Da sinistra a destra: Wycliffe Grousbeck, Irving Grousbeck e Stephen Pagliuca: ecco i capi di Boston
44 partite vinte e 38 perse col 53,7% di vittorie e sesto posto nell'Eastern Conference in stagione regolare con passaggio del primo turno ed eliminazione alla semifinale di Conference nei play-off: questo è il verdetto in versione stringata della stagione che si sta per concludere.
Stagione deludente? Stagione da salvare? Più di così non si poteva fare? I commenti sono stati i più disomogenei che si poteva sentire da molti anni. Visto che ci hanno provato un po' tutti, vorrei dare anche il mio giudizio cercando d'essere il più obiettivo possibile.
Stagione positiva o negativa? Io starei nel mezzo, nel senso che ci sono elementi favorevoli limitati da altrettanti che guardano dalla parte opposta.
La stagione è iniziata con alcuni cambiamenti di roster, ma gli scambi si possono sostanzialmente sintetizzare nell'uscita di Kenny Anderson e l'entrata di Vin Baker. Col senno di poi tutti sono bravi a parlare, quindi è inevitabile dare un giudizio nettamente negativo alle mosse di mercato della scorsa estate.
Il fatto è che lo scambio aveva un senso: un play che si limitava a fare il suo lavoro, ma che non è riuscito ad aiutare la squadra a fare un ultimo salto di qualità scambiato per un lungo, nel cui ruolo è difficile trovare un giocatore valido, entusiasta nel tornare nei luoghi della sua infanzia e dimostrare il suo valore.
Anche i più critici mai avrebbero immaginato il prologo: Baker in clinica per disintossicarsi dall'abuso di alcool. Mancava solo che Anderson si dimostrasse un play trascinatore, ma questa debacle totale è stata risparmiata. In ogni caso lo scambio suddetto ha tutti i diritti a candidarsi come uno dei peggiori (se non il peggiore) della storia dei Boston Celtics.
Appurato che il roster dei Celtics in un anno si è sostanzialmente indebolito, risulta evidente che il risultato leggermente peggiore rispetto alla stagione precedente è ampiamente giustificato.
Certamente la nota più positiva è il proseguimento dei miglioramenti di Paul Pierce. Pochi ipotizzavano che il giocatore avrebbe potuto migliorarsi, ed io ero tra questi, ma ha smentito i molti scettici elevando ancora il suo livello di gioco. Sia chiaro, quasi nessuno mette in dubbio il suo valore di fuoriclasse nell'NBA odierna, il giocatore è spesso inserito nella fascia immediatamente sotto ai 4-5 grandissimi (tre esempi: Tim Duncan, Shaquille O'Neal e Tracy McGrady) e ne ha tutti i diritti.
Se possibile, è stato ancora più dominante soprattutto quando la palla scotta. Pierce è in grado di vincere da solo una gara con le sue penetrazioni immarcabili che, bilanciati da una buona mano da tre punti e la sua eccellente capacità di procurarsi tiri liberi, ne fanno un giocatore sostanzialmente difficilmente fermabile. Se ci sono dei dubbi, prego chiedere a Ron Artest, considerato uno dei più forti difensori in attività , letteralmente ridicolizzato nel primo turno di play-off.
I problemi arrivano adesso perché risulta difficile trovare altri aspetti del gioco dei Celtics che si possano considerare ampliamente positivi: si possono citare le buone prove di Walter McCarty, un verticalista puro che sopperisce alla mancanza di talento con grinta ed appunto atletismo. Purtroppo quando arriva il momento di chiudere la partita i Celtics 2002-2003 hanno solo Paul Pierce, il quale, pur con tutta la sua buona volontà , "non può fare pentole e coperchi".
Come aspetti relativamente positivi si può anche citare l'arrivo di J.R.Bremer, preso letteralmente dal marciapiede (senior all'università e non chiamato all'ultimo draft) e pedina importante per sopperire alla partenza dell'unico play vero e mai veramente sostituito da Tony Delk e Shammond Williams, quest'ultimo poi scambiato, che play non sono. Coach O'Brien, intelligentemente, ha capito che Bremer, pur con le sue buone qualità , è ancora giovane e non lo ha ritenuto capace di dare un buon contributo nella parte più importante della stagione, relegandolo in panchina come cambio del più esperto, ma non più bravo nel ruolo, Tony Delk.
Raschiando il fondo del barile, si può rilevare come Eric Williams dia un buon contributo come ala sia dalla media che come movimenti da sotto canestro, nonostante non abbia un tiro da tre punti affidabile e sarà improbabile vedere ulteriori miglioramenti al suo gioco. Inoltre il buon Eric svolge un importante ruolo di collante della squadra in spogliatoio incarnando il classico giocatore amato dalla popolazione del New England: lavoratore duro, fedele alla maglia, nessuna lamentela.
Obiettivamente faccio fatica a trovare altri aspetti positivi. Una volta esauriti, non si può non analizzare il lato più brutto della "famosa" medaglia.
