Kurt al Nasdaq per promuovere il Kurt Thomas Investment Challenge, progetto nato per educare i giovani alla finanza
Nel 1995 il primo realizzatore ed il primo rimbalzista dell'intera NCAA era un giocatore di Texas Christian, che con 28.9 punti e 14.6 rimbalzi di media, divenne il terzo giocatore nella storia del College Basket USA a guidare il Paese in entrambe le categorie: venne nominato terzo quintetto All American naturalmente.
Nel Draft del 1995, i Miami Heat chiamarono con la numero 10 quel giocatore: il suo nome era Kurt Thomas. Kurt Thomas? Ma stiamo parlando dell'attuale ala-centro dei New York Knicks? Quello che se c'è da fare un fallo duro non si tira mai indietro? Quello soprannominato Dirty Kurt o Crazy Eyes per i suoi modi dentro il parquet? Quello che quando c'è da giustiziare un compagno è in cima alla lista dei volontari?
E già , Kurt Thomas prima di entrare nell'NBA era un signor attaccante, un giocatore che nelle ultime due annate di College viaggiava a 20.7 punti col 50.9% dal campo e, come abbiamo già detto, a 28.9 punti frutto di un ottimo 54.8%.
Texas Christian non è certamente un College di primo piano, questo va detto, ma non è mai facile, a nessun livello del gioco, avere numeri come quelli prodotti dal ragazzo di Dallas, numeri che dimostrano come le ultime due stagioni in cui abbiamo imparato a scoprire Thomas anche come realizzatore, non siano frutto del caso.
Il primo coach di "Dirty" Kurt tra i pro è un certo Pat Riley, non proprio il coach ideale per un rookie, ma il ragazzo lavora duro, si impegna, tanto che alla fine partirà ben 42 volte in quintetto, chiudendo l'annata con 9 punti e 5.9 rimbalzi in poco più di 22 minuti di impiego.
Ma gli spettri del passato si riaffacciano nella stagione successive, quando Thomas viene operato alla caviglia destra per una frattura da stress. Recupera a tempo di record e dopo due mesi torna in campo, ma il brutto deve ancora venire: dopo quindici giorni si ferma nuovamente a causa dei continui dolori alla caviglia appena operata, e così decide di andare nuovamente sotto i ferri.
Nel frattempo gli Heat (più che coperti nel ruolo grazie all'acquisto estivo di P.J. Brown) lo sacrificano assieme a Sasha Danilovic per arrivare a Jamal Mashburn, e così Kurt si ritrova a casa, nella sua Dallas. La stagione è chiusa, non resta solo che lavorare per essere al top per il prossimo campionato.
Nella sua Dallas, Thomas lavora come un matto assieme al suo amico Larry Johnson per essere pronto al via della nuova stagione, ma dopo solo 5 gare ufficiali arriva l'ennesimo stop: la caviglia destra cede nuovamente, e sono davvero in pochi a credere ad un suo ritorno all'attività .
Thomas è a pezzi, i Mavs decidono di inserirlo nello staff tecnico come assistente per stargli vicino e farlo sentire parte integrante del gruppo, ma l'estate successiva non gli rinnovano il contratto, non fidandosi delle sue condizioni fisiche: sarà un grave errore, come ha ammesso Don Nelson qualche settimana fa (e all'epoca Cuban era solo un tifoso, ricco ma soltanto un tifoso).
Dopo solo 23 partite giocate in due stagioni, dopo due brutti crack alla stessa caviglia, dopo aver saltato in pratica tre anni di basket causa infortuni, – ricordate gli spettri del passato? Nel suo anno da sophmore al College si ruppe il perone saltando l'intera annata – puntare su Thomas rappresentava un vero e proprio rischio, un rischio che decisero di prendersi i New York Knickerbockers, offrendo al ragazzo texano un biennale garantito da poco più di 2 milioni di dollari.
Anno dopo anno quel rischio diventa una certezza, ed oggi quando parliamo dei migliori lunghi dell'Eastern Conference, non possiamo non menzionare il nome di Kurt Thomas.
Cosa è successo in questi 5 anni nella Big Apple? Innanzitutto gli infortuni hanno abbandonato il giocatore, che ha disputato 348 delle 356 partite giocate dai Knicks, interrompendo contro Orlando, nella serata del ritiro della maglia numero 33 di Patrick Ewing, una striscia di 180 gare giocate consecutivamente. Libero dai problemi fisici, Thomas ha guadagnato sempre più minuti nella rotazione di New York, grazie anche ai continui malanni (e successivi addii) dei vari Ewing, Camby e Larry Johnson, e lasciato sempre più solo nella lotte sotto le plance, inevitabilmente si è ritrovato anche ad avere compiti offensivi.
Memore delle strepitose annate al college, "Dirty" Kurt si è calato con facilità nella ruolo di terminale offensivo, e difatti nelle ultime 4 stagioni la sua produzione è sempre cresciuta, passando dagli 8 punti di media del 1999-00 agli attuali 14.3, con medie di tiro intorno al 50%.
