SAC-UTA Gara 5

I fans hanno applaudito i Kings e salutato con onore la coppia Stockton-Malone

Quando anche i tifosi di Sacramento sono balzati in piedi e hanno regalato una standing ovation da pelle d'oca, al momento dell'uscita definitiva del duo Stockton-Malone, in molti hanno pensato che gara 5 di questa serie sia stata l'ultima partita in cui una delle più spettacolari coppie della storia NBA abbia giocato insieme.

La gara non aveva alcun senso agonistico, anche se nei playoffs NBA è difficile pensare ad un risultato così scontato, ma effettivamente Utah non aveva più nulla da chiedere a questa postseason, la sua vittoria per l'onore l'aveva ottenuta e Sacramento era troppo ansiosa di levarsi questo peso dalla testa, per pensare e prepararsi al meglio al proseguo ben più difficile di questi playoff. Sono stati ancora Chris Webber e un infallibile Peja Stojakovic a guidare i Kings alla vittoria che pone fine a questa serie di primo turno, ma con loro si è rivista a pieni giri anche la panchina terribile a disposizione di coach Adelman, con un eccellente Bobby Jackson, parso pienamente recuperato dopo un periodo di empasse dovuto all'inattività  post-infortunio al polso, e un solidissimo Jimmy Jackson, definitivamente scelto da Adelman come secondo sostituto nel backcourt ai danni di Hedo Turkoglu. I Jazz pur tirando ben 10 volte in più degli avversari hanno ciccato completamente la percentuale come gli è spesso accaduto in questa serie (41% contro il 52% dei Kings) e all'Arco Arena hanno dovuto pagare dazio ai liberi, sorta di vendetta subita dopo qualche favoritismo concesso nelle partite al Delta Center.

Al termine della gara tutti, più che parlare della partita, hanno avuto parole per spiegare il momento vissuto dopo l'uscita in contemporanea di Stockton e Malone, soprattutto Webber, che già  a Salt Lake City, aveva avuto parole significative per il duo, ha voluto replicare: "Se questa diventerà  la loro ultima gara, sarà  stato solo un onore esserci stato. Loro hanno cambiato il gioco insieme.

Anche coach Sloan ha voluto ringraziare il suo magnifico duo, e anche lui ha, tra le parole, rivelato che potrebbe essere l'ultima stagione su di un pino NBA, dopo 15 anni di panchine sempre con Utah, che lo pongono al vertice come longevità  nel mondo professionistico americano. Sicuramente senza questi tre capisaldi, la franchigia dello stato mormone non sarà  più la stessa, un po' come successe ai Bulls del dopo Jordan, con l'addio in contemporanea anche di Jackson e Pippen.

L'analisi della serie è abbastanza scontata, visto come sono andate le cose, perché fin dal primo momento in cui si è saputo l'accoppiamento di questo primo turno, i pronostici pendevano in maggioranza sul risultato poi avveratosi, nessuno pensava ad una serie difficile per i Kings, benchè meno ad una remota vittoria Jazz, mentre in pochi davano spazio ad un possibile sweep dei californiani, vista l'esperienza, la tenacia e l'ambiente di Salt Lake City. Infatti l'unica partita giocata veramente da Jazz, dai ragazzi di Sloan è stata gara 3, la prima giocata fra le mura amiche, forse con un po' di accondiscendenza di Kings e arbitri, ma disputata in maniera eccellente, trovando tutte le chiavi tattiche possibili per impensierire Sacto.

Sacramento, pur giocando il suo miglior basket solo a tratti, interamente forse solo in gara 2, ha avuto vita facile, trovando in Stojakovic un cecchino infallibile, capace di viaggiare a medie impensabili, che rendono i Kings un cliente davvero pericoloso per il futuro. Il serbo, soprattutto dalla distanza, ha letteralmente bucato la retina da ogni dove, eludendo le varie marcature di Sloan, incapaci di arrestarne la velocità  di esecuzione. Adelman non ha dovuto nemmeno spremere più di tanto la sua panchina, soprattutto nel reparto lunghi, in quanto quello dei Jazz è parso all'altezza solo in gara 3, poi per il resto ha sofferto la velocità  del gioco e la fluidità  dei passaggi. Webber, pur non al 100% ha saputo sempre trovare i tiri giusti da prendere in avvicinamento e dalla media ha tenuto buone medie, ma la vera differenza in positivo per i Kings è stata la capacità  di essere incisivi anche in situazioni di gioco schierato e di attacchi lenti, e qui il merito va tutto al backcourt, con Bibby e i due Jackson sugli scudi. Il play, pur non tirando benissimo e non segnando con continuità  come nei playoff dello scorso anno, ha saputo far giocare la squadra in modo giudizioso, trovando spesso gli scarichi giusti per i tiratori e la palla dentro per Webber, riuscendo a controllare l'attacco all'occorrenza per poi velocizzarlo sensibilmente, in particolar modo nei secondi tempi delle partite, quando i vecchietti di Utah calavano di intensità . I due Jackson poi hanno fatto il resto, sfruttando Bobby la sua esplosività  contro gente molto più lenta di lui in penetrazione e Jimmy la sua forza fisica e la sua altezza nei missmatch creati dall'attacco di Adelman. Quasi tutti i vantaggi significativi nelle vittorie dei Kings sono venuti nella ripresa e in particolare quando erano i giocatori delle panchine ad essere in campo, chiaro segnale del dominio di quella di Sacto su quella Jazz.

Utah ha cercato di rallentare il più possibile il gioco, per sfruttare la propria circolazione, ma ha pagato la scarsa percentuale al tiro, per contro ottima in casa Kings, non sfruttando a dovere Malone in attacco e ancor di più Harpring, sicuramente non al 100% fisicamente. Stockton non è stato incisivo come al solito e in più di un momento si ha avuto la sensazione che con Mark Jackson la suqadra giocasse meglio. Ostertag, magnifico in gara3, ha avuto come al solito un lampo di luce in mezzo alla nebbia ed ha chiuso inopinatamente con un espulsione lampo dopo 6 minuti di gara 5, che sicuramente non sarà  piaciuta né a Sloan né alla dirigenza. L'unico che ha davvero impressionato per l'interpretazione sempre positiva della gara è stato Kirilenko, anche se in difesa non è stato così decisivo come in altre occasioni. Sicuramente però i Jazz ripartiranno dal russo per ricostruire la franchigia dopo il distacco da Stockton e Malone.

Sacramento, intanto aspetta il risultato della sfida tra Dallas e Portland per vedere chi dovrà  affrontare nella Semifinale di Conference. Sicuramente Adelman ha in mente una serie contro i Mavericks, e per questo ha deciso di non sforzare troppo la sua panchina, che potrebbe risultare l'arma decisiva nella serie, in particolar modo nel settore lunghi, visto la differenza sostanziale tra i due reparti, che potrebbe rivelarsi molto più favorevole ai Kings che ai Mavs. Certo, poi, se Stojakovic continuasse a tirare in questo modo e Bibby giocasse ancora con questa maturità  ci sarebbero ben poche cose da fare per fermare l'attacco dei Kings.

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