Il ritorno del Dream Team

Dopo i titoli NBA, è arrivata l'ora dell'Olimpiade per Kobe…

A tutto c'è un limite. Questo devono aver pensato i membri del Comitato presieduto da Stu Jackson quando si sono trovati a discutere i nomi da selezionare per formare la squadra che rappresenterà  gli Stati Uniti nel torneo di qualificazione olimpica che si terrà  dal 20 al 31 Agosto a Portorico.

E avranno sicuramente ripensato al mondiale di Indianapolis,che Team USA giocava in casa e che ha determinato,invece di una comoda e roboante affermazione dei beniamini a stelle e strisce,la fine di un'era,la prima (e in quel torneo non l'unica) sconfitta di quello che uno volta era il Dream Team.

In effetti la squadra che si presentò la scorsa estate alla massima competizione planetaria era di tutto rispetto e annoverava tra le sue fila nomi del calibro di Paul Pierce, Baron Davis, Michael Finley e Ben Wallace. E non si può certo dire che con questi elementi non si partisse favoriti.

Quello che poi è successo lo sappiamo tutti,e lo sanno meglio di noi George Karl e i suoi assistenti: Team USA battuto nel girone dall'Argentina di Manu Ginobili, la Yugoslavia dei “figli adottivi” Divac e Stojakovic che butta fuori dal torneo Pierce e compagni e la Spagna del rookie dell'anno Pau Gasol che infierisce su quello che resta del glorioso Dream Team di Barcellona '92.

Una disfatta storica,e consumata per di più tra le mura amiche.E questo nella patria del basket non è accettabile. E allora rivoluzione, o meglio, ritorno al passato, con l'intenzione di riprendersi quel trono di nazione regina che dall'avvento della “squadra dei sogni”, quella vera, non era mai sfuggito agli Stati Uniti.

Non era facile convincere le super-star NBA ad accorciare le loro vacanze per un torneo pre-olimpico, ma a leggere la lista ufficiale dei convocati che hanno risposto alla chiamata a tutt'oggi si direbbe che il Comitato sia stato tremendamente persuasivo.

La lista comprende: Ray Allen, Mike Bibby, Kobe Bryant, Tim Duncan, Allen Iverson, Jason Kidd, Karl Malone, Tracy McGrady, Jermaine O'Neal. Se vi pare…

In realtà  i mostri sacri del 2000 molto probabilmente non hanno voluto essere da meno rispetto ai loro predecessori di inizio anni '90,gente del calibro di Michael Jordan, Hakeem Olajuwon e Larry Bird, e hanno quasi tutti accolto con entusiasmo l'idea di far parte della “rinascita” del Dream Team.
Ecco “quasi” tutti perché in tutte le storie c'è un'eccezione che conferma la regola,e la nostra eccezione si chiama Shaquille O'Neal.

Infatti il centro dei Lakers,non nuovo a dichiarazioni sorprendentemente sarcastiche (ricordate quella su Yao Ming?),ha pensato bene di esternare con naturalezza le sue prospettive estive: “Se l'allenatore della nazionale USA a Portorico non sarà  Phil Jackson, io so già  che a fine agosto avrò male al ginocchio…”. Strepitoso Shaq!

E visto che è stato confermato che il coach della rappresentativa statunitense sarà  l'attuale allenatore dei Sixers Larry Brown, le speranze di vedere al torneo l'M.D.E. (Most Dominant Ever,come lui stesso si definisce) sono pressoché nulle.

Esaurito l'argomento rifiuti eccellenti passiamo ad analizzare nello specifico chi saranno i protagonisti di questa selezione,a cominciare proprio dall'allenatore, Larry Brown.

La scelta del 63enne coach originario di Brooklyn è arrivata nel novembre del 2002,ed ha voluto essere un premio alla grande carriera dell'allenatore dei Sixers ma anche un investimento sicuro per il team, che è stato così affidato nelle mani di un grande leader, con una personalità  forte, che gode del rispetto delle tante super-star che si troverà  ad allenaree e che ha già  un'esperienza olimpica (era assistente di Rudy Tomjanovich a Sydney 2000).

“Per me è un grandissimo onore poter allenare questa nazionale; è un impegno che non si può non prendere sul serio. So che altri grandi coach ambivano a questo incarico e questa nomina non fa che riempirmi di orgoglio”. Queste le parole di coach Brown.

Gli altri grandi coach in questione potevano essere Gregg Popovich, San Antonio Spurs, poi nominato assistente di Brown insieme a Roy Williams, e il maestro zen Phil Jackson, pluri-campione NBA con Bulls e Lakers.

Ma il secondo allenatore più vincente della storia dopo Red Auerbach non è ben visto dalla lega,e un suo ritorno da Atene 2004 con l'ennesimo trionfo della carriera gli avrebbe consegnato un ruolo da salvatore della patria non accettabile dai suoi,tanti,detrattori.

Una volta individuato il coaching staff il Comitato composto da 6 dirigenti NBA,un esponente NCAA,due atleti rppresentativi (Steve Smith e il non più attivo Joe Dumars) e Stu Jackson,ha provveduto alle convocazioni dei giocatori.

