Sarà una semifinale di Conference da urlo…
Sarà una semifinale di conference altamente spettacolare, dato che si trovano di fronte le due squadre che giocano di gran lunga il miglior basket offensivo della lega: in stagione Mavs e Kings hanno avuto rispettivamente il primo e terzo attacco della lega per punti segnati, il primo e secondo per differenziale tra punti fatti e subiti, settimo e terzo per percentuale dal campo, terzo e quarto per percentuale da tre punti.
Due squadre costruite partendo praticamente da zero ma progettate per vincere, con pazienza e senza badare a spese (i due payroll sommatti assieme basterebbero a ripianare il biancio di qualche staterello in giro per il mondo): due progetti tecnici e dirigenziali molto diversi fra loro ma con un denominatore comune, la voglia di passare da zimbello della lega a squadra-rivelazione, a squadra da playoffs, a mina vagante in post-season, a contender (se non proprio favorita) per il titolo; entrambe sono giunte ormai al culmine della maturità , il tempo degli esperimenti e del “farsi le ossa” è finito: ora è il momento di vincere e vincere bene, per guadagnarsi il diritto di affrontare la vincente dell'altra semifinale, quella fra le squadre che hanno già vinto e non vogliono cedere il passo.
Le similitudini però finiscono qua, in quanto le due situazioni sono profondamente diverse: da una parte il genio e la sregolatezza di Cuban e Nelson, due personaggi unici nel loro genere che fanno dell'imprevedibilità la loro ragione di vita: il proprietario dalle mani bucate, vulcanico e inarrestabile, una presenza costante e rumorosissima in qualunque palazzetto in cui giochino i Mavs; l'allenatore-GM, splendido visionario del basket, innovatore e genio tattico.
Dall'altra la presenza autorevole, silenziosa, tremendamente efficiente di Geoff Petrie, probabilmente il miglior GM NBA, alle cui spalle siedono nell'ombra i fratelli Maloof, scapoloni impenitenti, proprietari e tifosi ma rispettosissimi dei ruoli all'interno della franchigia, che affidano ad occhi chiusi la gestione manageriale nelle capaci mani del proprio GM, e quella tecnica in quelle dell'anti-personaggio Adelman, 5° assoluto per percentuale di vittorie fra gli allenatori NBA in attività , ancora in caccia di un titolo NBA sfuggitogli prima a Portland e poi a Sacramento.
Due squadre molto diverse anche nella loro composizione: nei Mavs c'è un uomo solo al comando, l'inarrestabile Dirk Nowitzki; gli fanno degnamente compagnia il suo gemello di pick and roll Nash, il tuttofare Finley e Sua Imprevedibilità Van Exel (più una infinità di gregari di lusso), ma alla fin fine i texani vanno solo dove li porta il Messia da Wurzburg.
I Kings invece sono l'esaltazione del concetto di squadra: non c'è un unico leader in campo e fuori, non c'è un unico go-to-guy, non c'è un solo aspetto del loro gioco su cui concentrarsi. Sono forti nell'attacco a metà campo, in transizione, nei giochi a due (il pick and roll Bibby-Webber è degnissimo rivale di quello Nowitzki-Nash); sono ancora più forti in difesa, sia uomo contro uomo che di squadra. Sono forti a rimbalzo, passano la palla divinamente, ti possono battere sul perimetro o attaccando dal palleggio. Inoltre ai Kings non esistono i gregari, le mezze figure: il 10° e 11° della rotazione (Turkoglu e Funderburke) in qualunque altra squadra giocherebbero 35 minuti comodi da titolari, nei Kings racimolano le briciole.
LA STAGIONE e I PLAYOFFS
I Mavericks hanno appena concluso la miglior regular season della storia della franchigia, raggiungendo per la prima volta la fatidica soglia delle 60 vittorie stagionali.
Sono partiti triturando avversarie su avversarie con una cadenza impressionante, 14 W consecutive nelle prime 14 gare, e 31 nelle prime 36.
