Giunto forse all'ultimo anno da coach, Lenny Wilkens può anche permettersi scelte discutibili
Quel record da… non battere !
Non vanno bene le cose quest’anno a Toronto. Lasciamo perdere la questione Carter, per la quale non sarebbe sufficiente un’enciclopedia… parliamo di altro.
Dunque… mettiamo che la vostra squadra stia a dir poco arrancando (14 – 34 alla pausa dell’All Star Game) e sia, salvo imprevisti, esclusa dalla corsa ai playoff. Quale migliore occasione per dare un po’ di spazio ai giovani, non dico il quintetto, ma qualche minuto in più dei 15 minuti cui è ormai abituato Michael Bradley, o dei 10 di Chris Jefferies.
Recentemente Bradley è rimasto in campo per 25 minuti, ed è stato il miglior rimbalzista della squadra con 13 (sì, contro Boston, ma sono sempre 13!).
Coach Wilkens, che lo aveva in precedenza rimproverato – in occasione della partita di Chicago – dicendogli che uno come lui avrebbe dovuto “salire in testa” agli altri, ha detto che in tale occasione aveva visto per la prima volta qualcosa del genere.
Commento al quale Michael si è permesso di aggiungere: “E’ un po’ difficile fare qualcosa del genere quando giochi poco più di 3 minuti! (come era appunto accaduto a Chicago) Rispetto comunque ogni decisione del coach…”
Ma perché Wilkens vuole cercare di concludere la stagione nel migliore dei modi, cosa peraltro normale, ma vuole farlo spremendo al massimo i titolari e impedendo a coloro che più ne hanno bisogno di fare esperienza e di migliorare in vista della prossima stagione?
Innanzitutto perché – anche se questa voce non è del tutto confermata dal management – sembra che questa sia l’ultima stagione di una lunghissima e ragguardevole carriera, per cui Wilkens (che comunque avrebbe un altro anno di contratto) non perde certo il sonno per cercare di migliorare una squadra che non sarà più sua (ma ad esempio di un Jeff Van Gundy).
Ma c’è anche un altro motivo.
Wilkens, l’allenatore più vincente della storia della NBA, con 1282 vittorie (sempre facendo riferimento alla pausa dell’All Star Game, ed alla sola regular season), rischia di battere anche un altro record : con altre 17 sconfitte (1090 fino ad adesso), diventerebbe anche l’allenatore più perdente della storia dell’NBA, battendo Bill Fitch (a quota 1106 L ), un titolo del quale, siamo sicuri, coach Lenny non vuole certo effigiarsi.
Coach Brown, non ne vorrai fare un po’ troppe?
Dennis Johnson non sembra proprio destinato a rimanere alla guida dei Clippers il prossimo anno. E’ infatti molto probabile che in città arrivi Larry Brown, che sarebbe intenzionato ad allenare non solo i Clippers, ma anche UCLA, nella stagione 2003-2004.
Nel frattempo coach Brown ha pensato bene di aggiungere esperienza e solidità al rimbalzo ai suoi Sixers, richiamando tra i suoi Tyrone Hill, “cacciato” meno di due anni prima da Philadelphia, dopo una finale NBA giocata in modo a dir poco deludente.
Ma Hill era oggetto dei desideri anche di molte altre squadre, tra le quali in particolar modo Dallas, che oltre ad essere la squadra formalmente in testa alla Lega, poteva offrirgli molti più soldi.
Nonostante gli sforzi di Cuban, sembra che a condizionare la scelta di Tyrone sia stata la moglie di Larry, Shelly Brown. Ha detto Hill: “Non potete neanche immaginare quanto sono andato vicino a firmare per Dallas, è meglio che non ve lo dica! Dovete ringraziare la moglie del coach per questo. Mi ha detto che se non fossi venuto a Philadelphia si sarebbe molto arrabbiata con me!”
