American League West 2003

Ted Lilly, importante rinforzo sul monte di lancio per gli Athletics…

C'è una squadra che nel 2001 ha eguagliato il record di vittorie facendone segnare ben 116 e che nel 2002, nonostante una stagione mediocre per molti dei suoi componenti ne ha conseguite solo 93, guidando la divisione almeno sino all'All Star break, ma chiudendola al terzo posto"

C'è una squadra che ha messo a segno una striscia vincente di venti partite e che ha segnato sei punti per almeno dodici partite consecutive, eguagliando i Red Sox del 1950, che ha avuto tra le sue fila l'MVP della AL e il Cy Young Award winner, e nonostante questo ha chiuso la stagione con solo quattro partite di vantaggio sulla più diretta inseguitrice"

C'è una squadra che ha emozionato e forse anche commosso contrapponendosi, col suo gioco fatto di grande pressione sul piatto e intensità  difensiva, col proprio roster zeppo di ottimi giocatori ma senza nessuna grande vedette, ad alcune delle franchigie di maggior fascino e con il maggior numero di tifosi nel baseball contemporaneo, Yankees e Giants, finendo col vincere le World Series e con lo sfatare quella tradizione di lazzi e sberleffi che ne faceva una delle barzellette dello sport americano"

C'è una squadra che ha poco, pochissimo, in alcuni reparti chiave, ma che sul piatto presenta un giocatore che sembra non avvertire il trascorrere del tempo, come Rafael Palmeiro, ed uno che a fine carriera, avrà  riscritto molti dei libri dei record di questo gioco, Alex Rodriguez, da molti ritenuto il miglior giocatore del pianeta.

Per questi motivi, alla domanda su quale sia la migliore division delle majors, a molti risulta complesso virare dal rispondere la American League West"ed in effetti, per chi non ami molto la lunghezza e la flemma della stagione regolare, per chi necessiti nel proprio organismo di una certa dose di adrenalina, le soluzioni sono due: seguire con attenzione l'agguerrita corsa al titolo divisionale di A's, Mariners e Angels, oppure dedicarsi ad attività  alternative ma non per questo meno gratificanti quali imitare le gesta degli stuntmen di Jackass, demenziale trasmissione di MTV, magari spaccandosi una bottiglia di whisky sulla strumentazione di piacere, oppure emulare gli eroi del wrestling della WCW, applicando a madri, sorelle, o amici, pile driver o figure 4 degne di Bret the Hitman Hart" ecco, se per conoscenza dell'universo femminile, possiamo affermare che la bottigliata inibirà  la vostra vita sessuale molto meno del mettersi a urlare come un forsennato saltando sul divano mentre entra sul ring il lampadato The Rock, il nostro consiglio definitivo, è quello di dedicarsi al gioco con la mazza e con le palle" cioè" insomma" ehm" avete capito" guardate giocare Ichiro, Miggy e compagnia bella"

Oakland A's - La missione
Miggy dicevamo" ma il miglior giocatore della passata stagione per la AL, Miguel Tejada, Miggy per i tifosi verdeoro, cessa di essere così chiamato, una volta varcati i confini della natia Repubblica Dominicana, dove il bagno di folla che puntualmente lo attende, lo incita al grido di "Guagua!", termine in slang che sta a indicare un bus, in quanto spinge, conduce diciamo, i propri compagni sino alla casa base"il fenomenale shorstop, sembra accordare una leggera preferenza al suo nickname americano, anche se ritiene impossibile che in patria smettano di chiamarlo "Guagua""

Problemi di poco conto, questi riguardanti il soprannome, soprattutto nei giorni in cui, si è probabilmente deciso il destino del rapporto tra Tejada e gli A's"il proprietario Steve Schott, infatti, ha confermato ciò che tutti si aspettavano, ovvero che gli Oakland A's non offriranno un pluriennale a lunga scadenza al loro miglior giocatore.

"Il fatto è che non c'è assolutamente modo per noi, di firmare Miguel con un pluriennale. Il sistema ha fallito dal momento che ci sono solo due o tre club in grado di firmare un giocatore del genere per otto/dieci anni e dargli i soldi che si merita. Un club a budget contenuto come il nostro, non può permetterselo".

Schott ha aggiunto di non aver fatto alcun offerta al proprio giocatore, per non insultarlo con una proposta non all'altezza e mentre Chavez si diceva sorpreso dalla notizia, la preoccupazione dei tifosi, a solo un anno di distanza dalla partenza dell'ex idolo Jason Giambi per New York, è quanto potrà  influire il fatto di diventare free agent a fine stagione, sulle prestazioni del loro power shortstop, dato che come ha confermato Schott, non c'è l'intenzione di scambiarlo a campionato in corso visto che la squadra ha serie possibilità  di vincere le World Series.