L'idea era quella di scegliere il meglio,l'èlite della NBA.
E allora non si potevano non chiamare i 2 migliori play-maker della lega,Jason Kidd(Nets) e Mike Bibby(Kings),vista la non impeccabile gestione dei momenti decisivi fatta l'anno scorso da Baron Davis e dal giovane Jay Williams.Kidd doveva far parte anche della spedizione di Indianapolis,ma diede forfait per stanchezza post-playoff.

Per quanto riguarda le posizioni 2/3 ci dobbiamo accontentare semplicemente di Kobe Bryant e Tracy McGrady, due tra i giocatori più immarcabili in assoluto, dotati di un atletismo e di un'esplosività  sconosciuta ai comuni mortali…

Stu Jackson su Bryant: “Kobe è alla sua prima esperienza internazionale ma è un vincente, e viene da tre titoli NBA consecutivi. Darà  esplosività  al nostro attacco e rapidità  alla nostra difesa”.

Sotto canestro avremo l'occasione di ammirare il fresco MVP 2003 Tim Duncan, secondo riconoscimento consecutivo per il caraibico degli Spurs, che dominerà  impietosamente gli avversari sotto entrambi i tabelloni. E un contropiede lanciato da una stoppata/apertura di Duncan,gestito da Kidd e con Bryant e McGrady sulle corsie sarà  francamente uno spettacolo stordente.

Oltre a queste convocazioni più o meno scontate, altre due vicende hanno riempito le pagine dei giornali statunitensi in questi mesi: la possibile esclusione di Allen Iverson e l'inserimento nella lista di Karl Malone. Se per il 39enne Jazz, secondo realizzatore della storia NBA, la chiamata è stata vista come il coronamento ad una strepitosa carriera, peraltro lungi dall'essere conclusa, la scelta del piccolo grande uomo di Philadelphia è stata piuttosto combattuta.

La vita privata non proprio tranquilla e le diverse vicende giudiziarie che hanno avuto come protagonista la stella proveniente da Georgetown stavano costando al numero 3 di Phila l'esclusione dal Dream Team 2003.

Esclusione che avrebbe ferito profandamente il giocatore che si sarebbe sentito retrocesso a star di secondo livello. Ma lo strepiotso All Star Game giocato,anche in chiave creatore di gioco,gli ha assicurato il bigietto per Portorico.

“Per me questo è un grande riconoscimento,la possibilità  di giocare insieme ai migliori;è anche un premio per tutti i miei allenatori, da Larry Brown al mio coach dell'high school Mike Bailey”. Grande soddisfazione per Iverson ma anche per tutti i tifosi di basket che potranno ammirare le sue straordinarie accelerazioni e le sue impossibli conclusioni in mezzo all'area.

Ad usufruire degli scarichi di Iverson ci sarà  anche Ray Allen, terrificante tiratore già  membro di tre nazionali USA.

A completare la lista dei sicuri partecipanti l'ala degli Indiana Pacers Jermaine O'Neal, unico superstite della spedizione 2002, dove totalizzò solo 7,3 punti e 4,5 rimbalzi per partita. Un'altra possibilità  concessa al giovane Pacer, che dovrà  assicurare gioco in post e contribuire in difesa con rimbalzi e stopppate.

I due grandi “bocciati” della squadra di Indianapolis sembrano essere Paul Pierce e Michael Finley, ritenuti forse troppo frettolosamente i principali responsabili del fallimento, nonostante statistiche più che dignitose.

Probabilmente al Comitato non è piaciuto l'atteggiamento di alcuni giocatori, ma in generale della squadra, nei momenti cruciali, e l'approccio superficiale dell'ambiente nei confronti di una manifestazione che fu snobbata anche dal pubblico statunitense, troppo abituato a primeggiare con disinvoltura a livello mondiale.

In un momento così delicato per l'NBA, nel cui prossimo draft si prevedono circa 10-15 prime scelte non americane, le alte cariche della lega vogliono dare un'impronta decisa alla futura squadra olimpica per riacquistare credibilità  anche oltre oceano.

Quindi tra gli ultimi tre nomi ci si potrebbe aspettare quelli di Kevin Garnett, fresco di eliminazione dai play-off, e di Chris Webber.
Ma l'asso dei sacramento Kings questa estate avrà  altri impegni,non strettamente cestistici: un processo per dei soldi ricevuti quando ancora frequentava il college a Michigan.

E Garnett, persi i play-off per l'ennesima volta e anche un titolo di MVP che sembrava già  vinto, non può essere interessato ad uno dei tre posti come “giocatore di ruolo” che appaiono gli unici rimasti leggendo le intenzioni del Comitato selezionatore.

Indiscrezioni sembrano portare ai nomi di Richard Jefferson, Elton Brand, altro reduce di Indianapolis, e Nick Collison, stella dell'università  di Kansas ormai prossimo alla NBA. Ma le indiscrezioni non sono certezze,e possono essere smentite,anche clamorosamente,con convocazioni inaspettate.

Per il momento un quintetto base Kidd, Bryant, McGrady, Malone, Duncan può bastare… auguri alle altre 9 squadre che si presenteranno al torneo!

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