I 29 proprietari NBA

Jerry Colangelo, proprietario dei Phoenix Suns nonchè vera e propria icona per lo stato dell'Arizona

Tuffiamoci nel mondo dei proprietari NBA, vi assicuriamo che c'è da sentirne delle belle, perché tra vulcanici personaggi quali Mark Cuban o Larry Miller, plurimiliardari alla Paul Allen o cordate di imprenditori, c'è veramente da divertirsi. Leggete, c'è veramente di tutto!

Atlanta Hawks – Ted Turner
Non segue gli Hawks puntigliosamente in compenso è il re della televisione via cavo dato che nel 1980 inventò la CNN e da allora i teleschermi non sono più stati gli stessi. Nacque un impero nel settore delle telecomunicazioni, in seguito, dopo il boicottaggio russo delle Olimpiadi di Los Angeles dell'84, inventò i Goodwill Games che esistono ancora oggi che la guerra fredda si è estinta da anni.

Ex marito della popolare Jane Fonda, è un abile velista e proprietario anche dei Braves della MLB e dei Trashers di hockey. Nel '96 fuse la propria potenza con la Time Warner diventando vicepresidente del gruppo che arrivò a formarsi e che comprende Cartoon Network, la HBO e le riviste Sports Illustrated e Time.

Boston Celtics – Wycliffe Grousbeck/Stephen Pagliuca
Sono le due teste di una cordata di investitori che comprende anche il padre di Grousbeck, Irving. Hanno acquistato i Celtics da Paul Gaston all'inizio di questa stagione per la cifra record di 360 milioni di dollari. Il gruppo ha ricevuto anche un'agevolazione sullo Fleet Center, l'arena dei Celtics, che consentirà  alla nuova proprietà  di utilizzarlo senza pagare alcuna quota.

Wycliffe Grousbeck è il presidente effettivo, ha solo 41 anni, gestisce varie compagnie ed è uno degli associati di uno dei più importanti studi di Boston che si occupa d'investimenti finanziari, la Highland Capital Partners Inc. Il padre Irving vive in California, ha 68 anni, è uno dei fondatori della Continental Cablevision, una TV via cavo con sede sempre a Boston, successivamente venduta nel 1990. Braccio destro e co-proprietario è Stephen Pagliuca, 47 anni, direttore di uno studio specializzato d'investimenti, la Bain Capital.

I due magnati della finanza vivono e sono originari di Boston, è quindi chiaro che l'interesse maturato per la franchigia non è solo di natura economica ma anche affettiva.

Chicago Bulls – Jerry Reinsdorf
Nato e cresciuto a New York, a Brooklyn, è un ex avvocato figlio di un venditore di lavatrici. Impegnatissimo nel ramo immobiliare, è un imprenditore sportivo a tempo pieno da quando ha acquistato i Bulls nel lontano '85 salvo dotarli qualche anno più tradi dello United Center.

E' in realtà  soltanto la testa di un gruppo che detiene la proprietà  della franchigia ma ha una struttura che gli consente di fare ciò che gli pare anche se in realtà  gli appartengono solamente il 10% delle azioni; oltretutto è poco amato da tifosi e appassionati per gli screzi avuti in passato con molti giocatori, a cominciare da Pippen, finendo con Jordan, passando per quelli con coach Phil Jackson. A conti fatti è un owner di successo o in ogni caso fortunato che ha dato via libera per la costruzione di una squadra capace di vincere 6 titoli NBA. Dall'81 è a capo della società  che controlla i White Sox della MLB.

Cleveland Cavaliers – Gordon Gund
Il proprietario dei Cavs si divide puntualmente tra la località  di Princeton nel New Jersey e Cleveland ma l'aspetto più incredibile e pittoresco, se nessuno si offende, è che il signor Gund è cieco da più di 30 anni anche se il suo handicap non gli ha mai impedito di costruirsi una vita ricca di successi, soddisfazioni e stravaganze.

A Minnesota fu il proprietario della squadra di hockey, successivamente comprò i Cavaliers quasi 20 anni or sono e li dotò di una moderna arena, l'arcinota Gund Arena che ha preso il suo nome. Ha un' agenzia che si occupa prevalentemente di pubbblicità  ed è stata la prima a sfondare nel mercato on-line.

