Nash esulta: la sua sfuriata nel tempo supplementare ha vinto la partita…
E' sicuramente la rivalità più scoppiettante della Lega.
No, non abbiamo dimenticato New Jersey e Indiana. Se volete un pizzico di dramma alla fine di un incontro rutilante, potete affidarvi solo a Sacramento e Dallas.
Gli ingredienti li abbiamo tutti: un consistente numero di incontri durante la regular season, un buon numero di precedenti nei playoffs, la promessa di una un'altra serie in tardo aprile, inizio maggio.
Per la cronaca: Dallas si è appena tolta la cosiddetta scimmia dalla spalla, battendo 129-123 i Kings dopo un supplementare. Un immenso Steve Nash ha evitato il cappotto per la stagione regolare, pareggiando la gara a 2.5 secondi dalla fine e segnado 12 punti in over time.
Perché, detto fra noi, i Mavs soffrono leggermente i Kings. La serie dello scorso anno si concluse con una marea di canestri facili per i californiani, concessi da una difesa troppo soft per la post season.
Non molto credibile la dichiarazione di Don Nelson: "Non credo che questa vittoria al supplementare debba significare molto per noi". Più sincero lo stesso Nash quando dice "Sentivo che meritavamo questa vittoria", tradendo tutta l'ansia per questo evento.
Due squadre anti-Lakers per eccellenza: Sacramento è l'anti-Lakers culturale. Una cittadina al nord della California, lontana anni luce dal cosiddetto LA-cool. Una serie strappacuore, quella dello scorso anno, ha impedito ai biancoviola di sconfiggere i rivali di sempre.
Dallas è l'anti-Lakers tecnico, costruita in totale antitesi alla squadra tricampione: una serie di tiratori da fuori, compreso un pivot come La Frentz, per opporre qualcosa allo strapotere interno di Shaquille O'Neal.
Ma le analogie non finiscono qui: una decade, gli anni '90 totalmente priva di soddisfazioni. Una sporadica apparizione ai playoffs per la Sacramento di Mich Richmond, sconfitta al primo turno con Seattle, anni in fondo alla Midwest Division per i texani.
Per entrami il ciclo si interrompe all'arrivo dei nuovi proprietari: i fratelli Malouf, gestori di Casinò, la passione del basket ereditata dal padre, ex proprietario dei Denver Nuggets, a Sacramento. Poco dopo arrivano Chris Webber, scambio per Richmond, e Vlade Divac.
Con l'aiuto del rookie psichedelico Jason Williams la squadra compila il primo record positivo, è la stagione dell'asterisco per la serrata, e fa innamorare l'america per il suo gioco sbarazzino. Il resto è noto: una costante crescita, l'aggiunta al roster di campioni come Christie, Bibby e Jackson, a rendere più forte e profonda la squadra.
La storia di Dallas cambia con l'arrivo di Mark Cuban: ex ragazzo sfigato alla Indiana University con la brillante idea di costruire un sito per il broadcasting delle partite di basket della sua Alma Mater.
Tecnicamente il punto di svolta è l'arrivo di Dirk Nowitzki dalla A2 tedesca e la consegna dei pieni poteri a Steve Nash. Alla regia coach Don Nelson, ex Celtics, allenatore di successo a Milwakee negli anni '80, alla ricerca del rilancio dopo l'infelice esperienza con New York. Michael Finley accetta la leadership dei due non americani.
Curiosamente il battesimo ad alto livello avviene contro la stessa squadra: nel '99 Sacramento arriva alla quinta partita, persa in overtime, con Utah. Due anni dopo Dallas rimonta, sotto 2-0, vincendo la partita decisiva a casa dei mormoni.
Il copione di queste sfide è più o meno sempre lo stesso: ritmo, tiri da fuori, nessuno come queste due squadre simboleggia la rivoluzione culturale del basket degli ultimi anni.
Al momento non si può dire se sarà così anche nei prossimi playoffs: l'ombra lunga di Los Angeles incombe assieme a quella di caldissimi Spurs. La NBA per rilanciare l'audience, spera che questa sfida diventi un appuntamento classico di fine aprile.
Un po' come succedeva per il New York-Miami di qualche anno fa: ma con un basket un po' più spettacolare.