Duncan, l'incubo di New Jersey
Amanti del basket NBA, sono iniziate le Finali 2003, o, forse, sono già finite"
Se l'anno scorso i Nets si erano dovuti inchinare al duo Kobe-Shaq, oggi devono guardarsi da Tim Duncan, l'MVP della regular season, in forma smagliante e smanioso di poter infilare al dito l'anello dei sogni, quello di campione del mondo.
Le prospettive per i texani sono rosee ed è quasi retorico affermare che con The Big Fundamental tutto riesce più facile, indipendentemente da chi gira intorno al Caraibico"
Ma c'è un giocatore che forse, si sta godendo più di chiunque altro la vittoria e i buoni presagi che essa ha portato in casa Spurs: per tutti gli appassionati della pallacanestro che conta davvero, quella a stelle e strisce, è semplicemente l'Ammiraglio, ma un nome vero ce l'ha anche lui ed è David Robinson, alla sua ultima stagione da professionista e con un grande sogno: chiudere la carriera da vincente, con un titolo in più e qualcosa in più da raccontare ai nipotini vicino al caminetto, quando, tutto quello che stiamo vivendo da mercoledì notte, sarà solo un lontano ricordo, pur se dolcissimo.
Tra gli addetti ai lavori, quando si tira in ballo Robinson, si parla già di John Elway del basket, ovvero di un atleta capace di vincere il titolo nell'anno del ritiro. Intanto, circa l'impatto che quest'ultimo e il suo compagno di reparto stanno avendo sulla serie (si, siamo solo alla vigilia della seconda sfida ma molto si è già potuto intuire), tornano alla mente le parole di quattro anni fa di Jeff Van Gundy: "le dimensioni contano". Inutile qualsiasi commento.
Tra poche ore si scenderà nuovamente in campo e chissà se il coach dei Nets, Byron Scott, all'interno di un SBC Center dal clima rovente, verrà meno al suo credo provando ad organizzare qualche raddoppio di marcatura sul 21 di San Antonio. Difficile però che succeda e così sarà probabile che Tim passi un'altra serata da "Big Numbers", coadiuvato dai compagni e spinto dal pubblico impazzito di gioia.
In cabina di regia non sarà sicuramente giù di morale Tony Parker, il quale, vinto il primo duello con Jason Kidd (ma le sue percentuali non saranno sempre quelle di mercoledì), già pregusta il ritorno sul parquet, per provare ancora una volta l'inebriante profumo delle Finali 2003: "Sono molto eccitato, giocare contro la migliore point guard della Lega è affascinante" – è stato il commento del play a chi, tra i giornalisti, gli chiedeva quale sentimento provasse nell'affrontare un campione come il 5 in maglia grigia.
E la difesa di San Antonio? L'abilità di passare rapidamente dalla zona alla marcatura perimetrale ha messo in crisi gli avversari i quali, sfidati al tiro, non hanno saputo approfittarne.
Come se non bastasse poi, nell'altra metà del campo Martin (costretto più volte al fallo) ha dimostrato di non avere la forza per contenere Duncan, il quale ha dominato l'incontro sotto diversi aspetti: quello difensivo, quello offensivo, quello mentale e quello intimidatorio (in coppia con Robinson).
La scaramanzia è di casa anche al di là dell'oceano. Ecco il commento di qualche tifoso americano: "Non sventolo nessuna bandiera dalla macchina. L'ultima volta che l'ho fatto, abbiamo preso un cappotto dai Lakers nelle Finali di Conference. Inoltre, se ascolto i primi 6 minuti della partita alla radio e gli ultimi 6 li guardo alla televisione, la maggior parte delle volte vinciamo!".
Anche la birra fa parte dei riti propiziatori: "Ho notato che se bevo la Guinness la squadra vince. Se non lo faccio perde. Forse sarà per i colori (nero e bianco), non lo so, ma qualunque sia il motivo stanotte ne berrò sicuramente una!".
Mentre, sempre nel Texas, Dallas piange ancora l'eliminazione, San Antonio ha quindi tutto il diritto di guardare all'immediato futuro con ottimismo, concentrata per una Gara 2 che sarà già determinante per chi il titolo non lo ha mai vinto e quest'anno vorrebbe, finalmente, sfatare il tabù e festeggiare.
Sapranno i ragazzi di Scott catturare nella rete i grandi campioni della Western Conference?
Stay tuned!