Jason Kidd conclude in sottomano davanti a Richard Hamilton. Jasone, MVP della gara
I New Jersey Nets si aggiudicano gara 3 della finale della Eastern Conference, battendo alla Continental Arena i Detroit Pistons 97-85.
Nella "notte" dedicata ai sorteggi per le prossime scelte al draft, i Nets hanno saputo approfittare del fattore campo e portare la serie sul 3-0, mettendo di fatto una serie ipoteca a discorso qualificazione. La serie è ovviamente al meglio delle 7 gare, ed i Nets sono dunque ad un passo dal raggiungere la finale NBA per il secondo anno consecutivo.
Con le loro 9 vittorie in fila nella postseason, i Nets sono in striscia aperta ( la quarta di sempre nei playoff), e sabato tra le mura amiche, possono chiudere il discorso con un secondo cappotto (in semifinale 4-0 ai Celtics).
Questa volta Kidd e compagni non hanno aspettato l'ultimo quarto per sugellare la loro supremazia. Fin dalla palla a due iniziale, il ritmo della gara è stato nettamente più elevato rispetto agli standard della seri, più che altro voluti dai Pistons.
Il mattatore della serata ha sempre lo stesso nome, Jason Kidd.
La stella di New Jersey offre la miglior prestazione della serie, realizzando il suo playoff career-high con 34 punti, 11/21 dal campo, 12 rimbalzi, e 6 assist. Se si valuta l'importanza della partita, le sue recenti percentuali (14/40 nelle due gare a Detroit), il fatto che i Pistons siano la miglior squadra difensiva della lega, il punteggio finale delle prime due gare e altri mille aspetti, il commento è spontaneo: prestazione incredibile.
I Nets guidati da Jasone hanno iniziato la partita con l'idea di correre, correre e ancora correre. E così hanno fatto. Il primo quarto ha visto scappare i padroni di casa su ritmi a loro più congeniali rispetto a quelli delle prime due uscite. 28-23 dopo i primi 12', con contropiedi e transizioni secondarie degne di James Worthy e "Byron Scott. Kidd è in una di quelle serate dove farebbe contropiede anche al campetto, giocando su un solo canestro. Martin è il braccio che finalizza per i suoi, i tanto amati "fast-break", segnando 14 punti, dei suoi 19 totali, nella prima frazione.
Questo aspetto è sottolineato a fine gara, dalle dichiarazioni dello stesso Kidd:
“It felt good to come out and get some easy baskets, Our running game up in Detroit, we probably did it for two quarters. Tonight we tried to do it for 48 minutes. We got our hands on a lot of balls and we got a lot of rebounds that led to fast breaks and easy baskets.”
Ed elogiando il suo braccio destro aggiunge:
“Our energy hopefully is always high,I have some guys on this team like K-Mart, who you can feed off of. If you're down, all you have to do is look at (No.) 6 and he plays with a lot of emotion. Sometimes you can feed off him.”
E questo è stato il punto di svolta per la gara. Infatti i Nets hanno conquistato le prime due vittorie nella serie, grazie alla determinazione nei minuti finali, ma senza riuscire a imporre il loro gioco, forse anche a causa dell'atmosfera particolarmente "calda" che 20000 fans scatenano al Palace di Detroit.
Byron Scott, aveva scritto "run for 48" sulla lavagna del pre-game. Ed i Nets hanno segnato 32 punti incontropiede, questo è il dato che spiega una partita meno combattuta rispetto alle prime due, ma sicuramente più spettacolare. Coach Scott pare un amante del cioccolato catapultato in Svizzera. Ama questo gioco in campo aperto e si sfrega le mani nel vedere il suo play in queste condizioni mentali e fisiche:
"I just saw a guy that wanted to win the game, He was able to get to the basket pretty easy. He did a great job of attacking.”
“Let's force our will on them, Let our presence be felt on the offensive end. Let's get up and down the floor and let's do it for 48 minutes. If they can stop it, so be it. If they can't, we're going to get some easy buckets.”
Detroit accusa l'avvio rampante dei suoi avversari, ma rimane comunque nel match non lasciando aumentare troppo lo scarto sul tabellone. Cliff Robinson, trova canestri preziosi come oro e gioca una gara degna del suo nome (15p, 5/8 dal campo, in 30').
Nel primo tempo il vantaggio di New Jersey (in doppia cifra sì, ma sempre attorno ai 10 punti) non raggiunge la grandezza meritata dalla differenza di mole di gioco espressa. I Pistons all'intervallo, vanno negli spogliatoi sotto di 11 (46-57), e pare un affare.
In questa gara 3 sale sugli scudi anche un giocatore non avvezzo a momenti di protagonismo in una finale di conference. Merito allora ad Anthony Johnson, che con un paio di triple nel primo tempo ha portato il vantaggio dei Nets in doppia cifra (43-31), chiuderà la gara co 10 punti in 9 minuti.
Nelle fila di coach Carlisle l'unico a rendersi pericoloso con costanza e credibilità è Richard Hamilton, ancora una volta sopra i 20 punti. Per Detroit l'importanza del suo principale terminale offensivo è evidenziata dal suo minutaggio, 21p, 8/17 dal campo, in 48' minuti (mai a riposo).
Non possiamo non citare anche Wallace. Realmente limitato in fase offensiva, (anche se ne mette 13, che per non sono pochi), è ancora una volta dominatore dei tabelloni, 15 rimbalzi per Big Ben, e sembrano pochi, meno del solito. Anche per lui l'aggettivo "incredibile" più volte esce naturale. La sua umiltà e la sua predisposizione al gioco di squadra è encomiabile.
"We've got to play as a team, We've gone through struggles as a team and right now, we're not playing team basketball. We're not playing the type of basketball that got us here.”
Nel terzo quarto i Pistons si riavvicinano pericolosamente fino al 57-50, ma il solito Kidd con un canestro e un paio di giocate da prestigiatore, riporta il vantaggio in doppia cifra. Da lì fino alla fine la gara è chiusa . Non basta un combattivo Corliss Williamson (15 punti e 7 rimbalzi) a riaprire le sorti di questa partita.
Le sorti della serie sono ormai compromesse, ma sabato sarà comunque interessante vedere gara 4 tra queste due franchigie. In ballo c'è da un lato un posto per la finale, e dall'altro l'onere della vittoria, almeno una. Vedremo chi la spunterà .