Dare più fiducia a Yao Ming: un imperativo per i Rockets della prossima stagione
Seattle @ Houston 86-101
Memphis @ Houston 86-97
Houston @ Denver 89-84
E sono quattro. Dopo i fallimenti delle ultime tre stagioni la dirigenza texana era convinta che questo sarebbe stato l'anno giusto per rivedere finalmente i razzi dare battaglia anche nella postseason ma, al termine di un'annata caratterizzata da buone prestazioni (poche) e brutte figure (molte) la squadra ha ancora una volta mancato il "bersaglio grosso", chiudendo in anticipo quella che invece sarebbe dovuta essere un cavalcata inarrestabile e che invece, con il passare dei mesi, si è trasformata in una marcia lunga e piena di ostacoli, conclusasi nel modo peggiore, senza gloria ma con critiche e processi i quali, nelle prossime settimane, la faranno da padroni sui media di Houston.
Una piccola consolazione è rappresentata dalla vittoria al Compaq Center contro i Memphis Grizzlies di Jason "White Chocolate" Williams; come forse saprete, era l'ultima volta che i Rockets disputavano una gara in quel palazzetto, e così, di fronte ad un pubblico commosso (a dire il vero più per il recente passato che per il grigio presente) Yao e compagni si sono impegnati per evitare che l'addio al Tempio consacrato alla Dream Era venisse profanato dagli "orsi" del Tennessee.
Una W che non cambia il giudizio finale sui giocatori di coach Tomjanovich (lascerei stare Larry Smith, subentrato a poche gare dalla fine delle regular season), spesso al di sotto delle attese ed ancora troppo immaturi per puntare davvero in alto, Steve Francis su tutti; non si discute il talento del numero 3 ma a volte il suo modo di giocare e condurre il resto della squadra è irritante ed inconcludente, mentre proprio da lui il resto del roster si aspetterebbe le cose migliori.
Cuttino Mobley ha dal canto suo svolto un onesto lavoro mentre la Grande Muraglia ha incantato per la rapidità con la quale si è inserita nel duro mondo dei pro, dimostrando che si può pescare bene anche al di là dell'oceano. Il finale di stagione non è stato dei più brillanti ma tutto sommato un bell'8 in pagella non si può certo negare a Ming il quale, con il tempo, potrebbe diventare un fattore decisivo per le sorti della franchigia, vista la giovane età e gli ampi margini di miglioramento. Di lui sentiremo ancora parlare.
I punti persi contro squadre di livello inferiore (Clippers, Cleveland e compagnia bella) hanno giocato un ruolo sicuramente decisivo per il fallimento della stagione ma anche l'incapacità da parte dello staff tecnico di rendere questo gruppo di ottimi giocatori una vera e propria squadra ha pesato sul bilancio finale di Houston.
Molte volte durante l'anno si è avuta l'impressione che ogni pedina del roster giocasse per sé e non per il team, un atteggiamento che nessuno è stato capace di correggere e che quindi ha disunito il gruppo.
Yao è stato ignorato spesso e volentieri durante l'esecuzione degli schemi offensivi, nonostante anche i sassi sappiano ormai quanto il cinese sia bravo nelle gestione e nello smistamento del pallone in favore dei compagni liberi; personalmente ritengo che si imperativo coinvolgerlo maggiormente nella manovra, anche se ciò forse darà fastidio alle primedonne dello spogliatoio. Lo ripeto, si tratta di un elemento da valorizzare al massimo, cosa che purtroppo in questi mesi non è stata fatta. Certo, deve imparare ad essere più egoista (tira troppo poco ma con ottime percentuali) ma una mano gli altri gliela devono dare!
L'ultima sfida, quella che ha avuto luogo in quel di Denver, si è conclusa con una vittoria ma c'è ben poco da festeggiare; inutile negarlo, il disappunto è forte, anche perché i piani erano ben diversi.
Proprio contro squadre come i Nuggets Houston si è giocata l'accesso alla postseason e quindi l'amarezza non lascerà tanto in fretta il cuore dei tifosi, i quali, bisogna ricordarlo, pagano il biglietto e hanno tutto il diritto di lamentarsi con i loro "idoli", in più occasioni incapaci di giocare a pallacanestro con un minimo di "testa".
E ora? Innanzitutto bisogna fare chiarezza su un punto: si può costruire una formazione intorno a Yao Ming? Secondo il sottoscritto sarebbe un delitto non sfruttare le potenzialità del cinese ma le stelle in seno al team potrebbero pensarla in modo diverso. In secondo luogo, sarà fondamentale lavorare sull'approccio mentale alla partita perché con San Antonio o Los Angeles (sponda Lakers ovviamente) si può perdere ma quando si torna a casa con la coda tra le gambe da Cleveland o New York senza neanche fare finta di lottare le situazione diventa imbarazzante. Lavori in corso nel caldo Texas!
Stay tuned!