Anche Billups stesso sembra felice della sua esplosione… ora lo aspettano i playoff!
Dopo mesi di passeggiate all'acqua di rose per i parquet, finalmente è aprile e inizia l'NBA. O, perlomeno, inizia quella vera; poco da dire, dai, letteralmente due sport diversi.
In questa incredibile trasformazione che vede alcuni “role playaz” diventare magicamente autentiche stelle (mentre altri spariscono come funghi fuori stagione), si trovano a mani basse nomi noti e altri meno; tutta gente che ha costruito o sta costruendo la propria carriera con giocate fuori dell'ordinario, per lo più in questo periodo dell'anno.
Dallo stesso Michael Jordan a Willis Reed, passando da Bob Horry a Hollywood Miller e finendo con il più recente – l'anno scorso – Mike Bibby (tanto per citarne alcuni), l'NBA è costellata di gente che mette la marcia alta solo all'ultimo giro, disintegrando avversari, ideologie e false aspettative.
A volte è una questione di cifre: punti, rimbalzi, assist. A volte è magia pura, con tiri all'ultimo secondo che sono più emozioni allo stato brado che non esercizi di sport. A volte, invece, si tratta di intensità , pathos, coraggio, voglia di essere primi, davanti, meglio, più cattivi e furbi dell'avversario.
E' proprio in virtù di questa ultima ma non ultima categoria che non ho timore ad inserire Chauncey Billups tra i nomi nuovi (nuovi?) nella lotta per un ipoteticotrofeo di Mr May 2003. In The Zone va fuori per gente come lui.
Tanto per cominciare, dopo essere stato scelto dai Celtics nell'anno del caraibico e quindi essere visto più come un'autentica sfiga che non come un giocatore vero, la stagione 2002-03 è senza dubbio la migliore in carriera dell'uomo da Colorado, giunto ormai al suo sesto anno nella lega. Le due figlie Cydney Renee e Ciara Rai (i primi due nomi che verrebbero in mente a chiunque, direi") possono infatti essere ben orgogliose del loro daddy: un mese di marzo sfavillante e una stagione ricca di alti e povera di bassi hanno portato Detroit al migliore spot possibile ad est, risultato perlomeno pazzesco (ad essere riduttivi).
Merito certamente del migliore difensore della lega, “Big Ben” Wallace, atleta superbo come non se ne vedeva da parecchio; merito dello scambio Hamilton – Stackhouse, che ha portato Rip ad essere primo violino dei Pistons (insieme a Houston, Reggie Miller e Michael Redd, sicuramente il miglior giocatore nel prendersi un tiro uscendo dai blocchi); merito di un Rick Carlisle via di mezzo tra l'essere un grande tecnico e un bravo “player's coach”; merito di una serie di comprimari che a turno sanno essere protagonisti assoluti: Cliff Robinson, Corliss Williamson, Chucky Atkins, Michael Curry, Jon Barry, ovvero gli “alternatorz”, come li chiama proprio il figlio del grande Rick.
Fin quì tante belle robe, bella gente che si sbatte e che torna in difesa come pochini in questa legaccia offense-oriented. Ma, onestamente, che ne sarebbe di questi se non fossero guidati da Billups, da questo Billups: meno, sicuramente molto meno.
Come sempre accade – snocciolando un grande insegnamento orientale – siamo tutti brocche già piene, abbiamo già tutto dentro e gli insegnamenti che riceviamo servono solo a tirare fuori ciò che dentro di noi è celato. Traduco: cos'è che il nostro non ha mai avuto in ogni realtà in cui è stato? La fiducia, gente, fiducia pura e semplice. Come si traduce tutto questo? Con una straordinaria autorità sul parquet, con ben otto (otto!) tiri vincenti in stagione regolare e (puff!) la migliore stagione in carriera.
Tanto lo so che volete le cifre, dai: 16,4 punti, 3,7 rimbalzi e 3,9 assist. Un mese di marzo da oltre 26 punti a partita con prestazioni uniche come la vittoria sui Lakers in piena corsa – playoff 111-88 (33 per lui a referto), 113-85 sui migliori Sixers dell'anno (29 punti e 6 su 8 da tre), tanto per citare qualcosa qua e là .
Potenza della fiducia nei propri mezzi che finalmente qualcuno ai piani alti condivide, ecco spiegato il trucco. La stessa fiducia che l'anno scorso gli ha fatto tenere medie di 22,0 – 5,0 e 5,7 nelle tre partite di playoff disputate con i T-Wolves e la stessa che, per conto mio, candida Chauncey ad essere, insieme ad Harpring, Arenas, B-Jax, Jefferson e Gasol, il giocatore più migliorato dell'anno.
Spero che non mi smentiscano, ma non vedo l'ora di vedere i Pistons in area playoff, finalmente protagonisti (anche se bisogna recuperare l'MVP difensivo in corsa e non sarà impresa facile resistere senza).
In The Zone tifa per loro, così come tifa per chiunque sanguini davanti alla preda ma non si tiri indietro, tifa per chiunque alzi il ritmo quando dall'altra non ce la fanno più, tifa per chiunque perda solo e soltanto dopo aver fatto ogni cosa per evitarlo, sprecato l'ultima stilla di sudore. Necessariamente, In The Zone, sta dalla parte di Chauncey Billups.
Let's get this party start: it's Chauncey's chance