Per Steve Francis e compagnia i playoffs sono sempre più un miraggio"
Orlando @ Houston 93-114
Portland @ Houston 81-66
Houston @ Utah 73-94
Sconfitta dopo sconfitta, Houston si sta allontanando sempre più dalla zona playoffs e ora soltanto un miracolo può salvare i texani dall'estate calda cui facevo riferimento una settimana fa. Ormai dipende molto dai Suns, i quali, nelle ultime partite, hanno messo la quinta e non sembrano avere l'intenzione di fermarsi sul più bello; anche se Francis e compagni riuscissero ad imporsi nelle tre sfide che rimangono da qui alla fine, per Phoenix sarebbe sufficiente vincere due gare su quattro per garantirsi l'accesso alla postseason.
Siamo dunque "alla frutta" (o alla sigaretta per gli amanti delle "bionde") e, molto probabilmente, sarà il tempo dei processi e delle critiche, durissime, ai giocatori e anche alla dirigenza.
Tra i tifosi serpeggia molto malumore, anche perché, fino a qualche mese fa, una situazione come quella attuale pareva onestamente soltanto un brutto incubo, che appunto, almeno così si pensava, sarebbe rimasto tale. Invece ciò che nessuno, forse per scaramanzia, osava dire, si è avverato, con grande disappunto per gli "aficionados" del Compaq Center.
Il successo contro gli Orlando Magic aveva forse illuso il pubblico ma sarebbe stato un fuoco di paglia, forse il canto del cigno per una squadra che, questo lo si può dire senza timore di smentita, ha deluso le aspettative.
Per ricordare la vittoria nelle Finali del 1995 proprio contro la franchigia della Florida, i giocatori indossavano le vecchie divise, in onore di tempi ormai passati (la cosiddetta Dream Era) ma sempre nel cuore dei tifosi. Purtroppo per loro, l'estasi da canottiera durava soltanto una notte e nella successiva gara contro i Portland Trail Blazers si assisteva ad una delle più scandalose prove offensive della storia della franchigia; mettendo a segno 66 miseri punti (di cui appena 25 negli ultimi due quarti!), frutto di un imbarazzante 29.5 dal campo (26 su 88), i Rockets appendevano al muro della vergogna un altro trofeo, che va ad aggiungersi a quello dello scorso dicembre ottenuto con New York (allora 99-83 per i Knicks). Insomma, non c'è limite al peggio.
"Penso che il fatto di tirare male sia contagioso - commentava con sarcasmo Yao Ming - stanotte era come la SARS!".
"Abbiamo sbagliato ben 14 layups, tiri ad alta percentuale, senza marcatura, insomma, non siamo riusciti in alcun modo a mettere il pallone nel canestro", l'amara sintesi di coach Larry Smith.
"Non è il modo in cui vorresti giocare ad aprile", si sfogava Cuttino Mobley al termine della gara.
Parole sante ma senza i fatti non si va nessuna parte e ormai "time is running out" caro Steve, caro Yao e caro Cuttino, la sveglia non l'avete sentita e il primo giorno di playoffs rischiate di godervelo dal letto di casa.
Riguardo alla sfida con gli Utah Jazz di Karl Malone e John Stockton (questi quarantenni, e ci metto anche MJ, stanno dimostrando che la loro generazione aveva qualcosa in più rispetto a questa), Houston la considerava una vera e propria gara 7, da vincere ad ogni costo, una "must win game".
Le buone intenzioni si scioglievano però come neve al sole al fischio d'inizio. Un'altra sconfitta e lo spettro del quarto anno consecutivo senza playoffs diventava sempre più reale. Mobley avrebbe poi parlato di stanchezza da parte dei giocatori e questo la dice lunga sulla tenuta mentale e fisica del roster messo in piedi in estate. Sommando gli ultimi due quarti di martedì con i primi due di mercoledì, il risultato è da Festival degli Orrrori: 53 punti totali con 19 su 85 dal campo.
Per coach Smith sarà fondamentale "concentrarci a fondo sulle gare che restano… è una situazione veramente difficile… il passato è passato, ma sabato possiamo vincere".
A molti le sue parole sembrano purtroppo semplici dichiarazioni di circostanza e chissà se davvero l'uomo che ha preso il posto di Rudy Tomjanovich è convinto delle proprie affermazioni o se chissà , nei recessi della sua mente non pensa che tutto ormai è perduto.
L'arresto di Eddie Griffin per possesso di marijuana non fa che rendere la situazione ancora più complicata ma attaccarsi a fatti del genere non servirebbe a nulla se non a dimostrare ancora una volta che la maturità e la professionalità non sono di casa in quel di Houston.
"Volevo soltanto tornare a casa il più presto possibile", avrebbe affermato la Grande Muraglia ripensando al nefasto quarto periodo di Salt Lake City..
Il desiderio di uscire da questo incubo diventato realtà verrà accontentato dal Signore dei Canestri, ma il prezzo da pagare è l'assenza dai giochi che contano, l'impossibilità di sedersi al tavolo degli 8 grandi per decidere il futuro prossimo della Western Conference.
Si, sarà davvero una calda estate a Houston!
Stay tuned!