Melo se la ride, e non potrebbe fare altrimenti visto il futuro roseo che l'aspetta.
La prima cosa che viene spontanea da fare quando si parla di Carmelo Anthony, è ringraziare gli dei del basket di averci donato un giorno come il 29 Maggio del 1984, il giorno in cui è nato Melo, così come lo chiamano tutti i suoi fan, facilmente traducibile in "tutti quelli che amano lo sport al chiuso più eccitante dopo quello che si dovrebbe fare senza spettatori".
Melo vede la luce a Baltimora, in un contesto cittadino piuttosto difficile: cresce nel quartiere soprannominato "The Pharmacy" (provate a indovinare perché?), ambiente nel quale chi arriva sano e salvo alla maggiore età viene etichettato come "benedetto dalla fortuna", come in precedenza lo erano stati Steve Francis e Juan Dixon per citarne due a caso. A complicare le cose ci si mette anche la morte improvvisa del padre (ucciso"per riprendere i discorsi dei "fortunati" di sopra) quando il nostro era un inconscio bambino di tre anni.
Ma Melo è forte, e a 9 anni, l'incontro più importante della sua vita: la palla a spicchi. Pochi anni dopo, eccolo alla Towson Catholic High School.
Dopo un inizio difficile, con l'inserimento nella squadra B del liceo (???"attentato!), Melo cresce, anche fisicamente (al suo primo anno da liceale la sua statura era di 180 cm) e metterà a referto una stagione da 14 punti e 5 rimbalzi. L'anno dopo ecco a voi tutte le stats raddoppiate e il titolo statale della sua scuola. Naturalmente anche il titolo di giocatore dell'anno della città di Baltimora. Ma c'era un pericolo, il pericolo di perdersi per le insidiose strade di Baltimora, e nessuno voleva vedere un talento di quel tipo perdersi nel nulla. Così, coach Mike Daniels, il coach del suo liceo, nonostante potesse solo rimetterci, chiama Steve Smith, famoso coach della Oak Hill Academy, in Virginia, per chiedere se ci fosse posto per Melo.
Dopo un provino (inutile esporre in questa sede gli esiti), eccolo membro del liceo dei battisti, quello dal quale Rod Strickland ha provato più volte a scappare. Quello in cui è stata messa in riga gente come Lloyd-"sanguisuga"-Daniels e Jeff McNinnis. Quello dove se non studi, non giochi. In questo contesto, Anthony non potrà che maturare, cestisticamente e, soprattutto, come uomo.
Nel mezzo, il McDonald's all-American Game concluso con 19 punti e il trionfo nello Slam Dunk Contest, e soprattutto la sfida della sua Oak Hill contro la St. Vincent-St. Mary di Lebron James: i due duelleranno ad armi pari, e la Oak Hill vincerà l'inontro.
E alla fine della sua esperienza liceale, tantissime univerità si contendono i servigi di Melo, e non potrebbe essere altrimenti. Alla fine la spunterà Syracuse, con coach Boeheim desideroso di allenare un altro All-American dopo John Wallace. Carmelo passa il test d'ammissione con il fiatone, ma dopo, anche grazie all'appoggio di Boeheim, diventerà uno studente modello, di quelli da imitare, e comincia a "vivere in palestra" (così si è espresso lui personalmente) per rinforzare il fisico. Alla lunga, possiamo definire soddisfacenti i risultati.
L'esordio cestistico nel mondo collegiale è leggenda: 27 punti e 11 rimbalzi contro Memphis al Madison Square Garden, il tempio del basket, una prestazione immensa e l'emozione di aver visto un fenomeno di tale rango. Di quelli che passano molto raramente.