Dallas Mavericks – Mark Cuban
Mark Cuban ha pagato 280 milioni di dollari per i Mavericks nel '99 per rilevarli da Ross Perot Jr., figlio del miliardario Ross Sr. che in passato si è persino candidato come indipendente alla Casa Bianca. La cifra sborsata apparve subito astronomica anche se quel prezzo comprendeva parte della American Airlines Arena.

Cuban e un collega di studi a Indiana University, Todd Wagner, desideravano ascoltare dalla città  texana le dirette radiofoniche delle partite degli Hoosiers e inventarono nel '95 Broadcast.com, il sito internet sul quale è possibile ascoltare dirette e stazioni radiofoniche di tutti i tipi. Il multimiliardario Cuban è ora il leader tra gli owner NBA, sia per quanto riguarda l'immagine, la popolarità , sia per quanto concerne l'efficacia dirigenziale.

Ha un carattere effervescente, vulcanico, entusiasta, presenzia sempre alle partite dei suoi Mavs e non passa incontro senza che Mark catturi l'arrenzione dei Media. Un paio di anni fa ha rilasciato la seguente dichiarazione a proposito del suo atteggiamento al palazzetto "Sono esattamente com'ero prima di comprare la squadra. Ero seduto nello stesso posto e urlavo agli arbitri allo stesso modo. Solo che all'epoca ero solo un tifoso imbecille".

Ha uno stile di vita e soprattutto di abbigliamento originali, forse verrebbe da dire alquanto strani per un miliardario. Indossa spesso felpe o magliette col logo dei suoi Mavs, porta spesso dei normali blue-jeans ma questo non è tutto.

Se da un lato attrae l'attenzione su di sé, dall'altro si è rivelato un vero e proprio proprietario di successo. Dallas non era una potenza NBA quando Cuban l'acquistò, non raggiungeva neppure la post-season ma Cuban l'ha trasformata. Ha confermato sulla panchina Don Nelson che pensava di venire immediatamente cacciato e aveva idealmente già  fatto le valigie, addirittura l'ha dotato di tutti gli assistenti che voleva.

Poi è risaputo come riesca a coccolare tutti i suoi giocatori, ricoprendoli di attenzioni, denaro (che non fa mai male), impreziosendo persino lo spogliatoio degli ospiti, facendo costruire delle seggiole per la panchina, su mi sura per i giocatori. Cuban ha avuto spesso problemi con i vertici della Lega per comportamenti ed affermazioni sopra le righe, è stato spesso multato anche se è da molto che non fa parlare di sè in questo verso, tuttavia ha creato attorno alla propria franchigia grande attenzione, credito, portandola ai massimi livelli.

Denver Nuggets – Stan Kroenke
E' il capo della THF Realty, non trascorre molto tempo in Colorado, pur esssendo anche il principale azionista degli Avalanche di hockey e del Pepsi Center, la moderna arena dei Nuggets. Preferisce restare a St. Louis nel Missouri a seguire i suoi affari però quando si sposta a Denver ha tutte le comodità  tantè che si è fatto costruire un lussuoso appartamento al Pepsi Center, all'ultimo piano del palazzo di uffici nell'ala nord.

A St. Louis gestisce invece da vicino i Rams, franchigia della NFL della quale è co-proprietario. E' stato proprio lui a nominare Kiki Vandeweghe quale GM della squadra il quale ha senz'altro dato una forte sterzata negli ultimi mesi e vedremo nei prossimi anni se il giro di vite sarà  stato quello decisivo.

Detroit Pistons – William Davidson
All'università  studiò per diventare avvocato ma la sua vera fortuna si sarebbe fondata nell'acquistare società  sull'orlo del fallimento per risollevarle nel giro di una manciata d'anni. In pratica ha fatto così anche con i Pistons, riuscendo a portarli al back-to-back nel bienno '89-'90. Gestisce il palace di Auburn Hills e così oltre che la franchigia NBA cittadina, è proprietario anche dei Detroit Vipers, squadra della IHL, una lega minore di hockey.

