuore (per la simpatia che nutriamo verso di lui) sottolineare la delusione che ho provato nel vedere Dikembe Mutombo (36 milioni di salariuccio) non essere un fattore ne' in difesa che in attacco. Il suo gioco offensivo non è mai stato figlio di Hakeem, i supoi movimenti sono limitati e il suo potenziale in attacco ne ha sempre risentito.
A parte due o tre giocate, Mutombo si è trovato a d essere fuori ritmo anche in fase difensiva, il suo pane. Un paio di incroci frontali sul perno di Duncan hanno fatto sembrare l'Africano un po' troppo "legnoso" sulle gambe, quasi cercasse solo la stoppata prima che il contenimento. E' vero, ha gicato solo 10 minuti e le ragioni sono da cercarsi anche nella buona prestazione di Collins e Wialliams, ma non solo. Nel fare questa valutazione ci riferiamo alla delusione che abbiamo provato a vedere un giocatore essere in altre circostanze dominante sottocanestro, non esserlo più riduendosi a singole giocate per mostrare le sue indubbie capacità .
INTERVISTE
L'attenzione del dopo gara ha due protagonisti assoluti. Da un lato David Robinson, prossimo all'addio al basket, e dall'altro Tim Duncan, meno spettacolare al microfono di quanto non lo sia in campo.
Robinson, trasmette una vera emozione, manifestando una gioia più che legittima nel concludere la sua carriera straordinaria cn l'anello e con una prestazione simile (13p e 17 rb): "Sono davvero felice di tutto, sono pronto a lasciare e non potevo sognare modo migliore di chiudere la mia carriera. Dedico questo titolo alla società , ringrazio Dio, la mia famiglia, il coach e i miei compagni, mi sento davvero benedetto per tutto ciò che ho ricevuto".
E aggiunge sui compagni e sui suoi avversari:
"Siamo una squadra fatta da grandi persone prima che giocatori, molti hanno saputo accettare il proprio ruolo con grande dedizione e è merito anche loro se oggi siamo qui a festeggiare. I Nets hanno lottato fino alla fine, sono stati davvero bravi, mettendoci in grande difficoltà , ma siamo riusciti a vinvere ed è una sensazione incredibile"
Duncan ringrazia il suo compagno e espone la sua gioia:
"David è stato un esempio per tutt inoi. Dobbiamo essere grati ad un campione come lui che anche sta sera ha fatto vedere ciò che può fare. Lascia ad un livello di quetso tipo con il titolo raggiunto. Penso sia il riconoscimento giusto per la sua carriera." e poi continua "No, non sapevo delle mie statistiche (vicine alla quadrupla doppia), credo che i ragazzi sapessero che prima o poi sarebbe girata a nostro favore e che siano statibravi a rimanere vicino fino a quel momento, che è arrivato, e abbiamo vinto. E' una sensazione incredibile vincere qui, regalare tutto questo hai nostri tifosi, che ci hanno sempre sostenuto, èdavvero una bella emozione"
Anche Popovich elogia i suoi e spende le sue prime parole per salutare Robinson: "Non posso ancra mcredere che davi chiuda la sua carriera con una partita coì bella. E' stato determinante, esce da protagonista come quando è entrato. Un campione che non potremo mai ringraziare a sufficienza"
Jason Kidd è assai provato dall'esito della serie, ma non risparmia commenti sul suo futuro: "E' sempre brutto perdere. In finale come altrove. Ci sarà molto da pensare, avremo adesso il tempo di farlo. Io dovrò farlo anche sul mio futuro, mi piacerebbe molto rimanere ai Nets, ma devo valutare tutte le possibilità prima dfi fare la scelta definitiva. Complimenti agli Spurs, hanno meritato e hanno vinto"
Arriva anche Claxton, tra gli eroi della serata:
" Sono semplicemente contento di aver fatto cose importanti. Il modo in cui stava giocando Parker in questa serie non me lo immaginavo, sono grato a Popocich per avermi dato fiducia questa sera fin dal prepartita"
E anche Parker non manca di stile complimentandosi con il "rivale amico":
"questa sera è stata la setata di Speedy, sono davvero orgoglioso di lui"
Kenyon Martin mostra la solita sicurezza, ormai mista a presunzione: "I tiri che ho sbagliato questa sera mi entrano sempre in allenamento, era giusto prenderli"
Siamo giunti così alla chiusura della nostra analisi, sicuri che dove non abbiamo “scavato” noi sia stato fatto dai nostri compagni di commento, e felici di avervi raccontato le emozioni che questa finale NBA 2003 ci ha regalato.