Ennesima sconfitta stagionale per i Lakers contro gli Spurs, nonostante questo Shaq…
Lakers 106 @ Minnesota 99
Lakers 99 @ Milwaukee 94
Lakers 102 @ L.A Clippers85
Lakers 99 @ Sacramento 107
Boston 96 @ Lakers 104
Quante situazioni, quanti eventi e quanta adrenalina è scorsa in quest'ultima settimana in casa Lakers. Cinque partite giocate hanno dato ulteriori risposte in vista degli ormai probabilissimi play-off ai tifosi e tecnici impegnati al sole della Costa Ovest.
Senza voler parlare di avvenimenti che con lo sport non hanno nulla a che fare e che senza retorica sono, per ogni giornalista, forse più importanti ma senza dubbio molto meno affascinanti e piacevoli, la squadra tre volte campione del mondo ha dato a tutti i suoi fans tanti motivi per non pensare ai deserti medio orientali.
Per diciannove dei venti quarti di pallacanestro giocati nell'ultimo scorcio di campionato, i Lakers hanno giocato nel modo nel quale dovevano giocare. Buona difesa, attacco distribuito su varie bocche da fuoco e anche alcuni protagonisti non certo attesi al più esposto dei prosceni. Già , diciannove su venti, perché a rovinare la festa settimanale dei Lakers ci ha pensato l'ultimo quarto della sfida californiana in casa Kings. Ma andiamo con ordine.
La prima sfida da ricordare è stata quella svoltasi in casa dei Minnesota T-Wolves, una squadra ad oggi letteralmente dominata dalla sua stella, Kevin Garnett. Una squadra reduce da una striscia di successi importante. Una squadra in fiducia.
La fiducia però è stata smorzata dalla difesa mostrata dal reparto lunghi dei Lakers. I numeri dei piccoli giallo viola sono stati buoni, 30 punti per Bryant, 21 per Fischer. Ma ad impressionare sono stati uno Shaq rabbioso quanto basta e quel maestro di sagacia di Horry. I
l primo ha squassato Nesterovic e Jackson (Mark) infliggendo loro una lezione di post alto e basso e chiudendo con 28 punti, 15 ribalzi e 6 assist e 6 stoppate. Il secondo si è invece limitato a siglare i suoi 11 punti (con 7 rimbalzi, 4 assist, 3 rubate e 3 stoppate) nei momenti clou della gara. In pratica i Lakers hanno accettato di poter concedere a Garnett il rispetto che ad oggi stramerita e si sono occupati del resto della squadra. Punteggio dell'operazione 106 a 99.
Ancora più improbabile l'arma scelta per vincere anche la seconda trasferta della settimana. Quella in casa dei Bucks. Per una volta i Lakers hanno puntato forte sul collettivo, giocando una partita degna degli Hornets o dei Bucks d'altri tempi. 20 punti di Bryant e 24 di Shaq certo, ma anche 13, 14 e 12 rispettivamente di Fischer, Fox e Madsen, un giocatore quest'ultimo entrato in rotazione fissa dopo quasi tre anni e oggi una delle migliori sorprese dell'annata 2003 in casa L.A.
Dall'altra parte, Payton si è limitato ad un compitino per nulla incisivo e tanto per cambiare i due Bucks più interessati sono risultati numeri a parte Michael Redd e quel croato lungagnone chiamato Kukoc, uno che hai Lakers 2004 starebbe fin troppo bene.
Anche questa pratica risolta 98 a 94, dopo due quarti di sofferenza più che abbondante ed dopo un terzo quarto da 23 a 8 di parziale.
Il derby di Los Angeles, concluso 102 a 85, ha fatto segnare un netto ritorno alla normalità del duo. Il roster ha fatto segnare 42 punti di Shaq e 26 di O'Neal. Una prestazione anche troppo esauriente a confronto di quella dei cugini. Una squadra che per una volta ha fatto inorgoglire il proprio allenatore per impegno (6 uomini in doppia cifra) ma che è anche tornata ad evidenziare limiti che sembravano dimenticati per quanto riguarda l'organizzazione di gioco e l'attitudine in campo.