Ed in effetti, se i californiani sono continuamente al centro dell'attenzione anche per via di trattative per la cessione della franchigia o per la costruzione di un nuovo ballpark, senza il "caso Tejada", si parlerebbe solo di una squadra seriamente intenzionata a centrare il bersaglio grosso. Vedere gli Angels trionfare a ottobre non deve essere stato facile per un club che ha raggiunto i playoffs negli ultimi tre anni per vedersi sempre eliminato al primo turno.

Le basi per far bene ci sono senza dubbio: tanto per cominciare, la presenza sul monte di tre fuoriclasse del calibro di Mark Mulder, Tim Hudson e Barry Zito, cui si andranno ad aggiungere Ted Lilly e il nuovo arrivo John Halama, per una rotazione partenti che non sembra avere eguali.

Dal luglio 2000, data del suo arrivo nelle majors, Zito, Mulder e Hudson, hanno vinto rispettivamente 47, 44 e 43 partite, facendo di questo trio, un'arma in grado di spingere gli A's anche per la stagione a venire, oltre le cento vittorie, condizione necessaria almeno per sperare di vincere la division"ma una squadra con così poca disponibilità  finanziaria (relativamente si intende"), deve necessariamente supplire con grande mobilità  e scelte che favoriscano la cosiddetta "chimica".

Ecco che il lavoro del general manager Billy Beane, a seguito di una stagione che da molti sarebbe stata considerata positiva, ha dovuto produrre la solita parziale ricostruzione"la offseason ha visto partire il fortissimo closer Billy Koch, forte di 84 apparizioni, condite da 44 salvezze, 11 vittorie e 4 sconfitte, quanto bastava per garantirgli il titolo di rilievo dell'anno"la dura legge di quella che da noi chiamano austerity, però, non fa eccezioni ed il suo arrivo ai White Sox, ha portato a Oakland Mark Johnson il catcher di riserva che serviva a dare riposo a Hernandez dopo la partenza di Greg Myers, un prospetto di grande interesse quale Joe Valentine e il closer Keith Foulke.

Se l'arrivo nella "windy city", per Koch, costituisce una nuova sfida, lo stesso potrà , o meglio dovrà  essere per Foulke, reduce da una annata quasi disastrosa, che lo ha visto senza una salvezza dalla fine di giugno a metà  settembre, dopo una straordinaria regular season 2001. Seppur in una brutta annata, Foulke ha mostrato in chiusura segni di ripresa, senza concedere un punto negli ultimi 17 2/3 innings e finendo secondo nella AL per rapporto strikeout messi a segno, basi per ball concesse"se Foulke si esibirà  ai suoi livelli, gli A's potrebbero non rimpiangere troppo la partenza di Koch, soprattutto quando anche Jim Mecir, operato al ginocchio nella offseason, si unirà  al club andando a rinforzare il bullpen.

Grande soddisfazione, da parte di Beane, per l'arrivo da Arizona, dello slugger mancino Erubiel Durazo, giocatore da anni nel mirino del manager verdeoro, che nelle previsioni dovrebbe finire per essere il battitore designato, andando a ricoprire il vuoto lasciato nell'ordine di battuta, dal ritiro di David Justice. "L'ho seguito per anni ma mi è sempre stato risposto che non era cedibile"spesso capita che le stelle debbano allinearsi nel modo giusto"" affermava un gongolante Beane, al termine di una trattativa che ha coinvolto anche i Cincinnati Reds.

Se Durazo costituisce un'importante aggiunta per l'arsenale offensivo della squadra agli ordini del nuovo manager Ken Macha, l'arrivo di Chris Singleton, si situa invece in una precisa strategia di carattere difensivo. Con Singleton all'esterno centro, infatti, sarà  possibile per Terrence Long evoluire all'esterno sinistro dove ha ben figurato, quando è stato impiegato, durante parte del campionato 2001.

Nuovi arrivi di un certo spessore dunque, che si inseriranno in un roster in grado, sulla carta di competere per vincere il titolo ed il cui centro pulsante, è costituito da giocatori di livello assoluto, tutti nella fase ascendente della propria carriera, quali Chavez, Tejada e ovviamente i tre fenomenali partenti"la chimica?

A quella dovrà  pensare Macha, cui spetterà  il gravoso compito di sostituire Art Howe senza farlo rimpiangere" ad aiutarlo potrebbe essere anche una stagione finalmente scevra da infortuni da parte di Jermaine Dye, reduce da un 2002 ancora troppo condizionato dagli strascichi della frattura alla gamba patita durante i playoffs 2001.

