Cuttino Mobley, autore di 18 punti contro i Nets di Jason Kidd
San Antonio @ Houston 97-88
Houston @ Detroit 83-96
Houston @ Toronto 97-95
New Jersey @ Houston 71-83
Il pubblico del Compaq Center lo sa già da tempo: con questi Rockets ci sarà da soffrire fino alla fine.
La squadra non ha ancora una propria identità e, spesso e volentieri, i giocatori più talentuosi sembrano giocare più per se stessi che per il bene comune (ogni riferimento a Francis e Mobley non è puramente casuale). Nonostante tutto, i playoffs sono ancora alla portata dei texani i quali, quando vogliono, riescono ancora ad offrire un ottimo basket anche se durante l'intera stagione sono state più le volte nelle quali l'egoismo di alcuni ha avuto la meglio su tutto il resto.
Due vittorie e due sconfitte è il bilancio della settegiorni di Yao e compagni.
Contro gli Spurs, l'ennesima falsa partenza metteva Houston in una buca, San Antonio ringraziava e portava a casa la vittoria mentre ai giocatori non rimanevano altro che rimpianti e ammissioni di colpevolezza: "Secondo me non siamo preparati a giocarcela fin dall'inizio. Sono preoccupato perché a volte riusciamo a dominare gli avversari mentre in altri casi lasciamo che essi facciano ciò che desiderano".
Se Yao cercava di dare una spiegazione ai passi falsi della squadra, l'ala Glen Rice sembrava quasi rassegnato: "A questo punto dovremmo cominciare ad avere paura. Attualmente non siamo un team capace di prendersi le proprie responsabilità . Diciamo di voler andare ai playoffs e di voler essere una buona squadra ma invece facciamo il possibile perché ciò non si avveri".
Al Palace di Auburn Hills, al cospetto dei Detroit Pistons, reduci da sette sconfitte consecutive, i Rockets offrivano nuovamente una prestazione mediocre, consentendo così all'avversario di interrompere la striscia negativa.
Anche contro Ben Wallace e Co i texani finivano a -20 durante l'incontro, dimostrando una mancanza di reazione che sta diventando cronica. Yao Ming puntava l'indice sulla mancanza di "self confidence": "E' qualcosa (la fiducia in se stessi) che può essere contagioso. Se un compagno la perde non fa niente ma quando il numero sale a due ne risentono tutti. Ritengo che sia un problema su cui tutta la squadra debba lavorare".
La Grande Muraglia sembra, in questo momento, l'unico a non volersi arrendere, dimostrando una forza mentale che altri non hanno, pur essendo al primo anno di NBA. Nella Motown venivano messi a referto 20 punti e 8 rimbalzi, frutto di una battaglia ingaggiata contro il miglior difensore della Lega, Mr Wallace.
Nel dopo-partita, l'analisi tattica di Rudy Tomjanovich lasciava ben poco spazio alle interpretazioni: "Nei primi due quarti non siamo riusciti a mettere la palla nel canestro, in nessun modo. Certo, il merito è anche dell'avversario ma per buona parte penso che la responsabilità si soltanto nostra".
Prima di tornare tra le mura amiche i Rockets si trasferivano in Canada per fare visita ai Raptors di Vince Carter. L'inizio di gara disastroso metteva per l'ennesima volta la squadra in ginocchio ma a risollevare le sorti della gara ci pensava il Cinese, autore nel finale di due giocate decisive, in attacco ed in difesa.
I 21 punti e i 9 rimbalzi testimoniano la grande prova di Yao e le parole a fine gara di Antonio Davis avevano un sapore tutto particolare: "State guardando il futuro dell'NBA".
Andando avanti di questo passo, il titolo di Rookie Of The Year non potrà sfuggire dalle mani di Ming. Da sottolineare il gesto di Steve Francis che correva ad abbracciare il compagno, un atto dettato dall'emozione ma che il Gigante Buono ha molto apprezzato: "Penso di aver compreso, a volte non riesco ad esprimerlo, ma capisco il suo modo di fare".
Senza volere dare troppa enfasi all'accaduto, bisogna comunque ricordare come fino ad ora il nuovo arrivato durante le azioni di gioco sia stato spesso ignorato dai compagni, dunque un'inversione di tendenza è auspicabile ed il gesto di Steve Franchise va forse letto in quest'ottica, sperando che in futuro tutti ( e mi riferisco anche all'allenatore) capiscano l'importanza che Yao riveste per l'economia della squadra.
Nuovamente a casa, Houston era infine pronta ad affrontare i New Jersey Nets di Jason Kidd. Una grande prova a livello difensivo metteva le briglie a Kenyon Martin e Richard Jefferson, mentre lo stesso playmaker in maglia grigia veniva limitato, grazie ad una prova magistrale che impediva al numero 5 i suoi soliti "flights up the court". Per i Nets era notte fonda e i 24 punti segnati fino all'intervallo (solo 8 nel secondo quarto) rappresentavano un record negativo per la franchigia.
"Pensi a New Jersey e non può che venirti in mente il suo attacco - commentava un raggiante Maurice Taylor – tenerli a 8 punti nel secondo quarto e a 24 a metà gara è stata davvero una grande impresa. Questo dimostra che sappiamo ancora giocare una grande difesa come ad inizio stagione".
I leaders della Atlantic Division sono andati incontro ad una vera e propria debacle; a fronte di una media di 95.8 punti segnati di media, i 71 messi a segno al Compaq Center fanno impressione e confermano il momento no della squadra (4-10 dopo l'All Star Game).
Per Houston la vittoria riveste una straordinaria importanza e le prossime gare contro i Clippers, i Bulls e i Suns, diretti avversari per la conquista dell'ottavo posto, ultimo utile per disputare la postseason, sono tutte delle finali.
Sarà fondamentale soprattutto non uscire sconfitti dai faccia a faccia con Los Angeles e Chicago; vi ricordate dei miei discorsi circa i punti gettati al vento contro avversari sulla carta modesti? Ebbene, contro queste due squadre il bilancio è di 0-3"
Undici delle ultime 21 partite vedranno infine i Rockets battagliare lontano da casa; il bilancio è attualmente deficitario, con solo 11 vittorie su 19 gare.
Siamo alla resa dei conti, siete pronti a soffrire?
Stay tuned!