Golden State Warriors – Christopher Cohan
Ha acquistato i Warriors all'inizio del '95, subito si impegnò a dotarli di una nuova arena a Oakland. E' relativamente giovane per essere un miliardario, ha oltrepassato da poco la soglia dei 50 anni, è figlio unico di una ragazza madre, ha studiato all'ateneo di Arizona State ed è pure lui uno dei massimi artefici del successo delle televisioni via cavo negli States, come proprietario della Sonic. Un vero "self made man", come si suol dire, che tifa per i Warriors dall'inizio degli anni '60 e vive nella vicina San Francisco.

Houston Rockets – Leslie Alexander
Quando acquistò i Rockets dopo aver fallito la proprietà  degli Spurs, licenziò l'idolo locale Calvin Murphy scatenando il finimondo. Poi è tornato sui suoi passi e le sue mosse successive sono state migliori. Finanziere, animalista, comprò la franchigia nel 1983, rilevandoli dalla famiglia Maloof. Si è trasferito in Texas cercando invano di assicurarsi anche una squadra di hockey e scuotendo la città  nel tentativo di uscire dallaffitto del Summit per spostarsi nell'attuale arena dei Rockets.

Trascinata da Hakeem Olajuwon, la sua franchigia ha conquistato due titoli nel biennio '94-'95 ed ora sembra aprirsi una nuova luminosa era con l'arrivo in Texas di Yao Ming. Recentemente è salito alle cronache perché lui, vegetariano convinto, ha acquisito i diritti per le "concessions", cioè i ristoranti e i banchetti di fast food all'interno del Compaq Center e quindi riceve introiti vendendo carne, anche se ha voluto introdurre un menù vegetariano.

Indiana Pacers – Melvin & Herbert Simon
Melvin è tra i due fratelli il vero e proprio magnate, è nato a Brooklyn, ha frequentato gli studi sempre a New York e dopo un periodo nell'esercito, si è tuffato nel mondo immobiliare, trasferendosi a Indianapolis. Oggi è proprietario di un'agenzia immobiliare molto importante che si occupa di gestire a livello manageriale una catena di shopping center tra cui il Circle Center che nel Settembre del 1995 ha cambiato faccia al centro di Indianapolis.

Los Angeles Clippers – Donald Sterling
Chiamarlo l'anticristo dei proprietari NBA sarebbe probabilmente riduttivo. Non è lontanamente nemmeno pensabile identificare con Sterling il prototipo dell'owner professionistico americano. Sterling nasce a Chicago ma cresce a Los Angeles, nella quale ha un ruolo importante come costruttore edile.

E' anche avvocato specializzato sugli infortuni sul posto di lavoro, proprietario di appartamenti e di palazzi che ospitano alberghi e uffici vari. Comprò gli allora San Diego Clippers nell'81 e li trasferì a Los Angeles per coronare il sogno di comandare una squadra nella sua metropoli. Il suo più grande difetto è quello di avere il braccio corto, o per meglio dire amputato, dato che difficilmente consente la firma di giocatori a cifre importanti.

Attualmente i Clippers avrebbero un nucleo giovane e di talento ma per la famosa taccagneria che l'ha reso noto, rischia la perdita di numerosi giocatori sul mercato dei free-agents. Con questa linea dirigenziale ha trasformato la propria franchigia nella barzellette dell'intera lega e forse degli interi sport professionistici USA. Quello che è successo negli ultimi anni è quanto di più paradossale possa capitare per un ambiente, quello NBA, dove il denaro per i proprietari pare essere l'ultimo dei problemi.

Il suo sogno prima di morire è quello di trasformare i Clippers in una squadra migliore dei cugini di Jerry Buss e forse ci è già  riuscito ma tutto appare alquanto inutile perché le pedine verranno presto a mancare dall'instabile scacchiere che Sterling annualmente dispone. L'incapacità  di portare i Clips ai vertici NBA è inversamente proporzionale ai suoi successi in campo imprenditoriale e tra le sue tante proprietà  annovera una villa a Beverly Hills che apparteneva a Cary Grant e una a Malibu Beach che era di Richard Burton e Liz Tyler.

Los Angeles Lakers – Jerry Buss
Nato nel Wyoming, campione di biliardo, un passato nell'industria aerospaziale, laureato in chimica con tanto di Master, ha fatto fortuna nel settore edile. Nel 1979 decise di comprare i Lakers e per un po' diresse le operazioni della squadra.

