La gioia di Patterson e dei tifosi rossoneri, dopo una gara fantastica.
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TRAIL BLAZERS 125, MAVERICKS 103
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“Loro hanno giocato come una squadra che se non vince è spacciata, noi abbiamo giocato come una squadra che ha a sua disposizione due partite per chiudere la serie. La differenza è tutta qua.”
Potrebbero bastare queste parole di Michael Finley per descrivere una gara 6 che è durata poco più di un quarto e mezzo.
Fra le due squadre c'era troppo divario in termini di grinta, “fame”, voglia di vincere, entusiasmo, perchè la gara prendesse una piega diversa.
I Mavericks hanno provato a prendere subito in mano la partita con la solita partenza-sprint, e grazie ad una serie di triple messe a segno (in particolare tre del solo Nash) si sono portati subito a +7; si è però capito subito che la gara era comunque in mano agli ospiti, che avrebbero potuto allungare il passo non appena i texani avessero smesso di segnare con continuità da tre punti.
Così è stato, i Blazers hanno ricucito rapidamente il divario grazie soprattutto alla ormai abituale superiorità a rimbalzo: 13-3 nel periodo, e tutti i rimbalzi presi dai Mavs li ha conquistati Finley…
Nel secondo quarto è continuata la mattanza nei rimbalzi (16-6), e i rossoneri hanno lasciato indietro gli avversari con un parziale iniziale di 25-5 nel periodo, chiuso con un eloquente 37-14 complessivo. Al termine del primo tempo il solo Nash si è meritato una sufficienza fra i suoi (14 punti), mentre dall'altra parte sono da segnalare i 14 di Wells, gli 11 di Wallace e soprattutto gli 8 punti e 9 rimbalzi in soli 9 minuti di Arvydas Sabonis. Dall'inizio del terzo periodo in poi non c'è stata più partita, i Blazers hanno continuato a spadroneggiare a rimbalzo e a controllare facilmente il gioco senza nemmeno bisogno dell'apporto di Scottie Pippen, che si è limitato ad un cammeo di pochi minuti nel terzo quarto per assaporare il gusto della vittoria (segnando il canestro del massimo vantaggio, +32).
Al termine della gara il tabellino era piuttosto eloquente, a cominciare dalle statistiche di squadra (46 rimbalzi a 32 per gli oregoniani; 39% dal campo per i Mavs, 59% per i Blazers) e proseguendo con quelle individuali: da un lato bene Nash (21 e 6 assist), benino Finley (20 e 5 rimbalzi), disastrosi tutti gli altri da Nowitzki (4 punti e 0 rimbalzi in 28, impalpabili minuti), a LaFrentz e Bradley (inesistenti, 2 rimbalzi in due), a Van Exel (4 punti in 17 minuti).
Dall'altro statistiche generose per tutti, specialmente per Sabonis, 16+8 in soli 12 minuti (le cifre sui 48 minuti calcolatele voi, perchè sono spaventose), e Zach Randolph, ormai una certezza col suo 21 + 10. Senza dimenticare però i 14, 6 rimbalzi e 4 assist di Stoudamire e i 18 + 6 + 3 di Wells.
Insomma, Gara 6 praticamente non si è giocata, quindi è meglio parlare della decisiva Gara 7 che attende le due squadre fra pochi giorni: i Blazers, comunque vada, hanno già fatto qualcosa di straordinario perchè solo due squadre erano riuscite a pareggiare una serie iniziata con uno 0-3 (Utah nel '94 e NY nel '51), e il morale di tutti è ovviamente alle stelle in attesa di una partita che potrebbe consegnare i rossoneri definitivamente alla storia.
In casa Mavericks le emozioni sono ovviamente opposte, c'è una sensazione palpabile di smarrimento di fronte ad una serie che sembrava già vinta, e che ora è totalmente in mano ai Blazers dal punto di vista tecnico ed emotivo. I commenti velenosi dei columnist di tutta america ormai si sprecano, ponendo l'accento sulla mancanza di nerbo e killer instinct in una squadra che ormai tutti definiscono come bellissima ma senza cuore, senz'anima, senza voglia di lottare: ritorna l'incubo dell'etichetta di “soft white boyz”, che Nelson e i suoi ragazzi hanno disperatamente cercato di scrollarsi di dosso per tutta la stagione.
