Ancora una volta, i Lakers hanno prevalso sui Kings…
Non può essere considerata una partita come un’altra; è la madre di tutte le partite. Si è stagliata nella settimana dei Kings come un obelisco, come il K2 davanti allo scalatore.
Sacramento è tornata allo Staples Center per giocare l’ultima partita di regular season contro i Los Angeles Lakers. E’ la partita che agita i fantasmi del passato, che suscita speranze nel prossimo futuro. E’ il naturale punto di riferimento di un gruppo che vuole vincere.
L’incontro è stato vinto dai Lakers, 117-104. I Kings si sono scontrati con la solita prestazione del duo (34 per Kobe, 32 per Shaq). Ecco che, quindi, le tre vittorie di questa settimana (Boston, Phila e Seattle) diventano il contorno di una portata sgradevole.
Prima della partita Chris Webber ha detto: “E’ solo una partita, mi interessa vincere; ma la vittoria nell’eventuale playoff è molto più importante”. Webber è da sempre “the man”, l’uomo sotto i riflettori. Onori ed oneri.
Abbiamo parlato dei fantasmi del passato. In questi giorni i detrattori di Webber si son rifatti vivi, discutendo il suo approccio alle gare, il numero di tiri, l’atteggiamento nei momenti decisivi.
Strascichi della serie dello scorso anno in cui C-Web venne duramente criticato per i suoi tiri in sospensione dai 5 metri. “L’anno scorso ho fatto tutto quello che potevo per vincere – si difende Chris – anche diventare meno egoista. Era quello che dovevo fare per cercare di vincere”.
Il riferimento, l’appunto che Webber si sente rinfacciare più spesso è il passaggio a Bibby nel finale di gara5 per il tiro che diede peraltro la vittoria a Sacramento. “E’ chiaro che se stiamo a discutere – dice Rick Adelman – di una giocata decisiva in una nostra vittoria, c’è davvero qualcosa di sbagliato”.
Molto bene, ma in un ambiente che spesso mette l’accento sul duello fra stelle questo non è abbastanza. “Tutti i grandi giocatori del passato – continua il coach – Bird, Magic, Jabbar hanno creato opportunità per i loro compagni. Oggi Tim Duncan e Shaq fanno questo. Allora di cosa stiamo parlando? Se Chris viene raddoppiato noi abbiamo altri giocatori che possono colpire”. Come per tutti grandi, ci sarà sempre un però per Webber, almeno fino a quando non vincerà il titolo.
Torniamo alla partita. Equilibrata nel primo tempo, i Lakers sono andati via con un parziale nel terzo quarto, con decisione, grazie a 12 punti di Kobe, segnati contro Jim Jackson, imbarazzato da alcuni movimenti del figlio di Jelly Bean. I Lakers hanno preso il proscenio con maggiore fiducia dei Kings. Fisher ha aggiunto 17 punti.
Webber e Bibby hanno risposto con 24 punti a testa. Ma non sono bastati. Shaquille O’Neal ha dominato l’area nel primo tempo con 19 punti e 8 rimbalzi, senza che né Divac, Klark o Pollard potessero fare qualcosa. “Non si è trattato di un problema mentale – ha detto Webber – Non esiste un complesso nei confronti dei Lakers”.
La speranza per il futuro
Sempre ai Lakers si ritorna, nocciolo di ogni questione riguardante le possibilità di titolo dei Kings. Sembra esserne convinto anche Joe Maloof, proprietario dei Kings, convinto che quello sarà l’accoppiamento decisivo.
Recentemente un giornalista gli ha chiesto se immaginasse una post season senza la serie con LA. Dopo una pausa, la risposta è stata “Nah”.
“Credo che in questa post season – ha continuato – vedremo una sola serie degna di essere ricordata. Con Dallas? Per piacere. Gli Spurs sono un’ottima squadra ma non possono vincere. Quindi noi vogliamo i Lakers”.
“Prima o poi rivedremo i soliti duelli: Christie contro Kobe, Vlade contro Shaq”.
La settimana dei Kings non è stata cmq solo i Lakers. Come detto si è concluso il viaggio ad est: 5-1 il bilancio. Ultime due tappe: Boston e la città dell’amore fraterno. Due vittorie una al fotofinish, 93-92, l’altra più tranquilla, 97-81, che dimostrano, sece ne fosse ancora bisogno, la supremazia complessiva dell’ovest.
Contro Seattle cicloturistica vittoria per 105-87. Il futuro prossimo prevede le ultime due di regular season: Denver e Utah.
Poi qualche giorno di riflessione. E l’inizio del gran ballo: curiosamente contro Utah, costante nei playoffs Kings degli ultimi anni.