Stenderei un pietoso velo sulla vicenda-Baker: fa troppo male vedere come si è conclusa la vicenda del giocatore della presunta riscossa Celtics. Recentemente è uscito dalla clinica, ma poco o niente è trapelato, se non che è probabile che il giocatore sia pronto per il training camp del prossimo autunno, forse per la Summer League di luglio. No comment, please.
Altri giocatori fanno quel che possono nel rispettivo ruolo: Delk non è né play né guardia, ma lo salva il suo tiro da tre, mentre Tony Battie non ha il fisico per sostenere una battaglia coi centri avversari, ma ha un buon senso della posizione ed è atletico.
Rimane Antoine Walker, croce e delizia della squadra biancoverde. Si è detto molto su di lui ed in questa sede non è mia intenzione ripetere cose trite e ritrite. I fatti sono: il giocatore ha sempre giocato con impegno, ha un contratto al massimo salariale, le sue potenzialità sono ai massimi livelli, ma non le trasferisce tutte sul campo di gioco.
Il problema sta tutto qui: con uno stipendio del suo livello ci si aspetta un contributo maggiore sul campo. La critica che più spesso viene mossa contro di lui è che gioca troppo sul perimetro, ma è anche vero che ha risolto molte partite proprio per la sua capacità di tirare oltre l'arco del tiro da tre punti.
Se Pierce sta migliorando sempre di più il suo gioco focalizzandosi sul tiro da tre punti ed il penetra-e-tira, Walker sa fare molte più cose, è capace di giocare sia dentro che fuori area, ma non riesce a farne una in modo eccellente, e questo ha causato un calo generalizzato del suo gioco che lo ha portato a veder scendere drasticamente le sue quotazioni dopo che era riuscito faticosamente a farle risalire dopo la bella stagione dell'anno scorso.
Della mancanza d'identità di Walker, dei troppi tiri da tre punti ed altri aspetti tecnici hanno parlato coach O'Brien ed il nuovo general manager dei Celtics, Danny Ainge, indimenticabile atleta che ha indossato la maglia biancoverde negli anni Ottanta.
Ainge è rimasto soddisfatto del colloquio con l'allenatore, quindi O'Brien ha ricevuto l'estensione di due anni del proprio contratto, che ora scadrà nell'estate del 2006.
Ora una piccola carrellata sui singoli giocatori con un commento sull'attuale stagione.
Paul Pierce, eccezionale guardia in grado di giocare sia dentro che fuori area, di tirare sia dalla media che dalla lunga distanza, implacabile nei momenti decisivi dove ti può far vincere una partita, raramente un giocatore da solo riesce a fermarlo. Attualmente è l'unico motivo di speranza per il ritorno di un titolo a Boston.
Antoine Walker, sempre ottimo nell'uno-contro-uno in area, non ha perso molto nel ball handling e ha ancora una buona mano da fuori. Purtroppo non fa niente benissimo e la sua multidimensionalità gli si sta rivoltando contro. Dovrebbe concentrarsi su un aspetto del suo gioco e fare benissimo quello oppure essere sempre al massimo sotto il punto di vista atletico e tecnico.
Tony Delk, Non è un play, non è una guardia, ma ha un ottimo tiro da tre e ha braccia lunghe che gli permettono di difendere su quasi tutte le guardie della lega. In un'ipotetica squadra da titolo sarebbe un buon cambio del settore guardie.
Tony Battie, si impegna, e si vede, è un buon lavoratore e non crea nessun problema. Ha tenuto botta come centro titolare, ma per ambizioni da titolo come starting five sarebbe la ruota debole. Per la sua mobilità potrebbe giocare più profittevolmente da ala grande, ma con Walker in roster non è possibile.
Walter McCarty, atleta eccezionale che non ha perso nulla della sua esplosività . Sa di non avere doti particolari, per questo s'impegna sempre al 100% e butta tutto quello che ha sul campo, con buoni risultati. Raro esempio di verticalista con ottimo tiro dalla lunga distanza. Il fatto che sia stato inserito in quintetto nei play-off denota la pochezza dei Celtics nel settore delle ali piccole.
Eric Williams, altro lavoratore indefesso che sa di non possedere il fuoco divino e s'impegna sempre al massimo. Al contrario di McCarty, è molto meno atletico ma sa muoversi in area pitturata.
J.R.Bremer, senior non scelto al draft, ha così impressionato i Celtics nella lega estiva di Boston da ricevere un contratto alla seconda partita. Play giovane che potrà diventare un valido giocatore se lavora duro e non si monta la testa. Ha meritato il quintetto in stagione, ma nei play-off O'Brien ha preferito l'esperienza di Delk. Unico play puro del roster.
Mark Blount, cavallo di ritorno che ha svolto un egregio lavoro di cambio a Battie. Si merita una riconferma nel caso in cui non arrivasse un centro titolare migliore che proietterebbe Tony Battie in panca e Blount presso altri lidi.
