L.A. affila le armi…

Devean George è tornato in forma giusto per i playoffs

Dallas 99 @ Lakers 108
Sacramento 104 @ Lakers 117
Lakers 99 @ Portland 101

Adesso ne abbiamo la certezza.
Dopo qualche dubbio ad inizio novembre, ora si capisce davvero che il campionato che stiamo seguendo è davvero quello NBA.

Ad una settimana dalla fine della stagione regolare infatti, dopo che i primi posti sono stati regolarmente assegnati, si è scatenata la bagarre per gli ultimi cinque posti dello schieramento play-off ad Ovest.

Proprio in mezzo a questa tonnara, si trovano i campioni del mondo in carica, che nella settimana passata hanno visto le proprie quotazioni oscillare come il titolo della Olivetti in quella che una volta era Piazza Affari. Un riassunto è d’obbligo.

A una distanza temporale di appena una settimana dalla chiusura della regular season e a 2, massimo 3 partite da giocare dalla fine, i posti dal quarto al settimo della griglia vedono al quarto spot i T-wolves (50 – 31), seguiti dai Portland Trail Blazers (49 – 31) e dai Lakers (48 – 32). Come si può vedere dai record, la distanza che separa le franchigie in questione è di una partita al massimo, il che rende gli ultimi 96 minuti di pallacanestro alquanto carichi di tensioni supplementari.

Non che di tensioni e di adrenalina non se ne sia vissuta abbastanza in questi sette giorni. Tanto per lasciarsi un finale di stagione rilassante i Lakers hanno ospitato, nella prima gara in calendario, i Dallas Mavericks.

I Mavs miglior record della lega, i Dallas arrivati ad un quarto dallo sbancare lo Staples in dicembre e dall’affossare sul nascere i propositi dei Lakers versione 2003. I Mavs che non vincono dal 1991 una singola gara nella contea di Los Angeles e che hanno accumulato un record di venticinque sconfitte consecutive in 12 stagioni di basket in casa giallo viola.

Bastano questi propositi per capire che la gara riservava qualche presupposto di intensità , considerato anche il fatto che i Lakers erano al momento in cui si giocava, una delle tre squadre più calde del lotto (in compagnia degli Spurs e dei Suns) e che invece Dallas stava annaspando alla ricerca di ossigeno per trovare qualche stilla di energia da spendere dopo l’inizio d’anno pirotecnico e prima del durissimo ballo dei play-off.

La gara effettivamente non ha avuto momenti drammatici. E’ semplicemente risultata lo specchio delle condizioni dei rispettivi roster. I Lakers hanno trovato energie fresche e un protagonista non proprio atteso in Devean Gorge, che ha siglato il team high con 21 punti, ma per la seconda volta di fila è stata tutta L.A. a giocare più di squadra degli avversari.

Per tre quarti l’equilibrio l’ha fatta da padrone, ma nel quarto decisivo, l’ultimo, i Lakers hanno innestato una marcia sostenibile da Nash e soci. Alla fine i Lakers hanno chiuso la contesa per 108 a 99 con sei uomini in doppia cifra, un Horry in quintetto pienamente in forma decisiva su entrambi i lati, un O’Neal troppo centro per la guardia LaFrentz e con un 47% nel tiro pesante che la dice lunga sul cambio di mentalità  che in aprile sembra nascere nelle teste di alcuni illustri fantasmi invernali.

Dall’altra parte, Nash e Nowitzky hanno dato come sempre l’anima, ma nel dopo gara l’aria era quella di una prova generale, forse (ma poi non tanto) in previsione della sfida di primo turno nella quale impegno e intensità  potrebbero essere ben diverse e certamente distribuiti su tempi più lunghi.

Chi è già  mentalmente pronto da tempo per i play-off è invece coach Rick Adelman. Per lui la vittoria nella Pacific Division è cosa fatta anche per la matematica, ma la gara dello Staples incita sempre una certa belligeranza nei cuori dei Kings. Ed il cuore che secondo Adelman dovrebbe pompare più di tutti è quello di Chris Webber.

