Alla fine è Detroit a passare il turno.
Detroit @ Philadelphia 93-89 OT
Allen Iverson pensa già al futuro e la sua frase al termine della partita è un messaggio non tanto velato alla dirigenza: "Abbiamo bisogno di altri giocatori che diano un contributo in attacco". Chi ha orecchie per intendere intenda!
Dunque i Sixers non ce l'hanno fatta e Detroit, con pieno merito, passa il turno e accede alla Finale della Eastern Conference, per la prima volta dopo 12 anni. Ogni partita ha il suo eroe, e quello di gara 6 è stato senz'altro Chauncey Billups, autore del canestro da 3 decisivo a 15 secondi dalla fine del tempo supplementare.
Nel possesso successivo, i giocatori di coach Brown non erano in grado di imbastire un'azione efficace, con un The Answer, marcato da Prince, che non riusciva a far altro che passare l'arancia nella mani di Derrick Coleman quando ormai era troppo tardi.
"Se avessi tirato, sarei stato stoppato" - il commento di Jewel circa l'azione appena descritta; in ogni caso, i tifosi del First Union Center sono tornati alle loro case delusi, per un uscita di scena che lascia l'amaro in bocca a molti.
Il tabellino dei marcatori, l'ultimo per questa serie di semifinale, riportava, tra gli altri, i nomi di Hamilton (19 per lui), Williamson (17), Prince (14) per i "pistoni", mentre per i 76ers spiccavano i 38 del numero 3 in maglia bianca, i 14+11 di Coleman e i 12+14 di Kenny Thomas" quasi dimenticavo, "solo" 10 per Big Ben, con 18 rimbalzi a fare da contorno!
"Tante cose non sono andate nel verso giusto ma la squadra ha sempre reagito con grande forza di volontà . Abbiamo perso il nostro centro titolare, la nostra ala piccola e il nostro centro di riserva. Ma non ci siamo arresi, perdendo contro un buon team" - le prime parole di Brown davanti a microfoni e telecamere.
Su Iverson, arrivato al Center con grande ritardo, causa traffico (o almeno così sembra, con Allen non si può mai sapere"): "Nell'overtime ci ha rimesso in partita; ha fatto alcune giocate spettacolari. Sarebbe ingiusto far ricadere tutte le responsabilità su di lui".
"Mi sento male, è ovvio, un'altra stagione se ne è andata senza che io abbia potuto coronare il mio sogno. Dovrò guardarmi allo specchio e so che posso ancora migliorare molto per aumentare la forza della squadra e poter così vincere un titolo". L'amarezza sul volto dell'ex Georgetown era davvero tanta e da oggi, le voci di mercato su questo o su quel campione si rincorreranno senza tregua, con gli "aficionados" dei Sixers che già sognano chissà quale rinforzo.
Per la Motown invece è giunto il momento di festeggiare e dopo quella che a tanti è parsa un'eternità , si torna nuovamente a parlare di Finali di Conference, al termine di un purgatorio iniziato nel 1991 e conclusosi soltanto adesso, a 2003 inoltrato. (vi ricordate della sfida con i Bulls poi campioni di MJ nella stagione 1990-91?).
Nell'NBA vince sempre il migliore e i ragazzi di coach Carlisle hanno dimostrato maggiore grinta, determinazione e voglia di vincere rispetto agli avversari, i quali, va ricordato, hanno sprecato diverse occasioni per chiudere la serie (anche in gara 6 si sono trovati a +14), mancando di quel "killer instinct" fondamentale per puntare ai grandi traguardi.
"Nell'overtime ho detto ai ragazzi 'tranquilli, la partita la chiudo io'. Mi sentivo a posto, ero molto aggressivo in quel momento". Dichiarazioni forse da romanzo ma al Man of The Match si può perdonare questo ed altro.
Dunque la Finale ad Est se la giocheranno i New Jersey Nets e i Detroit Pistons. Per Philadelphia invece sta per iniziare il tempo dei processi, delle recriminazioni e delle accuse. No, quella città non perdona niente a nessuno"
Stay tuned!