PAC-10 Report

Philip Ricci, un buon lungo per Oregon State…

Sabato sera la Pac-10 ha avuto il suo momento clou di metà  stagione con la sfida fra le regine provvisorie della Conference: Arizona e California. Sia i Wildcats che i Bears venivano da una sconfitta, patita il giovedi precedente all'incontro, rispettivamente contro Stanford e Arizona State, quindi per ambedue lo scontro al vertice rappresentava un esame vero per capire se la battuta d'arresto poteva essere frutto solo di una brutta serata o di un più generale stato di crisi passeggera.

Il responso è stato chiaro ed ha premiato in maniera incondizionata la squadra di Lute Olson, apparsa troppo più esperta di California e troppo solida sia da un punto di vista tecnico che da un punto di vista di soluzioni tattiche, date soprattutto dalla profondissima quantità  di uomini di valore a disposizione di coach Olson.

Non a caso sei giocatori di Arizona, guidati da Jason Gardner e Salim Stoduemire, hanno chiuso in doppia cifra, compresi i freshman Addams e Iguodala, mentre per i Bears gli unici pericolosi sono stati il solito Shipp e Tamir, mal coadiuvati dal resto della squadra, che ha subito inerme il parzialone di 20 a 6 che a cavallo dei 2 tempi ha ammazzato la gara.

Decisiva per la vittoria di Arizona la quantità  di tiri liberi tentati e messi a segno, ben 17 in più di California che ha chiuso con uno sconsolante 42% con soli 9 liberi a referto. Per il resto le statistiche hanno visto un sostanziale equilibrio, con percentuali praticamente identiche sia da 2 che da 3 punti, ma come detto la partita si è risolta su quel parziale tremendo, dovuto alla crescita difensiva dei Wildcats (3 stoppate di Frye) e alla facilità  di quasi tutti i giocatori ad andare a canestro.

Importanti le prove di Addams e Iguodala, soprattutto il primo con il suo atletismo sta conquistandosi sempre più la fiducia di coach Olson e anche se le medie di inizio stagione sono calate (come ovvio che sia guardando il roster dei Cats), l'apporto della matricola, combinato a quello dell'altro primo anno Iguodala, stanno dando enorme profondità  al roster dei Wildcats, fattore che tornerà  estremamente utile nel periodo del Torneo, quando in una partita ti giochi la stagione e se stecca qualcuno del quintetto bisogna avere una soluzione alternativa valida tra i sostituti.

La squadra più in forma della Conference, però, non è Arizona, ma bensì Stanford, che battendo i Wildcats ha tolto loro il 1° posto del Ranking ufficiale. I ragazzi di coach Montgomery nelle ultime 8 gare hanno perso solo 1 volta contro Washington, con un 2° tempo horror, battendo le 2 favorite di inizio per la vittoria nella Conference Arizona e Oregon, i Ducks addirittura con un eloquente 81 a 57.

La squadra, in questo periodo, si poggia sostanzialmente sulle spalle dei duo Childress-Lottich, coadiuvati da un Barnes che ha saggiamente letto il periodo d'oro dei suoi 2 compagni e li sta assecondando con una regia perfetta e una lettura offensiva delle partite sorprendente. Matt Lottich però è il protagonista di questo momento d'oro dei Cardinals, con una media di 16,5 punti nelle ultime 8 gare e 23 infilati in faccia ad Arizona nella vittoria di giovedi scorso.

Dopo un orripilante 4/25 di fine anno il Junior bianco si è trasformato, diventando il leader offensivo di Stanford e aumentando sensibilmente le sue percentuali, soprattutto dalla lunga distanza. Con lui sempre solido l'apporto di Josh Childress, sia in difesa (miglior rimbalzista di squadra e 3° nella Pac-10) che in attacco, dove la sua versatilità  mette in difficoltà  parecchie difese. Stanford comunque non avendo un roster profondo come quello di Arizona si gioca il tutto con la difesa, asfissiante in quasi tutte le gare dei Cardinals, soprattutto in queste ultime, dove le avversarie hanno fatto una fatica del diavolo a segnare, e tra queste c'erano attacchi esplosivi come quelli di Oregon, Arizona e USC, per cui occhio a Stanford nel proseguo della stagione e in previsione del Torneo.