Kedrick Brown, ha avuto due anni di tempo per far vedere di che pasta è fatto, ma l'unico suo utilizzo valido è stato scaldare la panchina per i compagni di squadra. Ora ha l'ultimo anno di contratto assicurato per dimostrare quello che vale. Forse gli verrà prolungato il contratto per un altro anno, ma il prossimo anno passa uno dei suoi ultimi treni utili.
Grant Long, veterano che può offrire un po' d'esperienza in una squadra che, nonostante non sia giovanissima, non conosce molto del "mestiere".
Mark Bryant, arrivato assieme a Blount solo per accomodare i salari, è un "corpo" utile solo per far numero in allenamento. Pronto per la pensione.
Bimbo Coles, chi gliel'ha fatto fare a rifiutare una panchina all'università ? Ha dichiarato che ha ancora voglia di giocare, ma più di raccattare un paio di minuti in pieno garbage time non può fare. Utile solo per completare il roster da 12 giocatori.
Bruno Sundov, ha lasciato Indiana solo perché gli hanno assicurato che avrebbe giocato di più a Beantown. Risultato: minutaggio "salito" da 88 a 138 minuti stagionali con 26 partite giocate. Perché un sette piedi e due (2,18 metri) vuole cercare di farsi notare per il suo tiro da tre punti?
Vin Baker, se devo essere sincero preferirei non commentare, ma un paio di righe le devo pur scrivere, visto che l'ho fatto persino per Sundov. Uscito recentemente dalla clinica alcolisti, sembra che possa essere pronto per il prossimo training camp ad ottobre. Si dice che siano in corso trattative segrete tra la dirigenza Celtics e la Lega per far annullare il suo contratto. Nel caso in cui il miracolo non avvenisse, è caldamente consigliato di mettere sotto chiave qualunque liquido con una gradazione uguale o superiore ad una birra bionda dalle parti dello Fleet Center.
Il lavoro per allestire una squadra più competitiva per il prossimo anno sono già partiti. Nel prossimo draft i Celtics avranno due prime scelte: la numero 16 e la numero 20, quest'ultima proveniente da Philadelphia per lo scambio Moiso-McLeod. Prima del giorno del draft, il prossimo 26 giugno, c'è la possibilità che i Celtics scambino le loro due scelte per salire e prenderne una più alta, oppure scambiare scelte e giocatori per altre scelte e/o giocatori.
Può succedere di tutto, oppure non può succedere niente, una cosa però è (quasi) certa: Boston non rimarrà ferma, ma si muoverà sul mercato per cercare di migliorarsi.
Dando uno sguardo al pay-roll, si può notare come ben 8 giocatori siano in scadenza di contratto. Alcuni di loro non vestiranno più la maglia biancoverde, altri saranno presi sicuramente in considerazione per un rinnovo. Tre sono i maggiori indiziati: McCarty, Blount e Bremer, i quali si meritano un nuovo contratto senza esagerare con le cifre.
Di contratti che stanno entrando al loro ultimo anno ce ne saranno tre, ma solo uno è importante: quello di Eric Williams. L'anno prossimo il giocatore percepirà ben 5,54 milioni di dollari e ha già fatto sapere che non vuole finire scambiato come è successo a Kenny Anderson l'anno scorso.
Williams è l'anima della squadra e sarebbe inopportuno un suo scambio. Il fatto certo è che non potrà pretendere un rinnovo così oneroso, quindi se il giocatore ridurrà le sue pretese, sarà probabile rivederlo con la casacca biancoverde.
Gli altri due contratti che la prossima stagione saranno all'ultimo anno di validità sono quelli di Bruno Sundov (rinnovo impossibile, salvo miracoli) e quello di Kedrick Brown. Il giocatore continua a far fatica a dimostrare sul campo il suo valore ed il prossimo è l'ultimo anno a sua disposizione. Probabilmente i Celtics opteranno per prolungare il contratto di rookie per un altro anno, ma se non incrementerà il suo livello non è impossibile che i Celtics decidano di perdere le speranze riposte su di lui al momento della chiamata al draft.
Gli altri contratti hanno scadenze superiori ad un anno, quindi strategie per scadenze di contratto non sono ipotizzabili. Ricordo che il famoso contratto di Vin Baker, che il prossimo anno chiamerà ben 13,5 milioni di dollari, scadrà soltanto fra 3 stagioni.
Fare previsioni per l'anno prossimo in questo momento lo ritengo inutile visto che prevedo un po' di cambiamenti di roster. Nel caso in cui Boston avesse un giocatore che onorasse il contratto dell'entità di quello di Baker col suo gioco, sarebbe una seria candidata al titolo NBA, purtroppo le cose stanno diversamente e temo che la soluzione migliore per creare una squadra che possa seriamente contendere il titolo NBA esca da alcuni dolorosi scambi sul mercato.
Nel caso in cui questi non avvenissero e nel draft non arrivi una positiva sorpresa, sarà già molto se i Celtics riusciranno a ripetere i risultati dell'anno appena trascorso. Amaro ma veritiero, per me.