Neppure Robert Horry ha potuto nulla contro “questo” Tim Duncan
San Antonio Spurs 110 @ Los Angeles Lakers 82
La dinastia è terminata.
A far crollare i Los Angeles Lakers sul proprio terreno, davanti al proprio pubblico, al cospetto di VIP, gente comune e giornalisti di mezza america, ci hanno pensato proprio coloro che più di tre anni fa avevano ceduto lo scettro ai giallo viola, i San Antonio Spurs.
Nessuna scusante e nessun dubbio.
La partita della scorsa notte, la sesta gara della serie di semifinale di conference, non ha lasciato spazio ad alibi in casa Lakers.
I texani hanno vinto meritatamente la partita, proprio nella maniera nella quale i tifosi californiani erano stati abituati a veder trionfare i proprio rappresentanti.
La gara è infatti rimasta in equilibrio per almeno tre quarti. Una prima frazione favorevole agli ospiti, in vantaggio di 4 punti (29 a 25) dopo dodici minuti.
Un secondo e terzo quarto in equilibrio, con gli Spurs che si portavano ancora in vantaggio di cinque punti all'ultimo intervallo.
Poi la zampata.
Non dei Lakers, come il 90% del pubblico presente si aspettava, bensì dei ragazzi di coach Popovich, che nel terzo quarto lasciavano a quota 13, i punti segnati dai padroni di casa (solamente 32 nella seconda metà di gara) e ne mettevano invece a referto ben 32, per un punteggio finale che recitava l'impietoso score di 110 a 82 a favore degli ospiti.
A guidare la carica dei nuovi grandi favoriti al titolo NBA, almeno per quanto si è visto fino ad oggi sul parquet, ci ha pensato come sempre l'MVP della stagione, Tim Duncan.
Il numero 21 degli Spurs ha vissuto la sua serata di rivincita con grande autorità . Ha marcato 37 punti, hai quali ha aggiunto 16 rimbalzi, 4 assist e 2 stoppate, ma soprattutto ha definitivamente dissipato ogni dubbio ancora esistente sulla sua capacità agonistica.
Per il coach dell'anno per la NBA nessun dubbio: "Come dovremmo sapere, Tim Duncan è un fantastico lottatore. Ma in queste gare 5 e 6 ha stupito tutti ancora una volta. Io credo che nessuno possa essere stupito per il suo rendimento a questo punto”.
A fianco del suo capitano, tutta la squadra ha giocato con la consueta precisione e attitudine positiva. In nessun momento gli Spurs sono sembrati poter cedere alla pressione della vittoria incombente.
In particolare Tony Parker ha vissuto un'altra serata in netto crescendo. Dopo aver faticato non poco per superare il confronto di primo turno contro Marbury, il giovane francese ha chiuso questa serie con le proprie azioni in grande rialzo e nella gara di ieri sera ha segnato 27 punti, con 5 assist e 2 palle rubate, dominando il confronto a distanza con Fisher e dimostrando di non essere soltanto un uomo da regular season.
Per il resto, ancora positivo l'impatto portato dalla panchina di un Manu Ginobili sempre più a suo agio nel sistema Spurs, che in 26 minuti di gioco ha segnato 10 punti, catturato 5 rimbalzi, fornito 4 assist, rubato 3 palloni e si è meritato in pieno le lodi accreditategli da allenatore e resto della squadra nel dopo gara.
Per il resto, detto che Stephen Jackson non è mai stato realmente un fattore nella serie, ma avrà tempo per rifarsi; da segnalare l'apporto di tutto il reparto lunghi dei grigio neri, che al di là delle statistiche ha resistito ben più del previsto allo scontro con O'Neal, fornendo minuti di difesa intensi quanto efficaci.
Dalla parte degli sconfitti, proprio il numero 34 è stato il migliore dei suoi. La sua serata ha detto 31 punti con 10 rimbalzi e 3 stoppate, ma è stato proprio il capitano giallo viola ha dare il segnale della resa, andando a sedersi a 4.34 minuti dal termine consegnando idealmente la serie agli avversari.
L'altra parte della Combo, Kobe Bryant è rimasto in gara fino a quando c'è stata una gara da giocare, poi con 20 punti, 4 assist e ben 7 palle perse all'attivo, si è adeguato all'andamento e non ha potuto fare molto per cambiare l'inerzia di una gara segnata.
Per il resto, i Lakers non hanno fatto vedere molto altro. Medvedenko poteva essere il coniglio estratto dal cilindro di Jackson, ma i suoi 12 punti non sono bastati.
Alla fine, gli atteggiamenti di superiorità sono stati sostituiti da una buona dose di sportività . "Li abbiamo battuta due anni di fila, ha dichiarato Shaq,ma quest'anno la squadra migliore sono stati loro".
Kobe invece, ha reso noti i suoi progetti per il futuro. "Sono pronto ad infilare la porta della palestra per prepararmi per il prossimo anno. Non mi piace questa sensazione, davvero no. E non ho intenzione di riprovarla”.
I primi finalisti della western, sono quindi i San Antonio Spurs. Non resta che attendere chi li seguirà fra Kings e Mavs. Per entrambe comunque il compito non sarà facile.
Alla prossima"