Il capitano con Divac di Sacramento è stato nemmeno troppo velatamente richiamato al suo ruolo di guida dal coaching staff e il bel Chris non si è certo risparmiato nella gara contro L.A. Il suo fatturato finale ha parlato di 24 punti ( miglior realizzatore con Bibby e 4 lunghezze sopra Stojakovic) , 4 palle rubate e 9 rimbalzi ma anche 5 falli. Lo stesso numero di falli sono stati fatti segnare nell’apposito quadratino da O’Neal, ma alla fine la sfida fra lunghi ha visto prevalere il numero 34 dei Lakers.

La gara ha visto infatti la netta affermazione dei padroni di casa per 117 a 104, con un terzo quarto di grande spessore dei Lakers e una nettissima prevalenza nell’area pitturata sempre da parte degli angelini. Se i segnali migliori dal punto di vista del punteggio sono arrivati da un Horry sempre più vicino ai suoi standard formato post-season e da un Fisher che ha messo insieme una partita da 5 su 7 nel tiro da 3, altri tipi di segnale sono stati lanciati agli avversari dalle squadre.

Quanto si è visto sul parquet dello Staples ha infatti inviato forte e chiaro un messaggio molto eloquente: tanto i Lakers, quanto i Kings sembrano essere ormai in piena mentalità  da play-off e chiunque abbia intenzione di giocarsi l’accesso alla finale NBA dovrà  per forza fare i conti con i protagonisti della finale di Conference dello scorso anno.

Si parlava però di altalene. E se l’altalena Lakers era salita decisamente nelle prime due prestazioni settimanali, ecco che nella terza gara in programma al Rose Garden di Portland è arrivato l’immancabile ridimensionamento con perdita, seppur di poco, della quarta posizione utile nella griglia a favore dei T-Wolves e degli stessi Trail Balzers e conseguente retrocessione al sesto posto.

Cosa è successo? Non è semplice spiegare una sconfitta arrivata comunque con un tiro sbagliato per il vantaggio a 34 secondi dal termine e susseguente bella esecuzione per vincere di un “geniaccio” come Rasheed Wallace.

Certamente i Lakers che per piegare Dallas e Sacramento si erano affidati anche e soprattutto ad un gioco a cinque pistoni, sono tornati per una sera, quella sbagliata, a contare sulla propria coppia di fenomeni. Alla fine il bilancio ha parlato di due prestazioni da 36 punti da parte di Kobe e Shaq, ma anche di uno 0 in tabellino in 32 minuti per Horry, attanagliato da una serata da amnesia come non gliene capitavano da parecchio tempo.

Dall’altra parte il match winner è stato innegabilmente capitan Wallace, ma tutta la squadra ha trovato per una sera la chimica e le motivazioni esatte per arrivare al sorpasso, primo fra tutti Bonzi Wells, autore di 29 punti e di un riscatto personale dopo che in una partita in febbraio era stato letteralmente sbertucciato da Bryant in pieno momento d’oro. Punteggio conclusivo 101 a 99 per l’appunto a favore di Portland.

Il meglio della settimana
Inutile negare che le due prove di forza messe in piedi contro le teste di serie di Dallas e Sacramento sono state un bel trampolino per i Lakers in vista delle serie al meglio delle sette gare.

Emblematica è stata in particolare non è apparsa la prestazione di questo o quel giocatore (anche se Shaq è parso a tratti infermabile e George ha giocato finalmente al suo meglio), piuttosto è sembrata diversa l’attitudine con la quale la squadra ha applicato schemi per portare al tiro gente che in altri mesi non metteva un tiro neppure con il mirino laser.

Il peggio della settimana Altrettanto inutile negare che anche se una sconfitta a fine anno può anche starci, figuriamoci su di un campo come quello della banda Blazers, questa sconfitta è sanguinosissima per l’umore generale della squadra, per la perdita di posizioni in favore di altri e per il surplus di fiducia che regala ai Portland in piena ricerca di un motivo di coesione vero.

E adesso?
Il finale d’annata regala due partite alla portata (e ci mancherebbe altro) con Golden State e Denver. Peccato che con Golden State i Lakers abbiano già  perso due volte quest’anno.

Le motivazioni dovranno essere quelle vere perciò se si vorrà  acciuffare il miglior spot disponibile e il miglior umore possibile in vista della serie che a questo punto potrebbe essere contro Dallas senza fattore campo così come contro Minnesota con fattore campo. Dopo l’uovo di Pasqua si comincia a danzare, buon ballo!

Alla prossima…

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