Il grandissimo Scottie Pippen, uno dei sicuri protagonisti della serie.
Se Blazers – Mavericks fosse una sfida fra due pesi massimi, si potrebbe inquadrare rapidamente.
In un angolo un campione di classe purissima, forte, tecnico, bellissimo da vedere, ma con la famigerata “mascella di vetro”; il pubblico fa a gara per andarlo a vedere, i giornalisti sono tutti in brodo di giuggiole, ma alla fine della fiera, quando si passa dai comodi sparring spartners a qualche smaliziato veterano, resta sempre a mani vuote.
Nell'altro un istintivo, lunatico, esplosivo, scorbutico picchiatore, il cui nemico principale resta sempre e comunque quello che vede ogni mattina allo specchio appena alzato; un combattente che può travolgere chiunque ma anche fallire miseramente, crollare su stesso come un castello di carte, perdere senza nemmeno combattere.
Due squadre costruite senza badare a spese, grazie alla munificenza dei mecenati Cuban e Allen, squadre ricchissime di talento in tutti i reparti, potenzialmente in grado non solo di sconfiggere ma di annientare qualunque avversario; entrambe le formazioni hanno però nella fragilità psicologica il loro tallone d'Achille:
i Blazers non si sono mai ripresi da quell sciagurato quarto periodo di gara 7 tre anni fa, quando buttarono via una vittoria che si sentivano già in tasca contro i Lakers, futuri tricampioni del mondo.
i Mavs, nonostante le dichiarazioni di facciata, soffrono di un apparentemente insanabile complesso di inferiorità verso le squadre più blasonate, ed in particolare nei confronti dei Lakers stessi: che la stagione non sarebbe stata una marcia trionfale lo si è intuito proprio all'indomani di una sconfitta bruciante contro i gialloviola; una sconfitta arrivata a causa di una clamorosa rimonta subita nel quarto periodo, dopo aver letteralmente dominato per tre quarti di partita i campioni in carica, che stavano attraversando una devastante crisi di identità .
Come si può vedere, un'altra cosa che accomuna ledue squadre è la loro idiosincrasia ai Lakers, l'incubo ricorrente per i tifosi di entrambe le franchigie, che negli ultimi anni hanno non sono mai riuscite a sfatare l'incubo gialloviola.
Proprio il fatto di essere riusciti ad evitare di incontrare subito i losangelini è qualcosa che ha fatto tirare un profondo (e malcelato) sospiro di sollievo a giocatori e staff tecnico di entrambe le squadre. Nessuno lo ammette apertamente, ma su entrambi i lati del campo di battaglia c'è grande ottimismo per una sfida che entrambe le squadre si sentono di poter vincere.
LA STAGIONE
I Mavericks hanno appena concluso la miglior regular season della storia della franchigia, raggiungendo per la prima volta la fatidica soglia delle 60 vittorie stagionali.
Sono partiti triturando avversarie su avversarie con una cadenza impressionante, 14 W consecutive nelle prime 14 gare, e 31 nelle prime 36. La squadra sembrava trasformata, abbinando alla solita, terrificante potenza di fuoco offensiva una applicazione difensiva mai vista.
Dirk Nowitzki trascinava la squadra dimostrandosi l'arma offensiva più letale, continua e inarrestabile dell'intera lega, Nash tenenva le redini del gioco con intelligenza e genialità , Finley portava il solito contributo di sostanza e versatilità , Bradley per la prima volta in carriera sembrava poter dominare con costanza le partite nella propria metà campo.
Le note dolenti però non hanno tardato ad arrivare, il calendario si è fatto via via più arduo e, pur avendo mantenuto saldamente il miglior record della lega praticamente per tutta la stagione (per poi perderlo a poche settimane dalla fine a causa dell'irresistibile rimonta degli Spurs), i Mavs hanno lasciato intuire a tutti di essere irresistibili con le “piccole”, ma di soffrire terribilmente le corazzate dell'Ovest: 4W e 8L nelle gare contro Spurs, Kings e Lakers, e bilancio in parità contro Blazers e Wolves.
La stagione dei Blazers è stata, come al solito, indecifrabile nella sua lunaticità : gli oregoniani sono partiti malissimo, 3 L nelle prime 9 gare, facendo storcere il naso a chi temeva il ripetersi degli sbagli delle scorse stagioni: troppi galli nel pollaio, la necessità di accontentare un po' tutti a discapito dell'amalgama e della continuità , un roster in cui il genio è clamorosamente soverchiato dalla sregolatezza, che ha portato alla solita sequela di problemi disciplinari, in campo e fuori.
