Prova magistrale di Stojakovic che ha dato il 2 a 0 ai Kings
Se i Sacramento Kings volevano dare un segnale forte di superiorità alle loro dirette rivali per il titolo della Western Conference, ci sono riusciti in pieno. Senza il loro miglior uomo, Chris Webber, dalla metà del secondo quarto, i Kings portano a casa la vittoria e ora conducono nella serie per 2 a 0, in attesa delle partite a Salt Lake City.
La stella dei californiani deve lasciare il terreno di gioco con soli 13 minuti giocati per un problema, all'apparenza abbastanza serio, alla schiena (poi si rivelerà meno grave del previsto), lasciando la squadra con una responsabilità enorme, vincere anche senza di lui.
La panchina di Sacramento, però, è stata costruita apposta per sopperire alle assenza forzate di una stagione logorante, ed infatti ancora una volta, come in gara 1, il contributo dal pino permette a coach Adelman di assicurarsi il 2 a 0 in una serie playoff per la prima volta da quando i Kings hanno iniziato la striscia di apparizioni consecutive alla postseason, nel 1998.
L'aggressività e la velocità di Bobby Jackson e la duttilità tattica unita all'estremo atletismo di Keon Clark e Jimmy Jackson, hanno permesso a Sacramento di forzare il gioco di corsa, prerogativa chiave per i californiani, sfiancando Utah, incapace di fermare, soprattutto nel primo tempo le folate dei Kings, autori di ben 58 punti nella sola prima metà di partita.
Una dimostrazione autentica di forza e fiducia nei propri mezzi che avrà senz'altro creato scompiglio tra le contendenti al titolo di Conference. Come giustamente detto da coach Sloan a fine gara i Kings sembravano andare ad una velocità doppia rispetto ai Jazz: "Noi sembravamo un team stanco di fronte ad un team che vuole andare lontano nei playoffs".
A sopperire a pieno alla mancanza di Webber, con una partita a tratti stellare, è stato Peja Stojakovic, chiamato ad una grande prova di maturità in questi playoffs, dopo le delusioni dell'anno scorso, ha schiantato la difesa di Utah, con 29 punti, con solo 6 errori dal campo su 16 tentativi e un ottimo 3/5 dalla lunga distanza.
La perfetta prova del serbo al tiro ha trascinato tutto l'attacco dei Kings, che ha chiuso la gara con un eloquente 54% dal campo complessivo, nonostante un calo nella percentuale da oltre l'arco rispetto a gara 1. La difesa di Utah non ha potuto niente contro la velocità e la precisione dell'attacco avversario, subendo come detto ben 58 punti nel primo tempo e, pur senza Webber, altri 50 nella seconda frazione.
I Jazz hanno avuto poco dal duo Malone e Harpring (per entrambi 6/12 dal campo e 7 perse del Postino) e anche se la panchina stavolta ha contribuito molto bene da un punto di vista offensivo (52 punti), in quello difensivo ha totalmente steccato, venendo praticamente sempre battuta in tutte le posizioni, anche in post, dove un Ostertag lontano parente di quello visto in gara 1, ha subito per tutta la gara l'esperienza e la tecnica di Vlade Divac, l'atletismo di Keon Clark e anche il dinamismo di Scott Pollard, che ha chiuso la sua gara con 8 preziosi punti, 2 stoppate e ben 4 rimbalzi offensivi.
L'aggressività dei Kings poi, come detto, ha fatto il resto e nonostante una mini rimonta di Utah nel finale di gara, la partita è stata quasi sempre in ghiaccio con vantaggi anche sopra i 20 punti per Sacto e mai nessun dubbio su chi potesse essere il vincitore di questa gara.
Mark Jackson, autore di una buona prova con 14 punti, è chiaro sulle possibilità di Utah di portare avanti la serie, cercando di vincere almeno una gara a Salt Lake: "Non potremo battere questo team giocando così soft. Abbiamo permesso loro di fare ciò che vogliono, dobbiamo essere più aggressivi". Parole che potrebbero suonare anche come una piccola polemica nei confronti di John Stockton, apparso molto al di sotto del suo standard abituale, con 21 minuti giocati e solo 2 assist all'attivo con 2 turnovers. Il recupero del loro leader sarà cruciale per le possibilità dei Jazz di dar fastidio ai Kings nelle gare casalinghe.
Sacramento, sempre più sicura dei propri mezzi, vola a Salt Lake City, in apprensione per le condizioni di Webber, ma sicura di avere le armi giuste per poter disporre dei Jazz anche sul loro campo.
Dopo una prima gara sofferta, Sacto è sembrata estremamente sciolta dal punto di vista offensiva e nonostante l'assenza dell'ex Michigan ha sciorinato basket per tutta la gara, mettendo in mostra talento e personalità in quasi tutti i componenti del team, decisivi per annullare le capacità dei Jazz, come dice uno Stojakovic in gran forma: "In gara 1 eravamo nervosi, mentre in questa partita abbiamo mosso bene la palla e trovato gli uomini smarcati. Loro sono una squadra molto esperta e pericolosa con Stockton e Malone, ma noi siamo riusciti a superare tutto ciò."
Certamente nello Stato mormone il fattore pubblico sarà una chiave molto importante per le sorti delle gare, ma se i Kings giocheranno con la fiducia dimostrata in questa gara 2, per i Jazz la possibilità di ritornare all'Arco Arena sarà pressochè nulla, con o senza Webber.