Proprio Nelson è il principale imputato della situazione: il quintettone ha retto bene nelle prime gare, ma Cheeks ha preso poi decisamente il sopravvento nel duello a scacchi fra i due coach. Se i Mavs dovessero subire l'onta dell'eliminazione Nelson sicuramente dovrà appendere la lavagnetta al chiodo, ma è probabile che Cuban scelga di fare piazza pulita e cambiare totalmente staff tecnico, senza avallare la successione da Nelson padre a Nelson figlio. Inoltre non sarebbe una sorpresa un'eventuale epurazione anche per quanto riguarda i giocatori, con LaFrentz come primo indiziato a fare le valigie.
Cosa ci aspetta dunque in Gara 7? Sicuramente sarà una lotta all'ultimo sangue, per tutta la serie i Blazers hanno fatto capire di volersela giocare soprattutto sul piano fisico, senza lesinare contatti durissimi dal primo all'ultimo minuto. Il piano tattico di Cheeks è ormai chiaro: i suoi cercheranno di attaccare furiosamente il canestro, di caricare di falli i lunghi avversari e di prendere immediatamente il controllo dei tabelloni. Per trovare sbocchi offensivi sarà fondamentale l'utilizzo di Scottie Pippen, che nei momenti cruciali della gara potrebbe dare equilibrio e lucidità alla squadra, e l'attitudina di Rasheed Wallace; Cheeks si affiderà probabilmente al quintetto lungo, con Randolph da 3 e Bonzi Wells da 2: un quintetto che da una parte rende un suicidio l'utilizzo in contemporanea di Nash e Van Exel, dall'altra ha dimostrato di poter annullare il pick and roll Nowitzki-Nash, l'arma più affilata a disposizione di Nelson.
Il più grosso pericolo per i rossoneri è, ancora una volta, quello di rovinare tutto con un approcio sbagliato alla partita: giocare in scioltezza quando non si ha niente da perdere è relativamente facile, ma affrontare una Gara 7 che potrebbe essere storica, a 3 anni di distanza da quella fatale sfida contro i Lakers, è tutta un'altra storia; i rossoneri sono proverbiali per la loro capacità di fare faville in una partita e poi crollare miseramente su se stessi in quella dopo, la pressione psicologica sarà tremenda e i giocatori di Portland devono dimostrare di essere cresciuti, di essere finalmente maturi, di avere tovato un equilibrio psicologico all'altezza delle loro qualità tecniche e atletiche.
Per quanto riguarda i Mavs, la cosa più importante è recuperare la fiducia nei propri mezzi: i texani restano più forti dei propri avversari, tutto sta nel rendersene conto, anche se la paura di entrare nella storia dalla parte sbagliata è un avversario formidabile.
Sul piano tattico, le chiavi per vincere sono semplici: innanzitutto sarà fondamentale che almeno due dei “Big Three” trovino una serata felice in attacco; se uno solo dei tre riesce a segnare con costanza, i texani sono spacciati; il problema è che Finley è lontano dalla miglior forma per l'infortuio al termine della stagione regolare, Nash ha problemi all'anca, Finley alla spalla; non la condizione migliore per affrontare una gara in cui i colpi durissimi non mancheranno.
Se dal lato offensivo sarà fondamentale un contributo sostanzioso dei campioni della squadra, non si può non considerare l'aspetto difensivo: i titolari dei Mavs non possono tenere il primo passo degli avversari diretti, ormai è assodato e in qualche modo sopportabile, ma i texani devono lottare in tutti i modi per non soccombere a rimbalzo.
In tutte le partite della serie tranne una (finita in parità ) i Blazers hanno prevalso, ma nelle ultime tre hanno addirittura fatto il vuoto: in Gara 6 i tre lunghi titolari della squadra texana hanno combinato per 2 rimbalzi in 68 minuti complessivi! Una prestazione inaccettabile e che non dovrà ripetersi, altrimenti i Mavericks non avranno speranze.
In conclusione si può dire che, nonostante la situazione psicologica particolare, i favori del pronostico non possono che andare, anche se di poco, ai Mavs: giocano in casa, sono più forti e hanno un Nowitzki in più. I Blazers per parte loro si presenteranno in campo carichi di adrenalina e pronti a spazzare via gli avversari, ma potrebbero anche finire schiacciati dalle loro stesse emozioni forti.