Si avvicina il rush finale, e fra Kings e Mavs sale la tensione…
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KINGS 99, MAVERICKS 83
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Kings e Mavericks non hanno nemmeno avuto il tempo di rendersi pienamente conto di quello che è successo nella pirotecnica Gara 3, che si sono ritrovati immediatamente catapultati in campo il giorno successivo, ancora all'Arco Arena, grazie alle stranezze del calendario.
Già in condizioni normali la seconda gara di un back-to-back è sempre un terno al lotto, ma inserendola all'interno di una serie di playoffs, subito dopo una gara tiratissima e giocata a ritmo forsennato, i valori tecnici e tattici praticamente si azzerano, e tutto si riduce a vedere chi ha ancora un minimo di birra in corpo.
Già dai primi minuti di gara si è capito che i Mavs semplicemente avevano forze a sufficienza per opporre resistenza ai padroni di casa, che dopo due sconfitte consecutive avevano le spalle al muro: allasirena del primo quarto i “Big Four” di Dallas (Nowitzki, Van Exel, Nash e Finley) hanno in totale tre punti e 1/12 dal campo, e il leading scorer della squadra è Raja Bell con 10. Dall'altra parte Adelman centellina con precisione degna di un farmacista il minutaggio dei propri giocatori (alla fine ci saranno 7 giocatori con 21 o più minuti, e 6 di questi in doppia cifra), e si affida ad esecuzioni pulite e a schemi ben colaudati per mettere le mani sulla gara. La tremenda stanchezza nelle gambe di tutti i giocatori è comunque evidente: le due squadre combinano per un totale di 44 punti nel quarto (in gara 2 al termine del primo periodo i Mavs da soli ne misero 44), tirando con un eloquente 1/11 complessivo da tre punti (il conto finale sarà 6/41).
Guidati da Divac, Christie e Stojakovic i Kings aumentano rapidamente il distacco nel secondo quarto, portandosi fino a +16, e chiudendo la prima metà di gioco con un +15 che lascia poche speranze agli ospiti; speranze definitivamente cancellate dal parziale con cui i californiani aprono il terzo periodo, portando il risultato sul +23 e chiudendo definitivamente la gara; gara che ha riservato limitate emozioni solo sul finire grazie a tre espulsioni: prima quella di Nowitzki, che si becca un secondo tecnico per un gesto di stizza andando in panchina, poi quelle di Bell e Bobby Jackson, che gli arbitri spediscono anticipatamente sotto la doccia dopo uno scambio di vedute un po' troppo acceso.
Sarebbe ingeneroso fare le pulci ai tabellini di giocatori come Nowitzki, che in Gara 3 è stato in campo per tutti e 58 i minuti di gioco, o Van Exel, l'eroe della serie fino a questo punto, decisivo sia in Gara 2 (36 punti) che in Gara 3 (addirittura 40, e 25 dalla fine del terzo periodo in poi): i Mavs volevano (e dovevano, per restare in gioco) tornare nel Texas con almeno una W in saccoccia. Ci sono riusciti nel modo più entusiasmante ed elettrizzante possibile, non si poteva pretendere da loro più che una onesta comparsata in Gara 4, su un parquet che da un paio d'anni è quasi inespugnabile.
Il titolo di MVP della partita è una questione fra Christie e Stojakovic:
il primo ha sfiorato la tripla-doppia (13, 11 e 7), mettendo assieme le giocate decisive nell'allungo immediato ad inizio partita: alla sirena del primo tempo aveva già in saccoccia 9 punti, 8 rimbalzi e 5 assists, due in meno di tutti i Mavs messi assieme.
Il serbo ha giocato una partita altrettanto efficace ed equilibrata (15 punti, 12 rimbalzi e 5 assist senza palle perse), pur risultando il giocatore più impegnato all'inteno del back to back: 40 minuti in campo, dopo i 56 di gara 3.
Si torna dunque a Dallas, e la serie si deciderà in volata nelle ultime tre sfide: un risultato che è più di quanto i Mavs osassero sperare dopo il dominio nero-viola di Gara 1.
I temi tattici della serie non sono cambiati: Nelson si affida con sempre più convinzione ai quintetti piccoli (Bradley langue in fondo alla panchina, LaFrentz viene utilizzato come arma tattica e Bell sta sostituendo egregiamente Griffin, infortunatosi ad una caviglia), che permettono ai suoi di tenere sempre alto il ritmo; finchè il tiro da fuori li sostiene, e soprattutto finchè Van Exel continua a massacrare i suoi avversari diretti con continuità , i Mavs hanno tutte le possibilità di portarsi a casa la serie.
Adelman per conto suo sembra avere totale fiducia in Turkoglu come sostituto di Webber, anche se il campione turco ha un po' tradito le attese in gara 3: una partita storta è giustificabilissima, dato che in questi playoffs fino a quel momento aveva giocato solo spiccioli di partita, e infatti già nella gara successiva ha mostrato incoraggianti progressi (top-scorer della gara con 17 punti e 7/12 dal campo). Hedo, però, gioca tradizionalmente meglio in casa che fuori, è probabile che a Dallas Adelman scelga di abbassareulteriormente il suo quintetto, dando più minuti a Jim Jackson, i cui “stop” difensivi sono quanto mai necessari.
I Kings tornano all'AA Center con la consapevolezza di essere ancora i più forti e i logici favoriti, ma sanno altrettanto bene che l'assenza di Webber, contro il tipo di gioco dei Mavs, è una grossa tegola. Il testimone di leader tecnico della squadra è passato nelle sapienti mani di Peja Stojakovic, che sta dimostrando di essere perfettamente a suo agio nel ruolo di go-to-guy della squadra più talentuosa della lega; gli danno una grossa mano Divac (per i pochi minuti che il suo fisico gli concede) e il solito, strepitoso Christie. Tutto questo potrebbe però non bastare, perchè i neroviola hanno due grossi punti interrogativi a tomrentarli in vista del rush finale:
il primo è il rendimento difensivo assolutamente deficitario; i californiani non riescono a far abbassare il ritmo agli avversari, difendono malissimo sul perimetro e non trovano alcuna risposta a Van Exel. Problemi inattesi per una delle migliori difese della lega, per una squadra che proprio sull'efficacia nella propria metà campo ha costruito la propria grandezza.
Il secondo, e più pressante, è la necessità di ritrovare un Bibby decisivo: l'eroe dei playoffs dell'anno scorso ha dimostrato di saper essere tremendamente efficace come leader silenzioso all'inizio di questa post-season, senza forzare e lasciando il palcoscenico agli altri; il problema è che l'assenza di Webber ha cambiato le carte in tavola, e l'ex Grizzly non è ancora riuscito a cambiare marcia, tornando il micidiale cecchino ammirato l'anno scorso. Se Sacramento vuole questo titolo, ne ha assolutamente bisogno.