Questione di pitching

Roy Oswalt festeggia negli spogliatoi pennant e titolo di MVP della serie.

Forse era destino; era destino che dopo le quattro straordinarie performance dei lanciatori partenti dei Chicago White Sox nelle ALCS anche la serie che assegnava il pennant della National League fosse decisa dai pitcher.

Sul monte per Gara-6, in quella che poteva essere l'ultima partita disputata al Busch Stadium, si affrontano Mark Mulder per i Saint Louis Cardinals e Roy Oswalt per gli Houston Astros.

Per i padroni di casa tutto confermato nel line-up mentre Phil Garner, in cerca di risposte dopo lo shock di Gara-5, inserisce Willie Taveras in esterno centro dirottando Chris Burke in campo sinistro e Lance Berkman in prima base.

La partita inizia e si capisce che c'è un uomo solo al comando, Roy Oswalt: sicurezza e precisione nei lanci, ma anche un carisma silenzioso che tranquillizza e carica allo stesso tempo i compagni.

Il line-up di Tony LaRussa sembra impotente e lo è; stanotte persino il grande Albert Pujols non appare in grado di toccare il partente di Houston.

Mulder invece non è “senza macchia”, e già  nella parte alta del terzo inning la situazione si fa critica per lui.

Singoli in successione di Brad Ausmus e Adam Everett e primo campanello d'allarme per i Cards.

Arriva in battuta il pitcher avversario, che però è “on fire” e trova il bunt di sacrificio per far avanzare di una base i corridori in un gioco di tattica e strategia che solo la National League può offrire.

Mulder si innervosisce, come spesso capita quando si subisce una giocata vincente del proprio pari-ruolo, e sparacchia via un lancio nel successivo turno di battuta: Ausmus va a segnare ed apre le marcature.

Le grandi prestazioni dei giovani battitori degli Astros sono state decisive in questi playoff, ma Craig Biggio è sempre un veterano di grande esperienza che conosce il baseball e sa cosa sia una clutch-hit.

E allora si potrebbe immaginare che l'RBI single se lo sia conservato proprio per la partita che può decidere la serie, perché con i corridori agli angoli ed un solo out il seconda base di Houston impatta alla perfezione una 2-seam fastball a 90 miglia di Mulder e porta a casa il punto del 2-0.

Cardinals frastornati esattamente come il loro partente, che non ha neppure il tempo di metabolizzare l'inning precedente che Jason Lane lo colpisce duramente con un solo HR che porta gli ospiti avanti 3-0.

Potrebbe essere l'ennesima partita della serie in cui Saint Louis parte male, va sotto nel punteggio ma poi viene fuori alla distanza rimontando nelle ultime riprese.

I più ottimisti al Busch Stadium la pensano così, e le loro speranze sembrano incoraggiate dall'inizio della parte bassa della quinta ripresa: hit by pitch di Oswalt e singolo di Yadier Molina che spinge Mark Grudzialanek in seconda.

A questo punto arriva l'azione incriminata, perché anche nella NL non ci vogliamo far mancare la polemica come nella serie tra White Sox ed Angels: rimbalzante di Abraham Nunez verso il monte, con Oswalt che tira in seconda base.

L'assistenza non è delle migliori e lo shortstop Adam Everett deve compiere un miracolo per controllare la pallina; nell'acrobazia cerca il tag su Molina ma le immagini dimostrano abbastanza chiaramente che pur impegnandosi il tocco non c'è.

L'arbitro però non è dello stesso avviso e chiama il corridore out: da una possibile situazione di basi piene e nessun eliminato i Cardinals si ritrovano con corridori agli angoli e un out, con la convinzione di aver subito un torto.

La rabbia in questi casi non aiuta ed il pinch-hitter John Rodriguez non va oltre la sacrifice-fly dell'1-3.

Nell'inning successivo arriva anche la beffa, con lo stesso Everett che mette in scena l'affronto dello squeeze play con RBI proprio nello stadio della squadra che ne ha fatto un gioco simbolo.

La gestione di una situazione identica in modi e con approcci psicologici diversi fa la differenza, e gli Astros scappano nel punteggio (4-1).

I Cards sembrano allo sbando ed anche il bullpen non offre garanzie: settimo inning e altro singolo del puntuale Biggio, spostato in seconda con il bunt di Taveras e spinto a casa dalla valida di Morgan Ensberg che un demotivato Jim Edmonds tratta con troppa superficialità .

Sul 5-1 i pessimisti del Busch Stadium che ritenevano impossibile un'altra storica rimonta cominciano a scuotere il capo con espressioni deluse di chi pensa “ve l'avevo detto”, mentre sul campo si consuma la fine di una partita in realtà  mai cominciata.

Troppo dominante la prestazione di Roy Oswalt, troppo impacciata quella di Mark Mulder.

Nella gara che doveva mostrare la ritrovata voglia di vincere dei ragazzi di LaRussa sono stati invece gli uomini di Phil Garner a prevalere dal punto di vista psicologico, riuscendo a superare dopo solo 48 ore la delusione di un pennant che sembrava già  vinto.

Il finale è 5-1 per gli Astros, con i rilievi di Houston che continuano il meraviglioso lavoro delle partite precedenti.

La squadra texana dunque vendica la sconfitta in sette gare del 2004 ed accede per la prima volta nella sua storia alle World Series.

MVP della serie uno strepitoso Roy Oswalt, due volte vincente in trasferta ed autore di una maiuscola prova nel match decisivo (7 IP, 3 H, 1 ER, 6 K).

Ora gli Astros si preparano ad affrontare i Chicago White Sox in una serie finale che forse mai come in questa occasione sarà  una “questione di pitching”.

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