La stagione si trascinerà in un fiume di eccellenza e superiorità nei 28 metri per Melo, e la consapevolezza di essere diventati "contender" di alto livello per gli Orangemen di Syracuse, soprattutto grazie al nostro indiziato. Si arriva a Marzo, è tempo di "Pazzia": Syracuse parteciperà al torneo, ma nessuno crede possa essere pericolosa in prospettiva final-four. Ma Melo ha ben altre opinioni: gioca un torneo Ncaa pazzesco, guida i suoi battendo prima Oklahoma (alla fine della partita il coach Ralph Sampson dirà : "Cosa può fare Lebron James che Carmelo non può fare? In questo torneo ha dimostrato un livello di maturità che lo rende arma pericolosa in prospettiva pro") nelle finali dei regional, e poi Texas (33 punti e 14 rimbalzi) e Kansas (20+10) nelle final-four di New Orleans, nelle quali sarà l'inevitabile Mvp.
Torneo dominato, che adesso lo proietta con quotazioni altissime nel draft Nba, essendosi reso eleggibile dopo solo un anno agli ordini di coach Boeheim, anno fantastico per Melo, che lo porterà a dire: "Adoro ognuno di miei compagni e li ringrazio per gli splendidi momenti trascorsi insieme".
Carmelo Anthony è alto 204 cm e pesa circa 100 Kg. E' un'ala piccola naturale, ma il suo eclettismo lo rende giocatore appetibile da essere utilizzato anche negli spot di 2 e 4. Realizzatore incontenibile, può creare dal palleggio o tirare in testa a chi è più basso di lui (chiedere a Keith Langford, maltrattato in finale), si muove tantissimo senza palla, aprendo spazi per i compagni. Dispone di un ball-handling eccezionale, un palleggio naturale e una visione di gioco fuori dalla norma per un giocatore di quell'età e di quella stazza. Nell'immaginario collettivo, tre azioni significative della notte del 7 Aprile 2003: un contropiede condotto dal nostro e finito con uno stupendo passaggio dal palleggio, un passaggio no-look al 23° secondo dell'azione per la più facile delle schiacciate di Warrick e l'uscita in palleggio dalla propria metà -campo sfuggendo alla zona-press dei Jayhawks.
Rimbalzista ottimo, ma può lavorarci ancora in prospettiva pro, è più attratto da quelli offensivi (che per altro non fatica a convertire in due punti) che da quelli difensivi. Buon tiro da fuori, ma la sua mattonella è posizionata sui 6 metri circa dal canestro. Infatti non è ancora un tiratore dalla lunga distanza automatico, ma i presupposti perché lo diventi ci sono tutti. Dicevamo anche del suo possibile impiego da ala grande tattica: gioca bene spalle a canestro e ha nel suo bagaglio ottimi movimenti in avvicinamento. Inoltre porterebbe fuori i lunghi più statici creando succosi mis-match.
Entro poco tempo sarà sicuramente oggetto di raddoppi anche al piano di sopra, e ha le capacità per sfruttarli al meglio, merito di un'intelligenza cestistica fuori dal comune, e non solo parlando di un ragazzo che ha appena compiuto 19 anni. Atleticamente ottimo, migliore di quello che potrebbe sembrare osservandolo superficialmente. Lunghe braccia, non esita a inserirsi talvolta tra le linee di passaggio avversarie.
L'unico punto interrogativo nel futuro di Melo è la sua attitudine difensiva: coach Boeheim ha utilizzato praticamente sempre durante la stagione una zona 2-3 che probabilmente ha mascherato le pecche (o i pregi, chissà ) difensive di Carmelo. Ma è da verificare la sua capacità di rimanere concentrato quando dà le spalle al proprio canestro, la possibilità di contenere fisicamente (deve irrobustirsi nella parte superiore del corpo) chi lo porta in post basso, e la mobilità laterale, ma su questa ci sentiamo di dare la sufficienza e qualcosa in più.
Adesso la Nba, consapevole di essere oggetto di grandi aspettative, e di essere comunque già nella storia di questo sport, dopo la stagione appena conclusa.
Un alone di grandezza lo circonda ormai.
Siamo pronti a illuminarci gli occhi di fronte alle giocate di Carmelo Anthony, anche in Nba.