DAL-POR Gara 5

Scottie Pippen schiaccia in contropiede, come ai vecchi tempi.


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TRAIL BLAZERS 103, MAVERICKS 99
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Signore e signori, abbiamo una serie! Sembrava impossibile dopo le prima tre gare, e invece Portland è ancora viva, e lotta per riuscire in un'impresa mai riuscita a nessuna squadra, ovvero vincere una serie dopo essere andati sotto 0-3.

I Dallas Mavericks hanno fallito il secondo match-point consecutivo, dopo essere stati in vantaggio per 47', ed ora hanno un po' più di paura pensando a Gara 6, che si giocherà  in un Rose Garden verosimilmente esplosivo.

Ai texani non è bastato un grande, grandissimo Dirk Nowitzki, che ha trascinato i suoi per tutta la gara, ma ha ricevuto ancora meno aiuto da parte dei suoi compagni rispetto alle gare precedenti; al contrario i Blazers hanno strappato questa vitale vittoria in trasferta grazie al cuore, alla freddezza, al gioco corale, all'abnegazione, tutte caratteristiche che sembravano non appertenere agli schizofrenici oregoniani.

E' stata una gara fisicamente durissima, giocata da entrambe le squadre con il coltello fra i denti per 48', una gara in cui per gran parte dell'incontro i Mavs hanno dato l'impressione di avere facilmente a portata di mano la W che avrebbe mandato in vacanza i Blazers: i texani partono fortissimo, come al solito, segnando 8 dei primi 10 tiri; al momento della sirena che chiude il primo quarto sono sopra di 6, grazie a 13 punti di Finley, mentre Nash ha già  5 assist al suo attivo (ma nessun punto).

Nel secondo quarto si rivede in campo per pochi minuti Scottie Pippen, gli ospiti fanno valere la loro superiorità  atletica e riducono lo svantaggio: vengono però ricacciati indietro da un ottimo Van Exel, che sale in cattedra sostituendosi ad uno spento Nash; il canadese soffre terribilmente la marcatura di uno Stoudamire irriconoscibile pensando al giocatore svogliato, nervoso, irritante visto negli ultimi anni: “The Mighty Mouse” gioca con una concentrazione mai vista, nega costantemene la penetrazione al suo avversario e, in attacco, riesce sempre a metterlo in difficoltà  col suo primo passo esplosivo. Grazie a lui e a Zach Randolph (14 punti nel primo tempo) gli ospiti si tengono a galla, nonostante un Wallace ancora una volta pessimo (4 punti e 1 rimbalzo) e un Wells con le polveri bagnate.

Il terzo periodo è il più duro e combattuto sul piano fisico, con scontri fisici tremendi praticamente ad ogni azione, e gli arbitri sono costretti ad ammannire falli e tecnici (5 in tutto nel quarto) a destra e a manca: rischia di farne le spese Nowitzki, a lungo dolorante a terra dopo un colpo subito alla spalla.

I protagonisti della gara non cambiano: da una parte accanto al solito, inarrivabile Nowitzki, l'unico a dare un contributo sostanziale è Van Exel, che chiuderà  i primi 3 periodi di gioco con 22 punti e 4 assists in 21 minuti. Non gli è da meno, sul lato opposto della barricata, Damon Stoudamire: 13 punti nel solo terzo periodo.

I Mavs perdono lentamente l'inerzia della gara anche grazie alle intuizioni di Cheeks, che sceglie un quintetto altissimo: Wallace e Davis sotto i tabelloni, Randolph in ala piccola e Wells da due, una soluzione che permette agli ospiti di spadroneggiare sotto le plancie e toglie dalla gara Finley, che soffre la marcatura di Bonzi.

Il quarto periodo regala ai tifosi emozioni a sufficienza per una partita intera. Dopo il cammeo nel secondo periodo, Cheeks butta nella mischia Pippen: è la mossa che cambia la partita, perchè con “The Afroman” in campo la circolazione di palla di Portland diventa come d'incanto fluida e naturale, ognuno riceve palla coi modi e nei tempi giusti, l'attacco rossonero diventa quasi irresistibile; la sua presenza in campo ha anche un altro effetto fondamentale, ovvero l'esplosione di Wallace: 'Sheed è stato vergognoso nelle ultime tre gare, ma Pippen sa sfruttarlo al meglio, e grazie a lui l'ex Tar Heel sarà  decisivo.

Portland gioca meglio e soprattutto gioca di squadra, ma a 6'11'' dalla fine i Mavs sono in vantaggio di 9 punti (92-83) grazie ad uno strepitoso Nowitzki, che parte con un roboante 5/5 nel quarto segnando in tutti i modi possibili ed immaginabili: piazzato dalla media, penetrazione chiusa in schiacciata, canestro in contropiede, fade-away dal post basso.

La gara sembra in ghiaccio, ma i Mavs non riescono più a segnare (sbaglieranno 7 degli ultimi 8 tiri) e i Blazers piazzano un tremendo parziale di 20-7. I rossoneri passano per la prima volta in vantaggio quando manca 1'05'' alla fine: Da Pip serve Wallace nell'angolo, secondo ferro; il rimbalzo però è lungo e torna in mano a Sheed, che senza pensarci su due volte tira ancora e segna.

I Blazers non cederanno più il vantaggio, e la gara verrà  chiusa definitivamente da una stoppata di Pippen e Patterson su Najera, da un 2/2 ai liberi di un glaciale Randolph, dopo aver abusato di Finley in post basso, e da un tap in di Sabonis che regala ai suoi il definitivo +4 dopo un 1/2 ai liberi di Nowitzki.