Non ci saranno oltre ai già  citati David Justice e Billy Koch, anche Randy Velarde, John Mabry e Ray Durham, ma gli A's non si nascondono di certo almeno a giudicare dalle parole di Tim Hudson: "la nostra è una missione"siamo una grande squadra con grandi giocatori"tra dieci anni sarebbe un peccato guardarsi alle spalle e scoprire che non abbiamo vinto neanche un titolo"". Sono tutti avvisati.

Anaheim Angels - La squadra
Cinque mesi dopo aver cantato "Siamo noi siamo noi, i campioni delle majors siamo noi"", gli Angels, si presentano ai blocchi di partenza, come una delle principali favorite per la vittoria finale. Prima però dovranno arrivare ai playoffs e come abbiamo detto, potrebbe non essere uno scherzo.

Chi di sicuro ha avuto una offseason semplice, è stato il general manager Bill Stoneman, il quale, ottenuto dalla Walt Disney Co. 22 milioni di dollari per incrementare il payroll, ha potuto giocare di conserva, mantenendo sostanzialmente inalterato il roster dei campioni del mondo. Non che vi fossero particolari falle da tappare in effetti, dato che come afferma proprio Stoneman: "Siamo ben bilanciati e sarebbe stato molto difficile migliorare ulteriormente la nostra posizione" la nostra chimica di squadra"abbiamo grande talento in ogni zona del campo" certo, si può sempre migliorare, ma non saprei indicare un particolare reparto dove siamo particolarmente carenti"".

Chimica" la parola magica degli sport di squadra ritorna, specialmente nel caso degli Angels, quella che da più parti è considerata la squadra di baseball per antonomasia, "uno per tutti, tutti per uno"", "l'epitome di un team", come ha osservato proprio Mike Scioscia, manager of the year per il 2002 secondo la maggior parte degli addetti ai lavori, "una squadra in cui non c'è nessuno che debba andare in campo ogni sera e trascinare tutti gli altri, una squadra che ha dimostrato di essere migliore di molte altre che invece dispongono delle prestazioni fuori dall'ordinario da parte della propria superstar"".

Persi per strada Palmeiro e Ochoa, divenuti free agent, dai Marlins è arrivato il veterano Eric Owens, mentre Washburn, Schoeneweis e il prima base Scott Spiezio, hanno raggiunto l'accordo per restare un altro anno con la maglia degli Halos"

Quello di cui Scioscia non ha sicuramente paura è un eventuale rilassatezza da parte dei propri uomini, quella sorta di autocompiacimento che è sempre dietro l'angolo per le squadre e più in generale gli sportivi, che compiono grandi imprese centrando vittorie forse inaspettate.

"Questo pericolo non esiste"non posso pensare ai miei giocatori che perdono questo approccio, questa concentrazione, questo stare uniti e lavorare giorno per giorno"". Pericolo escluso dunque, ed a giudicare dalle parole dell'esterno centro Darin Erstad, potrebbe aver ragione: "Sono sicuro che l'obiettivo di tutti è aprire un ciclo, una dinastia" occorre rompere il ghiaccio però, ed è quello che abbiamo fatto" confermarsi però, è sempre più difficile"quello che so, però, è che scenderemo in campo ogni sera pronti a dare il massimo"".

Un approccio veramente positivo, confermato anche dalla offseason di David Eckstein, piccolo grande uomo, per dirla come Dan Peterson, degli Angels, il quale ha trascorso l'inverno a lavorare con i pesi oltre che sul campo, all'Università  della Georgia, facendosi aiutare dal fratello, hitting coach della locale squadra, in quanto "devo lavorare duro per migliorarmi come giocatore, specialmente in difesa"tutti quanti dobbiamo lavorare duramente per riuscire a vincere un altro titolo"".

Se il mercato non ha prodotto colpi a sensazione, occorrerà  valutare l'apporto che potranno dare dall'inizio, due giocatori come John Lackey e Francisco Rodriguez, addirittura straordinari nei passati playoffs. Lackey, alla propria seconda stagione, andrà  a far parte della rotazione partenti, assieme a Washburn, Appier, Ortiz e Mickey Callaway, mentre Rodriguez, comporrà , assieme a Percival e Donnelly, Ben Weber e Schoeneweis, quello che potrebbe essere il miglior bullpen della AL. Aaron Sele, si aggiungerà  alla rotazione partenti verso maggio, per smaltire i postumi di un'operazione, mentre Glaus, Erstad e Salmon, le bocche da fuoco dell'attacco di Scioscia, non dovrebbero risentire di interventi di piccola entità  cui sono sottoposti durante la offseason"

Gli ingredienti per ripetersi dunque sembrano esserci tutti, anche considerando che il titolo non è certo arrivato grazie ad una serie di "career year", da parte dei giocatori principali della franchigia, ma stavolta arrivare ai playoffs potrebbe essere davvero dura per i campioni del mondo, espressione che è sconsigliabile utilizzare con Scioscia in quanto, come dice lui "non siamo più campioni, siamo solo al gradino più basso di una scala che potrebbe portarci dove vorremmo tornare"". Come dargli torto?