Tra le deluse di questo periodo non si può non parlare di Oregon, che continua a viaggiare tra i suoi alti e bassi fin dall'inizio della stagione e che è ormai chiaramente condizionata dai suoi difetti, già  riscontrati in sede di preseason.

L'ultima sconfitta, pesante, con USC ha palesemente dimostrato che sotto canestro i Ducks sono aria fritta, inconsistenti nel modo più assoluto, senza un lungo capace di mettere pressione in zona pitturata e catturare qualche rimbalzo. Johnson è il lontano parente di quello visto nella stagione scorsa e nessun'altro sembra avere le doti per fare un po' di voce grossa a centro are, quindi le percentuali di tiro (da 3 in particolar modo) sono essenziali, se Ridnour e co. segnano con continuità  Oregon vince, se capita in giornate negative come contro USC, poche solo le alternative che possano portare ad una vittoria.

Ci soffermiamo poco, per non infierire troppo, sulla crisi senza fine di UCLA, incappata contro Oregon State nella 8° sconfitta consecutiva (7° all'interno della PAC-10), record negativo per l'Università  dal 1940. Lavin è diventato lo zimbello dell'Università  e il bersaglio n.1 su cui puntare tutte le feroci critche per questa situazione tragica per il programma più titolato d'America. La squadra è allo sbando e non riesce in nessun modo ad uscire dalla crisi, soprattutto difensiva e di approccio mentale alle partite.

La sconfitta in overtime contro Oregon sembrava aver dato qualche segnale, ma subito dopo è venuta quella con Oregon State, squadra non proprio d'elite, in cui i Bruins sono risprofondati nei loro incubi. Kapono è alterno come in tutta la stagione, le sue percentuali sono molto basse rispetto a quelle a cui ci aveva abituato, ma è soprattutto la regia e il reparto lunghi il tallone d'achille della squadra. La stagione ormai è segnata e già  si pensa al futuro, quasi sicuramente con un nuovo coach al posto dell'ormai segnato Lavin.

Con 2 vittorie consecutive contro USC e UCLA, Oregon State ha dato una sferzata positiva alla sua stagione. I Beavers, destinati come sempre ad un ruolo comprimario nella PAC-10, sono riusciti in un back to back prestigioso contro 2 delle più importanti Università  degli States. I 2 seniors Ricci e Jackson hanno trascinato la squadra con i rispettivi career high, Ricci conditi da 14 rimbalzi nella W contro i Bruins e Jackson con 26 punti e 4/5 da 3 contro i Trojans.

Tra i 2 il più in vista è sicuramente Phillip Ricci, che aveva già  ben impressionato nel suo anno da junior, le sue cifre (17+9 rimbalzi di media) parlano chiaro e sintetizzano un giocatore tutta sostanza, capace di essere una presenza vicino a canestro, con la sua fisicità , ma dotato di mano abbastanza morbida per essere pericoloso anche dai 3-4 metri, come dimostra il 55% dal campo. La propensione a rimbalzo soprattutto offensivo è poi naturale, ed infatti l'ala di Oregon State è il miglior rimbalzista attuale della Conference, e tra i migliori di tutta la NCAA.

Una Pac-10 quindi che sta riservando innumerevoli sorprese, anche se la leadership di Arizona appare chiara, ma dietro niente è deciso, in quanto sia California che Oregon che Stanford possono vincere e perdere con chiunque.

Diciamo che se Oregon non riesce a trovare delle soluzioni alternative al suo tiro, l'unica che possa impensierire il primato di Conference ai Wildcats sia Cali, che con un realizzatore come Joe Shipp può essere pericolosa ovunque, ma sostanzialmente si lotta per il secondo posto.

Drammatica la crisi di UCLA, che gli appassionati sperano si possa risolvere al più presto per non incappare in situazione troppo imbarazzanti, mentre da seguire con occhio le prestazioni dei singoli nei roster di Arizona State (Diogu e Millage) e Oregon State (Ricci).

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