Nei primi anni si costruì una fama simile a quella del vulcanico Cuban oggi, distribuiva soldi e megacontratti a destra e a manca, così tutti erano felici di approdare ai Lakers, proprio come oggi succede in Texas. A Magic Johnson fece firmare un contratto a vita, tanto per fare un esempio, poi nell'81 successe qualcosa di clamoroso, quando i Lakers persero a San Antonio e Magic chiese di venire ceduto perché non si trovava bene con coach Paul Westhead. Buss licenziò il coach, tuttavia era così innamorato di Jerry West che lo spinse perché accettasse di allenare Los Angeles ma Jerry non voleva.

Così Pat Riley, allora semisconosciuto, diventò ufficialmente il vice di West, salvo prendere il suo posto come capo-allenatore dopo poco tempo. Successivamente Jerry Buss continuò a seguire la propria squadra senza intromettersi troppo e sembra che sia stato meglio così dato che sono arrivati 8 titoli e recentemente i Lakers sono stati valutati 426 milioni di dollari dalla rivista specializzata Forbes.

Per quanto riguarda la vita privata occorre riconoscere la fama di donnaiolo di Buss, nonché i due matrimoni falliti alle spalle. Ha 3 figli, Jim fa l'assistente di Mitch Kupchak e probabilmente succederà  al padre alla presidenza del club, tuttavia dell'organizzazione dei Lakers fa parte anche Jeanie, 40enne che in passato ha anche posato nuda per Playboy ed è ora la fidanzata di coach Phil Jackson.

Memphis Grizzlies – Michael Heisley
E' un imprenditore di Chicago che ha fatto la propria fortuna acquistando aziende in crisi, risanandole e cedendole ricavandovi numerosi profitti. Nel '99 ha comprato i Grizzlies da John McCaw, maggior azionista della Orca Bay.

Ha speso la rilevante somma di 160 milioni di dollari e dopo aver assicurato tutti sulla permanenza della franchigia a Vancouver, ha deciso di trasferirli e nel giro di un paio d'anni c'è riuscito, portandoli a Memphis. Ha fatto il bello e cattivo tempo, tagliato e firmato coach, assistenti e GM, veramente di tutto pur di andarsene dal Canada; tutto ciò gli ha creato parecchi nemici e una fama non certo invidiabile.

Solo ora i Grizzlies stanno acquisendo lentamente una reputazione decente, è chiaro che lo debbano ad Heisley, il quale aveva giustamente intutito che Vancouver non era la zona migliore per sviluppare una franchigia NBA e prevedeva una perdita di 40 milioni di dollari per la cronica fatica nell'attirare gente all'arena e catturare l'interesse generale.

Miami Heat – Micky Arison
Gli Heat sono proprietà  di famiglia dato che il padre Ted, un israeliano che ha fatto con la Carnival Cruise Line che organizza crociere da sogno, li acquistò anche se ammise che non aveva mai visto una loro partita. Ora vive addirittura in uno yacht lungo le coste israeliane, diversamente si comporta il figlio Micky che da quando ha il compito di seguire gli Heat è sempre a bordo campo per le partite. Tra i suoi primi incarichi ci fu la nomina di Pat Riley quale general manager e head coach della squadra.

Milwaukee Bucks – Herb Kohl
Ha acquistato i Bucks nell'85 e dall'88 è senatore dello stato del Wisconsin. Si è laureato ad Harvard, per vent'anni ha diretto la catena di grandi magazzini che porta il suo nome perché fu avviata dal padre, un immigrato polacco. Ora si dedica solo alla politica e la proprietà  dei Bucks è chiaramente un veicolo per attirare attenzioni e farsi pubblicità  ma non servono troppe spiegazioni, perché anche da noi sono usati mezzi simili. Il nipote Dan è il maggior responsabile del servizio di scouting e valutazione dei giocatori.

Minnesota Timberwolves – Glen Taylor
Ennesimo "self made man" che nel 1974 dopo 15 anni di lavoro acquistò l'industria per cui lavorava; questa diventò ben presto la base del suo impero economico ed ora Taylor ha interessi commerciali in ben 17 stati degli USA, nonché in Canada, Inghilterra, Australia e Messico. Come il collega Kohl è stato senatore, lui per 10 anni e nel Minnesota, il suo patrimonio comprende 70 attività  nei settori più impensabili tra industrie tipografiche, elettroniche, di marketing e bancarie. Ha comprato i T'Wolves nel '95, proprio l'anno nel qualche Minnie scelse dal Draft l'uomo franchigia, Kevin Garnett. La magagna del contratto promesso a Joe Smith coinvolse anche lui che venne sospeso per qualche mese dall'NBA.

