Shaq sta cominciando a fare la faccia cattiva…
Trail Blazers 84 @Lakers 92
Sonics 101 @Lakers 106
L.A.Clippers 98 @Lakers 109
Detroit 83 @Lakers 95
Mentre l'est degli Stati Uniti è stato investito nelle settimane appena concluse da un classico Blizzard, ovvero quel vento freddo e carico di neve che oltre a dare il nome ad una fortunata marca di sci, è una vecchia conoscenza dell'equivalente americano della protezione civile, sulla costa pacifica dell'Unione il sole ha continuato a splendere indefesso.
Per i Lakers infatti la settimana appena trascorsa è stata tempo di turni lavorativi casalinghi. Questo ha significato tempi ragionevoli per gli spostamenti, party dopo le gare, tempo in famiglia per le stelle e di conseguenza un bel po' di sorrisi sul volto dei dipendenti di casa Buss.
A rendere le cose ancora più positive sono poi arrivate quattro vittorie su altrettante partite giocate, record sempre più degno delle previsioni di inizio stagione e sorpasso ultimato sui rivali per l'ottavo posto utile per i play-off, gli Houston Rockets.
Passando alla cronaca più spicciola, le prime due gare della serie casalinga, hanno visto i scendere sul terreno dello Staples Center due formazioni da sempre rivali storiche dei giallo viola, i Portland Trail Blazers e i Seattle SuperSonics.
In entrambe le gare i temi in ballo erano importanti. Portland, nei primi anni dell'era Jackson ha rappresentato l'alter ego della formazione angelina, una sfida a distanza che come quella attuale con i Sacramento ha trovato il suo apice in una memorabile gara 7 di quei play-off che avrebbero poi spedito i Lakers a prendersi il loro primo titolo dell'attuale dinastia.
Da quei fatali minuti la formazione dell'Oregon non sembra essersi ripresa, ma la versione di quest'anno è comunque squadra da prendere con le molle.
Per motivi diversi, ma altrettanto pericolosi potevano apparire i Sonics nuova versione.
Se infatti un vecchio assioma dello sport dice che il cambio di allenatore porta bene nelle prime partite, allora anche il cambio di stella avrebbe potuto portare molti benefici alla squadra timonata da pochi giorni in campo dal “divino” Ray Allen.
Ebbene alla fine il risultato del campo non ha dato adito a dubbi. Il giocatore del momento sulla costa soleggiata della NBA è ancora Kobe Bryant. Per l'ottava e la nona volta consecutive, il figlio di Joe ha siglato prestazioni a quota 40 (40 e 41 rispettivamente) dando una prova di grande confidenza e allo stesso tempo riuscendo a sfatare qualche tabù personale.
Nella gara con Portland infatti, Kobe si è trovato di fronte a due dei marcatori che nel passato erano riusciti a creargli i maggiori problemi, Bonzi Wells e Ruben Patterson. Per quest'ultimo era stata coniata addirittura l'espressione di Kobe'stopper. Alla fine non c'è stato bisogno di coniare nessuna nuova espressione.
La prestazione di Bryant è stata da padrone assoluto del terreno di gioco e il punteggio finale 92 a 84 è stato mitigato dalle ottime prove dello stesso Wells e di Rasheed Wallace, autori rispettivamente di 23 e 26 punti.
Nella gara seguente, quella contro i rappresentanti della città di smeraldo, Kobe si è trovato di fronte Ray Allen. La sfida contro l'altro primo ballerino è durata solo due quarti, il tempo che Kobe ha impiegato per siglare 28 dei suoi 41 punti finali.
Solo nell'ultimo quarto i Lakers hanno rischiato qualche cosa, quando il numero 8, arrivato a quota 39 si è un po' troppo incaponito nella ricerca del quarantello. Buon per lui, che al suo fianco si trovava uno Shaq in versione buonistica.
Prima ha chiuso la partita grazie ad una prova da 27 punti e 17 rimbalzi, poi negli spogliatoi ha rilasciato dichiarazioni degne dei film alla Frank Capra, definendo “gentile” il comportamento del coach Jackson per avergli lasciato il tempo di rifiatare per 3 partite e glissando con eleganza sugli errori nell'ultimo quarto del compagno di squadra.
