Il meglio e il peggio dell’NBA

Emanuel Ginobili: finalmente si è sbloccato, può essere determinante nella lotta al titolo.

VOTO 10: Manu Ginobili
Dopo tante difficoltà  fisiche sembra che finalmente l'argentino stia riuscendo ad affermarsi anche nell'NBA: gli Spurs volano e gran parte del merito va al gaucho, che apporta atletismo, esplosività , imprevedibilità , intelligenza tattica, caratteristiche vitali nell'economia del gioco dei texani.

Un esterno in grado di saltare l'uomo, creare superiorità  numerica e punire gli avversari con improvvise fiammate dal lato debole, ma anche di leggere bene le difese per scegliere con intelligenza l'uomo in posizione migliore, dopo gli aggiustamenti che la sola presenza di Duncan in post rende inevitabili per qualunque difesa. Potrebbe essere l'arma in più per una squadra in crescendo rossiniano, che non gode dei favori del pronostico rispetto a Kings, Mavs e Lakers ma che sembra in grado di inserirsi prepotentemente nella lotta per il titolo.

VOTO 9: Philadelphia 76ers
Se la cabala conta qualcosa i tifosi dei Sixers possono essere ben contenti: l'ultima volta che i Sixers hanno vinto 9 gare in fila hanno finito per vincere la Eastern Conference e rischiare quasi di fare lo sgambetto ai Lakers.
C'è però da osservare che questa striscia è stata anche facilitata da un calendario molto accessibile, avendo affrontato fra gli altri Bulls, Cavs (due volte a testa), Nuggets e Grizzlies, insomma le peggiori squadre della lega.

Fanno comunque ben sperare le prestazioni finalmente convincenti di Allen Iverson e Derrick Coleman, a lungo incolori fino ad ora:
il primo negli ultimi 10 incontri ha viaggiato ad oltre 31 punti di media con buone percentuali e poche palle perse (e nelle ultime 4 gare 38 punti con il 55% dal campo); il secondo, dopo una stagione mediocre, ha viaggiato nello stesso periodo in doppia doppia di media (14+10 mentre in stagione è sui 9 e 6); da segnalare anche il buon momento offensivo di molti giocatori-chiave: Snow ha messo a libri un ottimo 49% dal campo, Van Horn il 55%, Kennny Thomas addirittura il 56%.

VOTO 8: Ray Allen
Il cambiamento d'aria sembra avergli fatto davvero bene: da quando ha lasciato Milwaukee per accasarsi nella città  della pioggia sta tenendo una media di 27 punti, 7 assist e quasi 7 rimbalzi a partita; cifre Kobesche, che gli hanno permesso di ottenere subito il riconoscimento come player of the week e di entrare nel cuore dei tifosi, che hanno bisogno proprio di prestazioni così per non sentire la mancanza di Gary Payton, criticabile quanto si vuole ma che è stato probabilmente l'uomo-franchigia per eccellenza della storia dei Spersonics.

Peccato che i suoi nuovi compagni non lo abbiano supportato al meglio (vedi alla voce “Rashard Lewis”), in ogni caso un paio di W in più o in meno fanno poca differenza per una squadra che ormai ha ben poco da chiedere a questa stagione.

VOTO 7: Drew Gooden
Anche lui come Allen non sembra essersi imbattuto in nessun problema di ambientamento, anzi: 18 punti e 12 rimbalzi col 51% dal campo, per un ottimo record di 7-2 nelle ultime gare e per la gioia di McGrady che ha finalmente al suo fianco una presenza atletica notevole a supportarlo. Ovviamente è presto per lasciarsi andare a facili entusiasmi, Gooden non è e non può essere la risposta ai problemi dei Magic che sono profondi e strutturali (mancanza di fisico, intimidazione e potenza sotto canestro e difesa morbida), ma se il buon giorno si vede dal mattino…

Già  che parliamo di Orlando e nuovi acquisti non si può non menzionare anche Gordan Giricek, il cui minutaggio è quasi raddoppiato (da 24 a 41 minuti a partita), passando dall'essere un comprimario di poca importanza nella terza peggior squadra della lega ad un ruolo da protagonista in una squadra da playoffs: 17ppg + 6rpg tirando con un entusiasmante 49%, niente male davvero anche se valgono le stesse considerazioni fatte per Gooden.

VOTO 6: Christian Laettner
E' il momento più difficile della stagione dei Wizards, che a causa di due sconfitte di fila assolutamente inattese, contro Miami e Toronto, vedono aprirsi un picollo baratro fra loro e l'ottava posizione in classifica, l'ultimo posto utile per il paradiso.