Le note dolenti però non hanno tardato ad arrivare, il calendario si è fatto via via più arduo e, pur avendo mantenuto saldamente il miglior record della lega praticamente per tutta la stagione (per poi perderlo a poche settimane dalla fine a causa dell'irresistibile rimonta degli Spurs), i Mavs si sono fatti notare per essere irresistibili con le “piccole”, ma di soffrire terribilmente le corazzate dell'Ovest: 4W e 8L nelle gare contro Spurs, Kings e Lakers, e bilancio in parità contro Blazers e Wolves.
Ai playoffs hanno affrontato i Portland Trail Blazers, avversario indecifrabile dal talento smisurato, superato solo dalla loro lunaticità . Gli oregoniani si sono dimostrati avversari tremendamente ostici, solo un grandissimo Nowitzki e un paio di suicidi dei rossoneri hanno permesso ai texani di portarsi a casa un 2-0 nelle prime due gare della serie, un risultato che avrebbe potuto benissimo essere capovolto e non ci sarebbe stato nulla di scandaloso. Poi è arrivata Gara 3 a Portland, e un trionfo degli ospiti che lasciava presagire un facile passaggio del turno. Qualcosa invece è cambiato, alla lunga la superiorità fisica di Portland ha preso il sopravvento, e i ragazzi di Cheeks sono riusciti nell'impresa di riequilibrare la serie e di arrivare in parità , sul 93-93, a 3' minuti da una vittoria che li avrebbe consegnati alla storia.
Nowitzki, Van Exel e Nash la pensavano diversamente, e hanno chiuso una serie terribile quanto a dispendio di energie fisiche ed emotive.
I Kings hanno giocato una regular season degna di un grande ciclista che sa di essere più forte di tutti, lascia sfogare gli avversari e gli concede di prendersi un ampio vantaggio finchè il terreno è poco selettivo, ma è convinto di recuperarli e staccarli senza problema quando la gara entrerà nel vivo. Hanno avuto una lunghissima serie di infortuni, che hanno coinvolto praticamente tutti i giocatori, a rotazione, ma non li hanno accusati più di tanto: hanno sempre dato l'impressione di giocare col freno a mano tirato, ma tant'è sono arrivati a sole due W dal miglior record della lega e hanno chiuso la stagione con 12 vittorie nelle ultime 14 partite.
Il primo turno di playoffs è stato emotivamente molto coinvolgente, ma tecnicamente e tatticamente senza storia: i gloriosi Utah Jazz hanno opposto una orgogliosa resistenza ma erano i primi a sapere di non avere speranze: i nero-viola hanno rapidamente messo in chiaro come stavano le cose, si sono subito portati in testa senza mai guardarsi indietro, e l'emozione per il canto del cigno della coppia più bella del mondo, l'indimenticabile Stockton-to-Malone, ha di gran lunga superato l'eccitazione per una serie rivelatasi una passeggiata.
15 Gennaio: Sacramento 123, Dallas 94
4 Febbraio: Sacramento 110, @ Dallas 109
27 Febbraio: Sacramento 127, @ Dallas 124
16 Marzo: Dallas 129, @ Sacramento 103
ANALISI TATTICA
Le due squadre si conoscono benissimo, si sono già affrontate al meglio delle sette partite l'anno scorso e sono pronte a sfruttare i rispettivi punti deboli. La prima mossa spetterà a Nelson: i suoi Mavs sono tecnicamente inferiori agli avversari perchè meno profondi, molto più deboli a rimbalzo e quanto a difesa individuale, mentre la squadra di Adelman sulla carta non sembra avere grossi punti deboli.
I Kings scenderanno in campo con la formazione-tipo: Divac sotto canestro, Webber appostato in post alto, Stojakovic pronto a punire sugli scarichi, Bibby da off-guard a fare il “closer” e Doug Christie col compito di far girare tutti gli altri, prendere rimbalzi e soprattutto difendere come un ossesso per ogni singolo minuto contro l'avversario più pericoloso. In questo contesto andranno inseriti minuti importanti per i ragazzi che vengono dal pino: ce n'è per tutti i gusti, Adelman potrà concedersi il lusso di vedere cosa fa Nelson e scegliere a seconda delle necessità .
