Richard Jefferson, autore di una splendida partita, 25 punti, con 10/18 al tiro.
La seconda gara della semifinale della Eastern Conference, andata in scena alla Continental Arena ieri sera, si è conclusa con una meritata vittoria per i New Jersey Nets per 104 -95.
La squadra di Byron Scott si porta con questo successo sul 2-0 nel computo globale della serie. Il “flying-circus” si trasferisce ora a Boston dove toccherà ai Celtics difendere il proprio campo (gara3 e 4) e mantenere in vita le possibilità di passaggio del turno.
Le polemiche che hanno avvolto la vigilia di gara 2 (Kidd/giornalisti/Scott) , hanno senz'altro aumentato la tensione e l'agonismo sul parquet di gioco, ma alla luce dell'esito del match stesso, possiamo dire che non hanno influenzato i diretti interessati, anzi.
In particolare, ovviamente, ci riferiamo a Jason Kidd; a un passo dall'ennesima tripla doppia e ancora una volta mattatore della serata. Kidd, nonostante le distrazioni legate alle chiacchere sulla moglie Joumana, gioca una partita di grandissima sostanza (23p, 11rb, 8 as), e la sua “insostituibilità ” emerge in quei due minuti in cui va a fiatare in panchina (ad inizio del quarto quarto Boston segna 14 punti di fila).
Richard Jefferson, autore di una splendida prova, analizza con lucidità la gara e riconosce i meriti e la leadership del suo play:
“when Kidd came back into the game, he showed his importance,because he was able to control the tempo of the play and make us running up and down again”
I Celtics in questa seconda uscita, necessitavano di due miglioramenti rispetto a gara 1. La prima era una maggior lucidità , di alcuni giocatori in particolare, in fase di tiro (escluso Walter McCarty), sia nell'esecuzione, sia nelle scelte (Walker l'indiziato numero uno). La seconda era contenere maggiormente, a rimbalzo, giocatori come Jefferson o Martin, atleti spaventosi che se non “tagliati fuori”, spesso possono risultare decisivi, concedendo ai Nets secondi tiri importantissimi.
In gara1 il computo dei rimbalzi è nettamente a favore dei Nets (44 a 30 quelli totali, 10 a 4 quelli offensivi). In gara 2, per Boston…si può migliorare.
Entrambe queste chiavi di lettura non sono state centrate per intero, e ciò ha influito molto sull'esito del match. In particolare il primo aspetto, le scelte offensive.
Ancora una volta Antoine Walker è croce e delizia di coach O'Brien e dei C's. Ieri sera probabilmente, più croce. La sua prestazione (7 punti), evidenzia un 3 su 15 dal campo (9/35 nella serie) che, cestisticamente, rileva un'immaturità , mista a presunzione. Immaturità perchè non limitando le sue conclusioni “forzate” (anche in gara due almeno 6 o 7), apre contropiedi devastanti per i Nets, che non aspettano altro che correre su palla recuperata o su rimbalzo catturato. Presunzione perchè le dichiarazioni pregara (vedi “commento a gara1” di Mick), in cui dichiarava di “volersi solo divertire e di non rompergli le scatole”, paiono quantomeno deliranti, buffe, se vogliamo simpatiche, ma assolutamente prive di responsabilità .
Al termine di questa gara, Antoine sembra un minimo più accorto sul tema che lo vede imputato:
“There is no excuse for that, I'm just missing shuts. It's just been a tough time. I'm trying to prove myself as a strong playoff player, but i am coming up short for the first time in my career”.
La partita inizia tuttavia con i C's in palla, i suoi esterni riescono a mantenere gli equilibri offensivi, e ciò propizia un buon primo quarto, nel quale arrivano punti e sostanza sia da Tony Delk (19p,7/13 dal campo, in 37min), sia da Tony Battie (15p, 7/11, in 24min). A dar loro una mano (o meglio, viceversa) il solito immenso Paul Pierce, miglior marcatore della serata e per la prima volta nei suoi playoff, autore di una tripla doppia, 32 punti, 10 rimbalzi e 10 assist.
Il primo quarto si conclude con i C's in vantaggio di 6 (25-19)e soprattutto con i Nets limitati nella loro arma principale: il gioco in campo aperto.
Nella seconda frazione cambia la musica. Jefferson (25p, con 10/18 dal campo), segna con continuità (12 nel primo tempo), e permette ai Nets di prendere il comando della partita, sotto la regia i Kidd. Inizia l'uno contro uno costante di Walker su Martin. “Big-Kenion” mostra qualità difensive, non solo atletiche, ma anche tecniche. Il parziale di secondo quarto è di +12 per New Jersey; 51-45 all'intervallo.
La terza frazione di gioco è condizionata dalle palle perse in casa Celtics. Chiuderanno la gara con 21 turnovers (6 Pierce, 5 Walker), alcune delle quali “sanguinose”. Le palle perse costano caro, più che un tiro forzato. Martin, Kerry kittles (16p, con 3/5 da tre) e compagni, ne approfittano. Volano fino addirittura ad un +21 che pare chiudere l'incontro e rinviare tutti al Fleet Center di Boston, 82 a 66 al termine del terzo quarto.
A fine gara Paul Pierce dichiara:
“They killed us and the turnovers killed us. We gave them opportunities. We turned the ball over at an alarming rate. The more we turn it over the more we create fast-break opportunities for them”.
Ma si sa, gli irlandesi hanno cuore da vendere. Ad inizio del quarto periodo, con Jefferson e Kidd in panchina, i Celtics piazzano un parziale che riapre la gara, 14 punti consecutivi, frutto soprattutto del talento di “DoubbleP”.
Il puteggio si ricompatta (fino all'82-80) e regala un finale di partita aperto ed emozionante.
E' proprio in questi minuti finali che, a nostro avviso, i Nets si dimostrano più squadra, trovando soluzione “costruite” in un sistema di gioco nel quale vengono esaltati i singoli (anche questa volta 5 giocatori in doppia cifra) e riuscendo a riprendere il controllo della gara.
In casa Celtics, i punti e i risultati sembrano più frutto del talento e della buona (o cattiva) vena delle allstar e alla lunga questo non paga, soprattutto in un'ottica playoff, e soprattutto quando una delle tue stelle non è “sempre” continua e luminosa.
Adesso i vista di gara 3, i temi tattici non sono molto diversi da quelli fino ad ora proposti. La zona di New Jersey da scardinare possibilmente con il contropiede o con qualche raffica di tiri da fuori, sarà un probabile elemento della prossima partita. Il confronto sui due lati del campo tra Walker e Martin (fino ad ora nettamente a favore del secondo), dovrà avere un esito diverso, se Boston vuole ancora sperare. Il contropiede vivente di Jason Kidd dovrà essere limitato maggiormente, Kittles e Jefferson sperano raccogliere di più dalle loro difese individuali.
Si giocherà al Fleet Center di Boston, in un clima arroventato, in cui gli animi si surriscalderanno con una certa facilità . In particolar modo nei confronti di Kidd, già pronto, anche prima di questa gara, ad una accoglienza non desiderabile:
“There is always going to be distractions. It's just a matter of magnitude, and how you handle the distractions. My teammates were great,my coaching staff was great,the support I got from my wife was great. It was just a matter of going out there and playing and not worrying obout the sideshow. We had a game to win”
Non ci resta che aspettare venerdì sera (sabato mattina per noi in Italia), sperando che per il bene di questa sfida, Boston possa riequilibrare le sorti della serie. Non è l'ipotesi più probabile, ma francamente quella su cui scommetteremmo noi.