Chris Webber sembra recuperato a pieno dall'infortunio alla schiena…
La favola dei Jazz è durata solo una partita (gara 3) e il primo tempo di stanotte, poi tutto è tornato alla normalità e i Kings hanno ritrovato il loro gioco e hanno dominato, chiudendo gara 4 con un eloquente +17, regalandosi il match point nella prossima gara all'Arco Arena, per chiudere la serie e dire addio all'ennesimo sogno di titolo del duo Stockton-Malone.
Dopo la convincente gara 3, chiusa con una vittoria carica di speranze e con la miglior prestazione in carriera di Greg Ostertag, tutto per i Jazz è tornato ad essere reale, compresa l'abulica prestazione del centro col doppio 0, che ha chiuso la gara con nessun punto anche se con 14 rimbalzi, ma in generale non è stato affatto un fattore come nella prima gara al Delta Center, in particolar modo nel secondo tempo, in cui Sacramento ha messo insieme una prova balistica al tiro da grande squadra, recuperando il minimo svantaggio di 4 punti di fine primo tempo, con un eloquente 36 a 18 nel solo terzo periodo, che ha tolto ogni velleità a Utah di poter arrivare al 2 a 2 nella serie.
Peja Stojakovic è stato ancora protagonista del parzialone che ha dato il là alla vittoria dei Kings, chiudendo il terzo periodo con 15 punti dei suoi 27 totali e iniziando nella ripresa un'autentica gara di tiro, emulato da Bibby e dai due Jackson.
Un clinic che non ha dato scampo alla difesa dei Jazz, apparsi molto stanchi e quindi molto lenti negli spostamenti difensivi, determinanti per fermare la circolazione di palla di Sacto ed evitare di subire tiri facili da tiratori eccelsi.
In tutto questo anche Chris Webber, apparso recuperato dall'infortunio patito in gara 2, ha dato il suo solito contributo, in particolar modo per tenere a galla i Kings nel primo tempo, quando la formazione di Adelman non riusciva a trovare la via del canestro e stava subendo come in gara 3 la politica un po' casalinga degli arbitri, molto propensi ai fischi pro-Jazz.
Stavolta i 30 liberi tentati contro i soli 15 di Sacto non hanno dato gli effetti sperati per coach Sloan, anche perché la squadra ha tirato decisamente male (38%), senza riuscire ad alzare il ritmo del proprio gioco offensivo quando Sacramento ha ritrovato la propria fluidità di gioco e soprattutto alzato le medie realizzative.
Quello che ha più inciso per Utah nel ribaltone subito nel secondo tempo sono state le palle perse, che in gara 3 erano state una delle chiavi vincenti per la squadra.
I Jazz hanno perso ben 22 palloni contro i soli 7 di Sacto, e se nei primi due quarti questo dato era mascherato dalla incapacità dei Kings di andare con costanza a referto, quando Webber e co. hanno ritrovato la mano è risultato decisivo per le sorti della gara, come semplificato dalle parole di un Bibby autore di 9 dei suoi 11 nel secondo tempo: "Ci regalavano palloni ma noi non riuscivamo a trasformarli in canestri, così nel terzo quarto abbiamo cercato di raccogliere i frutti dei loro regali. Trentasette punti all'intervallo. Non eravamo noi."
Il backcourt di Utah stavolta non ha inciso e seppur con un Kirilenko ancora sugli scudi, autore di ben 3 stoppate, le difficoltà al tiro di Stockton, Cheaney, Mark Jackson e dello stesso Stevenson hanno pesato nell'economia della gara, visto poi il 61% con cui Sacramento ha chiuso il parziale del secondo tempo. Adelman ha potuto risparmiare Pollard e Clark, in vista dell'ormai quasi sicura semifinale di Conference, a cui Sacramento può arrivare già nella prossima gara casalinga.
Al Delta Center nessuno ha creduto alla possibilità di rivedere i propri beniamini in questi playoffs, ed infatti quando sia Stockton che Malone sono usciti a risultato acquisito, il decibel degli applausi si è alzato a dismisura, chiaro segno di ovazione alla carriera per un duo che per più di qualcuno potrebbe non ripresentarsi unito con la casacca bianco-blu nella prossima stagione.
Stockton deciderà in estate se ritirarsi o meno alla venerabile età di 41 anni e Malone dopo l'ennesimo litigio di questi ultimi anni col proprietario Miller, potrebbe decidere di lasciare la squadra e tentare miglior sorti come free-agent in qualche squadra che possa regalargli l'agognato titolo. Le parole del play da Gonzaga suonano come un campanello d'allarme per tutti i tifosi Jazz: "Tu puoi dire ogni volta che vai in campo: 'Questa potrebbe essere l'ultima volta.'". Tu dovrai giocarla come se fosse l'ultima.". In questo alcuni hanno letto segnali che potrebbero portare alla fatidica decisione che tutti aspettano, ma che nessuno vuole sentire.
Per i Jazz sarebbe l'inizio della ricostruzione, l'inizio di un periodo che potrebbe essere difficile per la franchigia, perché essa in tutti questi anni di successi si è sempre specchiata nella propria coppia di grandi campioni e con loro ha costruito una dinastia capace di raggiungere per ben 21 volte la postseason NBA, probabilmente se i due lasceranno, per motivi diversi, sarà la fine di questa striscia e la fine di un'epoca nello Stato mormone.