Per il leader dei Nets 30p, 7reb e sopresa.. solo 3 assist!
Dopo la brutta prova di gara 1 Jason Kidd si scopre realizzatore come mai lo è stato in vita sua e con 30 punti impatta la serie. Adesso è 1-1 quindi, con tre gare consecutive da giocare nel New Jersey, con la considerazione, che però lascia il tempo che trova, che se i Nets manterranno il fattore campo vinceranno il loro primo titolo della storia.
Quali sono state le chiavi della vittoria Nets ? Da parte loro hanno trovato un grande Kidd ovviamente, capace anche di dare spettacolo con un movimento in palleggio che ha lasciato sul posto il basito T.D., ma ancora più importante è stata la panchina, mai così produttiva.
Un nome su tutti. Lucious Harris. Ha segnato 10 punti con 5/8 dal campo sostituendo al meglio un Kerry Kittles a due facce in gara 2. Un fantasma nel primo tempo, dove ha anche avuto il coraggio di sbagliare un facilissimo lay-up in campo aperto, e un giocatore utile nella parte finale della gara, dove ha invece segnato una tripla importante nello showdown punto a punto. Utile, abbiamo detto, niente di più. Kerry non è più quello dei tempi migliori e per una bandiera dei Nets come lui è paradossale che proprio nel momento più alto della storia di New Jersey lui sia ormai solo una comparsa.
I LIBERI DI DUNCAN E LA PAUSE DEGLI SPURS
Ecco, abbiamo un po’ divagato, ma la vera chiave della vittoria Nets è il 3/10 ai liberi del nativo delle Isole Vergini. Che il fondamentale dalla lunetta non fosse il suo forte lo sapevano già , ma qui siamo nelle Finali e ammesso pure che possa concedersi qualche errore ne potremmo tollerare due, tre errori forse, ma non sette.
L’MVP non è stato nemmeno il miglior marcatore dei suoi, visto che Parker ne ha messi due più di lui (21) ma pur ammettendo che non è dai solo numeri che si giudica un giocatore è vero d’altronde che l’altra notte la partita non è venuta nelle sue mani, come piace a lui.
In parole povere. Come al solito Duncan non forza niente nei minuti iniziali per poi prendersi le proprie responsabilità se la partita lo richiede. Se vi chiedete che se gli Spurs vincessero fin dall’inizio con un Duncan inattivo (perlomeno nelle conclusioni in attacco) lui segnerebbe forse una decina di punti, beh, è proprio così, perché non è un giocatore cui il primo pensiero va allo score personale.
Come fa ad essere MVP allora? OK, non dimentichiamo quello che fa in difesa, come va a rimbalzo per tutta la gara e tutto ciò che non può essere quantificato in crude cifre arabe. Limitiamoci a parlare di come e quando segni. E’ l’MVP perché suppongo che gli Spurs abbiano dimostrato di essere una squadra lunatica come poche, capace di fare break di 10 punti in un minuto ma anche di restare a secco per molto tempo. Per la cronaca, in gara 2 ci sono stati tre lunghi momenti, che hanno sfiorato i 4 minuti, nei quali San Antonio non ha segnato un solo canestro.
Il conto, please. Gli Spurs per come si addormentano spesso hanno sempre bisogno del nuotatore caraibico e quindi, ricollegandoci al discorso di prima, ecco come TD abbia quelle cifre in stagione che gli consentano di essere l’MVP. Semplicemente perché la partita viene a lui troppo spesso e lui è come l’ultimo operaio di una catena di montaggio. Mette il fiocchetto sul pacco regalo.
Ok, è cosi solo per i punti. Ma in gara 2 questo non è successo e i Nets ne hanno ricavato un vantaggio che però è così grande quanto effimero.
IL TERGICRISTALLO E’ TORNATO
Deke non è più “Mutomba”. 3 stoppate e 4 rimbalzi in 20 solidissimi minuti e un paio di spunti offensivi (uno dei quali con infrazione di passi grande quanto una sua mano) lo hanno ricaricato in tempo per una serie che potrebbe cambiare anche per il suo contributo a sorpresa.
Nel New Jersey dicono che Byron Scott lo abbia tenuto volutamente nascosto per tutti i playoff per poi piantarlo in aria contro la frontline nero-argento ma c’è anche chi sostiene, come l’analista ESPN Jerry Bembry, che solo una volta che Scott ha deciso di mettere da parte il suo ego, il suo orgoglio, il suo convincimento ferreo che l’Africano non gli servisse, c’è stata la svolta.
C’è da ricordare che Mutombo ha aspettato tutto questo in panchina con grande professionalità , anche se non può essere altrimenti d’altronde. E’ un professionista con un contratto da 16 milioni di dollari e le sue uniche lamentele potrebbero essere quelle di poter dimostrare che li vale tutti. Con grande sollievo di Rod Thorn, che i soldi è costretto a darglieli almeno senza le lacrime agli occhi.
“Ma non ci sono finali senza Mutombo” ricordava giorni fa egli stesso. E non c’è stoppata di Mutombo senza il ditone a tergicristallo, rivisto in gara 2 dopo lungo tempo. “Deke ? Non si farebbe però, ti ricordi quel discorsetto che facemmo sulla Quinta Strada ?”
“Sì lo so, non dovrei farlo. Ma non è colpa mia, mi esce spontaneo”.
“Ma c’è una multa sul tuo finger wag, lo sai bene…”
“Eh sì, spero proprio che non mi multino questa volta…”
IL PROBLEMA DEL GIORNO
“Amici ascoltatori, è il notiziario di San Antonio che vi parla, sulla vostra TV preferita. Apriamo purtroppo con una brutta notizia ; San Antonio, al contrario delle aspettative di tutta la città , non ci regalerà uno sweep. Il progetto è saltato”. Sigh!
LA SOLUZIONE
“Ricordate che i Nets ebbero un piccolo problema col volo verso San Antonio? Beh, amici, adesso riprenderanno l’aereo per il New Jersey e il pilota è lo stesso.” Eh…!!!!
Abbondante invenzione letteraria e scherzi a parte, è comunque evidente di come a San Antonio sottovalutino le capacità dei Nets di vincere l’anello.
Ma ora Kidd riporta il “Flying Circus” a casa per tutte e tre le gare. Qualcuno già comincia a non parcheggiare più la macchina, per ripulire i parcheggi per il sogno di una parata. Così, non si sa mai…