NBA Finals: Focus On Game 1

Tim Duncan marcato da Kenyon Martin. Per il caraibico 32 punti e 20 rimbalzi, MVP della gara

Gara 1 ha rispettato i pronostici della maggioranza.
Gli Spurs hanno vinto, lasciando sfogare l’impeto dei Nets in avvio di partita, ma rimanendo attaccati nel punteggio (21-18 NJ al termine del primo quarto). Gli ospiti hanno dimostrato di aver lavorato molto in questa settimana di preparazione, avendo probabilmente fatto i calcoli più su San Antonio che su Dallas.

Gli adeguamenti difensivi di Byron Scott sono parsi sostanzialmente due. Pick and roll su Parker da mandare verso il fondo, e nessun aiuto automatico nel duello individuale Duncan-Martin. E se sul primo punto il senno di poi non cambierà  la scelta dei Nets, forse sul raddoppio a Duncan, qualcosa sarà  da rivedere.

Questo pur riconoscendo che K-Mart è un difensore straordinario, sicuramente in grado di limitare notevolmente il caraibico, soprattutto intorno ai 5 metri. Anche in post basso la fisicità  di Martin è assai astiosa, perfino per l’MVP della stagione, ma il secondo tempo mostrato dal 21 toglie ogni esitazione, va raddoppiato.

Nonostante lo scarto finale netto, a NJ resta un po’ l’amaro in bocca per una gara che poteva senz’altro prendere una piega diversa. I Nets hanno incanalato la partita nella direzione che volevano, se avessero sfuttato meglio diversi possessi “comodi” avuti nei primi due quarti, e gestiti male, sicuramente gli Spurs non avrebbero chiuso la gara così in anticipo, e magari la striscia vincente sarebbe salita a quota 11 (10 vittrie nelle ultime 10 gare per i Nets, prima di ieri).

I padroni di casa si sono trovati pari all’intervallo (42-42) quando potevano essere tranquillamente sotto di 7, 8 punti. Un affare colossale, che puntualmente ha dato i suoi frutti nella seconda metà  dell’incontro.

Popovich incassa l’1-0, meritato e sul cui retro c’è una firma ben chiara, quasi in stampatello.Tim Duncan, 32 e 20. Ma in calce tanti altri nomi, primo fra tutti mi sento di leggere, David Robinson. L’ammiraglio, prossimo all’addio, chiude con 14p e 6 rb. La sua presenza in zona pitturata difensiva, ha permesso una notevole pressione dei propri esterni estrerni sul perimetro.

Non sarà  facile che possa giocare tutta la serie al livello di gara1, ma senz’altro si è dimostrato più incisivo del previsto.

La partita si è decisa nel terzo quarto, sull’asse Parker-Duncan. Due triple del francese, unite ad un paio di penetrazioni incredibili, hanno creato spazio al 21 (fino al 3 quarto solo 8 punti per TD), che sfruttando al meglio l’uscita di Martin (secondo e terzo fallo di K-Mart, da rivedere) è salito in cattedra, sia sotto i tabelloni che a referto.

DICHIARAZIONI POST PARTITA
Le prime impressioni raccolte sono quelle di Byron Scott, che non soddisfatto della difesa su Duncan, ammette la necessità  di rivedere il match per valutare eventuali cambiamenti: “Ad essere onesti, non abbiamo fatto le cose che avevamo preparato. Siamo stati poco aggressivi, nel coprire il dentro-fuori su Tim. Non so se i piani difensivi non abbiano funzionato, ho bisogno di rivedere la gara prima di cambiare”.

“Portatelo all’Alamodome la prossima volta”(la vecchia Arena degli Spurs), aggiunge Kidd.

Gli fa’ eco Greg Popovic, sottolieando il buon secondo tempo dei suoi e limportanza del suo numero 21: “Ad inizio gara abbiamo fatto scelte sbagliate, non mandando la palla nelle mani da noi volute. Nel seconda frazione, ci siamo presi il nostro tempo, abbiamo cambiato atteggiamento e Tim ha fatto quello che sappiamo sa fare”

Esce amareggiato, un Kenyon Martin comunque autore di una prova sontuosa, desideroso di lasciarsi andare a dichiarazioni più “dure”, ma conscio di non poterlo fare: “Ho giocato una buona gara. Abbiamo perso, punto e basta”.