Seattle Mariners - L'esperienza
Vincere 93 partite e dover considerare la propria stagione come un fallimento può portare una certa frustrazione. Ecco spiegare almeno in parte alcune memorabili scenate cui ci ha fatto assistere Lou Piniella in piena regular season nell'anno 2002, proprio al momento in cui, la partenza lampo dei propri Mariners, divenuta consuetudine negli ultimi tempi, sembrava essere rintuzzata dal vigoroso rinvenire dalle retrovie di Angels e A's.

Ed a pensarci bene, è stata una striscia clamorosa di venti partite vinte da Tejada e compagni, con una altrettanto grande prestazione degli uomini di Scioscia che nello stesso periodo di vittorie ne mettevano a segno diciassette, a tenere lontana la franchigia di Seattle dalla postseason, dopo le quattro apparizioni sotto la guida di "sweet Lou"; e questo al termine di una annata sotto il par da parte di molti giocatori chiave, primo fra tutti Ichiro Suzuki, che se nella prima parte della stagione, confermava quanto di buono aveva fatto nel 2001, nella seconda appariva nettamente frenato da un infortunio al ginocchio che portava la sua media battuta da .357 a .280.

Con Piniella in Florida, stato che tanti americani scelgono per il proprio buen retiro, le redini dei Mariners sono affidate al quarantaduenne Bob Melvin, un giovane manager per una delle squadre più vecchie, almeno come età  media. Melvin, di soli due anni più anziano di due giocatori chiave della franchigia, Edgar Martinez e Jamie Moyer, si è presentato subito come un decisionista dalle idee chiare, sottolineando soprattutto l'importanza che egli attribuisce alla "panchina", ai role players.

Proprio per via dell'età  avanzata di certi componenti del roster, nonché del sempre in agguato pericolo di infortuni, Melvin sembra voler puntare su un gruppo di venticinque giocatori in grado di produrre e di apportare il proprio contributo in vista dell'obbiettivo della franchigia, il quale altro non può essere se non vincere le World Series.

Proprio a riguardo, il nuovo manager si diceva sicuro che le sue intenzioni porteranno a mugugni e proteste da parte di giocatori abituati per bravura e smisurato ego, a voler essere sempre in campo, ma che è deciso a "dar loro un riposo quando non pensano di averne bisogno"è proprio quello il punto, far sì che non ne abbiano bisogno".

Per la cronaca, dopo averne parlato alla squadra, Melvin si è sentito comunicare da Ichiro, col candore ammantato di ingenuità  tipico dei giapponesi, che egli non gli avrebbe mai fatto sapere di essere stanco"

Parlando di presunte riserve, giocatori come Greg Colbrunn, John Mabry e Mark McLemore, sembrano fatti apposta per interpretare al meglio la filosofia di Melvin, che non a caso ha già  definito quest'ultimo, come un "titolare senza un ruolo".

Colbrunn, con una media carriera di .319 come pinch hitter, aiuterà  anche a dare respiro al prima base John Olerud o al battitore designato Edgar Martinez, fresco di un nuovo contratto da quattro milioni di dollari, ovviamente al netto di incentivi vari legati al numero di apparizioni al piatto, in quella che si annuncia come la sua "farewell season".

Fresco di rinnovo contrattuale anche il pitcher Jamie Moyer, mancino da 165 vittorie in carriera, inchiostrato per altri tre anni e alla caccia delle 200 vittorie sul monte, ma soprattutto preoccupato di poter giocare in una squadra importante, di quelle in lotta per il titolo. E proprio Moyer, poneva l'accento sulla strana stagione 2002 dei Mariners: "Abbiamo vinto 93 partite e abbiamo avuto giocatori che si sono espressi al di sotto del proprio livello"".

