L'urlo del Target Center non ha saputo togliere il sorriso dal volto di Kobe
L.A. Lakers 117 @ Minnesota Timberwolves 98
Gara 1 della serie fra i Minnesota Timberwolves e i campioni NBA in carica dei Lakers è durata soltanto 12 minuti. E' stato questo il tempo necessario perché una serie che sulla carta doveva essere equilibratissima per tutte e sette le gare possibili, fosse squassata dall'entrata in campo della squadra ospite.
Intendiamoci. I Lakers visti in campo ieri sera sul parquet del Target Center non erano nemmeno lontanamente comparabili con anche la miglior versione dei giallo viola vista fino ad oggi durante tutta la serie regolare.
La prima azione è stata l'esemplare fotografia di quello che sarebbe successo. 23 secondi e il gioco costruito per Fisher che si concludeva con un tiro da 3 segnato. Primo vantaggio per gli ospiti, che da questo momento in avanti non avrebbero più mollato la presa. I T-wolves hanno dovuto confrontarsi con l'emozione della prima gara di play-off della loro storia affrontata con il vantaggio del campo, di fronte ad un avversario che ha tirato con il 67% dal campo, segnato 39 punti, dominato l'area pitturata e limitato grazie ad una difesa attenta e corale, le bocche da fuoco dei rivali.
I nomi degli artefici di tutto questo sono essenzialmente due. E sono esattamente quelli che ci si aspettava.
Kobe Bryant e Shaquille O'Neal. Il primo si era relativamente limitato nelle ultime gare di regular season. Dopo la prestazione “di passaggio” al cospetto di Michael Jordan, non era sembrato particolarmente interessato a rimpinguare le proprie statistiche e ha così potuto sfogarsi con una prestazione da 39 punti, dei quali 27 nel primo tempo.
Il secondo veniva da una settimana ricca di emozioni contrastanti. La morte del nonno. La nascita della terzogenita. Il rischio di perdere almeno una gara della serie per essere vicino alla famiglia.
La risposta è arrivata dal campo nel solco della tradizione che lo ha sempre visto esaltarsi nelle prime gare di una serie play-off: conto finale, 32 punti, 10 rimbalzi e ben 5 stoppate.
I Minnesota non sono mai entrati veramente in gara. Non hanno mai avuto l'opportunità di farlo. Certo Kevin Garnett ha giocato sui suoi standard. Il suo score ha detto 23 punti, 14 rimbalzi, 7 assist, 2 stoppate e altrettante palle rubate. Ma numeri come questi sono il segno più che mai di un grande campione che ha dovuto predicare nel deserto, limitato per di più da Madsen in versione Mad Dog.
Le cifre dei compagni infatti, vedono Szczerbiak e Hudson che hanno sì, portato a caso rispettivamente 15 e 17 punti, ma queste statistiche sono state accumulate per lo più nella seconda parte della gara, quando francamente il delitto era già stato consumato.
Al contrario, i comprimari dei Lakers hanno messo in mostra cifre che da mesi nemmeno avvicinavano: Fisher e Fox hanno tirato dall'arco rispettivamente con statistiche da 5 su 6 e 3 su 4. Devean George, ha messo insieme 11 punti con 5 su 6 al tiro in 21 minuti, mentre Horry ha limitato il proprio score a 2 punti accompagnati però da 8 rimbalzi, altrettanti assist e palle rubate.
Dalla panchina di Minnesota sono arrivati segnali incoraggianti dal veterano Rod Strickland, per lui 10 punti con 5 assist e da Marc Jackson, che ha messo a segno 11 punti con 4 rimbalzi in appena 15 minuti.
Segnali incoraggianti si diceva.
Sì perché a 12 ore di distanza, questa gara è già storia. Minnesota deve per forza dimenticarsi della mazzata e ricominciare come se nulla fosse accaduto.
Deve lavorare con costanza e senza paura visto che perdere ancora davanti al proprio pubblico sarebbe come consegnarsi alla prospettiva di una brutale sweep.
Dal canto suo Los Angeles non ha ancora vinto nulla. Questa partita ha dimostrato che la fame è ancora presente nei cuori dei suoi, ma ha anche dimostrato come vincere fuori casa sia assolutamente possibile e certo i T-wolves non staranno a guardare nelle prossime gare.
E le dichiarazioni post partita sembrano proprio pendere per queste ipotesi.
I Lakers hanno infatti cavalcato l'entusiasmo con i propri capitani: Abbiamo grandi armi in questo team. Ha detto O'Neal Se mi duplicano e triplicano, Kobe può andare dentro. Se lo duplicano lui, sono qui che aspetto di poterci andare io.
Kobe non è sembrato meno in fiducia: Si dice che giocare in casa sia un grande affare, ma anche stasera non ho trovato nessuno del pubblico che urlasse tanto da bloccare i miei tiri.
Dall'altro lato della barricata non si sono fatti drammi. Ma le idee sul futuro immediato sono chiarissime. Stasera noi non abbiamo avuto la necessaria determinazione e aggressività . Ha spiegato coach Saunders Loro hanno messo tiri difficili, ma alla fine anche noi abbiamo concesso troppo spazio a Kobe e Shaq.
Per Garnett poi la serie ha ancora molto da dire: Stasera sono stati capaci di accendere la luce. Martedì sarà il nostro turno. D'altronde quando giochi contro una squadra che tira con il 67% non c'è molto da fare...
Martedì sarà gara 2. I motivi saranno gli stessi, ma l'atmosfera sarà già diversa. Vantaggio Lakers.
Alla prossima.