I Kings giocano a memoria, sono più forti e lo sanno, e quindi non c'è bisogno di stravolgere un impianto collaudato, conosciuto ma quasi inarrestabile.
Toccherà quindi a Nelson inventarsi il modo migliore per mettere qualche granello di sabbia in questo ingranaggio perfetto, ma l'allenatore dei texani esce dalla sfida coi Blazers con poche certezze e un grandissimo dubbio: quintetto lungo, con Bradley e LaFrentz contemporaneamente in campo, o piccolo, con Najera da 4 e zona a tutto spiano? La prima soluzione si è dimostrata affidabile solo fino ad un certo punto: a dispetto dei centimetri e delle braccia lunghe, la frontline Bradley-LaFrentz-Nowitzki piglia pochissimi rimbalzi: questo comporta pochissime opportunità di andare in contropiede, che è una delle armi più letali dei texani; inoltre, la presenza contemporanea dei due lunghi statici sotto canestro, è un invito a nozze per gli esterni avversari, che possono sempre saltare l'avversario diretto e andare a cercare fortuna nei pressi del ferro, caricando di falli gli spilungoni dei Mavs.
D'altronde il quintetto piccolo richiede uno sforzo enorme per non andare in crisi a rimbalzo, e concede a Webber e Divac, passatori sopraffini anche quando l'avversario è un lungo vero, di avere un'ampia visione di gioco.
Una soluzione non episodica ma costante potrebbe essere un quintetto atipico con Nowitzki centro, Najera, un esterno a piacere e il mini-backcourt Nash-Van Exel: il morbido Webber potrebbe soffrire le rudezze dell'indemoniato Najera, e l'accoppiamento Divac-Nowitzki potrebbe dare qualche grattacapo in attacco al serbo (Nowitzki non è buon difensore e lo si sa, ma Vlade è più importante come passatore che come realizzatore: un avversario molto alto, con braccia lunghe e buon atletismo, potrebbe metterlo in difficoltà ), che in difesa non potrebbe fare altro che vedersi triturare dal tedescone ad ogni possesso: verosimilmente Adelman sarebbe costretto a togliere di scena Divac e dare più minuti del previsto a Pollard.
Si parlava di mini-backcourt? Beh, gran parte della sfida sarà decisa dall'esito di un duello fra le due coppie di giocatori sotto il metro e 90 più elettrizzanti di tutta la lega: da una parte il geniale Nash e l'imprevedibile Van Exel, dall'altra il chirurgico Bibby e l'esplosivo Bobby Jackson. Sia Adelman che Nelson amano giocare con quintetti che prevedano un backcourt di questo tipo, ma non possono quasi mai permetterselo con continuità : in una serie di questo genere, invece, sembra quasi naturale attendersi una sfida all'ultimo sangue fra questi 4 piccoli-grandi uomini nei momenti decisivi delle gare.
Un vero “must” per Nelson sarà saper sfruttare al meglio la sua panchina: contro i Blazers hanno giocato praticamente sempre gli stessi 7 giocatori: questo non è più ripetibile contro i Kings e la loro panchina sconfinata e talentuosissima; l'allenatore dei texani dovrà riuscire a far rendere al massimo i vari Griffin, Bell, Wahad e probabilmente addirittura Eschmeyer, perchè il loro utilizzo, contro gli atletoni nero-viola, potrebbe essere decisivo.
IL DUELLO
In teoria si potrebbe parlare di duello Nowitzki – Webber, ma sarebbe sbagliato: troppo grande la differenza fra due opposte concezioni del ruolo di power forward: da una parte il realizzatore puro, letale e quasi inarrestabile; dall'altra l'uomo-squadra, il giocatore che sa segnare tanti punti ma che non è un vero go-to-guy, bensì un creatore di gioco, col compito di far girare la squadra e fa rendere al meglio i compagni.