All'improvviso, nello spazio di un mattino, la situazione si è trasformata: coach Cheeks ha fatto le sue scelte, scegliendo un quintetto base definitivo, mettendo in chiaro una volta per tutte le gerarchie tattiche, ma soprattutto affidandosi al carisma, all'esperienza, alla sconfinata intelligenza tattica di Scottie Pippen a discapito dei suoi tre playmakers di ruolo, finiti a languire in fondo alla panchina. Da allora i rossoneri hanno inanellato vittorie su vittorie, e con un impressionante cavalcata da 22 W e 5 L fra metà Dicembre e l'inizio di Gennaio sono arrivati ad un passo dal primo posto nella division. Poi altri problemi extra-tecnici ed un paio di infortuni pesanti (hanno influito soprattutto i problemi fisici a Pippen, che sul finire della stagione ha saltato ben 18 gare) hanno ridimensionato l'entusiasmo dei tifosi, anche perchè nelle ultimissime gare stagionali sembrava concretizzarsi sempre più il rischio di una ennesima sfida contro lo spauracchio-Lakers, fortunatamente evitato dopo tre eliminazioni consecutive di cui due al primo turno.
I confronti diretti fra le due formazioni si sono conclusi in assoluta parità : due W a testa, una in casa e una in trasferta, a dimostrazione del fatto che questa è una serie aperta a qualunque risultato.
Dallas si è aggiudicata nettamente i primi due scontri stagionali, e i Blazers si sono imposti altrettanto nettamente nei due confronti più recenti:
11 Novembre: Dallas 82, Portland 73
4 Dicembre: Dallas 103, @ Portland 88
26 Gennaio: Portland 100, @ Dallas 93
28 Marzo: Portland 112, Dallas 95
ANALISI TATTICA
Come più volte detto e ripetuto, queste sono due squadre molto profonde, che offrono numerose varianti tattiche a disposizione del loro allenatore.
I Mavericks sono una squadra dall'identità molto ben definita: offensivamente sono travolgenti, spettacolari, a tratti irresistibili, giocano a ritmo altissimo e si basano su un “cinque fuori” sfacciato e sbarazzino; il gioco sgorga quasi interamente dagli scarichi sul perimetro dove c'è sempre qualche tiratore appostato, dalle intuizioni di Nash, ma soprattutto dai pick and roll fra lo stesso Nash e Nowitzki, la vera arma segreta della squadra di Nelson, una situazione tattica che è l'incubo di qualsiasi defensive coordinator.
Parlando di difesa la situazione si fa meno affascinante: i Mavs hanno lavorato tanto sull'aspetto difensivo in estate, ed hanno iniziato la stagione impegnandosi al massimo e ottenendo discreti risultati, ma restano una squadra globalmente allergica alla difesa: Nowitzki e LaFrentz sono ottimi stoppatori in aiuto, ma nell' 1 vs 1 sono drammaticamente carenti; Nash ci mette grande impegno, e grazie alla sua lucidità tattica è un pericolosissimo ladro di palloni, ma per evidenti motivi fisici non può reggere il primo passo praticamente di nessun avversario diretto della lega e in post basso sono in molti a poter abusare di lui. Finley è il miglior difensore dei tre, ma le sue abilità sono sopravvalutate, non è certo uno “stopper”; inoltre è stato a lungo a bordo campo nella seconda parte della stagione, e quindi verosimilmente sarà ben lontano dalla forma fisica ideale. Il quintetto è completato da Shawn Bradley, che ha giocato alla grandissima la prima metà di stagione ma poi si è un po' perso, e da Adrian Griffin, prezioso jolly in grado di contribuire in tutto.
I due migliori interpreti difensivi a disposizione di Nelson sono Eddy Najera e Raja Bell, rispettivamente 23 e 15 minuti di utilizzo medio: verosimilmente il coach dei Mavs sarà costretto a fare ricorso in dosi massiccie ai due centroamericani, per arginare lo strapotere atletico dei Blazers.
Se Dallas è una squadra cristallina, i cui pregi e difetti sono evidenti a tutti, Portland è una squadra cronicamente in cerca di una propria identità : la formazione-tipo, quella che ha permesso la cavalcata trionfale di metà stagione, è imperniata su Scottie Pippen, che giostra da playmaker atipico: l'ex dioscuro di MJ è la mente e il cuore della squadra, le sue braccia sono Bonzi Wells e Derek Anderson, che contribuiscono alla causa con atletismo, esplosività , ottima tecnica e capacità di mettere molti punti sul tabellone in poco tempo. Sotto canestro è tutto nelle mani di Rasheed Wallace, croce e delizia dei tifosi del Rose Garden, nei cui imperscrutabili processi mentali risiedono gran parte delle speranze degli oregoniani: se affronta la gara con la mentalità giusta è in grado di schiantare in scioltezza qualunque avversario diretto, grazie alla sua tecnica sopraffina abbinata ad un fisico esplosivo; se invece ha la luna storta diventa un temibile, insuperabile avversario per se stesso e per la propria squadra.
