Tutta la potenza di Ben Wallace, il miglior rimbalzista della Lega
Per tutti erano i Bad Boys. Una squadra che intimidiva gli avversari, praticando un gioco molto fisico e che contava su mastini da parquet di prim'ordine: come dimenticare la ferocia agonistica di Rich Mahorn, le gomitate di Bill Laimbeer o il grande atletismo del giovane Dennis Rodman?
A dare ordine ci pensava poi la perfetta regia di Isiah Thomas, mentre le segnature erano garantite da Mark Aguirre, Vinnie Johnson e Joe Dumars (MVP delle Finali 1989); proprio quest'ultimo, in qualità di Director of Basketball Operations è riuscito a plasmare i nuovi Pistons a sua immagine e somiglianza, riportando in vita uno stile di gioco che in passato aveva consentito alla franchigia di conquistare ben due anelli.
Arrivato nella Motown nel giugno 2000, Joe ha fatto capire subito quale sarebbe stato il suo progetto e, per riuscire a dare una nuova dimensione alla squadra, non ha esitato a privarsi di giocatori di talento quali Grant Hill e Jerry Stackhouse che pur avevano ben figurato, diventando, in periodi diversi, i simboli della rinascita della franchigia.
La rivoluzione tecnico-tattica degli ultimi anni ha modificato in maniera sostanziale il roster e lo stesso modo di giocare ha subito diverse variazioni; adesso si punta molto sull'aggressività , sulla difesa forte, sulle marcature asfissianti, con un nuovo approccio alla partita, voluto da coach Carlisle, il quale, stupendo gran parte degli addetti ai lavori, è riuscito a vincere la Central Division nel 2002, valorizzando un certo Ben Wallace, re della lega in rimbalzi e stoppate, giunto a casa Dumars al termine dell'operazione Grant Hill.
Anche il sesto uomo dell'anno 2002 vestiva la maglia dei Pistons: Corliss Williamson, arrivato da Toronto nel febbraio 2001, si è immediatamente inserito negli schemi, dando un contributo rilevante alla causa e chiudendo la scorsa stagione a 13.8 punti di media partendo dalla panchina. Attraverso operazioni di mercato lungimiranti sono infine arrivati Cliff Robinson (luglio 2001) e Jon Barry (settembre 2001), rispettivamente centro titolare e guardia di riserva e i frutti di tali scambi sono sotto gli occhi di tutti.
A conti fatti l'unico giocatore del roster 2000 a non aver cambiato casacca con l'arrivo della nuova dirigenza è stato Michael Curry: ciò rende bene l'idea del cambio a 360 gradi operato a livello tecnico (dal 1999 nessuno nella NBA a cambiato così tanto).
La chimica di squadra, la difesa martellante e la predisposizione al sacrificio rappresentano i tre punti fermi sui quali si sta costruendo il fenomeno Detroit, esploso l'anno passato e capace di ripetersi anche in questa stagione.
La dirigenza ha dimostrato grande coraggio e la cessione del Dottor Jerryl per Richard Hamilton ha confermato come scelte a prima vista azzardate possano alla fine rivelarsi vincenti. Il primo ha deluso le aspettative di His Airness in quel di Washington mentre il secondo, lasciato andare con troppa fretta dai Wizards, sta disputando un'ottima annata nel ruolo di principale marcatore, attestandosi sui 20.4 punti a gara.
Nessuno saprà mai con certezza quali furono i motivi che portarono al divorzio, ma, a posteriori, non è una bestemmia affermare che il vero affare alla fine non l'ha fatto di certo MJ ma il suo vecchio avversario Dumars.
Ciò che realmente manca ai Pistons è la classica stella, il giocatore capace di segnare 30 e più punti, il supercampione in grado di cambiare i destini di una franchigia. Dal punto di vista dello spirito di squadra Detroit non è però seconda a nessuno e proprio questa caratteristica permetterà ai tifosi della Motown di incitare i propri beniamini anche nella postseason; dopo la mezza crisi di fine febbraio infatti, la squadra sembra essersi ripresa stabilizzandosi al 2° posto della Central Division; subito alle spalle degli Indiana Pacers, sono sempre Wallace e compagni a dettare legge.
A tenere in banco in queste settimane è infine il caso Zeljko Rebraca. Il giocatore, afflitto da problemi al cuore, sta lottando con ogni mezzo per non dire addio al mondo del basket.
"Non voglio che la mia carriera finisca così - ha fatto sapere lo sfortunato atleta - non ho giocato 10 stagioni per chiudere in questo modo".
Tenterà una nuova terapia, che consisterà nell'assunzione di una medicina 20 minuti prima delle sedute di allenamento e delle partite. Se anche questo tentativo non dovesse portare ad alcun miglioramento, a Zeljko non rimarrebbe altro che farsi operare. Auguri!
Un altro giocatore che in questo momento non se la passa troppo bene è Michael Curry, criticato senza sosta dai tifosi, i quali, sul forum della squadra ne stanno chiedendo la testa! A Curry, definito da alcuni appassionati come un "defensive stopper" per l'attacco di Detroit, viene imputato lo scarso rendimento in attacco e la pessima difesa ma l'allenatore ha preso le sue difese, dando prova di voler tenere il gruppo unito evitando di generare malumore nello spogliatoio.
L'anno scorso sono stati la vera rivelazione della stagione, quest'anno si sono riconfermati ad alto livello e il futuro, data la giovane età del roster, gioca a loro favore. L'operato di coach Carlisle è da considerarsi positivo e la dirigenza avrà tutto l'interesse a migliorare la già competitiva ossatura della squadra per portare Detroit ancora più in alto, rinverdendo i fasti di una volta, quando i Bad Boys intimorivano al Lega e mietevano un successo dopo l'altro.
Stay tuned!