Ad un giornalista che insisteva per avere un suo commento ai falli fischiatigli (alcuni dubbi), risponde: “Pagherai tu la mia multa, se ti dico qualcosa?”

Un pizzico di nervosismo anche dovuto al fatto di non essere riuscitoa far fruttare l’ottima difesa individuale su Duncan. Il caraibico sottolinea la prova di Martin e sciolina una certa sicurezza: “Credo che Martin” dice Duncan ”abbia fatto un lavoro eccellente su di me, lavorando con grande intensità  in copertura ed in anticipo. Ma è bello sapere che abbiamo capito come attaccare i nostri avversari, indipendentemente dalla loro difesa”.

E tra le mille parole spese a fine gara, le più calorose sono per complimentarsi con i suoi compagni in primis con David Robinson:
“David, ha cambiato le loro strategie di gioco. Utilizzano spesso backdoor e layups, ma non hanno potuto farlo questa sera grazie alla sua presenza”, poi elogi anche per Parker “ha cambiato modo di giocare, un secondo tempo in cui ha trascinato la squadra, è stato decisivo”

Anche Malik Rose sottolinea la prova dell’ammiraglio:
“tutto quello che facciamo in difesa parte da David, anche quando non stoppa un tiro riesce a cambiarnlo”

L’importanza della prestazione del play francese è legata alla reazione seguita al brutto inizio. Scippato di 2 palloni da Kidd, ha saputo reagire e vincere lo scontro diretto con la superstella avversaria. Kidd non sfugge al suo ruolo di leader dei Nets e si assume le sue responsabilità : “Non ci sono scusanti. Ho preso i tiri buoni, ma sono usciti, non ho trovato canestri quando dovevo farlo.Gli spurs sono uscitinnel secondo tempo per giocare la loro partita e lo hanno fatto. Chi sarà  più aggressivo avrà  la W, ma adesso dobbiamo concentrarci su gara2”

Speedy Claxton sottolinea un aspetto non così scontato: “Quando vedi giocare Tim tutti i giorni, lo apprezzi molto di più. Noi giochiamo contro squadre della Eastern Conference solo 2 volte all'’anno, quindi non è detto che sappiano come marcarlo”

Non mancano anche le iniezioni di fiducia tra i giocatori di NY, Jason Collins è fra questi: “ Non abbiamo giocato la nostra miglior pallacanestro. Non hanno visto quello che possiamo fare. Questo deve essere il punto di partenza per la prossima gara”

Anche Rodney Rogers, autore di una prova a tratti molto convincente, si complimenta con Duncan: “Ho giocato per molto tempo ad ovest, lo conosco bene. A volte devi usare un gioco muscolare, ma spesso non serve. C’è poco da fare”

LA CHIAVE DELLA PARTITA
Questo tema credo abbia una doppia risposta.

La prima è legata alla transizione difensiva degli Spurs, e al rovescio della medaglia, il contropiede Nets. Anche quando Parker, Jackson, e Ginobili hanno commesso delle ingenuità  in attacco, San Antonio non ha subito molto il temutissimo contropiede avversario.

Se da un lato riconosciamo il talento Nets nel gioco in campo aperto, altrettanto dobbiamo fare nel sottolineare l’incredibile capacità  di rientro verso il proprio canestro della squadra di coach Popovich. Difficilmente gli Spurs rimangono sbilanciati, hanno cuore, gambe,e disciplina che gli permettono di recuperare in difesa con grande velocità .

Ecco quindi che nei primi due quarti i Nets producono una mole di gioco superiore a punti messi a referto, corrono per ben più di 42 punti, ma Bowen e compagni non si fanno infilare dai fastbreaks di Kidd e Jefferson. Sottolineamo un recupero difensivo di Bowen su Jackson, petto contro spalla, da manuale difensivo.

La seconda chiave di lettura passa attraverso il pick and roll con cuiSan Antonio gioca gran parte dei possessi importanti. Se Parker riesce a tenere vivo il palleggio passando sul blocco e penetrando, la situazione per i Nets si complica non poco.