La “minaccia” della signora Brown ha fatto sì che Hill prendesse il primo volo da Atlanta a Dallas (dove è rimasto due ore, durante le quali alcuni fan che hanno pensato che un nuovo Kings fosse appena arrivato in città ), dalla quale è poi ripartito per Sacramento, raggiungendo i suoi vecchi compagni verso la fine del 1° quarto della partita contro i Mavs, subito pronto a giocare.
Un gesto che ha suscitato l’ammirazione ed il rispetto di tutti, in particolare di Iverson, uno che sa cosa significa giocare in condizioni non proprio ottimali.
Spurs edizione 2004. Ennesima puntata
Chi può essere in grado sostituire “The Admirable Admiral”? Ok, nessuno.
Ma, dato che Robinson è ormai deciso a ritirarsi, gli Spurs stanno seriamente pensando – più di come far arrivare Kidd in città – a chi poter mettere sul parquet accanto al caraibico, visto che Rose, con tutti i suoi pregi, non può certo sobbarcarsi la pesante eredità dell’ammiraglio, almeno non per 48 minuti.
I nomi più gettonati sembrano essere, al momento, quello di Michael Olowokandi, di Brad Miller (desiderato anche da Pat Riley, che non può però offrirgli quanto San Antonio o la stessa Indiana), e di Jermaine O’Neal.
Se c’è chi dice che gli Spurs siano già in qualche modo – sicuramente non scritto o registrato… vedi caso Smith – d’accordo con il primo di questi, o meglio, con il suo agente Bill Duffy, addirittura per una cifra inferiore al massimo consentito, è pur vero che San Antonio è una delle pochissime squadre a poter offrire il massimo ad un fuoriclasse come O’Neal.
Problema N.1: sia Jermaine sia Tim sono due tremendi stoppatori, ma chi gioca centro? Nessuno dei due sembra farlo volentieri. Soluzione? Ma chi li ferma questi due insieme? Ci adeguiamo…
Problema N.2: O’Neal si è detto più che devoto al GM dei Pacers Donnie Walsh, dicendo che è solo grazie a lui se è diventato una stella, e che potrebbe prendere in considerazione un'altra squadra solo se Indiana concludesse la stagione in modo disastroso. Soluzione? Lo ha detto prima che i Pacers perdessero 8 delle ultime 9 gare…
Conclusione fuori dal mondo: quintetto Spurs 2003-2004 = Tony Parker, Jason Kidd/Gary Payton, Maggette, O’Neal, Duncan, sesto uomo di lusso Ginobili, che cambia per i primi due, racimolando così fino a 30 minuti a gara… senza squadra eh? Ok smetto con le droghe.
Ed infine alcune “chicche”:
– per i tifosi, come me, di Iverson e dei Sixers: nella vittoria contro Seattle Iverson ha segnato 40 punti per la 45esima volta in carriera. Vi ricordate i commenti degli addetti ai lavori quando Philadelphia perse 9 delle prime 10 gare in cui Allen ne ha messi dentro 40 o più? Bè, da quel momento sono arrivate 28 vittorie e 7 sconfitte, con una striscia aperta di 11 W
– chi è il miglior realizzatore di giochi da 4 punti della storia NBA? Che domande… lo stesso che ha il maggior numero di tiri da 3, Reggie “Boom Baby” Miller, giunto in settimana a quota 23 (il secondo, Michael Adams, è a quota 11)
– Phoenix, in piena corsa per l’ottavo posto ad Ovest, ha un ottimo record – 21-13 – contro squadre dal record vincente, ma un misero 12 –14 contro squadre sotto la soglia .500
– dopo la vittoria di New York su Orlando il giorno in cui Spike Lee e compagni hanno detto “Thank Ew” a quel signore al Madison a fatto il bello ed il cattivo tempo negli ultimi venti anni, coach Chaney ha potuto “festeggiare” la sua settima vittoria nelle ultime sette partite, a fronte di zero sconfitte… no, non ho fumato, sto solo parlando del record di 7 – 0 che Chaney ha nelle partite finite dopo due tempi supplementari! Il problema sono tutte le altre gare da 48 – 53 minuti…
Fonti: Toronto Star; Los Angeles Daily News; Philadelphia Inquirer; New York Post.