Dallas di fronte ai playoffs

Nowitzki e tutti i Mavs sono al momento più delicato della loro stagione…

La sgradevole sensazione che lascia un bel sogno quando svanisce e si ritorna alla realtà : questo devono provare i Dallas Mavericks di questa fine di regular season.

Una pesante sconfitta 112-89 contro i Suns, lanciati verso l'ottavo posto ad ovest, unita alla vittoria degli Spurs a Portland 84-79, ha tolto ai texani il primato della Midwest Division e dell'intera Lega.

Non è tutto: l'attuale terzo posto significherebbe un prematuro rendez-vous contro i Lakers, vittoriosi nei 2 scontri diretti dell'ultima settimana. Diversi i nodi che i Mavs dovranno sciogliere per andare avanti nei playoffs.

Il primo: la difesa.
Il secondo, legato a doppio filo al primo: la consistenza contro le corazzate dell'ovest.
Il terzo: la tattica offensiva.

La difesa, da sempre è il punto di domanda della squadra di Don Nelson formata da uomini votati all'attacco e senza la necessaria organizzazione.

"Smascherata" la zona, Dallas è andata avanti con i soliti ben noti problemi. Difficile capire cosa pensino realmente nel Texas. Sensazione è che siano convinti di non poter mai vincere un campionato affidandosi solo alla loro difesa individuale. Da qui la scelta della zona che porta, in parte al terzo nodo.

Questa difesa si basa sulla presenza in campo di Shawn Bradley. Per quanto criticabile, il mormone è l'unico, con le sue braccia lunghe, a dare senso ad un sistema difensivo che con La Frentz fa acqua da tutte le parti. Peccato che con Bradley vada a pallino il principio tecnico di mettere cinque uomini dietro la linea dei tre punti. Principio di per se stesso discutibile.

Torniamo indietro a primi di dicembre, all'incredibile sconfitta di Dallas, avanti di 25 punti allo Staples Center, contro i Lakers di inizio stagione. Dallas fece 14 su 20 da tre nei primi tre quarti. Senza considerare che, persino in una serata di quel tipo, persero: è possibile replicare quelle statistiche nel corso di una serie di sette partite?

Si può sperare che un La Frentz, in campo per 35-40 minuti, contro l'O'Neal della situazione, metta con continuità  le bombe che la difesa avversaria gli concederà ? La risposta a questa domanda farà  la differenza nella stagione di Nash e compagni.

Anche perché sappiamo che, dall'altra parte, agli avversari verranno concesse diverse escursioni fino al ferro. La storia dei playoffs è contro Dallas. Perché se è vero che si può arrivare in finale con una squadra di difensori rivedibili, è altrettanto vero che un'organizzazione in grado di ovviare alle pecche dei singoli, è fondamentale.

Questo flusso di coscienza di interrogativi porta diretti al secondo nodo. Se mettiamo assieme il record dei Mavs nelle partite con le prime 6 squadre, otteniamo un poco rassicurante 11-14. Da qui la considerazione: contro squadre della fascia bassa il talento di Nash, di Nowitzky e Finley fa la differenza. Contro le squadre forti sono decisivi altri fattori.

La stagione di Dallas è ad un bivio: il calendario delle ultime quattro partite propone due trasferte (Utah e lo scontro diretto con San Antonio) e due casalinghe (Golden State e Seattle). Provare a conquistare il primo posto è fondamentale: per un primo turno più morbido (allontanando lo spauracchio di Los Angeles), e per un'iniezione di fiducia.

Gli Spurs nello stesso periodo giocheranno in casa con Seattle e affronteranno un insidioso back-to-back in trasferta fra Phoenix e Utah. I punti fermi per Dallas saranno, al solito, il duo Nash-Nowitzki e la riattivazione dall'infortunio di Finley, prevista per sabato. L'ultimo salto di qualità  è da sempre il più difficile.

Ma la sensazione per Dallas, ad oggi, è più no che si.

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