Kidd affronta la squadra che potrebbe cercarlo quest'estate, se uscirà dal contratto con i Nets
Una lunga stagione vissuta su binari paralleli, con un unico punto in comune: Jason Kidd.
Il playmaker dei Nets, vero sogno ad occhi aperti dei columnist americani, darà ancora più sale alla finale. Con la sua posizione incerta, la sua particolare propensione per "cucina messicana e margaritas". Jason Kidd potrebbe volare alla corte di Duncan alla fine della stagione.
Di sicuro vuole coronare la sua seconda stagione nello "stato-giardino" con il titolo.
Dice Byron Scott: "I Nets di questa stagione sono nati con la sconfitta dura contro i Lakers". Quel giorno il cappotto subito spinse Kenion Martin a vuotare il sacco. Keith Van Horn e Todd Mc Culloch, epurati. Una campagna di rafforzamento che ha portato Dikembe Mutombo, Rodney Rogers e il dirigibile della Good Year, al secolo Chriss Childs.
Un record di 49-33, il secondo della Eastern Conference, frutto di una stagione di alti e bassi.
Il picco fra il 19 dicembre, vittoria 98-71 nel rematch con i Lakers, e il 6 gennaio, vittoria ad Atlanta. Dieci vittorie consecutive: 26-9 a quel punto.
C'è sempre un però affiancato alle storie dei Nets. La serie si interrompe con la tremenda ripassata casalinga subita dai Sacramento Kings: 118-82. Per una sera l'arena di East Rutherford è piena. Finisce fra i fischi. Coach Scott non le manda a dire: "Di solito alle partite ci sono 9.000 persone. Loro possono contestare. Gli altri potevano stare a casa."
Seconda parte della stagione regolare più difficile: problemi di infortuni, fra tutti Dikembe Mutombo, trovatosi in seguito escluso dalla rotazione. Energia: Richard Jefferson, abbondantemente da All Star Game nella prima parte, ha un netto calo. Kidd sembra perdere interesse. Vive serate apatiche. Martin perde il suo naturale detonatore. Ci sarebbe anche il curioso caso del dirigibile umano, Childs, tagliato definitivamente, per i suoi problemi personali col cibo. Memorabile il week end in cui prese otto chili. Il record della squadra ne risente.
La sconfitta di San Antonio, il 6 marzo è lo specchio: il record è diventato 38-24. Parziale: 8 vittorie, 15 sconfitte. Tutto è in discussione: il ruolo di Scott, si riparla del futuro di Kidd.
La stagione si chiude con un ultimo periodo da 11-9.
Il primo turno dei playoffs propone la sfida contro gli imprevedibili Bucks: estremo equilibrio nelle prime 4 partite. Il 2-2 è frutto di partite tirate. Una partita all'over time, vinta dai Bucks 119-114.
La gara fondamentale è la quinta: 88-82 per i Nets, inizia la serie, tuttora viva, di 10 vittorie consecutive. I Nets superano Milwakee. Spazzano via la rivincita con Boston, con un'impressionante vittoria 94-76 nella prima gara al Fleet Center. La convnzione della squadra si manifesta in gara4, vinta al supplementare, con ferrea determinazione.
La finale di conference con Detroit vive di grande equilibrio: prima gara decisa da Jason Kidd. Grande tiro dall'angolo per il 76-74 (è tutto detto), con Okur, proteso alla stoppata. Gara2 decisa nel quarto periodo: grande rimonta innescata da un memorabile Martin. Tornati a casa i Nets fanno valere la loro convinzione: due vittorie col pilota automatico per il re-peat del titolo di conference.
I San Antonio Spurs sono entrati in post season con il miglior record della lega: 60-22.
La stagione dei texani è stato un lungo inseguimento a Dallas, partita di scatto ai blocchi.
Che la stagione dei neroargento potesse riservare qualcosa di speciale lo si capì all'esordio: vittoria allo Staples Center contro la nemesi storica dei Lakers 87-82. Il record con i californiani in stagione regolare sarà 4-0. Gli Spurs hanno bisogno di carburare. Dopo due mesi il record è 12-9. La nona sconfitta è una terrificante batosta casalinga contro i Kings: 104-80. Da li parte una prima serie di 6 vittorie: la rivincita con Sacramento il fiore all'occhiello.
S. Antonio cambia passo a cavallo dell'All Star Game: Duncan sale di livello, Robinson sta meglio. Il nuovo contratto non è più un problema psicologico per Rose. Ginobili si inserisce: 19-2 il record di gennaio e febbraio. Un'altra serie di dieci vittorie con secutive dal 25 marzo. Gli Spurs arrivano a contatto del Mavs, leggermente calati. Le vittorie con Phoenix e Utah sono decisive. C'è il sorpasso che rende ininfluente lo scontro diretto, vinto da Dallas all'ultima partita.
Il primo turno dei playoffs è una gran sofferenza: i Suns danno filo da torcere. Vincono la prima con due triple di Marbury e Stoudamire. E' decisiva gara5, sul 2-2. Grande prova dei nero argento, vittoria 92-84 in scioltezza, bissata dal successo di Phoenix 87-85.
Nel secondo turno, l'avversario tradizionale, lo specchio delle paure degli Spurs: i Lakers. Vittoria in gara1 nel finale 87-82. I Lakers privi di Fox e George. Seconda partita senza storia: 28 punti di Bowen la dicono lunga sul 114-95. I Lakers tentano di rientrare: vittoria in gara3 110-95. Gara4 ripropone un copione già visto: Spurs avanti, anche in doppia cifra, rimontati e battuti: 99-95.
Stesso discorso in gara5: S.Antonio va avanti di 25. Parte la rimonta che giunge all'ultimo tiro. Ma la bomba di Horry, per una volta, gira sul ferro ed esce. E' un segnale: S. Antonio domina gara6 a Los Angeles. Parker e Duncan i protagonisti:110-82.
La finale di conference propone il derby texano con Dallas. Gara1 va a Nash e soci. 113-110 in rimonta. Ma S. Antonio gioca un basket più solido che porta a tre vittorie in fila. Protagonisti il solito Duncan, e Paker, dominatore nei terzi quarti delle gare in trasferta. In gara3 si infortuna Nowitzky. Dallas ha un ultimo sussulto in gara5. Un ultimo periodo da 29-10 forza la serie a gara6.
Decisa da Steve Kerr il più inatteso dei protagonisti.