Red Sox Season Review – Part I

Big Papi Ortiz non ha fatto mancare il suo contributo in battuta, ma quest'anno non è bastato…

Non è certo andata come avrebbero voluto. Per costruire quella che ormai è la ''sua'' squadra il general manager Theo Epstein aveva scelto Matt Clement e David Wells per rimpiazzare Pedro Martinez e Derek Lowe, partiti, rispettivamente, per New York, sponda Mets, e Los Angeles, sponda Dodgers. Aveva scelto Edgar Renteria per sostituire Nomar Garciaparra, l'icona utilizzata come merce di scambio il 31 luglio 2004.

Ed anche un paio di scommesse su Wade Miller e Matt Mantei sembravano inizialmente aver dato qualche frutto. Durante la stagione, nonostante gli infortuni a Curt Schilling e a Keith Foulke, i Red Sox avevano saputo rimontare gli Orioles partiti alla grande e a condurre la Divisione Est della Lega Americana da maggio fino a settembre inoltrato.

Avevano finito per vincere 95 partite, pareggiando gli Yankees in testa alla divisione e si erano qualificati, con qualche affanno finale, per la postseason (per la prima volta nella loro storia i Red Sox erano ai playoffs per il terzo anno consecutivo). Ma non c'era mai stato quel feeling vincente del 2004 e pure del 2003, per dire la verità . E così la stagione si è conclusa con l'eliminazione da parte degli White Sox nel primo turno dei playoffs. Non c'è stato il miracolo, l'ennesima risalita dal buco nel quale si erano infilati.

Questo è/era il 2005 e la storia non avrebbe aiutato a vincere.

Bilancio per il 2005

Batting

Ancora una volta i Red Sox sono stati una macchina offensiva. Hanno finito per segnare 910 punti (primi in tutta la lega in punti segnati per il terzo anno consecutivo) pur non disponendo di un consistente ed affidabile battitore numero 5 per tutta la stagione. Per loro fortuna Manny Ramirez ed David Ortiz hanno combinato per 91 HR e 292 RBI. Con un .281 di media battuta (1), .356 on base (1), .810 OPS (1), 339 doppi (1), .454 di slugging (3) e 199 HR (6) hanno vinto molte partite esclusivamente con le mazze. Nella lunga stagione regolare l'attacco può salvare molte partite, spesso si affrontano pitcher abbastanza abbordabili, ma in una serie corta invece la cosa diventa tanto più improbabile e le cose si fanno difficili. Boston, nel 2005, è risultata una squadra troppo sbilanciata in attacco. E comunque nei playoffs sembrava che battesse solo il duo Manny-Big Papi.

Pitching

Il dodicesimo posto nella AL con un'ERA di 4.74 non è da squadra campione uscente. E non dà  garanzie sufficienti per i playoffs. Ed infatti una squadra piena di energia, con un buon parco lanciatori, e con battitori efficienti come gli White Sox ha eliminato i Red Sox con un sonoro 3-0. Due partite sono state combattute e potevano finire ''either way''. Ma le carenze che erano riusciti a nascondere con le mazze durante la stagione regolare sono venute fuori al momento cruciale. Per quanto riguarda la regular season l'infortunio di Schilling ha complicato le cose. Epstein aveva previsto un piano B, che è parzialmente riuscito fintanto che Miller è rimasto sano, poi con la sua perdita e quella di Mantei e Foulke anche il bullpen ha iniziato a fare acqua. Persi per strada Blaine Neal, Alan Embree e John Halama, sono stati Mike Timlin, interpretando bene il ruolo di closer, e due giovani rookies a salvare la fine della stagione, Jonathan Paplebon e Craig Hansen.

Fielding

Tutto sommato un'annata discreta. L'arrivo di Tony Graffanino ha stabilizzato la seconda base. Gli esterni hanno giocato bene, Ramirez ha guidato la lega con 17 assistenze dall'outfield, sfruttando appieno le caratteristiche del Mostro Verde che troneggia alto in campo sinistro. Solidi Damon in centro e Trot Nixon a destra. Bene i due catchers ed l'affidabile terza base Bill Mueller. Il punto debole, oltre all'ormai noto prima base Kevin Millar (spesso rimpiazzzato da John Olerud negli inning finali), è stato, sorprendentemente, Renteria, che ha commesso ben 30 errori nel ruolo di interbase.

In conclusione

L'anno scorso era l'anno scorso. Questa squadra non ha mai dato la sensazione di esserci davvero. Un paio di settimane calde (12-1) a metà  giugno ed un altro paio (14-2) a cavallo di luglio e agosto sono arrivate e passate senza lasciare quella voglia di vincere. Le emozioni della serie con gli Yankees nell'weekend finale sono rimaste chiuse in una scatola. E la squadra è volata a Chicago con tante incertezze.

La sconfitta con gli White Sox è stata probabilmente accettata più facilmente perchè a casa, nella bacheca, c'è quel trofeo tanto agognato vinto l'anno scorso. Pefirno l'errore, che ha deciso Gara 2, del subito ribatezzato Gaffe-anino è stato perdonato. ''Quando sono stato accolto da un'ovazione all'inizio di Gara 3 ho dovuto faticare per trattenere le lacrime'' ha detto dopo l'eliminazione il seconda base. Nessun fantasma da accuasre, nessun capro espiatorio, nessuna maledizione da rinverdire con un nuovo racconto dell'horror.

Gli White Sox sono stati migliori e la gran parte dei tifosi di Boston è abbastanza intelligente da averlo capito e abbstanza matura da saperlo accettare.

Il futuro

Dopo la partita c'era un senso di smantellamento nello spogliatoio. Molte facce cambieranno probabilmente. Si è chiuso un mini-ciclo. Ma già  si guarda al futuro, all'imminente offseason. Alla già  iniziata offseason.

La offseason a Boston non attende la fine delle World Series, a meno che i ''local nine'' non vi prendano parte. La offseason è infatti iniziata alle 19.37 del 7 ottobre 2005 quando Renteria (che, ironia della sorte, aveva fatto l'ultimo out delle Serie Mondiali del 2004) ha girato su una fastball di Bobby Jenks e mandato una rimbalzante che il seconda base Tadahito Iguchi (visionato quest'inverno anche da Boston) ha raccolto e fiondato in prima a Paul Konerko per il ventisettesimo out.

Gli spettatori sono usciti da Fenway (alcuni sono rimasti lì increduli a guardare gli White Sox celebrare la vittoria) e si sono riversati nei pub che circondano lo stadio. E sono iniziate le discussioni. Discussioni che passano, rapidamente e magicamente, dal commento alla partita appena finita alla costruzione della squadra del prossimo anno.

To be continued…

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