I Blazers gradiscono correre, tenere alto il ritmo e andare in contropiede ogni volta che è possibile quasi quanto i Mavs, ma coach Cheeks sa che giocare a chi corre e segna di più contro i texani verosimilmente si risolverebbe in un massacro: probabile allora che scelga di giocare una pallacanestro più controllata, confidando sul genio tattico di Pippen e cercando di sfruttare il grande vantaggio a favore dei suoi in termini di forza fisica, potenza ed esplosività .
Cheeks è anche preoccupato dalle condizioni di salute di Dale Davis, che rischia di saltare una o più partite per problemi alla schiena, e comunque non sarà al meglio; questo potrebbe essere un problema più grosso del previsto perchè utilizzare l'enciclopedico ma ormai logoro Sabonis, preziosa arma tattica dei Blazers, è largamente sconsigliato contro il gioco a ritmo altissimo dei texani: è molto probabile che per lunghi tratti della serie, vista anche l'inconsistenza sotto canestro degli avversari, Cheeks si affidi a Wallace da centro affiancandogli Patterson e/o Randolph da #4.
IL DUELLO
La sfida nella sfida non può che essere quella fra Nowitzki e Wallace, che guidano le rispettive squadre in punti e rimbalzi, e si affronteranno tendenzialmente da #4, ma verosimlmente avranno entrambi moltissimi minuti anche da #5:
da una parte il giocatore probabilmente più efficace, continuo, affidabile della lega (per quanto riguarda la fase offensiva), dall'altra quello più lunatico e dal rendimento impronosticabile.
Gran parte dell'esito del duello, e forse dell'intera serie, dipenderà dall'attitudine di Sheed: se gioca concentrato e lotta su tutti i palloni è uno dei pochissimi (anzi, diciamo l'unico assieme a Duncan e Horry) in grado di contenere il talento del tedesco, perchè ha le braccia lunghe quanto le sue ed è altrettanto agile e potente, se non di più; se invece gioca morbido e non taglia fuori potete già scrivere 35+15 di media per “Wunderbar”.
Nell'altra metà campo la situazione è simile: il rendimento di Nowitzki è largamente prevedibile, tutto dipenderà dal modo in cui Wallace affronterà la sfida; se porta il tedesco vicino a canestro la gara rischia di spaccarsi in due, perchè l'unico modo per contenere Sheed quando si avvicina al ferro è mettergli addosso il fisico e impedirgli di andare su (cosa che Dirk non è in grado di fare proficuamente), perchè altrimenti sono due automatici. Però c'è sempre la possibilità che Wallace, come spessissimo gli è capitato nelle ultime stagioni, si innamori del suo tiro da tre e si limiti a sparacchiare dalla distanza: a prescindere dalle sue percentuali questa situazione sarebbe manna dal cielo per i texani sotto tutti i punti di vista (un rimbalzista offensivo in meno da cui guardarsi, meno stress fisico per Nowitzki, possibilità di scatenare il contropiede se la tripla esce).
KEY PLAYERS
Mavericks: Steve Nash.
Nowitzki è la stella, il go-to-guy, la punta di diamante. Ma Nash è il cervello di questa squadra, un lucidissimo regista maestro nel tenerla in pugno nei momenti cruciali e gestire i compagni, salvo poi togliere le castagne dal fuoco con maestose esecuzioni personali in caso ce ne fosse bisogno.
Per il canadese però sarà una serie dura, durissima: Cheeks ha già pronta una muta di esterni (Anderson, Daniels, McInnis) col compito di mettere in grande difficoltà Nash, che soffre terribilmente quando gli avversari gli mettono addosso un superatleta col compito di pressarlo a tutto campo e non lasciarlo ragionare. Se Nash va in debito d'ossigeno e inizia a prendere decisioni affrettate, Nowitzki riceverà pochi palloni e difficili da giocare, e i Mavs rischieranno di diventare facile preda per i Blazers.
Blazers: Scottie Pippen.