Ormai da tempo i Wizard sono ampiamente deludenti in molti settori del gioco, ma un Jordan che sembrava ritornato quello del secondo three-peat ha coperto parecchie magagne. Un quarantenne però non può tirare la carretta tutto da solo, anche se trattasi del quarantenne più forte di tutti i tempi (in qualunque sport), e così i Wiz rischiano seriamente di colare a picco.

In un contesto che non ispira altro che pessimismo va invece sottolineato l'ottimo momento di Laettner, che nelle ultime due settimane ha un ruolino di marcia eccellente: 12 punti, 12 rimbalzi e 5 assist a gara, conditi da un eccellente 57% dal campo: proprio le due peggiori partite in questo suo ottimo momento di forma sono coincise con le due pesanti mazzate di cui sopra, insomma in un momento così difficile non si può prescindere dall'esperienza, dalla grinta e dall'intelligenza cestistica dell'ex dookie.

VOTO 5: Rashard Lewis
L'arrivo di un motivatissimo Ray Allen ha dato, come già  detto in precedenza, una notevole sferzata d'energia ai Sonics, che dal giorno dello scambio con Milwaukee hanno un onesto record di 5 W e 3 L. Il fatto è che questo record potrebbe essere anche migliore, se Ray of Light fosse stato supportato adeguatamente da Lewis, che salvo ognuno dovrebbe essere il secondo miglior giocatore della squadra. Al contrario nelle ultime due settimane il ragazzo di Houston ha fornito prestazioni insipide, 13+4 in 40' di utilizzo medio e soprattutto un indecente 1/13 dalla lunga distanza.

VOTO 4: Pacers, Nets, Pistons
Sono le tre squadre più forti ad Est, fino ad ora hanno dominato in lungo e in largo la conference lasciando agli altri le briciole grazie al talento (Pacers) la compattezza (Nets), la terribile efficacia difensiva (Pistons), viaggiando testa a testa in vetta alla classifica per quasi tutta la stagione. Da un paio di settimane però c'è qualcos'altro che le accomuna, ovvero l'essere incappati in una brusca quanto inattesa involuzione: Nets e Pistons hanno vinto solo due delle ultime 9 gare, i Pacers addirittura solo una delle ultime 11! Nel frattempo Boston e Philadelphia hanno inanellato vittorie su vittorie avvicinandosi notevolmente, e rischiano di ricucire un divario che sembrava incolmabile col trio di testa, per lanciare una volatona finale al cardiopalma.

I motivi di questo momento di crisi sono differenti per ciascuna delle contendenti: i Pistons stanno pagando dazio ad un calendario tremendo, che li ha messi di fronte 9 volte ad avversarie della Western Conference (di cui ben 6 in trasferta) nelle ultime 10 gare: in fondo la loro crisi è la meno preoccupante perchè il loro gioco non cambia, semplicemente il divario di talento contro squadre dell'Ovest è troppo grande per colmarlo con l'intensità  e l'attitudine difensiva; in fondo però il loro obiettivo massimo è quello di vincere la Eastern, nessuno pretende che siano in grado di giocarsela contro le corazzate del ponente.

Delle restanti 19 gare solo 4 sono contro squadre dell'Ovest, quindi hanno tutte le possibilità  per rilanciarsi alla grande.

Anche i Nets hanno dovuto affrontare squadre di vertice dell'Ovest, ma la crisi delle retine sembra più profonda (e in effetti in questo periodo hanno perso anche contro Wizards e Cavs), e più specificamente viene da molti ricondotta alle prestazioni sotto media di Jason Kidd, il cui rendimento sembra risentire dei sempre più frequenti rumors che si occupano del suo futuro e dei suoi rapporti con coach Scott.

Se il leader indiscusso della squadra riesce a ritrovare serenità  i Nets possono essere comunque considerati i favoriti per il primo posto nella conference, visto che il calendario è persino più agevole rispetto a quello dei rivali: su 17 gare restanti solo tre sono contro squadre della Western (ma non di primo piano), e ben 10 contro squadre sotto al 50% di vittorie.

Restano i Pacers, i più talentuosi del lotto e di conseguenza anche quelli la cui crisi era meno prevedibile: già  da qualche settimana si vedevano le prime crepe nel meccanismo quasi perfetto visto fino a questo momento, ma un Reggie Miller d.o.c. ci aveva messo un paio di pezze, regalando alla squadra alcune vittorie troppo sofferte contro squadre non di primo piano.

Nemmeno questo però è bastato, i Pacers sembrano in grave crisi di identità  e stanno pagando il prolungato momento-no di Jamaal Tinsley (vedi oltre); inoltre il calendario non sembra proprio amico, visto che nelle gare restanti ci sono svariati scontri diretti e 4 gare molto difficili contro Jazz, Blazers, Suns e Spurs.

