Una buffa espressione di un giocatore che ha lasciato il segno: Walter McCarty
Culpa, mea culpa, mea maxima culpa.
Nella preview che ho redatto prima dell'inizio della serie, dopo il solito zuppone in cui venivano esaminati tutti gli aspetti della sfida, inclusi i punti di forza e di debolezza delle due squadre, dall'allenatore ai giocatori, con "impavida" sicurezza mi cimentavo in una previsione: 4 a 2 per Indiana.
Premettendo che è sempre valida la famosa frase "non sbaglia le previsioni solo chi non le fa", i Pacers hanno più buoni giocatori di Boston, un record migliore ed il vantaggio del campo.
Di contro i Celtics non hanno giocato bene prima dei play-off e sono sostanzialmente una squadra meno forte dell'anno scorso, ma soprattutto il motivo per cui ho ipotizzato un tale risultato è stato che una squadra composta da due stelle come Paul Pierce ed Antoine Walker e poco altro sarebbero riusciti a fare poco contro uno squadrone composto da molti buoni giocatori ed una stella come Jermaine O'Neal.
È proprio qui che sta l'errore, la cui analisi affronterò dopo.
Passano solo pochi minuti dall'inserire on-line l'articolo, che sono stato assalito da un dubbio: e se è troppo scontata la vittoria di Indiana da essere vera? Nei giorni seguenti ho navigato per la rete e per le edicole in cerca di altri commenti sulla serie in questione e le frasi più ricorrenti davano conforto alle mie stesse impressioni: "troppo forte Indiana per Boston", "Indiana non può non vincere". Letto questo, mi sono tranquillizzato pensando che, mal che vada, se sbaglio io, sbagliamo tutti.
Non è un gran bell'atteggiamento il fatto di cercare di confondersi nella massa e conformarsi ad essa, ma io avevo la giustificazione d'averlo appreso solo dopo aver redatto la preview. Il problema è che c'era un qualcosa che mi attanagliava dentro dicendomi che il risultato finale non era così semplice ed ovvio.
Poiché il dubbio stava covando dentro di me ben prima di terminare la preview, ho inserito la possibilità che Pierce non possa essere tenuto dai difensori di Indiana. I motivi sono vari ed anche validi: Pierce ha giocato molto bene negli scorsi play-off; nel quarto periodo è uno dei più efficaci giocatori NBA; il suo gioco sul perimetro ed in penetrazione non teme confronti con nessuno; il suo controllo del corpo è eccellente; è uno dei migliori nel tiro dalla media distanza. Tutto questo deve pur valere qualcosa.
Al momento della lettura dell'articolo a qualcuno la frase su Pierce è potuta sembrare solo una piccola scappatoia, un po' come fanno alcuni analisti di borsa quando non hanno la più pallida idea di quello che potrà accadere in un determinato periodo borsistico, ed allora mettono qualche parola ad effetto che alla fine significa "potrebbe salire ma potrebbe anche scendere". Io però credo in Pierce, e difatti è stata la chiave della serie.
Arriva gara 1 e Double-P ti sfodera un ultimo quarto da antologia invertendo subito il fattore-campo e dando una svolta che poi risulterà decisiva per la serie.
Chi sbaglia deve ammettere i propri errori, difatti è arrivata subito la mia ammissione implicita affermando che la serie era decisamente cambiata a favore di Boston. Questo mi ha permesso di commentare le successive partite con più tranquillità , durante le quali Indiana vince la seconda in casa ma poi perde le successive due a Boston offrendo la giugulare ai ragazzi di coach O'Brien. Solo una leggerezza nel finale di gara 5 non ha permesso a Boston d'affondare i denti, posticipando di una sola partita l'inevitabile vittoria realizzata con un dominio a tratti imbarazzante nella successiva gara 6 giocata tra le mura amiche.
Non sempre ci si comporta in questa maniera. Chi non ammette i propri errori può essere convinto che la prima partita sia stata soltanto un incidente di percorso, oppure può credere che se Pierce non giocava bene nell'ultimo quarto Indiana avrebbe meritato la vittoria perché era rimasta in vantaggio per l'intero incontro ed altre motivazioni che denotano una strenua difesa delle proprie ed ormai obsolete convinzioni. Costretto a non cambiare più opinione e supportato dalla vittoria di Indiana in gara 2, la propria idea-base perde progressivamente le certezze che si credevano solide con il proseguimento della serie.
All'inizio dell'articolo accennavo ad un errore, in particolare questo errore è sommare il talento della squadra e chi ne ha di più è la candidata alla vittoria della serie.
In realtà non è così: è la squadra che riesce a tirar fuori il meglio di sé limitatamente alle proprie capacità che riuscirà a passare il turno, ed in questa serie chi ha svolto questo compito nel migliore dei modi è stata proprio Boston. Donnie Walsh, padrone degli Indiana Pacers, ha affermato alla fine della serie che i Celtics sono di più di una "two-man team", una squadra con due giocatori bravi e nulla di più, citando in particolare Eric Williams, Tony Delk e Walter McCarty come veterani "migliori di quello che la gente pensi".
Per fare un solo esempio, è stato merito di tutta la squadra se Boston ha preso 18 punti di vantaggio nel primo quarto della decisiva gara 6, e nel complesso tutti i Celtics hanno dato complessivamente di più di Indiana.
"Eravamo veramente ansiosi di uscire da questa serie" ha detto Pierce "dovevamo averla già fatta nostra l'altro giorno ad Indianapolis (gara 5). È bello uscire dai quarti e giocare le semifinali con New Jersey, la squadra che ci ha eliminato un anno fa. Sarà una bella serie".
Se è importante che la squadra giochi bene, in certi momenti è necessario avere un giocatore che ti tolga le classiche "castagne dal fuoco", ed in questo Boston ha due eccellenti interpreti: Antoine Walker ma soprattutto Paul Pierce. Indiana invece aveva solo Jermaine O'Neal, ma per molti non sarà mai un primo violino, ma un ottimo secondo, proprio per questo Indiana non ha vinto nonostante le sue ottime performance. Ci sarebbe Reggie Miller, ma ormai i suoi 38 anni si fanno sentire e probabilmente si ritirerà .
Ecco che i tasselli si sono formati ed abbiamo trovato la spiegazione per cui Indiana non poteva vincere se non con tremendi sforzi. Sono tutti bravi a parlare dopo, se qualcuno me l'avrebbe detto prima avrei risparmiato una figuraccia, ma come detto sono in bella compagnia, tenuto anche conto che all'altra parte non c'è praticamente nessuno.
Concludo con una frase che ha detto il grande John "Hondo" Havlicek durante gara 6, uno dei grandi dei Celtics del passato, riferendosi a Pierce: "è probabilmente il miglior giocatore uno-contro-uno che i Celtics abbiano mai avuto". E scusate se è poco.