Yao… da tre!!
Phoenix @ Houston 75-85
Houston @ Seattle 94-100
Houston @ Portland 83-94
Houston @ Golden State 117-07
Reduce dall'importante vittoria contro Phoenix di domenica, Houston ha intrapreso un lungo tour ad Ovest che vedrà i texani correre e sgomitare lontano dalle mura amiche fino al 26 marzo, giorno della grande sfida contro i Los Angeles Lakers al Compaq Center.
Ma andiamo con ordine, iniziando ad occuparci della gara contro i soli dell'Arizona. Per Rudy Tomjanovich (di cui parleremo tra poco) si è trattata della "più importante vittoria degli ultimi quattro anni", dalla cosiddetta Dream Era quindi; in effetti, dal punto di vista psicologico, la vittoria è stata indubbiamente un toccasana per Yao e compagni, attesi nelle prossime settimane da sfide tutt'altro che abbordabili, per un finale di stagione che si prospetta incerto fino alle ultime battute.
A preoccupare lo staff dei Rockets sono in questi giorni le condizioni di salute di coach Tomjanovich, il quale, sottoposto a cure mediche, non ha potuto seguire la squadra, lasciando il timone nelle mani di Larry Smith.
Cinquantaquattrenne, vincitore di due titoli NBA, si trova adesso di fronte alla partita più importante, quella per la vita e a noi non resta che augurargli una pronta guarigione; di fronte al male che ha colpito l'allenatore dei Rockets si potrebbe parlare di doppia responsabilità per i giocatori, i quali dovrebbero raddoppiare il proprio impegno in onore del loro comandante malato ma sarebbe una forzatura; stiamo parlando infatti di professionisti strapagati i quali sanno cosa fare e di conseguenza ci sembrano inutili frasi ad effetto che inevitabilmente entrerebbero a far parte del libro della retorica. Detto questo, torniamo a parlare di basket.
In quel di Seattle si rivedevano i Rockets da trasferta, molli sulle gambe e incapaci di limitare i tiratori avversari, tra i quali, ovviamente, un certo Ray Allen, il nuovo acquisto dei Sonics in grado di fare davvero male. In coppia con Rashard Lewis si dimostrava una vera spina nel fianco dei razzi e i due avrebbero alla fine chiuso con 48 punti totali (23 per il primo e 25 più 9 rimbalzi per il secondo).
Orfani della loro guida in panchina i giocatori uscivano dal campo sconfitti ma ancora in piena lotta per i playoffs.
Lasciato lo stato di Washington la squadra si recava in Oregon, a fa visita ai temibili Portland Trail Blazers, di cui ho già avuto modo di parlare in un recente articolo.
L'inizio del confronto veniva ritardato causa il discorso del Presidente Bush riguardo l'inizio delle ostilità in Iraq. "Capisci quello che quei ragazzi stanno facendo - il commento della guardia Antonio Daniels – e il basket non è più una priorità Ci sono persone che si trovano lì per difenderti, alcune morendo per te. Tutto questo da alle cose la giusta importanza".
Alle pendici delle Rocky Mountains Houston subiva una pesante sconfitta e i motivi per sorridere erano davvero pochi; superata a rimbalzo (37-28) la compagine texana era vittima anche di una pessima serata al tiro mentre la Grande Muraglia scompariva tra le maglie degli avversari, mal servita dai compagni, come dimostra il 5 su 9 dal campo del cinese.
Maurice Taylor davanti ai microfoni avrebbe parlato di "mancanza d'intensità " e ciò potrebbe essere un cattivo segnale visto che in un momento così delicato proprio questa non dovrebbe mancare nel bagaglio tecnico-tattico dei giocatori, per di più contro un avversario che i Rockets in classifica guardano da lontano.
Doppio ko e rotta verso la Baia di San Francisco in cerca di una vittoria scacciacrisi.
Al cospetto dei Golden State Warriors a salire in cattedra era finalmente il rookie venuto da lontano, Yao Ming (prossimo Rookie Of The Year?); l'arrivo del nuovo fenomeno del basket a stelle e strisce riempiva la Oakland Arena come una bomboniera, portando al record di spettatori per l'impianto californiano, 20193 persone, gran parte delle quali accorse per vedere all'opera il gigante pallido.
La Grande Muraglia ripagava il pubblico con una prestazione da incorniciare, testimoniata dai 23 punti e 14 rimbalzi finali. Come ciliegina sulla torta, il primo canestro dalla lunga distanza sul suolo nordamericano e i meritati applausi da parte di compagni e pubblico. Steve Francis da par suo sfornava una prova meritevole di lode e il suo personale tabellino stava lì a dimostrarlo: 13 punti, 12 assists e ben 11 rimbalzi (sesta tripla doppia della carriera) per il play delle meraviglie, nominato la scorsa settimana Western Conference Player of the Week. Miglior marcatore della serata un ottimo Cuttino Mobley con 26 punti.
Infine, da sottolineare l'ottima gara di James Posey, arrivato a stagione in corso e più volte sugli scudi da quando ha indossato la maglia dei razzi (21 punti con 7 su 9 dal campo). Con questo risultato la striscia positiva dei Rockets ad Oakland si allunga e l'ultima sconfitta risale ormai al lontano 7 marzo 1996. La vittoria è stata importante anche perché i Warriors si erano avvicinati parecchio in classifica ed era perciò necessario ricacciarli indietro.
"Abbiamo bisogno di vincere - il commento di Steve Franchise - siamo sotto pressione e affamati di vittorie ogni sera che giochiamo. Alcune volte manchiamo di intensità e cattiveria e sono proprio queste due cose che ci servono".
Dunque la caccia all'ottavo posto è ancora apertissima e c'è anche la possibilità che si arrivi sul filo di lana, con la situazione incerta fino all'ultima gara.
All'inizio avevo accennato al fatto che Houston avrebbe respirato nuovamente l'aria di casa soltanto mercoledì prossimo, in occasione della sfida con i gialloviola di Kobe. Ebbene, prima di allora, Houston se la dovrà vedere con i Kings, alla "Gas Station" di Sacramento e con i Clippers nella Città degli Angeli. Quasi dimenticavo, dopo Shaq, sarà il turno di Duncan e degli Spurs"fuori i secondi!
Stay tuned!