Le chiavi tattiche della gara sono le stesse viste nelle altre gare della serie: i Mavs, grazie al loro attacco esplosivo, riescono in un lampo a prendersi vantaggi in doppia cifra, ma non riescono mai a chiudere la gara perchè Nash e Finley offensivamente sono insufficienti e lasciano tutto il peso dell'attacco sul solo Nowitzki, ma soprattutto perchè i Blazers restano a galla grazie alla supremazia a rimbalzo: 48 a 32 il computo totale al termine della gara.

Guardando in casa Mavericks salta subito all'occhio una sensazione diffusa di disagio, tensione, anche stupore; nonostante le dichiarazioni di facciata, Nelson e i suoi ragazzi si sentivano già  in tasca il passaggio del turno, non si aspettavano di dover tornare al Rose Garden.

L'inerzia della serie ha cambiato prepotentemente padrone, ma il vantaggio dei texani è ancora enorme: ci sono altri due match-points a disposizione, la missione sembra tutt'altro che impossibile, purchè non inizino a farsi largo pensieri del tipo “non è che finiremo per essere noi i primi a farsi rimontare dal 3-0?”.

Per scrollarsi di dosso le paure non c'è modo migliore che fare ancora affidamento su Nowitzki, strepitoso anche in Gara 5 (35 e 11); però ci vorrà  un diverso approcio alla gara da parte di Finely e Nash:
il primo ha sofferto oltremisura la marcatura di Wells e, dopo essere partito bene con un primo quarto da ben 13 punti, ne ha segnati solo 2 nel resto della partita.

Il tabellino del canadese dice 7 punti con 2/11 dal campo, 11 assist (ma 5 nel primo quarto) e 3 palle perse: un rendimento del tutto insufficiente per uno dei migliori playmaker della lega. Il problema è che Stoudamire è scatenato e gli fa vedere i sorci verdi su due lati del campo, e se possibile la situazione è addirittura peggiore quando Cheeks va col quintettone e gli mette davanti Pippen, cui rende una ventina di centimetri.

Anche gli altri Mavs sono stati molto deludenti in Gara 5: Van Exel è stato eccellente per tre periodi ma disastroso nel quarto, quello decisivo: proprio quando i Mavs avevano bisogno solo di giocare con un occhio al cronomentro e di gestire la gara, ha iniziato a prendersi tiri assurdi fuori ritmo, a cercare passaggi impossibili, insomma ha commesso tutta una serie di errori che hanno dato il la alla rimonta degli ospiti.

Najera ha dato un contributo onesto ma misero (8 + 5), la coppia LaFrentz – Bradley ha messo assieme le miserrime cifre di 9 punti e 9 rimbalzi in 64' complessivi: quando i due lunghi titolari prendono un rimbalzo ogni 7 minuti è difficile tenere sotto controllo una gara di playoffs.

Se nel Texas inziano a serpeggiare i dubbi, le ansie e le paure, nell'Oregon il morale è ai livelli più alti degli ultimi anni: una squadra ormai cronicamente nota per essere divisa, senz'anima, senza cuore e voglia di lottare, si è riscoperta improvvisamente combattiva e arcigna in difesa, efficace e potente in attacco. Cheeks, che in caso di 0-4 sarebbe probabilmente andato subito a fare i bagagli senza aspettare che glielo comunicassero i dirigenti, si gode il momento d'oro.

Col ritorno di Pippen i rossoneri fanno davvero paura: nei 16' in cui è stato in campo, Da Pip ha sfornato 9 punti (4/6) e 5 assist, cifre ottime ma che non dicono nulla della leadership, della sicurezza, dell'autorevolezza che la sua presenza ha conferito alla squadra.

Rasheed Wallace è stato finalmente decisivo con i suoi 10 punti nel momento decisivo, punti arrivati non solo da fuori ma soprattutto dal post basso, quello che tutti i tifosi dei Blazers vorrebbero sempre vedere.

Ancora una volta eccellente Damon Stoudamire: sembra incredibile, ma questo giocatore che a metà  stagione era dimenticato in fondo alla panchina sta vincendo il duello col grande Steve Nash; il suo score personale dice 19 punti, 8 rimbalzi, 4 assist e anche 2 stoppate in 28, determinanti minuti.

L'MVP della gara, però, non può che andare per la seconda volta consecutiva a Zachary Randolph, che sta umiliando i suoi avversari diretti: in Gara 5 fatturato di 22 punti con 7/12 dal campo, un preziosissimo 8/8 ai liberi (compresi i due decisivi a 30'' dalla fine) e 9 rimbalzi di cui 4 offensivi; quello che però stupisce è l'autorevolezza, la tranquillità  e la grinta da veterano che ha messo in campo, la pulizia dei suoi movimenti in post basso, la presenza dominante sotto i tabelloni.

Per concludere, bisogna dire che la serie è ancora saldamente in mano ai Mavs, che sono più forti, più belli da vedere, più profondi (anche se Nelson ha scelto di far scendere in campo solo 7 giocatori, lasciando in campo atleti come Bell, Griffin, Wahad, che forse avrebbero fatto comodo), hanno un Nowitzki strepitoso e soprattutto una gara di vantaggio e la possibilità  di giocarsi una eventuale Gara 7 in casa.

I favori del pronostico restano quindi senza dubbio pro-Mavericks, che per chiudere questa serie hanno solo bisogno di non farsi spazzare via sotto ai tabelloni e di trovare qualche punto da Nash e Finley nei momenti decisivi della gara.

I Blazers per parte loro devono continuare a vivere alla giornata, continuare ad attaccare il canestro avversario e a fare danni a rimbalzo, cavalcare il momento di grazia di Randolph e Stoudamire e sperare che dagli spogliatoi di Gara 6 esca il Wallace del quarto periodo, non quello dei primi tre o delle tre gare precedenti.

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