Il vero scontro sarà fra i due pick and roll più micidiali e inarrestabili della lega: nei momenti cruciali della gara, quando si arriva a giocare il possesso da non sbagliare per nessun motivo, sia Kings che Mavs si affidano ciecamente a questa situazione tattica: il campo ci dirà quale dei due è più efficace. C'è da dire però che Sacramento ha un asso nella manica, ovvero la possibilità di difendere sul pick and roll Nowitzki-Nash non con Bibby ma con Christie, una variante che può fare tutta la differenza del mondo (soprattutto se Nelson sceglie il quintetto piccolo e quindi Bibby non paga dazio fisicamente nel cambio di marcatura).
KEY PLAYERS
Mavericks: Steve Nash.
Certo Nowitzki è Nowitzki, ovvero il quarto marcatore e undicesimo rimbalzista dei playoffs: nessuno dei dieci migliori rimbalzisti segna quanto lui, e il tutto è reso ancora più incredibile dal fatto che, togliendo dal computo la disgraziata sfida conto i Blazers in cui ha giocato solo una manciata di minuti, i suoi punti a partita si impennano a 34.3, cifra che lo isserebbe al primo posto assoluto con un comodo vantaggio sul secondo.
L'ago della bilancia per i Mavericks è però Steve Nash; il rendimento di Nowitzki è bene o male in cassaforte, quindi il futuro dei texani dipende da come giocherà il playmaker dai capelli impossibili: viene fuori da una serie difficilissima, in cui ha sofferto tremendamente l'atletismo dei suoi avversari diretti, e si trova immediatamente catapultato in una serie che potrebbe rivelarsi un vero incubo: in tutti gli scontri diretti di regular season Adelman ha sempre dirottato sulle sue piste il micidiale Christie, uno dei più velenosi difensori di tutta la lega, e quando questo è accaduto generalmente Nash è stato cancellato dalla partita, perchè Christie ha le gambe per tenerne le penetrazioni e la sua altezza, il suo atletismo, le sue braccia lunghe fanno letteralmente spegnere la luce al suo avversario diretto.
Il tutto è complicato dalle condizioni fisiche non perfette del playmaker di Nelson, che ha problemi ad un'anca. Che Nash sia un grandissimo giocatore lo sappiamo tutti, che non abbia paura di niente e di nessuno è altrettanto inequivocabile, ma dopo una serie nel complesso estremamente deludente dovrà gettare il cuore oltre l'ostacolo e superare se' stesso. Se il Nash di Mavs – Kings è quello visto per gran parte della serie contro Portland, i texani sanno già che guarderanno le Finali di Conference in televisione.
Kings: Doug Christie.
Difficile indicare un giocatore con più importanza degli altri nel perfetto meccanismo dei Kings: scegliamo lui, probabilmente il meno appariscente e sicuramente il meno pubblicizzato. Sarà decisivo perchè a lui spetta il compito di soffocare Nash, la fonte di gioco altrui, ma al contempo dovrà cercare di non consumare troppe energie in difesa, perchè uno dei pochissimi punti deboli dei Kings è che, per attaccare con la consueta naturalezza, non possono prescindere dalla visione di gioco e dall'abilità di passatore dell'ex Raptor. La sfida dell'anno scorso con i Lakers dovrebbe servire da insegnamento per Adelman: Christie, per quasi tutta la serie incollato a Bryant, spese un quantitativo enorme di energìe fisiche e psichiche, e si ritrovò totalmente bollito nei momenti cruciali, soprattutto nella fatale Gara 7.
Impossibile non menzionare almeno brevemente Peja Stojakovic, miglior marcatore dei suoi nella serie contro Utah: 22.6 punti, 54.9% dal campo, 57.7% da tre punti. Cifre da far stropicciare gli occhi, che terrorizzerebbero qualunque allenatore: una delle priorità per Nelson è appiccicargli addosso un difensore, il più alto e atletico possibile, e vietargli in ogni modo di concedere al serbo anche solo pochi centimetri di libertà .
ATTENZIONE A…
Mavericks: Nick Van Exel.
E' stato decisivo e assolutamente fondamentale nella serie contro Portland, senza un paio di sue prestazioni del tutto sopra le righe (in senso buono, per una volta) ora staremmo magnificando gli oregoniani, Nowitzki o non Nowitzki.