Lo spogliatoio di Portland è una polveriera a rischio di esplodere in ogni momento: l'unico in grado di farsi ascoltare e mettere tutti d'accordo è Da Pip, che ha saltato 18 gare per problemi ad un ginocchio, rientrando in extremis per l'ultima gara di regular season (in cui ha giocato veramente male, 1/9 dal campo e tante giocate apporssimative); se The Afroman non riuscisse a dare un contributo consistente la situazione potrebbe farsi quasi disperata per i Blazers, perchè McInnis, Daniels e Stoudamire (che comunque ha giocato un'ottima seconda metà di stagione e potrebbe tornare utile come arma tattica) sono esplosivi ed elettrizzanti ma non hanno fosforo e polso a sufficienza per tenere un pugno una squadra così irrequieta durante i momenti caldi, anzi roventi, di una serie di playoffs.
ATTENZIONE A…
Mavericks: Nick Van Exel.
Un giocatore che sembrerebbe più portato a giocare nei Blazers che nei Mavs; lunatico, imprevedibile, assolutamente impossibile da imbrigliare in un gioco ragionato, è una vera e propria bomba ad orologeria: spesso le sue personalissime improvvisazioni e la sua sciagurata selezione di tiro sono non solo inutili ma decisamente dannose per la propria squadra, ma il suo indiscusso talento potrebbe essere decisivo per cambiare l'inerzia ad una partita storta. Inoltre la timidezza e la paura di perdere sono termini del tutto assenti dal vocabolario del ragazzo, e nei momenti clou di una gara potrebbe essere l'unico con i “cojones” per prendersi sulle spalle responsabilità immense.
A proposito di “cojones”, va tenuto d'occhio anche il succitato Najera, giocatore che migliora di anno in anno: questa potrebbe essere la sua serie, perchè i Blazers sono grossi, potenti e molto cattivi, l'avversario ideale per l'indomito messicano; inoltre, se le cifre contano qualcosa, quando il suo apporto si fa sentire i Mavs sono tendenzialmente imbattibili: 20-4 quando gioca 25 o più minuti, 12-0 quando segna più di 10 punti.
Blazers: Ruben Patterson.
Il ruolo da sesto uomo gli calza a pennello, il punto di domanda più grosso è, come sempre, se riuscirà ad incanalare positivamente la sua incredibile, straripante aggressività o se la sprecherà malamente. Contro una squadra “morbida”, poco intensa e non certo rinomata per la sua voglia di lottare sotto i tabelloni, potrebbe fare davvero degli sfracelli. Se Nowitzki vincerà il duello con Wallace è probabile che Cheeks metta proprio lui sulle piste del tedesco, per rendergli la vita difficile con la sua durezza, nonostante i molti centimetri di differenza.
LA CHIAVE DELLA SERIE
Il controllo dei tabelloni: nelle due gare di regular season vinte dai Mavs, il differenziale a rimbalzo è stato +12 per i texani; in quelle vinte dai Blazers, addirittura +37 per i ragazzi di Cheeks.
I Mavs sono una pessima squadra a rimbalzo (18° nei rimbalzi totali ma addirittura 24° nella percentuale di rimbalzi conquistata in rapporto alle opportunità ); i Blazers non sono male, anche se al di sotto delle loro potenzialità , perchè quasi tutti i rossoneri sono atleti eccezionali ma con poca propensione al tagliafuori.
Se Portland riuscirà a prendere il controllo dei tabelloni toglierà il contropiede a Nash e ai Mavs, e potrà permettersi di controllare il ritmo del gioco e incanalare la gara sui binari di una guerra di logoramento a metà campo, facendo affidamento sulla maggiore stazza e forza fisica.
Se invece Dallas terrà botta sotto le plancie potrà imporre una gara a ritmi forsennati, che molti giocatori dei Blazers accetterebbero di buon grado, ma che alla fin fine sicuramente sarebbe appannaggio dei texani.
Sarà altresì importante per i difensori dei Blazers tenere le penetrazioni dei pariruolo avversari, visto che i Mavs non hanno grandi sbocchi in post basso e fanno grande affidamento su di un penetra-e-scarica ossessivo. L'impresa non sembra proibitiva, dato che quasi tutti i rossoneri sono ottimi atleti e difensori di buon livello, anche se discontinui. L'anello debole della catena, quello da attaccare ad ogni costo, è Pippen (e fa un po' impressione, visto che si sta parlando di uno dei più grandi difensori di sempre), però Nelson non ha un giocatore adatto allo scopo: Griffin e Bell non sono attaccanti di alto livello, Finley potrebbe essere l'uomo giusto ma non sarà al top e inoltre, per “forzare” Pippen su di lui, Nelson sarebbe costretto a giocare con un trio di esterni Nash – Van Exel – Finley, troppo piccolo e leggero contro i superatleti dei Blazers.