VOTO 3: Rockets, Suns
Sono due squadre molto simili, quasi speculari: entrambe sono guidate da due “playmaker” (se si può definire tale un giocatore che prima pensa a segnare e poi eventualmente sa anche scaricare, insomma quanto di più lontano si possa immaginare da un John Stockton) estremamente talentuosi ma anche troppo istintivi, difficilmente imbrigliabili in un gioco corale degno di questo nome; al loro fianco entrambe presentano giocatori offensivamente devastanti, esplosivi, in grado di segnare sempre e contro chiunque oppure di scomparire per minuti e minuti dalla gara (anche se Marion è molto più completo e più disciplinato di Mobley); entrambe sono state baciate dalla buona sorte all'ultimo draft, dal quale sono tornate a casa con i due prospetti più interessanti fra i lunghi dai tempi di Tim Duncan.

Entrambe hanno tenuto un ruolino di marcia molto simile per tutta la stagione, pur senza che nessuna riuscisse mai a staccare l'altra, occupando stabilmente quasi da subito la settima e ottava posizione con un record sempre sopra il 50% di vittorie. Hanno avuto svariate occasioni per dare una svolta decisiva alla propria classifica e le hanno sprecate con inattese sconfitte contro squadre di secondo piano, e da quando i Lakers hanno concretizzato la loro prepotente rimonta hanno ceduto il passo quasi senza lottare.

Attualmente la situazione vede le due squadre quasi appaiate (Phoenix ha una gara di vantaggio) nella lotta per l'ultimo posto utile per i playoffs, ma nessuna delle due è in un buon momento di forma: i Suns hanno perso 8 delle ultime 11 gare (da notare le sconfitte inopinate contro squadre come Clippers, Raptors, Bulls), i Rockets per parte loro sono a 10 sconfitte nelle ultime 15 gare (di cui alcune inescusabili contro Wizards, Heat, Cavaliers).

Insomma, due squadre che sembrano continuamente disfare quello che di buono costruiscono, per tutta la stagione hanno giocato in souplesse e una delle due pagherà  a caro prezzo, con l'esclusione dai playoffs, il non aver spinto sull'acceleratore fino in fondo quando ne avevano la possibilità . Senza dimenticare che se il loro periodo-no dovesse continuare rischiano addirittura di essere beffati sul filo di lana nientemeno che dai Warriors, che ridendo e scherzando sono solo a 2 partite di distanza dai Rockets e hanno un calendario leggermente più favorevole rispetto alle due contendenti.

VOTO 2: Jamaal Tinsley
L'anno scorso il suo rendimento era crollato nella seconda parte di stagione, fatto spiacevole ma comunque giustificabile dall'impatto con il famoso “rookie wall”. Quest'anno però la striscia sembra ripetersi, e stavolta le giustificazioni possibili si assottigliano: nelle ultime due settimane le sue statistiche parlano di 4 punti e 5 assist a partita, a fronte di una media di 8 e 7, e solo due volte nelle ultime 10 apparizioni ha tirato con una percentuale migliore del 33% dal campo.

Il suo nettissimo calo di rendimento sta risultando fatale ai Pacers, che hanno tantissimi finalizzatori ma nessun vero costruttore di gioco a parte lui: se “the Abuser” si ferma il gioco corale di Indiana si ingolfa irrimediabilmente, basta dare un'occhiata ad un paio di statistiche: in stagione i Pacers sono 13° per percentuale dal campo, 16° da tre, 8° nei punti segnati, 5° negli assist. Considerando solo le ultime 10 gare, periodo coincidente con la flessione di Tinsley, si trovano ad essere rispettivamente ultimi dal campo, 27° da tre, 24° nei punti e 21° negli assist.

VOTO 1: Samaki Walker
E' l'unico giocatore dei Lakers che non sta cercando di redimersi almeno un pochetto dopo il disastroso inizio di stagione del famoso “supporting cast”. Fisher, Fox, Horry e George sono ancora lontani dal tornare le pedine fondamentali che hanno dimostrato di essere durante le cavalcate trionfali dei tre titoli ma stanno reagendo quantomeno d'orgoglio, e a turno inanellano buone partite al servizio di Shaq e Kobe.

Walker invece semba ormai irrimediabilmente in fase calante: dopo un inizio di stagione incoraggiante, nelle ultime 19 gare solo 3 volte ha segnato più di 6 punti e solo 6 volte ha preso 7 o più rimbalzi; Phil Jackson sembra averne preso nota, e dopo avergli sempre assicurato un minutaggio consistente nelle ultime due settimane gli ha concesso poco meno di 7 minuti di media a partita; sembra ormai chiaro che la sua presenza in maglia Lakers è agli sgoccioli, visto che il suo contratto scade in estate: un peccato visto che il giocatore c'è tutto e ci si attendeva che fosse l'asso nella manica per i gialloviola, il lungo in grado di far rifiatare Shaq.

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