Con un Iverson così, ai tifosi di Philadelphia non è proibito sognare…
Mentre nella temutissima (dai cugini della Eastern) Western Conference impazza un duello all'ultima partita tra Dallas, Sacramento e San Antonio per la prima posizione, che garantirebbe il vantaggio del campo fino all'eventuale finale, sulla sponda atlantica si sta svolgendo un confronto altrettanto incerto ed entusiasmante tra ben sei squadre, raggruppate in un fazzoletto e tutte con le carte in regola per chiudere la regular season al primo posto.
Studiando la classifica una considerazione è però d'obbligo: mentre ad Ovest con il 61% di vittorie ci si accontenta del quinto posto, ad Est la situazione è radicalmente diversa, in quanto con la stessa percentuale, si lotta per le posizioni di vertice.
Quale sarà la vera squadra da titolo?
Senza dubbio il team che in questo momento gode di maggiore credito è Philadelphia; nella città dell'amore fraterno si sogna già di eguagliare, e perché no migliorare, lo straordinario risultato di due stagioni fa, quando i Sixers di un soprannaturale Allen Iverson riuscirono a raggiungere le Finali prima di inchinarsi alla grandezza (non soltanto fisica) di The Diesel, alias Shaquille O'Neal.
A dire la verità fino alla pausa dell'All Star Game 2003, la squadra pareva tutt'altro che irresistibile e c'era addirittura chi, nei forum sportivi, chiedeva a gran voce la testa di The Answer, accusato di scarso impegno e di aver fatto ormai il suo tempo all'ombra della Freedom Bell.
Dopo uno splendido inizio infatti il gruppo di coach Brown si era disunito e le sconfitte erano diventate quasi la regola, facendo precipitare la franchigia verso posizioni di classifica poco consone al proprio blasone.
L'atmosfera magica di Atlanta era però una sorta di toccasana per Jewel (c'entra forse qualche parolina di MJ?), il quale da lì in poi avrebbe regalato a pubblico e critica grandi prestazioni, soprattutto dal punto di vista della maturità , ridiventando il trascinatore della squadra, questa volta però senza eccedere nei tiri, segnando quindi di meno rispetto al passato ma garantendo maggiore continuità e saggezza tattica.
Attualmente i ragazzi sono "on fire" e pare che nulla possa fermarli; personalmente ritengo il miglior Iverson letale quasi quanto il Kobe stellare di questi tempi; certo, il fisico è quello ed il modo di giocare, per forza di cose, non è lo stesso, ma Allen (per ora) sembra realmente "cresciuto" e questo non può che giovare a se stesso e ai suoi compagni.
Se poi al numero 3 aggiungiamo un play come Snow che quest'anno in alcuni frangenti sembra Kidd, un Van Horn il quale, sarà anche un "coniglio bagnato" ma garantisce comunque punti e rimbalzi e un Coleman sempre più incisivo il quadro definitivo è sotto l'occhio di tutti: per chi dovesse incontrare Phila nella postseason sarà tutt'altro che una passeggiata.
Detto dei Sixers concentriamoci ora sulle altre candidate.
Un aria completamente diversa si respira invece nella patria del basket, causa la crisi di risultati e gioco che ha caratterizzato l'ultimo mese degli Indiana Pacers; contrariamente a Philaldelphia, i ragazzi di Isiah Thomas sono stati al lungo ai vertici della Eastern Conference ma da qualche tempo a questa parte i successi di inizio stagione paiono solo uno sbiadito ricordo e si è spenta la luce; c'è poco tempo ormai per ritrovare l'interruttore e ci sarà da lavorare per ritrovare la freschezza tattica perduta.
Se Indiana piange New Jersey non ride di certo; Jasone come suo solito dirige il gioco con immensa sapienza e le sue statistiche sono impressionanti (19.2 punti, 8.6 assists e 6.10 rimbalzi a partita) ma i risultati dell'ultimo mese sono la prova che qualcosa non funziona a dovere negli ingranaggi dei Nets; certo, il primo posto è ancora alla portata dei ragazzi di Scott ma ormai Phila è in corsia di sorpasso e sarà difficile tenerle testa.
Nella Motown invece sembra essere tornato il sole. Forse, tra le sei, è la squadra con il gruppo più unito, frutto dell'ottimo lavoro di Carlisle, che già l'anno passato aveva regalato grandi soddisfazioni ai tifosi del Palace di Auburn Hills.
E Boston? E New Orleans? Due buone squadre ma a mio avviso sono entrambe un gradino sotto alle altre. La prima è dotata di due bocche da fuoco di prima grandezza quali Pierce e Walker ma a livello di lunghi è notte fonda mentre la seconda non ha forse l'esperienza necessaria per arrivare fino in fondo.
Gli addetti ai lavori guardano ad Ovest per cercare il nome dei futuri campioni NBA (e fanno bene!); con il prepotente ritorno dei Los Angeles Lakers ci si chiede già in che modo gli avversari potranno fermare la montagna gialloviola (sapete a chi mi riferisco!).
Ovviamente non c'è risposta a questo interrogativo. Dunque ad Est si può realmente pensare al titolo? Difficile a dirsi. Dando uno sguardo alle ultime finali (era Lakers) si può vedere come la squadra che più ha dato l'impressione di averlo fatto sia stata Phila; anche quest'anno, tra le diverse contendenti, è quella che oggi probabilmente gode di maggiori credenziali.
Nella gara vinta contro i Nets si è potuto assistere anche ad un caloroso abbraccio tra Iverson e Brown, un segnale inequivocabile che ci fa capire quanto sia intenso il rapporto tra i due.
Magari non avrà tanta voglia di arrivare puntuale alla seduta di allenamento ma quando è in campo The Answer da sempre il 110%; si, ho utilizzato la parola "sempre", ma chi, qualche tempo fa, ha potuto assistere ad un Seattle-Phila su Tele + avrà sicuramente da ridire.
E' vero, in quel periodo A.I. sembrava quasi "un agnellino", il lontano parente del leader della stagione 2000-01 mentre anche i suoi compagni si "trascinavano" per il campo privi di qualsiasi stimolo e voglia di vincere. Ma poi c'è stata la serata indimenticabile di Atlanta e il destino si à rimesso a riscrivere il copione del nostro sport preferito"
Stay tuned!