New Jersey Nets – YankeesNets
Il gruppo del quale fanno parte i Nets comprende ovviamente (come si può intuire dal nome) anche gli Yankees di baseball, oltre che i New Jersey Devils, squadra di hockey. Molte volte è stato proposto un trasferimento della franchigia a Newark, nonostante le due ultime ottime annate, per la cronica mancanza di un'identità  ben precisa di questi Nets che giocano in un'arena, la Continental Arena, con sede a East Rutherford, nel bel mezzo del nulla.

New Orleans Hornets – George Shinn/Ray Woolridge
Shinn ha a malincuore raggiunto notorietà  quando ha fatto di tutto per inimicarsi il pubblico del North Carolina e trasferire poi gli Hornets a New Orleans. E' uno dei tanti "self made man", ha avuto guai giudiziari, è stato accusato di molestie sesuali, ha avuto screzi con Jordan che avrebbe voluto entrare nella proprietà  della squadra pagando in pratica col suo nome, salvo poi accasarsi a Washington.

Il problema è che Shinn per cedere una parte delle sue quote, voleva essere pagato e aveva ragione anche se a posteriori si è visto che avrebbe avuto notevoli introiti con l'ingresso di MJ tra le sue fila, come è successo poi coi Wizards. Ha una reputazione poco invidiabile, un passato umile fatto di lavori in autolavaggi, come bidello di una scuola della quale divenne poi proprietario e che fece da traino a una catena di scuole private da lui fondate, la Rutledge College.

Nel frattempo ha avuto successo nel settore immobiliare, automobilistico e nell'editoria. Ray Woolridge è il co-proprietario della franchigia e ha raggiunto anche lui notorietà  ultimamente con il trasferimento degli Hornets in Louisiana, rilocazione che egli stesso giustificò con la perdita mensile di circa un milione di dollari, dovuta allo scarso pubblico che affluiva al Coliseum.

New York Knicks – James Dolan
Ha 46 anni, è giovane, ricco, non ha mai avuto grossi problemi perché i miliardi in casa li ha fatti il padre, l'ex proprietario degli stessi Knicks. Charles Dolan ha fondato la Cablevision, colosso delle telecomunicazioni via cavo che da qualche anno ha il controllo del Madison Squadre Garden e di tutte le sue proprietà , compresi i Knicks. In verità  la franchigia appartiene a un gruppo che a sua volta appartiene a un altro gruppo, appunto la Cablevision, che è anche una piattaforma televisiva satellitare che controlla cinema, teatri, come Radio City Music Hall.

Inventò in passato, all'inizio degli anni '80, la prima radio interamente dedicata allo sport ma la sede non si trovava a New York, bensì a Cleveland. James, il figlio, ha deciso di prendere in mano la squadra nel 2000, ha avvallato numerose trade, altre le ha rigettate, come l'acquisto tramite scambi che avrebbe potuto portare al Garden il centro Dikembe Mutombo la scorsa estate; oppure come quando, qualche settimana fa, negò al GM Scott Layden la possibiltà  di arrivare al centro dei Magic Andrew DeClercq.

Il problema principale è il monte salari e Dolan non intende farlo lievitare ulteriormente, se questo non porta ad un miglioramento reale della squadra. Quindi, passivo non si è rivelato per quanto riguarda la gestione della squadra, ma è difficile capire quanto il suo zampino possa essere d'aiuto per le sorti dei poveri Knicks. In passato ha avuto problemi di alcoolismo e non è chiaro se siano scomparsi, però il suo impegno per cercare di contribuire al miglioramento di una squadra che nell'era paterna era interamente affidata a Dave Checketts, lo mette. Il prestigio è tutto, perché se vi dicessimo che i Knicks valgono qualcosa come poco meno di 400 milioni di dollari, ci credereste?