Dicevamo, detto della vittoria nel derby, ecco presentarsi le due sfide clou della settimana, Minnesota a parte. La prima, il ritorno dei campioni del mondo nella sede californiana del loro primo fans club, la ARCO Arena di Sacramento. La seconda il passaggio allo Staples dei vecchi rivali in maglia verde dei Celtics.
Nella prima e francamente più bella delle due gare, i Lakers hanno tenuto testa hai numero tre della Western Conference per tre quarti abbondanti. Sia Shaq (di quota 20.000 si parla dopo) che Kobe hanno catturato 13 rimbalzi, ma è stata la guardia a siglare l'high score con 34 punti contro i 28 del co-capitano. Peccato per loro che in tema di cifre, quelle di Webber e Peja Stojakovic siano state impressionanti.
I due alfieri di casa Kings, autori di 26 e 23 punti hanno giocato insieme con Mike Bibby un ultimo quarto al limite della perferzione. Il parziale di quest'ultima frazione ha detto, Kings 41 – Lakers 31 con un livello d'intensità dei Kings non sempre riscontrabile in una partita di regular season.
Certo, vale il famoso discorso delle prestazioni speciali. Saranno ripetibili? Quanto avrà contato la difesa un pochino sciolta degli avversari? I Lakers sapranno adeguarsi alla prossima occasioni? Tutte domande legittime che però lasciano ai Kings una bella vittoria per 107 a 99 e ai Lakers qualche polemicuccia da riproporre in chiave psicologica in future disfide.
Fra parentesi un'annotazione. Iverson sarà anche per Shaq l'unico degno di vestire la casacca olimpica, ma questo Bibby è proprio vicino al prototipo di play tanto amato da allenatori quali coach Brown.
Polemiche a parte, i Lakers sono quindi tornati a casa con un bilancio di 3 vinte e 3 perse on the road e un po' di acido da sbollire. E quale miglior metodo per smaltire la rabbia di Shaq se non quello di porlo contro la titanica barriera dei lunghi bostoniani? Visto quello che è successo nella gara di venerdì sembra proprio nessuno.
O'Neal ha fatto fronte ai problemi di falli che hanno limitato la prestazione di Kobe a soli 13 punti con 48 punti e 20 rimbalzi, motivati con la presenza sulle tribune di uno dei maestri spirituali del grande Aristotele, Bill Russel.
Alla fine la gara non ha avuto grossi sussulti e anche se Boston ha potuto condurre per la prima parte del confronto, il terzo quarto messo in piedi dai Lakers ha giustificato ampiamente la spesa del biglietto da parte dei tifosi angelini, vip e non. Punteggio finale 104 a 96.
Il meglio della settimana: La menzione sorpresa è quella che riguarda Mark Madsen. Il suo nome nel roster Lakers è stato per anni associato alle più varie motivazioni, non ultima una poderosa raccomandazione. Dopo l'All Star Game Madsen ha trovato , forse per disperazione, il posto di ala grande di partenza nella rotazione di Phil Jackson e senza fare sfracelli sta dando un contributo nettamente più dignitoso di quello dei vari Walker, George, Medvedenko.
Chi invece di sfracelli ne ha fatti e continua a farne è Shaquille O'Neal. Raggiungere 20.000 punti per lui è stato solo il giusto traguardo, peccato che l'accaduto sia arrivato nell'unico scivolone contro i Kings. Sicuro che il numero 34 mediti già una prossima vendetta.
Il peggio della settimana: Un po' troppi problemi di falli stanno condizionando le ultime prove di Kobe, che forse si sta prendendo una pausa di riflessione dopo il fantascientifico mese di febbraio mostrato. In attesa di riaverlo a tutto gas, i Lakers continuano a palesare problemi di rotazione difensiva contro i giochi costruiti da Mike Bibby.
Considerando che nei play-off oltre a Bibby, ci saranno Parker (coadiuvato da un Ginobili finalmente a livello argento mundial) e Nash, urgerebbero degli aggiustamenti made in Jackson per limitare i danni che queste guardie possono fare agli equilibri difensivi giallo viola.