Si intravede un luminoso futuro per la carriera di Dunleavy Jr.
Dopo la conclusione della stagione NCAA con il trionfo di Syracuse e il definitivo lancio di Carmelo Anthony nel firmamento dei fuoriclasse, nel mondo collegiale si parla di chi ci sarà anche l'anno prossimo e di chi invece si renderà eleggibile per il prossimo NBA Draft" Già il Draft"
L'anno scorso di questi tempi si decise a lasciare il college, Duke per la precisione, dopo tre fantastici anni il biondo figlio del coach Mike Dunleavy jr. Il Draft lo vide protagonista poiché i Warriors decisero di spendere per lui la terza chiamata assoluta; ma come sono andate le cose per lui in questa prima stagione di professionismo?
L'attesa per il ragazzo era come lecito attendersi molto alta, se ti scelgono con il pick n°3, se vieni dal programma più dominante dell'ultimo decennio e sei figlio di un coach di livello è normale che un po' tutti dai tifosi ai media siano ansiosi di vederti all'opera e magari di criticarti pure"
Mike Dunleavy jr. è un'ala piccola classe 1980 di 2,06 metri che nel suo ultimo anno di college, quello da junior, ha fatto segnare numeri di tutto rispetto: 17,3ppg 7,2rpg e 2,3 rubate, ma soprattutto ha fatto dire a coach Krzyzewski che è il più versatile giocatore da lui allenato sin dai tempi di Grant Hill! " non male come premessa.
Ed in effetti Dunleavy fa della sua versatilità , della sua intelligenza cestistica e dei suoi fondamentali ben al disopra della media le proprie armi. Difensore discreto con grande propensione al furto con scasso ai danni di chi gli palleggia nei pressi è un passatore di primo piano oltre che un attaccante bidimensionale, cioè in grado di colpire sia da lontano che in avvicinamento a canestro.
Come spiegare allora alla luce di quanto detto in precedenza il suo inizio nel mondo pro che definire stentato è a dir poco eufemistico?
Iniziamo nel dire che passare dalla NCAA alla NBA può comunque creare dei problemi anche a quelli bravi, se poi passi dalla ACC e da Duke in particolare ai Golden State Warriors dei giorni nostri il piccolo problema può diventare addirittura un trauma.
Partiamo dal giorno zero ovvero dal Draft quando come accennato i Warriors hanno ritenuto di spendere il loro pick n°3 per Dunleavy, ala piccola, sapendo già che coach Musselman in quel ruolo avrebbe utilizzato Jamison che non è ne un giocatore a fine carriera ne uno al quale sia possibile soffiare il posto visto che a mio modesto parere è uno dei giocatori più sottovalutati dell'intera NBA. Morale della favola la stagione di Dunleavy si prospetta in salita già prima di cominciare.
Dimmi in che squadra vai e ti dirò che carriera avrai"
Tanto per fare un piccola divagazione sono certo che se i Warriors avessero scelto qualcun altro l'ex Duke si sarebbe accasato a Memphis sotto l'ala protettiva di Jerry West che di un ala piccola aveva bisogno e adesso con ogni probabilità staremmo qui a parlare del grande impatto di Mike" candidato a Rookie of the Year"
È chiaro che con i se e i ma non si va molto lontano quindi torniamo alla realtà . Il problema principale che ha attanagliato Dunleavy nel suo anno da rookie è la percentuale al tiro, bassa per non dire di peggio. È vero che tirando molto da tre punti un giocatore al primo anno può risentire del fatto che la riga del tiro pesante sia molto più lontana dal canestro di quanto non sia al college ma ciò non può e non deve bastare per spiegare percentuali così deficitarie: 38,8% dal campo con il 34,3% da lontano!
I tiri non entrano e allora i minuti di utilizzo calano" 0/7 da tre nell'ultima gara di pre-season in 32minuti sono valsi a Dunleavy 1 solo minuto di utilizzo nella prima stagionale!
Da allora però ne è passata di acqua sotto i ponti anche se le percentuali salgono e scendono l'impatto del giocatore sulle partite dei sui è in ascesa costante tanto che adesso coach Musselman gli concede un minutaggio sempre più elevato e, soprattutto, lo tiene in campo nei minuti caldi quando le partite devono decidersi.
Diciamo che il ragazzo si sta finalmente calando a pieno nel nuovo mondo, sta capendo i compagni e quello che si aspetta da lui il coach e con i fondamentali che si ritrova il problema delle scarse percentuali al tiro è facilmente risolvibile passando un'estate ad allenarsi come tutti i rookie e non solo loro dovrebbero fare.
Il punto però è che anche l'anno prossimo Mike si ritroverà davanti Jamison e allora il suo minutaggio sarà sempre relativamente basso e minutaggio basso tende a diventare morale basso, e il morale basso rischia di diventare il nemico numero uno di Dunleavy, anche da qui possono nascere le sue difficoltà al tiro? Probabilmente si.
Adesso voglio fare un'altra considerazione. Ci sono giocatori che sembrano nati per alzarsi dalla panchina ed avere subito impatto, il caso di Michael Reed dei Bucks ne è un esempio lampante ma ce ne sono molti altri in giro per la Lega; poi ci sono giocatori che se non partono in quintetto fanno fatica a calarsi nella partita se questa è già in corso di svolgimento e il mio “timore” è che Dunleavy appartenga a questa seconda categoria.
Perché dico questo? Perché nelle uniche due partite nelle quali Musselman lo ha schierato in quintetto il nostro sembrava essersi dimenticato tutti i problemi: 11punti e 4rimbalzi con il 52,9% dal campo e il 42,9% da tre in 27 minuti di utilizzo! Certo, certo 2 partite non sono sufficienti per dire se sia veramente così però, come dire, a me qualche dubbio viene"
Adesso che il periodo buio sembra essere passato alla domanda: “cosa serve a Dunleavy per sfondare veramente nella NBA?” io risponderei: “una trade!”