Stockton, un addio low profile

Arrivederci John, sarai sempre un esempio per tutti…

E' finita. E' finita la carriera di John Stockton. E' finita un'era.
Non sentiremo più il commentatore dire "Stockton to Malone, for two!". Non vedremo più quel piccolo uomo bianco battere il cinque a quel grande uomo nero.
Non vedremo più gli Utah Jazz a certi livelli"ma questo è il meno.

John Stockton si è ritirato.

Niente conferenza stampa, niente clamori, niente cerimonie.
E' andato nell'ufficio di Larry Miller e davanti a lui ed a Jerry Sloan ha detto: "I think it's time to move on".
Non è riuscito nemmeno a dirlo in faccia ai suoi compagni di squadra, primo di tutti il suo compagno di una vita, Karl Malone il quale non ha reagito bene.

"I want to grab and shake him right now because he didn't tell me. I love him to death, but if I could see him right now, I would like to shake him for a second." ha detto The Mailman.

Poi Stockton ha sostenuto una breve intervista coi giornalisti nella quale trattenendo a stento le lacrime, e con la voce rotta è riuscito a malapena a rispondere alle domande.
Non è riuscito nemmeno a pronunciare la parola ritiro, ha detto: "I think i'm finished, it's time to move on."
Gli hanno chiesto cosa ne avrebbero pensato i suoi figli di non vederlo più in campo. Ha risposto: "I don't know".
Gli hanno chiesto cosa gli sarebbe mancato di più ora che se ne andava. Ha risposto: "I don't know".
Poi impaziente ha chiesto ai giornalisti: "It's finished?" e si è allontanato.
La cosa più triste è che con il ritiro di John Stockton, finisce un epoca; se ne va l'ultimo playmaker "vecchio stile", se ne va colui che negli ultimi 20 anni (e non solo) ha definito il ruolo di playmaker puro.

John si ritira dopo 19 anni di NBA sempre con la maglia degli Utah Jazz.

Si ritira dopo aver fatto segnare il record ogni epoca di assist (15,806".seguito da Mark Jackson a 10.215) e palle rubate (3,265" seguito da Michael Jordan a 2.514) e dopo aver messo a verbale un comunque degno insieme di punti (19.711, 29esimo nella storia NBA).

Ma è brutto definire un giocatore e un uomo come Stockton solo tramite le statistiche.

John è sempre stato un giocatore che parlava coi fatti e non con le parole.
Il più delle volte parlavano per lui Jerry Solan o Karl Malone.
Gli piaceva girare per strada con la famiglia ed essere riconosciuto il meno possibilile.
Stiamo parlando di un personaggio che non indossa pantaloni fino al ginocchio, non ha tatuaggi, non ha capelli rasta, non ha la testa pelata; un giocatore che non bada all'apparenza.
Un uomo che ha sempre rifiutato di farsi rappresentare da un manager, che non ha mai fatto problemi per questioni di denaro, che negoziava il contratto col suo presidente davanti ad una bibita.

E in campo era un Gladiatore. Ha sempre giocato per pura e semplice passione fino a 41 anni. "I love this game".

Non dimenticherò mai quella serie di playoffs fra Jazz e Lakers in cui John più volte si trovò a portare dei blocchi a Shaq (!!!); andava giù, si rialzava senza farci una piega, e se occorreva lo rifaceva.
Tanti lo hanno accusato di usare i gomiti, ti giocare troppo duro"ma che vi aspettate da un bianco alto 1.85 scarsi che deve avere a che fare coi la stazza media dei giocatori degli ultimi 10 anni?

Persino quando arrivò dal college, da Gonzaga, ritenevano non avesse il fisico per giocare nella NBA.
Poi iniziò a giocare, e la gente cambiò idea.

E' divenuto titolare a Utah e lo è rimasto fino ad oggi. Ha giocato nei Dream Team del 1992 e 1996 con giocatori come Michael Jordan, Larry Bird e Magic Johnson.
Proprio Magic ha detto il giorno che Stock battè il suo record di assist: "Nobody distributes the ball and reads his team like he does. No one knows how to get the team involved like John. But what sets him apart is his toughness. He gets knocked down and gets right up".
Dice Thurl Bailey di lui: "It was kind having someone read your mind."
Niente palleggi fra le gambe, niente no-look pass, niente manie di protag11onismo.

Solo tanti tanti palloni ai compagni e tanta concretezza e freddezza nei momenti chiave.
Ai sui 19.000 punti circa in carriera se ne dovrebbe aggiungere la metà  abbondante di quelli segnati da Malone, perché al 50% erano merito di John.
Stockton è l'icona del professionismo.
E' sempre sceso in campo dando il massimo in ognuna delle 1.504 partite che ha giocato nella sua carriera.

Personalmente non l'ho mai visto cedere alle emozioni, se facciamo eccezione per il tiro allo scadere del 1997 che mandò Utah in finale a spese dei Rockets e per l'intervista di pochi giorni fa.
Due episodi contrastanti" la più grande gioia e il più grande rammarico.
Rammarico per una favola che finisce, e forse anche per quel titolo tanto desiderato e mai vinto, per colpa di un certo Michael Jordan.
Eh si"il titolo, considerato dalla maggioranza della opinione pubblica come un fattore discriminante per valutare la grandezza di un giocatore.

Ma mai come in questo caso sarebbe sbagliato dare peso al titolo mancante nella bacheca di John Stockton nel valutare la sua carriera e l'importanza che questo giocatore ha avuto nella storia della NBA.
Un episodio curioso a riguardo: Steve Kerr di titoli ne ha vinti, e per la precisione è stato colui che ha messo il tiro decisivo,la ciliegina sulla torta nella prima finale contro i Jazz".quello stesso Steve Kerr che ai tempi di Gonzaga fu utilizzato dal coach della squadra come "sparring partner" di Stockton e ne uscì a dir poco umiliato.

Proprio John ha commentato riguardo al discorso del titolo: "It's disappointing, but it's not the end of the world. But a lot it's about the journey. I'm sure there are people that have won championships that haven't had to work at it hard; we worked very hard and haven't won it. Yet I feel a lot of reward out of the effort that it took to compete for that."
Larry Miller ha dichiarato che nella piazza del Delta Center presto sorgerà  una sua statua in bronzo.

Bello. Commovente.
Ma triste.

Preferiremo continuare a vedere John Stockton in campo.

Per chiudere vi lascio ad una frase di Dan Peterson in occasione dell'AllStarGame 1989 a Houston.
Ad un certo punto Stockton tirò facendo canestro invece che passarla a Buck Williams che era smarcato e che (interpretato da coach Peterson) disse: "Hey piccolo uomo, ero libero!"
Stockton rispose: "Si lo so, ti avevo visto grande uomo."

Per coloro che seguono da tempo il basket con passione, il ritito di Stock è un evento triste.

Per chi di voi si è appena affacciato al basket e non conosce John Stockton, consiglio di chiedere ai vostri fratelli, cugini, amici più grandi chi era John Stockton.

Arrivederci John.
Ci mancherai..e grazie.

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