Tony ha una lettura del gioco a difesa schierata ancora da migliorare, ma nei giochi a due sta sviluppando una capacità  di penetrazione, alternata al tiro da 6,7 metri notevolissima. Di ciò ne trae beneficio direttamente il lungo coinvolto nel pick and roll (Duncan, o Rose) e a seguire i 3 sul perimetro, che andrebbero forse cercati maggiormente, ma ricordiamoci l’età  del francesino…(classe 1982).

Quindi I Nets dovranno adeguarsi ulteriormente su questo tema tattico, forzando ulteriormente la direzione del palleggiatore verso il fondo.

Ma è ovvio che parlare è facile, scrivere ancor di più… giocare un po’ meno.

IL MIGLIORE
Inutile dirlo, Tim Duncan. In questa analisi del giorno dopo, non vogliamo cadere nello scontato, ma l’mvp della serata non può essere altro che lui. 32 punti, di cui 24 nel secondo tempo, 20 rimbalzi, 7 stoppate, 6 assist. Oltre a mile aiuti, ad aperture coast to coast (una per Jackson memorabile), una presenza i tutte le fasi del gioco, dal post basso, al tiro dalla media.

L’MVP delle due passate stagioni si è confermato tale in questi playoff, e in gara uno della finale ha rinforzato in convincimento di chi l’ha votato miglior giocatore della lega, e fugato i dubbi di coloro che vedevano altri leggermente più meritevoli di lui in questa classifica.

IL PEGGIORE
Non so se si possa parlare di “peggiore” collegando questo agettivo a Jason Kidd. Credo che però questa valutazione debba tener conto delle aspettative sul singolo giocatore, e non solo della sua partita i se’. Senz’altro Kidd ha un po’ tradito in tal senso.

Comunque autore di una prova vicino alla tripla doppia (e già  per questo dovrebbe essere escluso di diritto da questa “rublica”), ma per lunghi tratti incapace di dettare i ritmi giusti ai suoi. Ha perso 2, 3 palloni in contropiede che ci possono stare, ma non sono da lui. Ha tirato un 4/17, che tolti i primi 2 canestri della gara e una tripla a match ormai concluso, può essere letto come un 1/14.

Dopo aver èportato a scuola Tony Parker nei primi 2 quarti, nel momento topico della partita ha perso nettamente lo scontro diretto con il francese, concedendogli 11 punti nella terza frazione…

LA SORPRESA
Senz’altro Dikembe Mutombo.
Era da gara3 contro i Bucks che non metteva piede in campo, A metà  del secondo quarto abbiamo visto Duncan andare a schiacciare. Ma ecco dal nulla spuntare l’africano. Non abbiamo visto l’indice oscillare a tergicristallo, solo perché Dikembe si è tuffato immediatamente per recuperare il pallone.
“Era più di un mese che non giocavo, credo di aver trovato un buon ritmo e di aver fatto faticare Tim, sono molto soddisfatto”

6 minuti di impiego, senza punti (0/2 dal campo), ma con l’intimidazione nel sangue. Difficile che trovi un minutaggio maggiore nelle prossime gare, ma non avendo preventivato il suo utilizzo neanche per gara1, non sappiamo piùcosa aspettarci.

Scott ha dichiarato che la rotazione non prevede Mutombo a meno di problemi di falli nel reparto lunghi, vedremo se sarà  così.

LA DELUSIONE
Questa è forse la valutazione più difficile. Non c’è un giocatore in specifico che abbia tradito le attese (se non in parte Kidd di cui abbiamo già  parlato). Piuttosto parlerei di un reparto. Quello degli esterni Nets, comprensivo oltre che di Jasone di Kittles, Jefferson e Harris (autori i 4 di un bel 15/44 dal campo).

I quali hanno tirato e segnato ampiamente sotto le aspettative. Certamente la difesa degli Spurs è coinvolta nelle percentuali basse dei tiratori dei Nets, ma ciò non toglie che la carenza di punti dal perimetro renda ancor più difficile l’avvicinamento al canestro, dove con Duncan e Robinson girano col fucile spianato, come guardiani.

E son “volatili diabetici”… per usare un’espressione fantozziana.

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