Lo scorso anno, dopo il definitivo stop di Camby, Thomas ha prodotto una seconda parte di campionato da 17,3 punti e 11,4 rimbalzi di media, con il 49.6 % al tiro, vincendo anche il premio come giocatore della settimana a marzo grazie ad una serie di gare in cui viaggiò a 21 punti e 14 rimbalzi di media col 60 % dal campo; numeri confermati anche nell'attuale campionato, che lo ha visto per dodici volte oltre i 20 punti, e per altre due oltre i 30.
Ma che tipo di giocatore è "Crazy Eyes"? Anche se la mancanza di lunghi lo costringe a giocare centro, non è un centro, ma una power forward di 203 centimetri molto fisica, con movimenti in post basso limitati ma con un ottimo jumper dalla media scagliato preferibilmente dalla linea di fondo dopo essersi allargato ed aver ricevuto lo scarico del penetratore. L'ideale complemento per un lungo che apparecchia la tavola in post.
Difensivamente parliamo di un signor difensore, probabilmente di uno dei primissimi difensori NBA in post basso, difficilmente arretra di un centimetro, mentre se deve uscire e fronteggiare un lungo esplosivo che lo punta, fa fatica, anche a causa di un atletismo limitato. Ma è orgoglioso ed è accade di rado di vederlo soffrire eccessivamente, anche perché se le cose si mettono male, qualche trucchetto del mestiere o qualche intervento duro non tarda ad arrivare"
Gioca sempre al limite del regolamento, e questo gli costa qualche fallo di troppo, il vero punto debole di Thomas, sia perché la nomina che si è creato non lo aiuta di certo ad avere qualche fischio a favore (anzi!), sia perché a volte esagera davvero, lasciandosi trasportare dalla sua indole di guerriero del parquet.
Un guerriero che una volta smessa la divisa da gioco ritorna ad essere un ragazzo normalissimo, attentissimo alle problematiche sociale, e con una grande passione, la finanza, passione nata quasi per caso.
" Qualche anno fa, dopo aver rinnovato il contratto con i Knicks (nel 2000 ha ricevuto un quinquennale da 23 milioni di dollari), il mio agente, durante una discussione sul più ed il meno, mi ha chiesto cosa avrei fatto con tutti quei soldi. La mia risposta lì per lì è stata: niente, per ora gioco, poi si vedrà . Così mi disse che avrei dovuto informarmi su come investire tutti quei soldi, perché non sarei stato un giocatore in eterno. Il problema del mio futuro me lo ero posto da un po', perché sapevo benissimo che il basket non potrà essere tutta la mia vita, ma solo una parentesi, perché oggi so di avere un gran bel lavoro, ho la fortuna di avere una gran bella famiglia, ma dopo? Cosa farò dopo? E così ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della finanza, comprando parecchi libri e studiando come se fossi ancora all'Università , perché ho capito come sia importante sapere come e dove investire i propri soldi."
Kurt (laureato in psicologia), da sempre molto attivo nel campo del sociale, decide così di fondare nel 2001 il Kurt Thomas Investment Challenge, un progetto di collaborazione con la nota banca d'affari Merril Lynch, che permette ai liceali meno abbienti della scuole pubbliche di New York, di capire come funziona il mondo economico-finanziario, tramite stage estivi nelle principali istituzioni finanziare della città .
"Quando ho iniziato ad interessarmi alla finanza, ho capito quanto è importante sapere cosa farne dei propri soldi, così mi son detto che se da ragazzo avessi trovato qualcuno che mi indicava questa strada, avrei senza dubbio ricevuto un gran dono. E così è nato questo progetto, un progetto che vuole aiutare i più giovani ad entrare in un mondo che altrimenti rimarrebbe sconosciuto, e che vuole aiutarli a capire come è importante saper gestire i propri beni".
Numerosi sono i riconoscimenti ricevuti per il suo impegno sociale, ma per il ragazzo di Dallas tutti questi ringraziamenti andrebbero rivolti ai suoi genitori: "Sono cresciuto in una famiglia solida, mio padre era ingegnere e mia madre lavorava alle poste, non mi è mai mancato nulla fortunatamente. Da loro ho imparato che nella vita bisogna sempre aiutare il prossimo, mi hanno fatto capire sin da quando ero un bambino l'importanza di aiutare le persone meno fortunate. Quando qualcuno mi ringrazia per quello che faccio, gli dico sempre che dovrebbe ringraziare i miei genitori più che me, e merito loro se mi adopero per aiutare il prossimo."
E nonostante il litigio estivo con la moglie Amber che lo ha portato sulle prime pagine dei quotidiani dalla parte sbagliata (ma si sa che quando si è famosi una discussione anche accesa si trasforma nel peggiore dei crimini""), il Thomas uomo è un vero gentleman fuori dal parquet, e se pensiamo al giocatore duro, a volte cattivo che conosciamo quando lo vediamo con canotta e pantaloncini, sembra di parlare di un'altra persona "fa parte del gioco" dice lui "ma lavorare con questi ragazzi, cercando di dargli una vita migliore è la cosa più importante, il resto conta relativamente".
Un grande giocatore, ma soprattutto un grande uomo, ecco chi è Kurt Thomas.