La difesa di SacTo è terribile, soffocante, soprattutto quando entrano in gioco gli specialisti Pollard e Jim Jackson. Ci saranno momenti cruciali nella serie in cui l'attacco dei Mavs sarà in debito d'ossigeno, e solo le visioni di “Nick da Quick”, che rendono labilissimo il confine fra il genio e la follia, potranno tenere a galla i suoi.
Kings: Jimmy Jackson.
E' l'ultimo arrivato nella famiglia Kings, scippato da Petrie a Pat Riley grazie al fatto che i Maloof hanno concesso al proprio GM di fare un offerta che il coach con la brillantina non poteva nè voleva nemmeno avvicinare. E' arrivato in sordina, gli si pronosticava un futuro da dodicesimo uomo, e invece il veterano da Ohio State si sta dimostrando pedina fondamentale nello scacchiere di Adelman; l'opinione comune NBA lo definisce uno specialista difensivo, e in effetti i Kings ricorrono a lui quando c'è da stringere per bene qualche vite in difesa. In realtà il nostro in post-season è addirittura il quinto Kings per minutaggio (24.6) e punti a partita (10.4), dopo aver spodestato nientemeno Turkoglu come cambio di Christie o Stojakovic.
LA CHIAVE DELLA SERIE
Inutile nascondersi dietro ad un dito: il pronostico è nettamente a favore dei Kings, una vittoria dei texani sarebbe a tutti gli effetti una grossa sorpresa. In attacco i Mavs sono fantastici, ma i Kings sono meglio: più efficaci, meno legati alle percentuali di tiro, con molte più soluzioni tattiche a disposizione e un parco giocatori più ampio. In difesa poi il divario diventa un abisso, i nero-viola sono una delle migliori squadre difensive della lega, i Mavs una squadra deficitaria sia a livello di matchups individuali, sia a livello di difesa di squadra.
Inoltre i Kings nelle ultime stagioni hanno sempre avuto buon gioco con i Mavs, quindi anche la situazione psicologica è totalmente a favore dei ragazzi di Adelman.
Per vincere la serie Sacramento avrà bisogno che continuare a macinare il proprio gioco come sa, senza farsi prendere dalla fretta o dalla paura di vincere. Dallas invece avrà bisogno di qualcosa di speciale: innanzitutto un grandissimo Nowitzki, ma anche una serata offensiva di alto livello per almeno due giocatori fra Nash, Van Exel e Finley, e anche un bel po' di abnegazione e voglia di sacrificio a rimbalzo.
Due elementi potrebbero infine rivelarsi le variabili impazzite della serie:
Innanzittutto il differente approcio alla sfida: i Kings hanno avuto un primo turno facile facile e sono stati i primi a passare il turno; i Mavs invece hanno giocato la serie più difficile, tirata, dispendiosa e dura di tutti i playoffs, e hanno si e no 48 ore di riposo nelle gambe.
Cosa peserà di più sulla bilancia della serie? la serenità e la freschezza dei Kings (che potrebbero però rivelarsi presunzione e desuetudine al clima della gara), o il morale a mille e l'abitudine a giocare al massimo livello d'intensità (che a loro volta potrebbero trasformarsi in appagamento e spossatezza)?
Il secondo elemento è una curiosità statistica: Gara 3 e Gara 4 si giocheranno in giorni consecutivi, il famigerato (nonchè inedito per la post-season) back-to-back. Un fatto del genere, in una serie a questo livello di intensità , potrebbe diventare una variabile impazzita: in regular season le seconde gare dei “BtoB” sono del tutto imprevedibili e difficilmente decifrabili; cosa succederà quando le due contendenti dovranno affrontarsi a poche ore di distanza dall'ultima battaglia?
Cuban è infuriato e lancia dichiarazioni minacciose nei confronti del Palazzo, in realtà a ben vedere la situazione potrebbe essere favorevole ai Mavs: le due gare in questione si giocheranno all'Arco Arena di Sacramento, arena fra le più rumorose e condizionanti della lega; l'atmosfera particolare, sia fisicamente che emotivamente, di una Gara 4 che avrà i caratteri aleatori tipici delle seconde gare dei “back-to-back”, potrebbe annullare i vantaggi del fattore campo.