Orlando Magic – Richard DeVos
Nel 1959 investì 500 dollari in quella che è oggi la più grande azienda di vendita del mondo, fondando la Amway. Finanziatore del partito repubblicano, è un cattolico praticante, da qualche anno è tornato in Michigan nella natìa Grand Rapids dove ha costruito l'Amway Grand Plaza Hotel, 683 camere di estremo lusso, dove risiede tuttora.

La gestione dell'impero di cui fanno parte dalla nascita i Magic è ora passata nelle mani del figlio maggiore Dick. Il 77enne proprietario salì alle cronache l'anno scorso per la volontà  dichiarata di cedere la franchigia mai poi fece marcia indietro perché i potenziali nuovi acquirenti paventavano un trasferimento; quindi decise di non privare Orlando della propria squadra e di tagliare i costi dedicandosi anima e corpo per tentare di portare più spettatori possibili al Waterhouse Center.

Philadelphia 76ers – Ed Snider
E' da trent'anni il leader dello sport locale tanto che nel '66, quando la NHL accolse sei nuova franchigie, fondò i Flyers e nel '71 rilevò lo Spectrum, la vecchia arena dei suoi Sixers. E' un imprenditore sportivo ed è entrato in collaborazione con la Comcast Corporation, alla quale fa capo ufficialmente il team.

Phoenix Suns – Jerry Colangelo
Italiano di Chicago, giocò a basket da guardia con discreto successo, prima al college, a Illinois, successivamente con fortuna minore nei Bulls. Quando John "Red" Kerr diventò l'head-coach della franchigia di espansione dei Phoenix Suns, lui decise di seguirlo diventando il general manager.

A metà  degli anni '80 i Suns si trovavano sull'orlo del fallimento ma lui riuscì a formare una cordata di investitori, acquistando personalmente il 16% della franchigia. Col passare del tempo è diventato un simbolo in Arizona e ora quando si pensa a Phoenix, non si può prescindere dalla famiglia Colangelo. Attualmente il ruolo di GM è affidato al figlio Bryan che gestisce tutti i compiti tecnici della squdra, causa i numerosi impegni del padre perché tra le altre cose i Colangelo gestiscono la America West Arena, i Rattlers, squadra di football e i Diamondbacks, della MLB.

Portland Trail Blazers – Paul Allen
La fama che ha raggiunto Allen è a dir poco impressionante dato che ha fondato insieme a Bill Gates la Microsoft nel 1975, lasciondola nell'83 dopo aver appreso di essersi ammalato del morbo di Hodgki.

Sconfitta in parte la malattia ha lanciato una serie di società  di grande successo nel settore elettronico come la Starwave. E' il più ricco proprietario di franchigia sportiva, dopo il magnate australiano Rupert Murdoch, pare però che ultimamente il suo patrimonio sia crollato ad un valore di 21 miliardi di dollari, dai 40 che era stato valutato nel '99. E' tuttora proprietario di oltre 30 compagnie nel settore tecnologico, dell'intrattenimento e della comunicazione, oltre che delle franchigia dei Seattle Seahawks.

Sì, perché, anche se Allen non si perde una partita dei suoi Blazers, abita a Seattle e tutte le volte che Portland gioca in casa prende il proprio aereo privato per trasferirsi dallo stato di Washington, al limitrofe Oregon. Ha costruito il Rose Graden, una delle più belle e migliori Arene NBA e quando i Blazers giocano a Seattle, li ospita nella sua palestra privata che a detta di molti è più attrezzata di quella ufficiale.

Sacramento Kings – Joe & Gavin Maloof
I fratelli Maloof hanno acquistato nel Maggio del '99 i Kings da Jim Thomas, proprietario di successo di un'azienda di investimenti. Joe è il presidente della Maloof Companies, (con business vari, tra i quali un Casinò a Las Vegas e interessi nel campo della moda) un vero e proprio sportivo che all'high-school ha praticato basket e football e tuttora si diletta giocando a tennis. Abita poco lontano dall'Arco Arena ed insieme al fratello Gavin che è il suo vice è sempre presente alle gare dei suoi Kings.

