Sunslandia

Ecco Stephon Marbury con una inedita divisa stile 'vintage' !

Frank Johnson, coach dei Phoenix Suns, allenatore del mese di dicembre. Sapete da quant’e’ che non accadeva una cosa simile? Da più di 10 anni. L’ultimo a ricevere tale onore era stato infatti Paul Westpaul nel dicembre (coincidenza, lo stesso mese) del 92, l’anno in cui Phoenix raggiunse le sue ultime finali NBA.

Ma come, Phoenix non era una squadra allo sbando, che tutti all’inizio del torneo davano per sicura esclusa dai playoffs? Addirittura alcuni scout NBA la posizionavano nelle ultime 3 posizioni.

Certo, le cose non erano rose e fiori, specialmente dopo la pessima stagione scorsa. Il pubblico si era lentamente allontanato dall’America West Arena, sempre più scarseggiante di spettacolo e bel gioco.

Ma non era solo una questione di risultati o spettacolo. Mancava in campo il giocatore simbolo, uno in cui la gente si potesse identificare. Marbury? Neanche a parlarne.
Marion? Nemmeno.
Penny? Con il suo contrattone? Ma non scherziamo, suvvia.

La fortuna ha pero’ voluto che i Colangelo, con una mossa non proprio condivisa da tutti, abbiamo rischiato allo scorso draft prendendo un certo Amare Stoudamire.

Ecco, che ci crediate o no, e’ lui quel giocatore che serviva ai Suns per far tornare ai tifosi la voglia di andare allo stadio. Questo perche’ Amare sin dal primo minuto ha messo in campo voglia, cattiveria, grinta. Quelle cose che l’anno scorso si vedevano in videocassetta. Non e’ un caso se quest’anno i Suns sono più tosti, duri in difesa, mentalmente forti.

E da quando il liceale e’ entrato stabilmente nel quintetto (altra gran botta di c.. fortuna l’infortunio di Gugliotta, che pur stava giocando bene) la produzione offensiva dei Soli e’ aumentata notevolmente (da 83 punti per gara siamo passati a 95) senza diminuire l’efficacia dall’altra parte del campo.

Era da molto tempo che sotto i Suns non avevano una ‘presenza’ sia nel lato difensivo (stoppate e rimbalzi sono il suo pane quotidiano) che in quello offensivo (questa si che e’ stata buona sorpresa!). Ovviamente Stoudemire ha molto da imparare, ma sfruttando il suo atletismo fuori dal comune e una potenza fisica che non invidia a nessuno, riesce spesso a scrivere 2 sul tabellino.

Finora ha registrato 21 doppie doppie, viaggia oltre la doppia cifra in punti e rimbalzi da quando lo speaker annuncia il suo nome e nei momenti chiave non si nasconde mai, tirando fuori dal cilindro la giocata giusta. Come dimenticare poi i 38 punti messi a referto con Minnesota (secondo punteggio all-time di un rookie dei suns e primo in assoluto nella lega tra i liceali) e i 21 rimbalzi catturati contro i Grizzlies (scommettiamo che Wright la prossima volta si cuce la bocca?), altro record sfiorato e unico suns sopra i 20 dai tempi di Barkley?
O il 24+13 fatto registrare contro le twin towers di SA?

Ha appena attraversato una leggera flessione, il classico ‘rookie wall’ (malattia che ha colpito anche il suo antagonista per il premio di rookie dell’anno, Yao Ming), ma nessuno si preoccupa minimamente.

Limiterò un po’ il suo minutaggio” dice Frank Johnson “ma è bene che stia in campo molto tempo, anche quando non fa buone cose. Solo così potrà  crescere bene, nessun dubbio“.

Anche Stern è rimasto colpito dal giovane fenomeno: “Non sono stupito, sono impressionato! Questo è un ragazzo con un gran fisico e una gran quantità  di talento e sta facendo molto bene. Adesso si sta parlando di quanto Amare stia facendo bene, ma diamo credito anche a Colangelo, per aver fatto una grande scelta. Questo un giocatore d’oro per il loro futuro.” Che dire, se il buongiorno si vede dal mattino…

Ma se i Suns sono finora la sorpresa della stagione, bisogna dare credito anche al tandem M&M, ovvero Marbury e Marion. L’ex play dei Nets sembra un altro giocatore rispetto a quello visto nella scorsa stagione e negli anni passati.

Meno interessato alle statistiche e più alle vittorie, spronato a suo dire dai successi dei Nets e di Jason Kidd (il cui fantasma aleggiava ancora nell’aria), Steph sta finalmente coinvolgendo i compagni, prendendosi le sue responsabilità  quando conta. Questo è il giocatore che Colangelo aveva in mente 2 anni fa quando lo prese e adesso si stanno vedendo finalmente i frutti.