Per uno che se ne va in Florida, eccone uno che dalla Florida arriva, ovvero l'esterno Randy Winn, già  All-Star e sicuro rinforzo in campo sinistro, per un pacchetto outfielders che vede al centro il sempre inespresso Mike Cameron e a destra il grande Ichiro. Grandi speranze inoltre, saranno riposte nella rotazione partenti, dove Freddy Garcia e Joel Pineiro, sono attesi per un verso o per l'altro, ad una stagione della verità . Garcia dovrà  dimostrare di aver superato quell'impressionante calo di rendimento che lo ha colto dopo la pausa per l'All Star Game e che lo ha portato da un record di 11-5 con 3.44 ERA, a 5-5 e 5.66 ERA.

Pineiro invece, dovrà  confermare quanto di buono mostrato nella prima parte del campionato scorso, prima di un prevedibile calo dovuto anche al fatto di non essere troppo abituato a lanciare così tanto. Se Pineiro confermerà  di essere la potenziale stella che molti credono, i Mariners potrebbero aver risolto parte dei problemi sul monte da più parti indicati come l'anello debole della catena e magari vincere quelle cento partite che servono a centrare i playoffs. 93 potrebbero essere poche anche quest'anno.

Texas Rangers - L'alchimista
Chi da questo punto di vista non dovrebbe aver problemi, è la squadra del Texas. "In Buck We Trust" sembra essere il motto della dirigenza texana per questa stagione, visto che per l'ennesima ricostruzione della franchigia di Arlington, è stato chiamato Buck Showalter, già  manager dell'anno per la AL nel 1994, quando guidava i NY Yankees, nonché architetto degli Arizona D'Backs, squadra da lui guidata alle 100 vittorie del 1999, ed al platonico titolo di più veloce squadra di espansione a centrare i playoffs.

Il concetto chiave sarà  "niente scuse" e per far questo, Showalter ha cercato di eliminare gran parte delle possibili fonti di alibi, a cominciare da un rinnovamento del coaching staff, per finire ad una nuova sede per lo Spring Training. A cambiare, secondo il GM. Hart e Showalter, sarà  l'atteggiamento, quello che il proprietario Tom Hicks chiama la "winning culture". "Giocare per i Rangers – sostiene Showalter - è un privilegio, non un diritto"e coloro che sapranno battere la concorrenza mostreranno di meritare una delle casacche"".

Per quel che riguarda il campo, i problemi dei Rangers sono stati principalmente individuati nella debolezza del pitching staff, a cominciare dalla rotazione partenti e da quel Chan Ho Park il quale, firmato a 65 milioni di dollari per cinque anni, è stato senza dubbio frenato da infortuni ma che anche al rientro, non ha mostrato di trovarsi perfettamente a suo agio nella nuova realtà  in cui si è trovato calato. Assieme a Park, i partenti dovrebbero essere Ismael Valdes, John Thomson, il giovane prospetto Colby Lewis e il nuovo arrivo Ryan Drese, sempre che riesca a battere la concorrenza di Joaquin Benoit.

Sempre in tema di prospetti di grande interesse, i Rangers potranno contare sul giovane Mark Tiexeira, infielder sul quale nessuno sembra nutrire dubbi riguardo al fatto che preso sarà  un fattore anche nelle majors. Se Teixeira presto o tardi farà , come si suol dirsi, la squadra, obiettivo prioritario sarà  ottenere da Carl Everett, una stagione all'altezza delle proprie possibilità , peraltro manifestate nella parte finale della passata regular season, quando si è attestato su una media battuta di .327, con 10 fuoricampo e 42 RBIs.

La partenza di Pudge Rodriguez e di Kenny Rogers, potrebbero farsi sentire meno del previsto mentre occorrerà  vedere se la pozione di cui usufruisce Rafael Palmeiro per fermare il tempo, darà  ancora i suoi effetti. Per Alex Rodriguez , l'unica forza competente ad arrestarlo sembrano poter essere gli infortuni, ma se mettere punti a referto non è certo un gran problema per i texani, impedire agli avversari di segnarne dovrà  essere considerato obiettivo di primaria importanza per fare meglio delle 72 vittorie del 2002.

Con la AL West, che negli ultimi tre anni ha centrato sei posti complessivi nei playoffs, oltre ovviamente al titolo conquistato dagli Angels, i Texas Rangers, sono l'unica squadra a non essere riuscita ad entrare nella corsa per le World Series, nonostante siano la franchigia che ha speso ampiamente di più negli ultimi quattro anni.

Certo Showalter è un grande manager e certo nessuno si sogna di criticare il fenomenale A-Rod, ma salvo miracoli, anche per quest'anno, la corsa al titolo divisionale, sarà  verosimilmente una corsa a tre. A meno che anche il buon Buck, non abbia a casa una confezione de "il piccolo chimico". Ma forse sarebbe più utile un alchimista.

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