I Maloof erano i proprietari degli Houston Rockets quando, nel 1980, dopo la morte del padre, George J. Maloof Sr., Gavin fu nominato presidente alla tenera età  di 24 anni, diventando il più giovane owner nella storia dello sport professionistico americano. La gestione di Gavin durò tre stagioni e fu subito felice poichè i Rockets arrivarono fino alle finali NBA nell'81, per la prima volta nella storia dell franchigia, con una squadra che vedeva tra le sue fila giocatori del calibro di Calvin Murphy, Elvin Hayes e Moses Malone.

Qualche mese fa sono saliti alla ribalata perché Joe e Gavin, scapoli entrambi, hanno dimostrato di non avere la minima idea di mettere sù famiglia. La sorella Adrienne cercava infatti di presentare loro delle amiche ma ha visto cadere tutti i tentativi di far conoscere ai fratelli la donna giusta ed ora ha ufficialmente gettato la spugna.

San Antonio Spurs – Peter Holt
Nativo dell'Illinois da bambino si trasferì in Texas con la famiglia, si arruolò nell'esercito e per un anno fu in Vietnam, al ritorno si trasferì in California dove aprì svariati ristoranti ed un albergo. Molto prima il bisnonno aveva fondato la Caterpillar Inc., successivamente Peter decise di occuparsi anche lui del settore e nell'88 comprò il primo abbonamento degli Spurs. Quando San Antonio rischiava di perdere la sua squadra, Holt mise assiame la cordata necessaria per rilevarli.

Seattle SuperSonics – Howard Schultz
Il 47enne Schultz ha rilevato nel 2001 i Sonics dal 65enne Barry Ackerley per una cifra attorno ai 200 milioni di dollari ed è il presidente della Starbucks, la nota compagnia di caffetterie moderne nata proprio a Seattle dove il gusto e il culto della tazzina vengono esaltati e il caffè assume notevole importanza, diventando un grosso business. Se qualcuno di voi ha visto il film "I am Sam" (arrivato in Italia col titolo "Mi chiamo Sam") con Sean Penn nei panni di un portatore handicap, potrà  facilmente ricordare come il protagonista fosse commesso in un locale proprio della compagnia Starbucks.

Toronto Raptors – Maple Leaf Gardens Ltd.
Società  che possiede anche l'arena dei Raptors, l'Air Canada Center. La franchigia costò oltre 500 milioni di dollari ma ora, stante una recente valutazione, il suo valore è crollato a 170 milioni. Il presidente della Maple Leaf Gardens Ltd è Richard Peddie.

Utah Jazz – Larry Miller
Uno dei più pittoreschi e vulcanici personaggi della storia del basket NBA. Mormone convinto, non segue le partite la domenica in rispetto alle dottrine della propria religione. E' miliardario ma veste come una persona qualsiasi, ha il suo armadietto in spogliatoio con appesa la maglia numero 9 e il suo nome stampato sulle spalle. Siede sempre in prima fila al Delta Center, vicinissimo alla panchina, fa la doccia con la squadra e durante il riscaldamento si infila in mezzo al gruppo di giocatori.

Da qualche anno fatica a seguire la sua squadra e le sue stelle, ebbe in passato uno screzio con Karl Malone che però deve a lui l'apertura di due sue concessionarie d'auto. Larry Miller è il re delle rivendite d'auto, ha una stazione radio e una televisiva, comprò i Jazz quando Sam Battistone li trasferì nello Utah da New Orleans nel 1984. Inizialmente rilevò il 50% della franchigia, successivamente l'acquistò tutta.

Washington Wizards – Abe Pollin
E' il decano dei proprietari e le ha proprio viste tutte dal momento che ha acquistato questa franchigia nel lontano 1964, quando i capitolini non erano tali, giocavano a Baltimore e si chiamavano Bullets. Nel 1972 affiancò a questi i Capitals di hockey e nel '73 trasferì i Bullets a Washington, aprendo la USAir Arena, ora soppiantata dall'avveneristico MCI Center. Nato a Philadelphia, vive nella capitale da quando aveva 8 anni ed è con la professione di costruttore edile che ha fatto la propria fortuna.

Da quando Michael Jordan è entrato nell'ambiente degli Wizards, arrivando poi a calcare di nuovo i parquet NBA, la franchigia è tornata ad essere tra le più seguite dai Media e dal pubblico, anche se quest'anno ha fatto notare un lieve calo negli introiti.

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