Merito di questo cambiamento va dato anche a Frank Johnson, un allenatore che parla con i giocatori e li ascolta. Marbury fece capire a chiare lettere all’inizio dell’anno che per esprimersi al meglio voleva un gioco basato sui pick n roll. Detto fatto, Johnson ha immediatamente cambiato strategia in corso e la sua motion offense è diventata storia.

Un caso che l’All star dei Suns poche sere dopo ne abbia messi 43 agli Spurs? E che la sua produzione offensiva sia aumentata (adesso è lui il miglior realizzatore del team, grazie ad una striscia di 8 gare con una media oltre i 30)?

Inoltre con questo sistema il n.3 (eletto anche capitano, un’ulteriore motivazione) può anche distribuire assist a volontà , scaricando dopo aver concentrato gran parte della difesa su di se. “E’ stato semplice convincerlo” dice Johnson “era già  motivato dai successi di Jason. Inoltre gli ho fatto capire che in gara deve giocare da play, più per gli altri, ma quando la palla scotta, sarà¡ sempre nelle sue mani“.

Anche Marion sta giocando ai suoi massimi livelli e non a caso è arrivata per lui la prima convocazione ad un ASG. In attacco è ormai un giocatore dall’ampio repertorio, grazie ad un preciso tiro dalla distanza (che certe sere però lo abbandona, facendogli collezionare percentuali da brividi), una velocità  ed un atletismo incredibili ed un’ottima intelligenza cestistica, che lo fa trovare sempre nel posto giusto al momento giusto.

E’ inoltre cresciuta tantissimo l’intesa con il n3, che però si scusa “per non aver ancora imparato a dare passaggi alley hoop come faceva Jason“. Una battuta che fa traspirare anche l’aria rilassata che circola nello spogliatoio.

Anche la rivalità  con Penny Hardaway è ormai acqua passata, con l’ex Magic che si è calato benissimo nel suo ruolo di 4 opzione offensiva. Almeno nei primi 3 quarti! Nei minuti finali infatti la palla circola spesso nelle sue mani e con ottimi risultati.

Non è (e non sarà  più) il giocatore dominante in attacco, ma fa sempre tante cose utili alla squadra, mettendo a disposizione la sua estrema duttilità , come confermato dalle tante triple doppie sfiorate. E’ un caso che le sue voci di scambio siano praticamente sparite? E che i Suns nell’ultimo periodo, coincidente con il suo inserimento in IL per un problema ad un dito, siano in leggera flessione (complice anche un calendario da brividi con quasi tutte trasferte) e che fatichino a portare a casa le partite punto a punto?

Joe Johnson, che lo sostituisce ora in quintetto, ha iniziato a dare confortanti segni di presenza e in più di un’occasione si è rivelato un’arma offensiva importante, ma non ha ancora la continuità  che serve alla squadra, che comunque ha piena fiducia in lui.

Altro elemento importante della buona stagione dei Soli e’ la panchina. Williams e Outlaw hanno messo la loro esperienza a disposizione, sopperendo alle mancanze per infortunio di Gugliotta (che e’ tornato da pochi giorni nel roster attivo) e Tsakalidis con ottime prove, mentre Jacobsen ha confermato le doti di gran tiratore e giocatore intelligente, capace di rendersi utile in più modi.

Ma non bisogna dimenticare il trio di allenatori in seconda, utilissimi alla causa: Mike D’Antoni (esperto conoscitore della zona per la sua pluriennale esperienza in Europa), Mark Iavaroni (che ha preso i lunghi sotto la sua ala, specialmente Amare) e Tim Grgurich (allenatore con una grande esperienza alle spalle).

Il mese di Gennaio, tostissimo per via di una serie di trasferte lunghissima, e’ alle spalle. Adesso la strada sembrerebbe in discesa, ma Phoenix e’ riuscita a complicarsi la vita perdendo 3 delle 4 gare casalinghe dopo l’ASG (dopo essere stata praticamente imbattibile in casa) e 5 delle ultime 6, tutte per uno scarto minimo, fatta eccezione per la debacle con Houston.

Questo deve far riflettere Johnson e i suoi giocatori, perché prima di solito erano i Suns a spuntarla nei finali tirati, elevando lo sforzo difensivo. Probabilmente e’ una questione di concentrazione, un problema da risolvere al più presto, perché nel Wild Wild West certi errori si possono pagare a caro prezzo…

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