Da notare che la partita alla fine si è chiusa sul punteggio di 106 a 101 e che il già citato Ray Allen ha comunque fornito una prova di grande spessore, sfiorando la tripla doppia con 26 punti, 13 rimbalzi e 9 assist al suo attivo.
Nel bilancio settimanale dei Lakers sono state poi messe a ruolino altre due partite. Il derby con i Clippers, da sempre una partite ad alto tasso di Highlights e la sfida contro i Detroit Pistons, reduci da tre sconfitte ma sempre una formazione in grande spolvero nella parte fredda degli USA.
Se il protagonista delle prime due gare era stato Kobe, in perfetto stile Hollywoodiano il proscenio negli altri due atti è stato preso dal centro di casa Lakers, Shaquille O'Neal.
Il numero 34 è tornato dalle vacanze forzate di qualche giorno fa quanto meno di ottimo umore. Il suo atteggiamento e la sua attitudine sono apparsi in questi ultimi turni piuttosto incoraggianti.
Contro i Clippers, O'Neal ha guidato i suoi ad una vittoria per 109 a 98. Una vittoria costruita dopo un primo tempo piuttosto equilibrato, grazie a 33 punti (uno più di Bryant che senza patemi apparenti ha interrotto la sua striscia sopra quota 35) e 8 rimbalzi.
Contro questa versione dell'ex Magic, il reparto lunghi dei Clippers, orfano anche di Olowakandi, non ha potuto fare davvero molto e alla fine dello strapotere giallo viola ha beneficiato anche Robert Horry, che si è meritato una ottima prestazione da 8 punti e 10 rimbalzi e 5 assist.
Contro i Detroit Pistons, Shaq non ha tolto il piede dall'acceleratore e stimolato dalla sfida con il miglior rimbalzista per statistiche della lega, si è portato a casa uno score da 35 punti e 14 rimbalzi.
I Pistons hanno sicuramente cercato di fare il proprio gioco, riuscendoci per tre quarti abbondanti. Alla fine però il solito contributo di Bryant (30 punti) ed un Rick Fox da 11 punti, 6 assist e soprattutto 3 su 3 nelle triple ha chiuso il discorso con un parziale negli ultimi minuti di 12 a 5.
Il meglio della settimana: La combo dei Lakers è in piena attività . Quello che sta facendo ricredere anche molti dei detrattori di inizio stagione è l'equilibrio con il quale le due stelle di sponda angelina si stanno alternando nel fornire prestazioni superiori.
Ad un Bryant letteralmente da MVP ha risposto nell'ultima parte della settimana uno Shaq rinvigorito nel fisico e nel cuore, che si è divertito a rubare la scena al compagno e a mostrarsi di ottimo umore ai solitamente poco amati giornalisti. Da segnalare anche i progressi di uomini chiave (soprattutto in difesa) come Fisher e Fox, che hanno impresso alle proprie prestazioni recenti una decisa sferzata di impegno, o almeno così è sembrato.
Il peggio della settimana: Vincere quattro partite di fila è importante. Agganciare Houston per l'ottavo posto altrettanto. Agganciare Phoenix per il settimo di più. A questo punto però i Lakers dovranno cominciare a preparare attentamente il finale di stagione che se da un lato li vede con un calendario favorevole, dall'altro li potrebbe vedere arrivare al primo turno di play-off in casa di Sacramento, Dallas o S.Antonio un po' spompati.
Questa sarà la grande sfida del coaching staff giallo viola. Di Samaki Walker e Tracy Murray per decenza non si parla più.
E adesso?
Tempo di rivincite nel prossimo futuro Lakers. Prima il ritorno a Seattle, in quella che oggi è ufficialmente diventata casa Allen, poi l'attesa per le visite di tre squadre che nel recente passato hanno preso letteralmente a ceffoni i campioni del mondo: Indiana, Minnesota e Philadelphia.
In particolare stuzzica la fantasia vedere come se la caverà l'immenso Garnett sulle assi dello Staples. La sfida per tornare a spaventare l'Ovest e la NBA tutta, passa anche da queste sfide.
Alla prossima.